Queste parole furono seguite da un animato mormorio; poi Ernie prosegui: «Vi ricordate quel che era scritto sui muri? Temete, Nemici dell’Erede. Potter ha avuto una specie di battibecco con Gazza. Sappiamo che subito dopo la gatta di Gazza ha subito un attentato. Quel ragazzo del primo anno, Canon, ha infastidito Potter durante la partita di Quidditch, scattandogli foto mentre lui era lungo disteso nel fango. E non passano poche ore che anche Canon viene aggredito».
«Ma è sempre così carino, però» disse Hannah con voce incerta, «e… be’, è lui che ha fatto sparire Voi-Sapete-Chi. Non può essere cattivo, no?»
Ernie abbassò la voce come per svelare qualcosa di misterioso; i suoi compagni gli si strinsero intorno e Harry si avvicinò tanto da poter udire le sue parole.
«Nessuno sa come ha fatto a sopravvivere a quell’attacco di Voi-Sapete-Chi. Voglio dire, a quell’epoca era soltanto un neonato. Normalmente sarebbe stato fatto a pezzi. Solo un Mago Oscuro veramente potente poteva sopravvivere a un’offensiva del genere». A questo punto, la sua voce divenne un bisbiglio: «Questa è probabilmente la vera ragione per cui Voi-Sapete-Chi voleva ucciderlo. Non voleva la concorrenza di un altro Signore Oscuro. Chissà quali altri poteri nasconde Potter».
Harry non poté trattenersi oltre. Schiarendosi rumorosamente la gola, uscì da dietro gli scaffali. Non fosse stato per la gran rabbia che aveva dentro avrebbe trovato buffa la scena che accolse il suo arrivo: tutti i Tassorosso sembrarono effettivamente pietrificati al vederlo ed Ernie divenne pallidissimo.
«Salve» disse Harry. «Stavo cercando Justin Finch-Fletchley».
I peggiori presentimenti dei Tassorosso venivano chiaramente confermati. Tutti guardarono Ernie impauriti.
«Che cosa vuoi da lui?» gli chiese Ernie con la voce che gli tremava.
«Volevo spiegargli quel che è accaduto veramente con quel serpente, al Duello» disse Harry.
Ernie si morse le labbra e poi, prendendo fiato, disse: «C’eravamo tutti. Abbiamo visto quel che è accaduto».
«Allora avete anche visto che dopo le mie parole il serpente si è ritirato?» disse Harry.
«Tutto quel che ho visto» disse Ernie testardo, per quanto tremante, «è che tu parlavi in Serpentese e aizzavi il serpente contro Justin».
«Non l’ho aizzato contro di lui!» esclamò Harry con voce tremante di rabbia. «Il serpente non lo ha neanche sfiorato!»
«Lo ha mancato di poco» replicò Ernie. «E nel caso tu ti stessi facendo venire in mente qualche strana idea» si affrettò a soggiungere, «posso dirti che per quanto indietro tu voglia risalire nell’albero genealogico della mia famiglia non troverai altro che generazioni di streghe e di maghi, e che il mio sangue è purissimo, quindi…»
«Non mi importa un accidente del tuo sangue!» disse Harry con fermezza. «Perché mai dovrei voler attentare ai figli dei Babbani?»
«Ho sentito dire che detesti i Babbani con cui vivi» si affrettò a dire Ernie.
«Non è possibile vivere con i Dursley senza odiarli» replicò Harry. «Vorrei vedere te al mio posto».
Girò sui tacchi e uscì di corsa dalla biblioteca, procurandosi un’occhiataccia da parte di Madama Pince che stava lucidando la copertina dorata di un librone d’incantesimi.
Era talmente infuriato che fece il corridoio di corsa, senza neanche far caso a dove stesse andando, col risultato che rimbalzò contro qualcosa di molto voluminoso e solido, e piombò a terra.
«Oh, salve, Hagrid» disse alzando lo sguardo.
La testa di Hagrid era completamente nascosta da un passamontagna di lana, tutto coperto di neve, ma non poteva essere altro che lui, perché occupava mezzo corridoio, avvolto nel suo pastrano di fustagno. Da una delle sue manone guantate pendeva un galletto morto.
«Che ti succede, Harry?» chiese sollevando il passamontagna per poter parlare. «Perché non sei in classe?»
