Si aprì la porta di Ron. I due ragazzi si fissarono. A parte il pallore e l’aria stravolta, Ron non si sarebbe potuto distinguere da Tiger: tutto era identico a lui dal taglio dei capelli a ciotola capovolta alle braccia da gorilla.
«È incredibile» esclamò Ron avvicinandosi allo specchio e grattando il naso piatto di Tiger. « Incredibile! »
«È meglio che ci avviamo» disse Harry allentando il cinturino dell’orologio che gli stava segando il grosso polso da Goyle. «Dobbiamo ancora scoprire dov’è la sala di ritrovo dei Serpeverde. Speriamo soltanto di incontrare qualcuno da seguire…»
Ron, che era rimasto a fissare Harry, disse: «Non sai quanto sia strano vedere Goyle che pensa ». Bussò alla porta di Hermione. «Svelta, dobbiamo andare…»
Una vocetta stridula gli rispose: «Io… io non credo che verrò, dopo tutto. Andate senza di me».
«Hermione, lo sappiamo che Millicent Bulstrode è brutta, ma nessuno saprà che sei tu».
«No… veramente… non penso che verrò. Sbrigatevi, state perdendo tempo!»
Harry fissò Ron, strabiliato.
«Ecco, così sei proprio Goyle» osservò Ron. «Questa è la sua faccia ogni volta che un insegnante gli fa una domanda».
«Hermione, stai bene?» chiese Harry da dietro la porta.
«Bene… sto bene… andate…»
Harry guardò l’ora. Cinque dei loro sessanta preziosi minuti erano già passati.
«Ci ritroviamo qui, d’accordo?» chiese.
Harry e Ron aprirono con cautela la porta del bagno, controllarono che non ci fosse nessuno e si avviarono.
«Non dondolare le braccia a quel modo» bisbigliò Harry a Ron.
«Eh?»
«Tiger le tiene rigide…»
«Va bene così?»
«Sì, così va meglio».
Scesero le scale di marmo. Ora, l’unica cosa di cui avevano bisogno era incontrare un Serpeverde da seguire fino alla sala di ritrovo del loro dormitorio, ma in giro non si vedeva nessuno.
«Ti viene in mente un’idea?» bisbigliò Harry.
«La mattina i Serpeverde arrivano sempre da lì» disse Ron indicando l’ingresso ai sotterranei. Aveva appena finito di parlare che una ragazza dai lunghi capelli ricci apparve dalla porta d’ingresso.
«Scusa» disse Ron avvicinandosi di corsa, «abbiamo dimenticato come si fa per raggiungere la nostra sala comune».
«Prego?» chiese la ragazza tutta rigida. «La nostra sala comune? Ma io sono di Corvonero».
E si allontanò gettandogli occhiate sospettose.
Harry e Ron scesero di corsa la scala di pietra e si trovarono immersi nell’oscurità; i loro passi erano particolarmente rumorosi, perché i grossi piedi di Tiger e Goyle pestavano pesantemente il pavimento: i due ragazzi cominciarono a pensare che la cosa non sarebbe stata poi così facile come avevano sperato.
I passaggi labirintici erano deserti. Continuarono a scendere sempre più giù, nei sotterranei della scuola, controllando l’ora per vedere quanto tempo gli restava. Dopo un quarto d’ora, mentre stavano per perdere le speranze, a un tratto udirono qualcuno muoversi davanti a loro.
«Ah!» esclamò Ron tutto eccitato. «Eccone uno!»
Videro una figura uscire da una stanza laterale. Ma avvicinandosi ebbero un tuffo al cuore: non era un Serpeverde, era Percy.
«E tu cosa ci fai quaggiù?» chiese Ron sorpreso.
Percy fece l’aria contrariata.
«Questi» disse tutto impettito, «non sono affari che vi riguardano. Sei Tiger, non è vero?»
«Ehm… oh, sì» disse Ron.
«Bene, allora tornatene al tuo dormitorio» intimò Percy severo. «E pericoloso, di questi tempi, andarsene in giro al buio, per i corridoi».
«Ma tu lo fai, però» rimbeccò Ron.
«Io» disse Percy dandosi un contegno, «sono un Prefetto. A me, niente può aggredirmi».
