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Joanne Rowling: Harry Potter e la camera dei segreti

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Joanne Rowling Harry Potter e la camera dei segreti
  • Название:
    Harry Potter e la camera dei segreti
  • Автор:
  • Издательство:
    Salani
  • Жанр:
  • Год:
    1999
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    978-88-7782-703-6
  • Рейтинг книги:
    4 / 5
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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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Spero che tutto sia andato liscio, e che Harry stia bene e che non abbiate fatto niente di illegale per portarlo via, Ron, perché se così fosse questo metterebbe nei guai anche lui. Sono stata sinceramente preoccupata e se Harry sta bene, fatemelo sapere immediatamente (magari usando un altro gufo, perché forse un’altra consegna sarebbe fatale a quello che avete ora).

Naturalmente ho molto da fare con i compiti di scuola («Ma come fa?» disse Ron in preda all’orrore. «Siamo in vacanza!») e il prossimo mercoledì andremo a Londra a comprare i libri per il nuovo anno. Perché non ci vediamo a Diagon Alley?

Datemi notizie appena potete.

Vostra Hermione

«Be’, casca proprio a fagiolo. Possiamo andare anche noi a comprare tutto quel che vi serve» disse mamma Weasley cominciando a sparecchiare. «Quali sono i vostri programmi?»

Harry, Ron, Fred e George pensavano di risalire la collina fino a un piccolo campo recintato di proprietà dei Weasley. Era circondato da alberi che lo nascondevano alla vista del villaggio sottostante, il che significava potersi allenare a Quidditch, purché non volassero troppo alto. Non potevano usare vere palle da Quidditch perché se avessero raggiunto il villaggio in qualche lancio troppo audace sarebbe stato difficile dare spiegazioni; così si esercitavano lanciandosi delle mele. A turno usavano la Nimbus Duemila, la scopa volante di Harry, che era la migliore di tutte; la vecchia Stella Cadente di Ron spesso veniva superata in volo da farfalle sfaccendate.

Cinque minuti dopo eccoli in marcia verso la collina, scope in spalla. Avevano invitato anche Percy, ma lui aveva risposto che aveva troppo da fare. Fino a quel momento Harry lo aveva visto soltanto alle ore dei pasti; per tutto il resto del tempo se ne stava chiuso in camera.

«Mi piacerebbe sapere che cosa sta combinando» disse Fred aggrottando la fronte. «Non è più lui. I risultati degli esami sono usciti il giorno prima che arrivassi tu: dodici G.U.F.O., e lui a mala pena se n’è rallegrato».

«Giudizio Unico per i Fattucchieri Ordinari» spiegò George vedendo lo sguardo interrogativo di Harry. «Anche Bill aveva preso dodici. Se non stiamo attenti, rischiamo di avere un altro Caposcuola in famiglia. Penso che non reggerei alla vergogna».

Bill era il più grande dei fratelli Weasley. Lui e Charlie, il secondogenito, avevano già lasciato Hogwarts. Harry non li aveva mai incontrati, ma sapeva che Charlie era in Romania a studiare i draghi e Bill in Egitto a lavorare per la Gringott, la banca dei maghi.

«Non so proprio come faranno papà e mamma ad affrontare tutte le spese della scuola, quest’anno» disse George dopo un po’. «Cinque serie di libri di Allock! E Ginny ha bisogno di vestiti, bacchetta magica e tutto il resto…»

Harry non disse niente. Si sentiva un po’ a disagio. Chiusa nei sotterranei della Gringott, a Londra, c’era una piccola fortuna che i suoi genitori gli avevano lasciato. Naturalmente solo nel mondo dei maghi lui possedeva dei soldi; non era possibile usare galeoni, zellini e falci nei negozi dei Babbani. Non aveva mai parlato ai Dursley del suo conto in banca alla Gringott; era sicuro che il loro orrore per qualsiasi cosa avesse a che fare con la magia sarebbe scomparso d’incanto di fronte a un bel gruzzolo d’oro.

Il mercoledì successivo mamma Weasley li svegliò tutti di buon’ora. Dopo uno spuntino veloce, di soli cinque o sei panini al prosciutto a testa, si infilarono i giubbotti; mamma Weasley prese un vaso da fiori sulla mensola del camino e ci guardò dentro.

«Siamo un po’ a corto, Arthur!» sospirò. «Oggi dovremo comprarne dell’altra… Oh, be’, prima gli ospiti! Dopo di te, Harry caro!»

E gli porse il vaso da fiori.

Harry, che aveva gli occhi di tutti puntati addosso, li guardò a uno a uno.

