«Ho sempre pensato che mio padre sarebbe riuscito a liberarsi di Silente» disse senza preoccuparsi di abbassare la voce. «Ve lo dicevo che per lui Silente è il Preside peggiore che la scuola abbia mai avuto. Forse ora riusciremo ad averne uno decente. Qualcuno che non vorrà che la Camera dei Segreti venga chiusa. La McGranitt non durerà a lungo, sta soltanto facendo le veci…»
Piton passò accanto a Harry, senza fare commenti sul banco vuoto e il calderone inutilizzato di Hermione.
«Signore» disse Malfoy a voce alta, «signore, perché non fa domanda lei, per l’incarico di Preside?»
«Andiamo, Malfoy!» disse Piton senza tuttavia riuscire a trattenere un sorriso a mezza bocca. «Il professor Silente è stato semplicemente sospeso dal consiglio di amministrazione. Credo che tornerà fra noi abbastanza presto».
«Sì, sì, va bene» disse Malfoy con un ghigno. «Ma credo che se lei volesse fare domanda per quell’incarico avrebbe senz’altro il voto di mio padre, signore. Ci penserò io a dirgli che qui lei è il migliore insegnante, signore…»
Piton sorrideva compiaciuto mentre passava fra i banchi, e buon per Seamus Finnigan che Piton non lo vide far finta di vomitare nel suo calderone.
«Strano che i mezzosangue non abbiano ancora fatto le valige» proseguì Malfoy. «Scommetto cinque galeoni che il prossimo morirà. Peccato non sia toccato alla Granger…»
Fortunatamente in quel preciso momento suonò la campanella. Alle ultime parole di Malfoy, infatti, Ron era balzato in piedi e nella confusione del raccogliere libri e cartelle i suoi tentativi di saltare addosso a Malfoy passarono inosservati.
«Ora ci penso io» ringhiava mentre Harry e Dean lo trattenevano per le braccia. «Non me ne importa niente! Non mi serve la bacchetta magica, lo ammazzo a mani nude…»
«Su, sbrigatevi, vi devo accompagnare alla lezione di Erbologia» sbraitò Piton per superare il frastuono della classe. Harry e Dean uscirono per ultimi, sempre tenendo Ron che si divincolava. Lo lasciarono soltanto dopo che Piton li ebbe accompagnati fuori del castello e la classe si fu avviata verso l’orto.
La classe di Erbologia era decimata; ora mancavano due studenti all’appello: Justin e Hermione.
La professoressa Sprite li mise tutti a potare i Fichi Avvizziti dell’Abissinia. Harry uscì per andare a buttare una bracciata di rami secchi nel mucchio della composta e si trovò faccia a faccia con Ernie Macmillan. Ernie tirò un profondo respiro e disse in tono molto formale: «Volevo dirti, Harry, che mi dispiace di aver sospettato di te. So che non avresti mai aggredito Hermione Granger e quindi ti chiedo scusa per tutte le cose che ho detto. Siamo tutti nella stessa barca ora, e be’…»
Tese la sua mano paffuta e Harry la strinse.
Ernie e la sua amica Hannah vennero a lavorare sulla stessa pianta di Harry e Ron.
«Quel Draco Malfoy!» commentò Ernie tagliando rametti morti. «Sembra che tutta questa situazione lo diverta, non pare anche a voi? Sapete che vi dico? Penso che l’erede dei Serpeverde potrebbe essere proprio lui » .
«Molto sagace!» fece Ron, che non sembrava disposto a perdonarlo così prontamente come aveva fatto Harry.
«E tu, Harry, pensi che sia Malfoy?» chiese Ernie.
«No» rispose Harry, e il suo tono era talmente deciso che Ernie e Hannah alzarono gli occhi per guardarlo.
Un istante dopo Harry vide qualcosa che lo spinse a colpire la mano di Ron con le forbici da potatura.
«Ahi! Ma cosa stai…?»
Harry indicava verso terra, a pochi centimetri di distanza, dove molti grossi ragni camminavano velocemente.
«Oh, vedo» disse Ron cercando con scarsi risultati di mostrarsi contento. «Ma non possiamo mica seguirli ora…»
Ernie e Hannah, incuriositi, non perdevano una battuta di quella conversazione.
Harry vide i ragni scappare.
«Sembra che siano diretti verso la foresta…»
A quella notizia Ron assunse un’aria ancora più seccata.
Alla fine della lezione Piton scortò la classe nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure. Harry e Ron si attardarono dietro in modo da poter parlare lontani da orecchie indiscrete.
«Dovremo ritirare fuori il Mantello dell’Invisibilità» disse Harry. «Possiamo portarci dietro Thor. Lui è abituato ad andare nella foresta con Hagrid. Potrebbe esserci di aiuto».
«Giusto» convenne Ron rigirandosi nervosamente tra le mani la bacchetta magica. «Ehm… non è previsto… non si dice che nella foresta ci siano i lupi mannari?» soggiunse mentre, come sempre durante la lezione di Allock, prendevano posto nei banchi dell’ultima fila.
Harry preferì non rispondere a questa domanda, e invece disse: «Ci sono anche cose benevole, là dentro. I centauri sono buoni e anche gli unicorni sono buoni».
Ron non era mai stato nella foresta proibita. Harry invece sì e aveva sperato di non doverlo fare mai più.
Allock entrò piroettando nell’aula sotto lo sguardo esterrefatto di tutta la classe. Gli altri insegnanti avevano un’espressione più grave del solito ma lui, invece, sembrava decisamente euforico. «Ma insomma!» sbottò volgendo attorno uno sguardo lieto. «Cosa sono tutti questi musi lunghi?»
Tutti si scambiarono occhiate esasperate, ma nessuno rispose.
«Ma vi rendete conto, gente» disse Allock sillabando le parole, come se avesse davanti a sé un uditorio di stupidi, «che il pericolo è passato? E che il colpevole è stato portato via?»
«E chi lo dice?» chiese Dean Thomas ad alta voce.
«Mio caro giovanotto, il Ministro della Magia non avrebbe fatto allontanare Hagrid se non fosse stato sicuro al cento per cento della sua colpevolezza» disse Allock col tono di chi spiega che uno più uno fa due.
«E invece sì» intervenne Ron a voce ancora più alta.
«Signor Weasley, mi pregio di saperne un pizzico più di lei sull’arresto di Hagrid» disse Allock in tono compiaciuto.
Ron voleva dire che non ne era poi tanto sicuro, ma si interruppe a metà frase, raggiunto sotto il banco da un calcio di Harry.
«Noi lì non c’eravamo, ti ricordi?» gli disse a bassa voce.
Ma l’irritante buonumore di Allock, i suoi accenni al fatto che aveva sempre pensato che Hagrid fosse un poco di buono, la sua convinzione che tutta la faccenda fosse ormai superata, urtarono Harry a tal punto che ebbe voglia di tirare su quella stupida faccia uno dei suoi libri di testo. Invece si limitò a scrivere una sola parola per Ron: ‘Stanotte’.
Letto il messaggio, a Ron si seccò la gola; poi si voltò a guardare il posto vuoto di Hermione. A quella vista la sua decisione parve rafforzarsi, e annuì.
In quei giorni, dato che dalle sei di sera in poi gli studenti non potevano andare da nessun’altra parte, la sala comune dei Grifondoro era sempre molto affollata. E poi avevano molto di che parlare, con il risultato che spesso la sala non si svuotava fino a dopo mezzanotte.
Harry andò a prendere il Mantello dell’Invisibilità nel suo baule e trascorse la serata seduto sopra, in attesa che tutti se ne andassero. Fred e George sfidarono Harry e Ron a qualche partita di Spara Schiocco e Ginny si sedette a guardarli, molto abbattuta, sulla sedia occupata di solito da Hermione. Harry e Ron cominciarono a perdere di proposito, cercando di finire rapidamente le partite, ma anche così quando Fred, George e Ginny si decisero ad andare a letto, la mezzanotte era passata da un pezzo.
Prima di prendere il mantello, gettarselo addosso e passare nel buco del ritratto, Harry e Ron aspettarono di sentire chiudersi in lontananza le porte dei dormitori.
Attraversare il castello evitando gli insegnanti di ronda, fu ancora una volta un’impresa ardua. Ma alla fine raggiunsero la Sala d’Ingresso, tirarono il chiavistello del portone di quercia, lo socchiusero e, cercando di evitare il minimo scricchiolio, sgattaiolarono fuori, sui campi illuminati dalla luna.
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