D’un tratto, sentirono una voce dietro di loro. Draco Malfoy si stava avvicinando: fu la prima volta in vita sua che Harry fu lieto di vederlo.
«Ah, eccovi!» disse con voce strascicata guardandoli. «Siete stati tutto questo tempo a rimpinzarvi nella Sala Grande? Vi ho cercato dappertutto. Voglio farvi vedere una cosa veramente buffa».
Poi lanciò un’occhiata raggelante a Percy.
«E tu che cosa ci fai quaggiù, Weasley?» ghignò.
Percy prese un’aria offesa.
«Dovresti avere un po’ più di rispetto per un Prefetto della scuola!» disse. «Non mi piace il tuo atteggiamento!»
Malfoy ridacchiò e intimò a Harry e Ron di seguirlo. Harry stava per scusarsi con Percy ma si riprese appena in tempo. Insieme a Ron si affrettò a seguire Malfoy il quale, non appena ebbero svoltato per un altro corridoio, commentò: «Quel Peter Weasley…»
«Percy» lo corresse Ron, senza pensarci.
«…O come diavolo si chiama» disse Malfoy. «Ho notato che ultimamente se ne va in giro con aria equivoca. E scommetto di sapere cos’ha in testa: pensa di riuscire a scovare da solo l’erede di Serpeverde».
Fece una breve risata di scherno. Harry e Ron si scambiarono occhiate cariche di eccitazione.
Malfoy si fermò davanti a un tratto di muro di pietra squallido e ùmido.
«Qual è la nuova parola d’ordine?» chiese a Harry.
«Ehm…» fece lui.
«Ah, sì… purosangue !» disse Malfoy senza ascoltarlo, e una porta di pietra scorrevole, nascosta nella parete, si aprì. Malfoy la superò, seguito da Ron e Harry.
La sala comune dei Serpeverde era un sotterraneo lungo e basso con le pareti e il soffitto di pietra, da cui, appese a delle catene, pendevano lampade rotonde e verdastre. Di fronte a loro, in un camino dalle sculture elaborate, scoppiettava un fuoco contro cui si stagliava il profilo di molti ragazzi, seduti tutt’intorno su sedie scolpite.
«Aspettatemi qui» disse Malfoy a Harry e Ron spingendoli verso due sedie vuote, lontane dal fuoco. «Vado a prenderlo… mio padre me l’ha appena mandato…»
Harry e Ron si sedettero, facendo di tutto per sembrare a proprio agio.
Un attimo dopo Malfoy fu di ritorno con un ritaglio di giornale. Lo mise sotto il naso di Ron.
«Questo ti piacerà» disse.
Harry vide Ron sbarrare gli occhi. Lesse velocemente, scoppiò in una risata molto forzata e passò il trafiletto a Harry.
Era stato ritagliato dalla Gazzetta del Profeta e diceva così:
INCHIESTA AL MINISTERO DELLA MAGIA
Arthur Weasley, Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, ha ricevuto oggi una multa di cinquanta Galeoni per aver stregato un’automobile dei Babbani.
Lucius Malfoy, membro del Consiglio di amministrazione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove l’automobile stregata si è schiantata all’inizio di quest’anno, ha chiesto le dimissioni del signor Weasley.
«Weaslev ha gettato il discredito sul Ministero» ha detto il signor Malfoy al nostro inviato. «È evidente che egli non è la persona adatta a far rispettare le nostre leggi e il suo ridicolo progetto di Legge per la Protezione dei Babbani va immediatamente accantonato».
Non siamo riusciti a raccogliere il commento del signor Weasley, ma sua moglie ha intimato ai giornalisti di togliersi dai piedi minacciando di sguinzagliare il fantasma di famiglia.
«Be’?» chiese Malfoy con impazienza quando Harry gli ebbe restituito il foglio. «Non è buffo?»
«Molto buffo» rispose Harry tetro.
«Arthur Weasley ama talmente tanto i Babbani che dovrebbe buttare alle ortiche la sua bacchetta magica e andarsene a vivere con loro» disse Malfoy con tono sprezzante. «Da come si comportano, non si direbbe mai che i Weasley siano dei purosangue».
La faccia di Ron — o meglio, di Tiger — era contratta per la rabbia.
«Che cosa ti prende, Tiger?» sbottò Malfoy.
«Mal di stomaco» grugnì lui.
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу