Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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Guardò Justin sorridendo e aspettandosi di vederlo rincuorato, o perplesso, o anche grato… ma certamente mai arrabbiato e spaventato.

«A che gioco stai giocando?» gli gridò, e prima che Harry potesse dire una parola gli aveva voltato le spalle ed era uscito di corsa dalla sala.

Piton si fece avanti, agitò la bacchetta e il serpente si dissolse in una nuvoletta di fumo nero. Anche lui guardava Harry con un’espressione inaspettata: era uno sguardo scaltro e calcolatore, che a Harry non piacque affatto. Per giunta, il ragazzo avvertì vagamente un mormorio sinistro levarsi da ogni parte. Poi si sentì tirare per i vestiti.

«Vieni via!» Era la voce di Ron che gli bisbigliava all’orecchio. «Muoviti… Vieni via… »

Ron lo trascinò fuori dalla sala e Hermione li seguì. Quando attraversarono il portone, tutti si ritrassero facendogli ala, come se temessero di prendersi un contagio. Harry non aveva la più pallida idea di quel che stesse accadendo, e Ron e Hermione non gli diedero spiegazioni fino a che non lo ebbero trascinato nella sala di ritrovo del Grifondoro. Allora Ron lo costrinse a sedere in poltrona e disse: «Tu sei un Rettilofono… Perché non ce l’hai detto?»

«Che cosa sarei io?» chiese Harry.

«Un Rettilofono… » disse Ron. «Parli ai serpenti!»

«Lo so» disse Harry. «Voglio dire che è solo la seconda volta che lo faccio. Una volta mi è capitato per caso di aizzare un boa constrictor contro mio cugino Dudley, allo zoo — è una lunga storia —, ma lui mi aveva detto che non aveva mai visto il Brasile e io, senza volerlo, l’ho liberato. È accaduto prima di sapere che ero un mago…»

«Un boa constrictor ti ha detto che non aveva mai visto il Brasile?» ripeté Ron con un filo di voce.

«Cosa c’è di strano?» disse Harry. «Scommetto che un sacco di persone, qui, sanno farlo».

«No che non sanno farlo!» esclamò Ron. «Non è un dono molto comune, Harry, è una cosa malefica».

«Che cosa c’è di malefico?» chiese Harry che cominciava davvero ad arrabbiarsi. «Ma che cosa vi prende a tutti quanti? Stammi bene a sentire, se non avessi detto a quel serpente di non attaccare Justin…»

«Ah, questo è quel che gli hai detto?»

«Che cosa vuoi dire? C’eri anche tu… mi hai sentito».

«Ti ho sentito parlare Serpentese» disse Ron, «la lingua dei serpenti. Avresti potuto dire qualsiasi cosa. Non c’è da stupirsi che Justin si sia spaventato; sembrava che tu stessi aizzando il serpente o qualcosa di simile. Era da far venire i brividi, lo sai?»

Harry lo guardò.

«Io parlavo un’altra lingua? Ma… non me ne sono accorto… Come faccio a parlare una lingua senza sapere di conoscerla?»

Ron scosse la testa. Sia lui che Hermione avevano una faccia da funerale. Harry non riusciva a capire che cosa ci fosse di tanto terribile.

«Mi volete spiegare che cosa c’è di male nell’impedire che un maledetto serpente gigantesco stacchi la testa a Justin?» chiese. «Che cosa conta in che modo l’ho fatto, visto che a Justin è stato risparmiato l’ingresso nella schiera dei Cavalieri Senzatesta?»

«Conta, eccome!» disse Hermione prendendo finalmente la parola con voce strozzata. «Perché la capacità di parlare ai serpenti era la cosa per cui era famoso Salazar Serpeverde. Per questo il simbolo della sua Casa è un serpente».

Harry restò a bocca aperta.

«Proprio così» confermò Ron. «E ora tutta la scuola penserà che tu sei il suo pro-pro-pro-pronipote o qualcosa del genere…»

«Ma non è vero!» disse Harry preso da un panico che non riusciva a spiegarsi.

«Non ti sarà facile dimostrarlo» disse Hermione. «Lui è vissuto circa mille anni fa; per quanto ne sappiamo potresti benissimo esserlo».

Quella notte Harry rimase sveglio per ore. Da uno spiraglio delle cortine del suo letto a baldacchino, rimase a guardare la neve che cominciava a fioccare davanti alla finestra della torre, e rimuginava tra sé.

