Seguirono i passi forse per cinque minuti; poi Riddle si fermò di scatto, teso all’ascolto di nuovi rumori. Harry udì il cigolio di una porta che si apriva e poi un bisbiglio rauco.
«Dài… tocca andare via di qui… andiamo, su… nella scatola…»
Quella voce aveva un che di familiare.
Con un balzo improvviso, Riddle svoltò l’angolo. Harry gli andò dietro. Vide la sagoma nera di un ragazzo enorme, accucciato davanti a una porta aperta, con accanto uno scatolone.
«’Sera, Rubeus» lo salutò Riddle secco.
Il ragazzo chiuse la porta sbattendosela dietro e si alzò in piedi.
«Tom, che ci sei venuto a fare quaggiù?»
Riddle gli si avvicinò.
«È finita» disse. «Sarò costretto a consegnarti, Rubeus. Se non finiscono gli attentati, si parla di chiudere Hogwarts».
«Che diavolo…»
«Non penso che tu volessi uccidere nessuno. Ma i mostri non possono diventare animali domestici. Suppongo che tu l’abbia fatto uscire solo per fargli sgranchire un po’ le zampe e…»
«Non ha ammazzato nessuno!» disse il ragazzo corpulento, indietreggiando verso la porta chiusa. Dietro di lui, Harry sentiva un curioso raspare e schioccare.
«Coraggio, Rubeus» disse Riddle avvicinandosi. «I genitori della ragazza morta saranno qui domani. Il minimo che Hogwarts può fare è assicurarsi che la cosa che gli ha ucciso la figlia sia fatta fuori…»
«Ma non è stato lui!» tuonò il ragazzo, e la sua voce rimbombò nel buio del corridoio. «Non è capace! Non lo farebbe mai!»
«Fatti da parte» disse Riddle estraendo la bacchetta magica.
L’incantesimo accese il corridoio di un’improvvisa luce fiammeggiante. La porta alle spalle del ragazzo corpulento si spalancò con tale forza che lo mandò a sbattere contro la parete opposta. La cosa che uscì fece emettere a Harry un grido lungo e penetrante, che lui solo sembrò udire.
Un corpo immenso, basso e peloso, e un groviglio di zampe nere; il bagliore di una miriade di occhi e un paio di chele taglienti come lame di rasoio. Riddle alzò di nuovo la bacchetta, ma troppo tardi. La cosa lo travolse al suo passaggio e poi sparì veloce lungo il corridoio. Riddle si rialzò annaspando e le corse dietro; fece per sollevare la bacchetta, ma il ragazzo corpulento con un balzo gli fu addosso, gliela strappò di mano e lo scaraventò all’indietro gridando: «Nooooooo!»
Tutto cominciò a girare vorticosamente, il buio divenne completo, Harry si sentì cadere e con un tonfo atterrò all’indietro, a braccia e gambe aperte, sul suo letto a baldacchino, nel dormitorio del Grifondoro. Sulla pancia giaceva, aperto, il diario di Riddle.
Prima che avesse avuto il tempo di riprendere fiato, la porta si aprì ed entrò Ron.
«Ah, ecco dove sei!» disse.
Harry si mise seduto. Sudava e tremava tutto.
«Cosa è successo?» chiese Ron guardandolo preoccupato.
«È stato Hagrid, Ron. Hagrid ha aperto la Camera dei Segreti, cinquant’anni fa».
Capitolo 14
Cornelius Caramell
Harry, Ron e Hermione avevano sempre saputo dell’incresciosa simpatia di Hagrid per le creature grandi e mostruose. Durante il primo anno a Hogwarts, Hagrid aveva tentato di allevare un drago nella sua capanna di legno e i tre non avrebbero dimenticato tanto facilmente il gigantesco cane a tre teste da lui battezzato Fuffi. Se poi, da ragazzo, Hagrid avesse sentito dire che da qualche parte, nel castello, si nascondeva un mostro, Harry era certo che avrebbe fatto carte false pur di dargli un’occhiata. Probabilmente aveva pensato che era un peccato tenere il mostro rinchiuso tanto a lungo e che meritava di sgranchirsi le sue innumerevoli zampe. Poteva vederlo, il tredicenne Hagrid, cercare di infilargli guinzaglio e collare. Ma era altrettanto sicuro che non avesse mai voluto uccidere.
