Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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«Ah, be’!» esclamò Hagrid, e il galletto gli si afflosciò lungo il fianco. «Bene. Allora aspetto fuori, Signore».

E uscì rumorosamente, imbarazzato.

«Davvero lei non pensa che sia stato io, professore?» ripeté Harry col cuore che gli si riapriva alla speranza, mentre Silente toglieva penne di galletto sparse dappertutto sulla scrivania.

«No, Harry, non lo penso» disse Silente. Ma sul volto gli era riapparsa quell’espressione cupa. «Però voglio chiederti qualcosa».

Harry attese nervoso, mentre Silente lo squadrava, accostando le punte delle sue lunghe dita.

«Devo chiederti, Harry, se c’è qualcosa di cui desideri parlarmi» disse con voce gentile. «Di qualsiasi cosa si tratti».

Harry non sapeva cosa dire. Pensò a Malfoy che aveva gridato: La prossima volta toccherà a voi, mezzosangue! e alla Pozione Polisucco che bolliva pian piano nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Poi pensò alle due volte che aveva udito la voce disincarnata e ricordò le parole di Ron: ‘Udire voci che nessun altro sente non è un buon segno, neanche tra i maghi’. Pensò anche a tutte le dicerie che giravano su di lui e alla sua crescente paura di avere in qualche modo a che fare con Salazar Serpeverde…

«No, professore» disse. «Non ho niente da dire».

Dopo il duplice attentato a Justin e a Nick-Quasi-Senza-Testa, quello che fino a quel momento era serpeggiato come un semplice nervosismo divenne vero e proprio panico. Strano a dirsi, quel che sembrava preoccupare di più era la sorte toccata a Nick-Quasi-Senza-Testa. Chi poteva fare una cosa del genere a un fantasma? Quale forza terribile aveva il potere di far del male a chi era già morto? Tutti si precipitarono a prenotare i posti sull’Espresso di Hogwarts per tornare a casa per Natale.

«Di questo passo, rimarremo soli» disse Ron a Harry e a Hermione. «Noi, Malfoy, Tiger e Goyle. Bella vacanza che ci si prepara!»

Infatti anche Tiger e Goyle, che facevano sempre tutto quel che diceva Malfoy, avevano firmato per restare in collegio durante le vacanze. Ma a Harry sorrideva l’idea che la maggior parte degli studenti partisse. Era stanco di vedersi evitato quando qualcuno lo incontrava per i corridoi, come se da un momento all’altro dovesse tirar fuori le zanne o schizzare veleno; stanco di essere chiacchierato, segnato a dito, insultato.

Per Fred e George, invece, tutto questo era molto divertente. Avrebbero fatto qualsiasi cosa per precedere Harry lungo i corridoi, gridando: «Fate largo all’Erede di Serpeverde, passa un mago pericoloso e cattivo…»

Percy li disapprovava con tutto il cuore.

«Non c’è niente da ridere» disse un giorno con voce sferzante.

«Oh, levati di torno, Percy!» disse Fred. «Harry ha fretta».

«Proprio così: sta sgattaiolando nella Camera dei Segreti per prendere un tè con il suo servitore zannuto» disse George ridacchiando.

Neanche Ginny trovava la cosa divertente.

«Oh, non fate così !» gemeva quando Fred, a voce altissima, chiedeva a Harry chi fosse la prossima vittima o quando George fingeva di tenerlo lontano con un grosso spicchio d’aglio.

Harry non se la prendeva; lo confortava il pensiero che almeno Fred e George giudicassero ridicola l’idea che lui fosse l’erede di Serpeverde. Chi invece sembrava infastidito da quelle pagliacciate era Draco Malfoy, che reagiva ogni volta in maniera sempre più irritata.

«È perché muore dalla voglia di dire che l’erede di Serpeverde, in realtà, è lui» disse Ron astuto. «Lo sapete che non sopporta di essere secondo a nessuno, di qualsiasi cosa si tratti, e che qualcun altro si prenda il merito delle sue mascalzonate».

«Non durerà a lungo» disse Hermione soddisfatta. «La Pozione Polisucco è quasi pronta. Uno di questi giorni gli tireremo fuori la verità».

Finalmente il trimestre si chiuse e sul castello scese un silenzio profondo, come quello che regnava sui campi bianchi di neve. Harry trovava confortevole e non triste quell’atmosfera, e gli piaceva molto che lui, Hermione e i fratelli Weasley avessero il dominio incontrastato della torre del Grifondoro, il che significava poter giocare a Spara Schiocco senza disturbare nessuno, ed esercitarsi fra di loro a duello. Fred, George e Ginny avevano preferito rimanere a scuola, anziché andare a trovare Bill in Egitto, con i genitori. Percy, che li disapprovava per quello che definiva un comportamento puerile, non passava molto tempo nella sala di ritrovo del Grifondoro. Aveva spiegato con gran sussiego che rimaneva a scuola per Natale soltanto perché era suo dovere di Prefetto aiutare gli insegnanti in quel momento di difficoltà.

L’alba del giorno di Natale si annunciò gelida e nevosa. Harry e Ron, i soli rimasti nel loro dormitorio, furono svegliati di buon’ora da Hermione che irruppe nella stanza vestita di tutto punto, carica di regali per entrambi.

«Sveglia!» disse in tono squillante aprendo le finestre.

«Hermione… non dovresti essere qui» disse Ron riparandosi gli occhi dalla luce.

«Buon Natale anche a te» disse Hermione lanciandogli il suo regalo. «Io sono in piedi da quasi un’ora e sono andata ad aggiungere la Crisopa nella pozione. È pronta».

Harry si mise seduto sul letto, tutt’a un tratto sveglissimo.

«Ne sei sicura?»

«Affermativo» disse Hermione spostando Crosta, il topo di Ron, in modo da potersi sedere ai piedi del letto. «Se siamo sempre decisi a farlo, io dico che dovrebbe essere per stasera».

In quel momento, Edvige entrò in volo nella stanza portando nel becco un pacchettino.

«Ciao» la salutò Harry felice, mentre l’uccello atterrava sul suo letto. «Siamo di nuovo amici?»

Edvige gli mordicchiò l’orecchio in segno di affetto e per Harry fu un regalo molto più bello di quello che lei gli aveva recapitato, e che risultò provenire dai Dursley. Gli avevano mandato uno stuzzicadenti, insieme a un biglietto in cui gli dicevano di vedere se avrebbe potuto restare a Hogwarts anche per le vacanze estive.

Gli altri regali di Natale furono molto più gratificanti. Da Hagrid ricevette una grossa scatola di caramelle mou, che Harry mise ad ammorbidire davanti al fuoco; Ron gli aveva regalato un libro intitolato I Magnifici Sette, pieno di aneddoti interessanti sulla sua squadra del cuore; Hermione gli aveva comperato una lussuosa penna d’aquila. Nell’ultimo pacco Harry trovò un altro dei famosi maglioni fatti a mano dalla signora Weasley e un grosso ciambellone. Mentre sistemava il suo bigliettino di auguri fu assalito di nuovo dai sensi di colpa al pensiero dell’automobile del signor Weasley, che da quando era andata a schiantarsi contro il Platano Picchiatore non s’era vista più, e di tutto quel po’ po’ di regole che lui e Ron stavano organizzando di infrangere.

Nessuno, neanche chi era spaventato al pensiero di dover prendere, di lì a poco, la Pozione Polisucco, poté fare a meno di godersi il pranzo di Natale a Hogwarts.

La Sala Grande era uno splendore. Non solo era addobbata con una dozzina di alberi di Natale coperti di ghiaccio e con grossi festoni di agrifoglio e di vischio che andavano da una parte all’altra del soffitto, ma dall’alto fioccava anche neve magica, calda e asciutta. Silente diresse il canto corale di alcune delle sue carole preferite, mentre Hagrid, man mano che tracannava grog, batteva il tempo sempre più freneticamente. Percy non s’era accorto che Fred aveva fatto un incantesimo al suo cartellino di Prefetto, su cui ora si leggeva ‘Perfetto’, e continuava a chiedere che avessero tanto da ridere. Dalla tavola dei Serpeverde, Draco Malfoy, con voce stentorea, faceva commenti maligni sul maglione nuovo di Harry, ma lui lo ignorava. Con un po’ di fortuna, di lì a poche ore lo avrebbe sistemato a dovere.

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