«C-che cosa dovrei fare?» balbettò.

«Lui non ha mai viaggiato con la Polvere Volante» disse Ron d’un tratto. «Scusa Harry, me n’ero dimenticato».

«Mai?» disse mamma Weasley. «Ma come hai fatto ad arrivare a Diagon Alley per i tuoi acquisti, l’anno scorso?»

«Sono andato con la metropolitana…»

«Ma davvero?» chiese Weasley tutto interessato. «C’erano le scale nobili ? E come funzio…»

«Non ora, Arthur» lo pregò mamma Weasley. «La Polvere Volante è molto più veloce, caro, ma, santo cielo, se non l’hai mai usata prima…»

«Ce la farà, mamma» disse Fred. «Harry guarderà prima noi».

Prese dal vaso un pizzico di polvere scintillante, si avvicinò al fuoco e la gettò tra le fiamme.

Con un rombo, dal camino si sollevò una fiammata altissima verde smeraldo. Fred ci saltò dentro, gridò: «Diagon Alley!» e scomparve.

«Devi parlare chiaramente, caro» disse mamma Weasley a Harry, mentre George infilava la mano dentro al vaso. «E stai attento a scendere al focolare giusto…»

«Il giusto cosa?» chiese Harry nervoso mentre il fuoco inghiottiva anche George.

«Be’, ci sono un mucchio di focolari magici tra cui scegliere, sai? Ma se hai parlato chiaramente…»

«Se la caverà, Molly, non gli confondere le idee» disse il signor Weasley prendendo anche lui una manciata di Polvere Volante.

«Ma, caro, se si perde, cosa diremo ai suoi zii?»

«Non credo che gliene importerebbe molto» la rassicurò Harry. «Se sparissi su per un camino, Dudley lo considererebbe un magnifico scherzo, non vi preoccupate di questo»

«Allora… va bene… Vai dopo Arthur» disse mamma Weasley. «Quando entri nel fuoco, di’ dove devi andare…»

«E tieni i gomiti ben stretti» lo avvertì Ron.

«E gli occhi chiusi» incalzò mamma Weasley. «La fuliggine…»

«Non agitarti, altrimenti potresti cadere nel camino sbagliato» disse Ron.

«Ma non farti prendere dal panico, e non uscire troppo presto. Aspetta di vedere Fred e George».

Cercando disperatamente di tenere a memoria tutte quelle istruzioni, Harry prese un pizzico di Polvere Volante e si avvicinò al fuoco. Respirò profondamente, gettò la polvere tra le fiamme e fece un passo in avanti: il fuoco sembrava una brezza calda. Aprì la bocca e immediatamente inghiottì una gran quantità di cenere bollente.

«D-Diagon Alley» disse tossendo.

Ebbe la sensazione di essere risucchiato in un gigantesco imbuto. Gli sembrò di girare vorticosamente… il rombo nelle orecchie era assordante… Cercò di tenere gli occhi aperti, ma il turbinio delle fiamme verdi lo faceva sentir male… Qualcosa di duro gli colpì il gomito, e lui se lo strinse al corpo, continuando a roteare… Poi gli parve che delle mani gelide lo stessero schiaffeggiando… Socchiuse gli occhi e attraverso gli occhiali vide una fila confusa di camini, con dietro delle stanze… 1 panini al prosciutto gli ballavano nello stomaco… Chiuse gli occhi, desiderando per l’ennesima volta di fermarsi e poi… cadde a faccia in giù su una fredda pietra e senti gli occhiali andare in frantumi.

Con la testa che gli girava, pieno di lividi e tutto coperto di fuliggine, si rimise prontamente in piedi, reggendosi gli occhiali rotti sul naso. Era completamente solo e non aveva la più pallida idea di dove fosse. Poteva dire soltanto che si trovava sulla pietra del camino di quello che sembrava un grande negozio per maghi, debolmente illuminato… Ma di quel che si poteva trovare in un elenco scolastico di Hogwarts, neanche l’ombra.

In una teca di vetro c’erano una mano avvizzita, appoggiata su un cuscino, un mazzo di carte macchiate di sangue e un occhio di vetro che lo guardava fisso. Dalle pareti, maschere dall’espressione maligna sembravano spiarlo, sopra al bancone era accatastato un assortimento di ossa umane e dal soffitto pendevano strumenti arrugginiti e acuminati. Ma la cosa peggiore di tutte era che la strada stretta e buia che Harry intravedeva attraverso la vetrina polverosa decisamente non era Diagon Alley.

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