Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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«Nessuna» rispose Harry cupo.

«Eppure, avrei giurato che fosse Malfoy» ripeté Ron per la centesima volta.

«E quello cos’è?» chiese Harry indicando un oggetto d’oro che spuntava da sotto il cuscino di Hermione.

«Soltanto un cartoncino di auguri» disse in fretta Hermione, cercando di farlo sparire. Ma Ron fu più veloce di lei. Lo tirò fuori, lo aprì e lesse ad alta voce:

«Alla signorina Granger, con l’augurio di una pronta guarigione, dal suo preoccupato insegnante, Professor Gilderoy Allock, Ordine di Merlino, Terza Classe, Membro Onorario della Lega per la Difesa contro le Arti Oscure e cinque volte vincitore del premio per il Sorriso-più-Affascinante promosso dal Settimanale delle streghe ».

Ron fissò Hermione disgustato.

«E dormi tenendotelo sotto il cuscino?»

L’arrivo provvidenziale di Madama Chips, che portava la medicina della sera, evitò a Hermione di rispondere.

«Non trovi che Allock è l’individuo più viscido che hai mai incontrato in vita tua?» chiese Ron a Harry mentre lasciavano il dormitorio e si avviavano su per le scale verso la torre del Grifondoro. Piton gli aveva assegnato tanti di quei compiti che si sarebbero ritrovati al sesto anno senza averli ancora finiti. Ron si stava appunto rammaricando di non aver chiesto a Hermione quante code di topo andavano aggiunte alla pozione Drizzacapelli, quando, dal piano di sopra, gli giunse alle orecchie uno scoppio di grida.

«È Gazza» bisbigliò Harry; fecero di corsa l’ultima rampa di scale, poi si fermarono, si nascosero e rimasero in ascolto con le orecchie tese fino allo spasimo.

«Pensi che sia stato aggredito qualcun altro?» chiese Ron nervoso.

Rimasero immobili, sporgendosi nella direzione da cui proveniva la voce isterica di Gazza.

« …ancora altro lavoro! È tutta la notte che asciugo pavimenti, come se non avessi già abbastanza da fare! No, questa è la goccia che fa traboccare il vaso! Adesso vado da Silente… »

Il rumore di passi si affievolì e una porta sbatté in lontananza.

Harry e Ron fecero capolino dietro l’angolo per dare un’occhiata. Era chiaro che, come al solito, Gazza aveva fatto un giro d’ispezione: i due si trovavano di nuovo sul luogo dove era stata aggredita Mrs Purr. Bastò un’occhiata per capire il motivo di tanto chiasso. Il corridoio era per metà allagato da un grosso rivolo d’acqua che sembrava provenire da sotto la porta del gabinetto di Mirtilla Malcontenta. Ora che Gazza aveva smesso di gridare si udivano i lamenti di Mirtilla trapassare i muri.

«E ora che cosa le ha preso?» chiese Ron.

«Andiamo a vedere» disse Harry, e tirandosi gli abiti sopra le caviglie attraversarono la grande pozza d’acqua, fino alla porta con su scritto GUASTO. Come sempre ignorarono l’avviso ed entrarono.

Mirtilla Malcontenta stava piangendo, se possibile, ancor più rumorosa e disperata di prima. Sembrava fosse nascosta nel solito gabinetto. Il locale era buio, perché le candele erano state spente dallo scroscio d’acqua che aveva inondato pareti e pavimento.

«Che cosa è successo, Mirtilla?» chiese Harry.

«Chi è?» gorgogliò lei con una voce da far pietà. «Siete venuti a scaraventarmi addosso qualche altra cosa?»

Harry si avvicinò al suo cubicolo e disse: «E perché dovrei scaraventarti addosso qualcosa?»

«Non lo chiedere a me!» gridò Mirtilla emergendo e provocando un’altra ondata d’acqua che finì sul pavimento già fradicio. «Io me ne sto qui, a farmi i fatti miei, ed ecco che qualcuno si diverte a tirarmi addosso un libro…»

«Ma se qualcuno ti tira addosso qualcosa non può certo farti male» disse Harry in tono ragionevole. «Voglio dire che l’oggetto ti passerebbe attraverso, non è così?»

