1 ...5 6 7 9 10 11 ...128 «Ero convinta che tu lo sapessi!» rispose Narcissa, respirando più liberamente. «Si fida tanto di te, Severus…»
«Conosci il piano?» intervenne Bellatrix, la fugace espressione soddisfatta sostituita da una offesa. «Tu lo conosci?»
«Certo» confermò Piton. «Ma che aiuto mi chiedi, Narcissa? Se immagini che io possa convincere il Signore Oscuro a cambiare idea, temo che non ci sia speranza, nessuna speranza».
«Severus» sussurrò Narcissa mentre le lacrime le scorrevano sulle guance pallide. «Mio figlio… il mio unico figlio…»
«Draco dovrebbe esserne fiero» disse Bellatrix, indifferente. «Il Signore Oscuro gli concede un grande onore. E devo dire questo di Draco: non si sottrae al suo dovere, sembra lieto di avere l’opportunità di mettersi alla prova, esaltato dalla prospettiva…»
Narcissa prese a piangere forte, senza levare da Piton lo sguardo supplichevole.
«È perché ha sedici anni e non ha idea di quello che lo aspetta! Perché, Severus? Perché mio figlio? È troppo pericoloso! È una vendetta per l’errore di Lucius, lo so!»
Piton non rispose. Distolse lo sguardo dalle sue lacrime, come se fossero indecenti, ma non poté fingere di non sentirla.
«È per questo che ha scelto Draco, vero?» insistette Narcissa. «Per punire Lucius?»
«Se Draco ce la farà» rispose Piton, sempre senza guardarla, «verrà onorato sopra ogni altro».
«Ma non ce la farà!» singhiozzò Narcissa. «Come potrà, quando nemmeno il Signore Oscuro…»
Bellatrix rimase senza fiato; Narcissa parve perdere il controllo.
«Volevo solo dire… che nessuno è ancora riuscito… Severus… per favore… tu sei l’insegnante preferito di Draco, lo sei sempre stato… sei un vecchio amico di Lucius… ti supplico… sei il prediletto del Signore Oscuro, il suo consigliere più fidato… vuoi parlargli, convincerlo…?»
«Il Signore Oscuro non si lascerà convincere, e io non sono così stupido da provarci» replicò Piton senza enfasi. «Non posso fingere che il Signore Oscuro non sia adirato con Lucius. Lucius aveva la responsabilità dell’operazione. Si è fatto catturare, insieme a non so quanti altri, e non è nemmeno riuscito a recuperare la profezia. Sì, il Signore Oscuro è adirato, Narcissa, molto adirato».
«Allora ho ragione, ha scelto Draco per vendicarsi!» esclamò Narcissa con voce strozzata. «Non vuole che ci riesca, vuole che rimanga ucciso nel tentativo!»
Poiché Piton di nuovo non rispose, Narcissa parve smarrire il poco autocontrollo che le rimaneva. Si alzò, avanzò barcollando verso Piton e lo afferrò per la veste. Il volto vicino al suo, le lacrime che colavano sul petto di lui, ansimò: «Potresti farlo tu. Potresti farlo tu al posto di Draco, Severus. Tu ce la faresti, è naturale, e saresti ricompensato molto più di tutti noi…»
Piton la prese per i polsi e si liberò dalla sua stretta. Guardandole il volto striato di lacrime, disse lentamente: «Credo che voglia che lo faccia io, alla fine. Ma ha deciso che Draco provi per primo. Vedi, nell’improbabile eventualità che Draco riesca, io potrei restare a Hogwarts ancora qualche tempo, a ricoprire il mio utile ruolo di spia».
«Insomma, non gli importa se Draco viene ucciso!»
«Il Signore Oscuro è molto adirato»ripeté Piton piano. «Non ha potuto ascoltare la profezia. Sai quanto me, Narcissa, che non è facile al perdono».
Narcissa si afflosciò ai suoi piedi, gemendo e singhiozzando sul pavimento.
«Il mio unico figlio… il mio unico figlio…»
«Dovresti essere fiera!» intervenne Bellatrix, spietata. «Se avessi dei figli, sarei lieta di offrirli al Signore Oscuro!»
Narcissa emise un breve strillo disperato e si afferrò i lunghi capelli biondi. Piton si chinò, la prese per le braccia, la fece alzare e la guidò verso il divano. Poi le versò altro vino e le mise a forza il bicchiere in mano.