Poteva essere davvero un discendente di Salazar Serpeverde? Dopo tutto, lui non sapeva niente della famiglia di suo padre. I Dursley gli avevano sempre proibito di fare domande sui suoi antenati maghi.

A bassa voce cercò di dire qualcosa in Serpentese. Ma le parole non gli venivano. Perché ciò accadesse, sembrava che dovesse trovarsi faccia a faccia con un rettile.

‘Ma io sono nel Grifondoro’ pensò. ‘Se avessi sangue di Serpeverde nelle vene, il Cappello Parlante non mi avrebbe messo qui…’

‘Ah!’ esclamò una vocina maligna dentro di lui. ‘Ma il Cappello Parlante voleva metterti tra i Serpeverde, non ti ricordi?’

Harry si voltò dall’altra parte. Il giorno dopo avrebbe visto Justin alla lezione di Erbologia e gli avrebbe spiegato che aveva richiamato il serpente, non il contrario: ma qualsiasi stupido l’avrebbe capito, pensò prendendo furiosamente a pugni il cuscino.

Ma la mattina dopo la neve che aveva cominciato a cadere di notte si era trasformata in una tormenta così fitta che l’ultima lezione di Erbologia del trimestre fu sospesa. La professoressa Sprite voleva mettere calze e sciarpe alle mandragole, un’operazione delicata che non si sentiva di affidare a nessuno, ora che era diventato così importante che le mandragole crescessero in fretta per riportare in vita Mrs Purr e Colin Canon.

Harry rimuginava tutto questo, seduto accanto al fuoco nella sala di ritrovo del Grifondoro, mentre Ron e Hermione ingannavano il tempo giocando a scacchi magici.

«Per l’amor del cielo, Harry» esclamò Hermione esasperata mentre un alfiere di Ron le faceva fuori un cavallo, trascinandolo via dalla scacchiera. «Vai a cercare Justin, se per te è così importante!»

Harry si alzò e uscì dalla sala passando per il buco del Ritratto e chiedendosi dove mai potesse essere Justin.

Il castello, che già normalmente era buio anche di giorno, quella mattina lo era ancor più del solito per via della fitta neve grigia che fioccava, oscurando tutte le finestre. Scosso da un brivido, Harry passò davanti alle classi dove si tenevano le lezioni, cercando di capire che cosa stesse accadendo dentro. La professoressa McGranitt stava rimproverando qualcuno che, a quanto pareva, aveva trasformato il suo amico in un tasso. Resistendo all’impulso di entrare a dare un’occhiata Harry passò oltre, pensando che forse Justin aveva deciso di sfruttare l’ora libera per portarsi avanti con i compiti per l’indomani, e decise di andare a vedere prima in biblioteca.

Infatti, un gruppetto di ragazzi del Tassorosso che avrebbero dovuto essere alla lezione di Erbologia si trovavano nel retro della biblioteca, ma non sembrava stessero studiando. Tra le lunghe file degli alti scaffali, Harry poteva vederli raccolti in circolo, impegnati in una conversazione animata. Non riuscì a vedere se tra loro c’era Justin. Mentre si avvicinava colse un brandello di quella conversazione e si fermò ad ascoltare, nascosto nel Reparto Invisibilità.

«In ogni caso» stava dicendo un ragazzo corpulento, «ho detto a Justin di nascondersi nel nostro dormitorio. Voglio dire, se Potter lo ha preso di mira come sua prossima vittima è meglio che lui si tenga alla larga per un po’. Inutile dire che Justin si aspettava qualcosa del genere da quando s’era lasciato sfuggire con Potter che era figlio di Babbani. In realtà Justin gli ha spiattellato che era stato scelto per Eton, e non è certo il genere di cose che uno va a strombazzare quando è in giro l’erede di Serpeverde, non trovate?»

«Ma allora, Ernie, sei proprio sicuro che sia Potter?» chiese ansiosamente una ragazza con le treccine bionde.

«Hannah» disse solennemente il ragazzo corpulento, «lui è un Rettilofono. Tutti sanno che quello è il segno della Magia Oscura. Hai mai sentito dire che un mago per bene parli ai serpenti? Lo stesso Serpeverde veniva chiamato ‘Lingua di Serpente’».

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