Ma, decisamente, aveva detto la cosa sbagliata. Mirtilla si gonfiò tutta e strillò: «Molto bene! Allora facciamo che tutti tirino libri addosso a Mirtilla, tanto lei non sente dolore! Dieci punti se le attraversi lo stomaco! Cinquanta se le attraversi la testa! Benone, ha, ha, ha! Ma che gioco divertente! Per tutti, tranne che per me!»

«Ma insomma, chi te l’ha tirato?» chiese Harry.

«E che ne so… me ne stavo tranquillamente seduta nel sifone a pensare alla morte quando mi è caduto proprio sopra la testa» spiegò Mirtilla fissandoli. «Eccolo lì, si è bagnato tutto».

Harry e Ron guardarono sotto il lavandino, nella direzione indicata da Mirtilla. Per terra c’era un libriccino. Aveva una copertina nera molto malandata e, come tutto il resto nel gabinetto, era fradicio. Harry si avvicinò e lo raccolse, ma Ron allungò un braccio per trattenerlo.

«Che cosa c’è?» chiese Harry.

«Ma sei matto?» disse Ron. «Potrebbe essere pericoloso».

« Pericoloso? » rise Harry. «Ma stai scherzando? Come potrebbe essere pericoloso?»

«Non si sa mai!» esclamò Ron guardando il libriccino con apprensione. «Fra i libri confiscati dal Ministero… mi ha detto papà… ce n’era uno che ti bruciava gli occhi. E quelli che leggevano Sonetti di uno stregone dopo parlavano in versi per tutta la vita. Una vecchia strega che viveva a Bath aveva un libro che non si riusciva mai a smettere di leggere ! Eri costretto ad andartene in giro con il naso incollato alle pagine, cercando di fare tutto con una mano sola. E…»

«Va bene, ho capito quel che vuoi dire» disse Harry.

Il libriccino era ancora lì per terra, tutto zuppo e dall’aria apparentemente inoffensiva.

«Be’, non sapremo mai di che cosa si tratta se non gli diamo un’occhiata» disse Harry, e si chinò, scansando Ron, per raccoglierlo da terra.

Vide subito che si trattava di un diario e dalla data scolorita sulla copertina capi che risaliva a cinquant’anni prima. Lo aprì con impazienza. Nella prima pagina riuscì soltanto a decifrare un nome, scritto con un inchiostro sbavato: ‘T.O. Riddle’.

«Aspetta un po’» disse Ron che si era avvicinato cautamente e stava guardando da sopra la spalla di Harry. «Io questo nome lo conosco… Cinquant’anni fa T.O. Riddle ebbe un premio per servigi speciali resi alla scuola».

«E come diavolo fai a saperlo?» chiese Harry sbalordito.

«Perché Gazza mi ha fatto pulire la sua targa cinquanta volte, quando ero in castigo» disse Ron ancora risentito al pensiero. «È quello su cui ho vomitato tutte quelle lumache. Te ne ricorderesti anche tu se avessi passato un’ora a ripulire un’iscrizione dalla bava di lumaca!»

Harry scollò le pagine bagnate. Erano completamente bianche. Non v’era traccia di scrittura, neanche, tanto per dire: ‘Oggi è il compleanno di zia Mabel’, oppure: ‘Ore quindici e trenta: dentista’.

«Non ci ha mai scritto niente» disse Harry deluso.

«Mi chiedo perché qualcuno abbia voluto liberarsene» disse incuriosito Ron.

Harry guardò il retro della copertina e vide stampato il nome di un giornalaio di Vauxhall Road, a Londra.

«Per aver comperato un diario a Vauxhall Road doveva essere figlio di Babbani…» disse pensieroso.

«Be’, non è un’informazione che ci torni particolarmente utile» commentò Ron. Poi, abbassando la voce: «Cinquanta punti se riesci a farlo passare attraverso il naso di Mirtilla».

A ogni buon conto, Harry se lo mise in tasca.

I primi di febbraio una Hermione finalmente priva di baffi, coda e pelo lasciò l’infermeria. La sera stessa del suo ritorno alla Torre del Grifondoro Harry le mostrò il diario di T.O. Riddle e le raccontò in che modo lo avevano trovato.

«Oooh, potrebbe avere poteri nascosti» disse lei entusiasta, prendendolo in mano e rigirandolo da tutte le parti.

«Nascosti benissimo, direi» commentò Ron. «Forse è timido. Non capisco perché non lo butti via, Harry!»

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