«Narcissa, adesso basta. Bevi questo. Ascoltami».
La donna si calmò un po’; con mani tremanti bevve un sorso di vino, rovesciandoselo addosso.
«Forse posso… aiutare Draco».
Narcissa si drizzò, il volto di un biancore terreo, gli occhi enormi.
«Severus… oh, Severus… lo aiuterai? Lo proteggerai, lo difenderai?»
«Posso provare».
Narcissa scagliò via il bicchiere, che scivolò sul tavolo mentre lei dal divano si buttava ai piedi di Piton, gli prendeva la mano tra le sue e vi posava le labbra.
«Se tu lo proteggerai… Severus, me lo giuri? Stringerai il Voto Infrangibile?»
«Il Voto Infrangibile?» L’espressione di Piton era vuota, indecifrabile.
Bellatrix emise una risatina chioccia e trionfante. «Lo senti, Narcissa? Oh, ci proverà, certo… le sue solite parole inutili, il suo solito modo di strisciar via dal cuore dell’azione… oh, per ordine del Signore Oscuro, naturalmente!»
Piton non guardò Bellatrix. I suoi occhi neri erano fissi in quelli azzurri e lacrimanti di Narcissa, che continuava a stringergli la mano.
«Certo, Narcissa, stringerò il Voto Infrangibile» disse piano. «Forse tua sorella acconsentirà a essere il nostro Suggello».
Bellatrix rimase a bocca aperta. Piton si abbassò e si inginocchiò di fronte a Narcissa. Sotto lo sguardo stupefatto di Bellatrix, si strinsero la mano destra.
«Ti servirà la bacchetta, Bellatrix» sibilò Piton, gelido.
Lei la sfoderò, ancora esterrefatta.
«E dovrai avvicinarti» aggiunse Piton.
Bellatrix si fece avanti in modo da sovrastarli e posò la punta della bacchetta sulle loro mani intrecciate.
Narcissa parlò.
«Severus, vuoi tu vegliare su mio figlio Draco nel suo tentativo di adempiere ai voleri del Signore Oscuro?»
«Lo voglio» rispose Piton.
Una lingua sottile di fiamma brillante scivolò dalla bacchetta e si avvolse attorno alle loro mani come un filo incandescente.
«E vuoi tu, al massimo delle tue capacità, proteggerlo da ogni pericolo?»
«Lo voglio» disse Piton.
Una seconda lingua di fiamma scaturì dalla bacchetta e si intrecciò alla prima, formando una sottile catena ardente.
«E se dovesse rendersi necessario… se Draco dovesse fallire…» sussurrò Narcissa (la mano di Piton si mosse nella sua, ma lui non la ritrasse), «vuoi tu portare a compimento l’impresa che il Signore Oscuro ha ordinato a Draco di eseguire?»
Ci fu un attimo di silenzio. Bellatrix li guardava, la bacchetta sopra le loro mani intrecciate, gli occhi spalancati.
«Lo voglio» disse Piton.
Il volto stupefatto di Bellatrix si accese di rosso nel bagliore di una terza lingua di fiamma, che esplose dalla bacchetta, si aggiunse alle altre e si strinse attorno alle mani intrecciate, come una fune, come un feroce serpente.
CAPITOLO 3
LETTERA E TESTAMENTO
Harry Potter russava forte. Era rimasto per quasi quattro ore seduto su una sedia vicino alla finestra di camera sua, a fissare la strada sempre più avvolta nel buio, e infine si era addormentato con una guancia schiacciata contro il vetro freddo, gli occhiali storti e la bocca spalancata. L’alone nebuloso lasciato dal suo respiro sulla finestra scintillava al bagliore aranciato del lampione, e la luce artificiale privava il suo volto di ogni colore, dandogli un’aria spettrale sotto il ciuffo ribelle di capelli neri.
La stanza era disseminata di vari oggetti e di una certa quantità di rifiuti. Piume di civetta, torsoli di mela e carte di caramella ingombravano il pavimento, parecchi libri d’incantesimi giacevano alla rinfusa tra le divise aggrovigliate sul suo letto e una catasta disordinata di giornali si levava in una pozza di luce sulla sua scrivania. Uno dei titoli strillava:
HARRY POTTER: IL PRESCELTO?
Continuano a correre voci sui recenti misteriosi disordini al Ministero della Magia, durante i quali Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è stato nuovamente avvistato.
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