Quasi quasi, Harry avrebbe preferito non scoprire come funzionava il diario di Riddle. Ron e Hermione gli fecero ripetere un’infinità di volte quel che aveva visto e a lui era venuta la nausea di quei racconti e anche delle lunghe e inconcludenti conversazioni che ne seguivano.
«Riddle potrebbe aver preso la persona sbagliata» disse Hermione. «Forse quello che aggrediva le persone era un altro mostro…»
«Ma quanti mostri pensi che ci siano in questo posto?» chiese Ron ostinato.
«Abbiamo sempre saputo che Hagrid è stato espulso» disse Harry tristemente. «E gli attentati devono essere finiti proprio dopo che lui è stato sbattuto fuori. Altrimenti, Riddle non sarebbe stato premiato».
Ron cercò una pista diversa.
«Riddle assomiglia a Percy… e comunque, chi gli ha chiesto di denunciare Hagrid?»
«Ma il mostro aveva ucciso una persona, Ron» gli fece presente Hermione.
«E se Hogwarts chiudeva, Riddle sarebbe dovuto tornare in un orfanotrofio di Babbani» disse Harry. «Non posso dargli torto se voleva restare qui…»
Ron si mordicchiò le labbra, poi azzardò un’altra ipotesi.
«Tu hai incontrato Hagrid a Notturn Alley, non è vero Harry?»
«Stava comperando un Repellente per lumache carnivore» si affrettò a ricordargli Harry.
Tutti e tre tacquero. Dopo una lunga pausa, con voce esitante Hermione si decise a fare la domanda più spinosa: «Pensate che sia il caso di andare a parlarne con lui?»
«Allora si che ci sarebbe da ridere!» disse Ron. «Salve, Hagrid, dicci un po’, non è che per caso, ultimamente, hai sguinzagliato nel castello un coso pazzo e peloso?»
Alla fine decisero di non dirgli niente a meno che non si verificasse un’altra aggressione, e visto che i giorni passavano e la voce disincarnata non si faceva sentire, cominciarono a sperare che non ci sarebbe mai stato bisogno di chiedergli perché era stato espulso. Erano circa quattro mesi che Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa erano stati pietrificati e quasi tutti sembravano dell’idea che l’aggressore, chiunque fosse, avesse rinunciato una volta per tutte. Pix si era finalmente stancato di canticchiare È Potter canaglia che infuria e si scaglia; un giorno, alla lezione di Erbologia, Ernie Macmillan chiese a Harry con grande gentilezza di passargli un secchio di funghi; e a marzo, nella Serra numero Tre, molte mandragole fecero festa a lungo e rumorosamente, il che rese molto felice la professoressa Sprite.
«Quando cercheranno di scambiarsi il vaso sapremo che sono completamente mature» disse a Harry. «A quel punto potremo far tornare in vita quei poverini nell’infermeria».
Durante le vacanze di Pasqua, gli studenti del secondo anno ebbero qualcosa di nuovo a cui pensare. Era arrivato il momento di scegliere le materie per il terzo anno, un problema che almeno Hermione prendeva molto sul serio.
«Potrebbe condizionare tutto il nostro futuro» disse a Harry e Ron mentre insieme scorrevano l’elenco delle nuove materie, spuntandole via via.
«Io voglio solo smettere Pozioni» disse Harry.
«Ma non possiamo» disse tristemente Ron. «Tutte le materie vecchie ce le dobbiamo tenere, altrimenti avrei mollato Difesa contro le Arti Oscure».
«Ma quella è importantissima!» disse Hermione scandalizzata.
«Non come la insegna Allock» disse Ron. «L’unica cosa che ho imparato da lui è non lasciare liberi i folletti».
Neville Paciock era stato inondato di lettere da tutti i maghi e le streghe della sua famiglia, ricevendo da ognuno un consiglio diverso. Confuso e preoccupato, leggeva l’elenco delle materie con la lingua di fuori, chiedendo a tutti se pensavano che Aritmanzia fosse più difficile delle Antiche Rune. Dean Thomas, che come Harry era cresciuto tra i Babbani, finì per chiudere gli occhi e puntare la bacchetta magica sull’elenco delle materie: avrebbe scelto a caso. Hermione non chiese consiglio a nessuno e le scelse tutte.
Harry sorrideva amaramente tra sé al pensiero di quel che avrebbero detto zio Vernon e zia Petunia se lui avesse provato a discutere con loro il suo futuro di mago. Non che gli mancasse una guida: Percy Weasley era ansioso di condividere con lui la propria esperienza.
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