«Lezione sospesa» spiegò Harry rialzandosi. «E tu cosa ci fai qui?»
Hagrid sollevò il galletto stecchito.
«È il secondo che mi schiatta, in tre mesi» spiegò. «O sono le volpi o è uno Spauracchio Succhia-Sangue e mi serve il permesso del preside per fare un incantesimo intorno al pollaio».
Scrutò Harry più da vicino da sotto le folte sopracciglia piene di neve.
«Sei sicuro di sentirti bene? Sei tutto rosso e stravolto…»
Harry non se la sentì di ripetere quel che avevano detto di lui Ernie e i suoi compagni del Tassorosso.
«Non è niente» disse. «Ma ora devo andare, Hagrid. La prossima lezione è Trasfigurazione e devo salire a prendere i libri».
Si allontanò con la mente piena dei commenti di Ernie su di lui.
Naturalmente Justin aspettava che qualcosa del genere accadesse fin da quando si era lasciato sfuggire con Potter che era figlio di Babbani…
Salì le scale e poi svoltò per un altro corridoio, particolarmente buio; le torce erano state spente da un forte spiffero gelato che soffiava attraverso una finestra semichiusa. Giunto a metà strada, inciampò e cadde sopra qualcosa che giaceva sul pavimento.
Si voltò per guardare cosa fosse e si sentì un vuoto allo stomaco.
Steso a terra, rigido e freddo, c’era Justin Finch-Fletchley, la faccia contratta in un’espressione di terrore e gli occhi vuoti, fissi al soffitto. E non era tutto. Accanto a lui c’era un’altra sagoma, lo spettacolo più strano che Harry avesse mai visto.
Era Nick-Quasi-Senza-Testa, non più del suo colore bianco perlaceo e trasparente ma nero e fumoso, che galleggiava immobile e orizzontale a un metro e mezzo da terra. La testa era per metà staccata dal collo e sul viso aveva un’espressione sconvolta, identica a quella di Justin.
Harry si rialzò; ansimava e il cuore gli batteva come un tamburo contro le costole. Disperato, guardò su e giù lungo il corridoio deserto e vide una fila di ragni che si allontanavano dai due corpi a tutta velocità. Gli unici rumori erano le voci attutite degli insegnanti che provenivano dalle classi lungo il corridoio.
Avrebbe potuto correre via e nessuno avrebbe mai saputo che era stato lì. Ma non poteva lasciare quei due stesi li per terra… doveva chiamare aiuto. Avrebbero creduto che con quella faccenda lui non c’entrava niente?
Stava lì, in preda al panico, quando una porta accanto a lui si aprì di scatto e ne schizzò fuori Pix il Poltergeist.
«Ah, c’è Potter picchiatello!» chiocciò il folletto passando davanti a Harry a tutta velocità e mandandogli di traverso gli occhiali. «Che cosa sta facendo Potter? Perché Potter si aggira furtivo…»
Poi si interruppe, facendo un salto mortale a mezz’aria. Da sotto in su, vide Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa. Tornò in posizione eretta, si riempì i polmoni d’aria e prima che Harry potesse fermarlo cominciò a gridare: «ATTENTATO! ATTENTATO! NÉ MORTALI NÉ FANTASMI SONO AL SICURO! METTETEVI IN SALVO! ATTENTATOOOOOO!»
Sbam… sbam… sbam… una dopo l’altra, le porte del corridoio si spalancarono e gli studenti uscirono precipitosamente dalle aule. Per alcuni lunghi minuti regnò una tale confusione che Justin corse il pericolo di venire schiacciato e nessuno si accorse di occupare lo spazio incorporeo di Nick-Quasi-Senza-Testa.
Harry si trovò schiacciato contro la parete mentre gli insegnanti chiedevano a gran voce di fare silenzio. La professoressa McGranitt sopraggiunse di corsa seguita dai suoi allievi, uno dei quali aveva ancora i capelli a strisce bianche e nere. Batté un grande colpo di bacchetta magica, ripristinando il silenzio, quindi ordinò a tutti di andare in classe. Era appena tornato un po’ d’ordine quando il Tassorosso Ernie arrivò sulla scena col fiatone.
« Colto sul fatto! » gridò con il viso bianco come uno straccio lavato e puntando il dito contro Harry con gesto drammatico.
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