Robert Jordan - Il Drago Rinato

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"Ce l’ho fatta” pensò Rand. “Ho ucciso Ba’alzamon, ho ucciso Shai’tan! Ho vinto l’Ultima Battaglia! Luce santa, sono davvero il Drago Rinato! Il distruttore di nazioni, il responsabile della Frattura del Mondo. No! Porrò fine alla Frattura, alle uccisioni! Le farò terminare!"

Sollevò sopra la testa Callandor. Fulmini argentei schizzarono dalla lama, saette frastagliate che s’inarcarono verso la grande cupola.

«Fermi!» gridò Rand. Il combattimento cessò; gli uomini lo fissarono, attoniti, da sopra il velo nero o da sotto l’elmo rotondo. «Sono Rand al’Thor!» gridò lui, con voce che rintronò nella sala. «Sono il Drago Rinato!» Nel suo pugno, Callandor risplendeva.

A uno a uno, uomini col velo e con l’elmo s’inginocchiarono. «Il Drago è Rinato! Il Drago è Rinato!»

56

Popolo del Drago

Per tutta la città di Tear la gente si svegliò con l’alba, discutendo dei sogni fatti, sogni sul Drago che si scontrava con Ba’alzamon nel Cuore della Pietra; e quando ciascuno alzò gli occhi verso la grande rocca, vide un nuovo vessillo sventolare sul punto più alto. In campo bianco fluiva una sagoma sinuosa simile a un enorme serpente dalle scaglie scarlatto e oro, ma con aurea criniera da leone e quattro zampe, ciascuna con cinque artigli d’oro. Dalla Pietra uscirono uomini intontiti e spaventati; raccontarono in tono sommesso che cos’era avvenuto durante la notte. Uomini e donne affollarono le vie, piangendo nel gridare che si era compiuta la Profezia.

«Il Drago!» gridavano. «Al’Thor! Il Drago! Al’Thor!»

Scrutando da una feritoia molto in alto nel fianco della Pietra, Mat ascoltò il coro che si alzava a ondate dalla città e scosse la testa. Bene, si disse, forse è davvero il Drago. Trovava ancora difficile convincersi che Rand si trovasse realmente lì.

Ognuno, nella Pietra, pareva concordare con la gente in basso; o, se non era d’accordo, non lo dimostrava. Lui aveva visto Rand solo una volta, dalla notte precedente: percorreva, Callandor in pugno, un corridoio, circondato da dieci Aiel velati e seguito da un nugolo di tairenesi, Difensori della Pietra e quasi tutti i Sommi Signori superstiti. I Signori, almeno, parevano ritenere che Rand avesse bisogno del loro aiuto per governare il mondo; gli Aiel, però, tenevano tutti a distanza, con occhiate pungenti e con le lance, se necessario. Di sicuro erano convinti che Rand fosse il Drago, anche se lo chiamavano Colui Che Viene con l’Alba. Erano quasi duecento, nella Pietra. Avevano perduto nello scontro un terzo dei loro compagni, ma avevano ucciso o catturato dieci volte tanti Difensori.

Mat si scostò dalla feritoia e scorse Rhuarc. In fondo alla stanza c’era un alto mobile, composto di due ruote verticali d’un legno chiaro con venature più scure, ornate d’intagli e ben lucidate, che sorreggevano alcuni ripiani agganciati in modo da restare sempre in posizione orizzontale anche se le ruote giravano. Su ogni ripiano c’era un grosso libro rilegato in oro, dalla copertina scintillante di pietre preziose. L’Aiel aveva aperto un libro e leggeva. Forse una raccolta di saggi, pensò Mat. Ma chi avrebbe immaginato che un Aiel leggesse libri? Che un maledetto Aiel sapesse addirittura leggere?

Rhuarc gli lanciò un’occhiata. Mat si affrettò a distogliere lo sguardo, prima che l’Aiel intuisse che cosa aveva pensato. “Almeno” si disse “ha il viso scoperto, grazie alla Luce! Maledizione, a momenti Aviendha mi staccava la testa, quando le ho domandato se conosceva qualche danza senza lance." Bain e Chiad gli ponevano un altro problema: erano senz’altro graziose e più che amichevoli, ma lui non riusciva a parlare con una di loro senza che ci fosse anche l’altra. Gli Aiel maschi parevano considerare buffi i suoi tentativi di bloccarne una da sola; e, se per questo, parevano trovarli buffi anche Bain e Chiad. Le donne sono bizzarre, si era detto Mat, ma le donne Aiel fanno sembrare normali le bizzarrie.

Il grande tavolo al centro della stanza, riccamente ornato e dorato lungo i bordi e le massicce gambe, era destinato alle riunioni dei Sommi Signori. Moiraine sedeva in una delle poltrone simili a troni, munite d’alto schienale con la Mezzaluna di Tear a intarsio d’oro, cornalina e madreperla. Egwene, Nynaeve e Elayne sedevano accanto a lei.

«Ancora non posso credere che Perrin sia a Tear» diceva in quel momento Nynaeve. «Sei sicura che stia bene?»

Mat scosse la testa. Si sarebbe aspettato che Perrin fosse nella Pietra, la notte precedente: era sempre stato più coraggioso di qualsiasi persona di buon senso.

«Stava bene, quando l’ho lasciato» rispose Moiraine, con voce serena. «Se stia ancora bene, non lo so. La sua... compagna è in notevole pericolo; può darsi che anche lui vi si sia cacciato.»

«La sua compagna?» ripeté Egwene, in tono seccato. «Co... Chi è la compagna di Perrin?»

«Che tipo di pericolo?» domandò Nynaeve.

«Niente che ti riguardi» rispose Moiraine, calma. «Fra poco andrò a vedere cosa posso fare per lei. Ho tardato solo per mostrarvi una cosa che ho trovato fra i ter’angreal e gli altri oggetti di Potere raccolti negli anni dai Sommi Signori.» Tolse dal borsello un oggetto e lo depose sul tavolo, davanti a sé. Era un disco grande come una mano, all’apparenza formato da due gocce combaciami, una nera come pece, l’altra candida come neve.

A Mat parve di ricordare d’averne visti altri. Altrettanto antichi, ma rotti, mentre quello era intero. Tre, ne aveva visti; non tutti in una volta, ma tutti a pezzi, anche se erano fatti di cuendillar , materiale resistente a tutto, perfino all’Unico Potere.

«Uno dei sette sigilli che Lews Therin il Kinslayer e i Cento Compagni posero sulla prigione del Tenebroso, quando la sigillarono di nuovo» disse Elayne, annuendo, come per confermare la propria buona memoria.

«Più precisamente, il punto focale di un sigillo» disse Moiraine. «Ma in sostanza hai detto bene. Durante la Frattura del Mondo, per maggiore sicurezza furono nascosti in luoghi diversi; dopo le Guerre Trolloc, in realtà andarono perduti.» Sbuffò. «Comincio a parlare come Verin.»

Egwene scosse la testa. «Dovevo aspettarmi di trovarlo qui. Già due volte Rand ha affrontato Ba’alzamon; ogni volta, nelle vicinanze c’era almeno un sigillo.»

«Però questo è intatto» notò Nynaeve. «Per la prima volta. Anche se ormai non ha importanza.»

«Credi?» disse Moiraine, con voce pericolosamente tranquilla. Le altre la fissarono, perplesse.

Mat roteò gli occhi. Quelle continuavano a parlare di cose senza importanza. Non gli piaceva stare così vicino al disco, ora che sapeva che cos’era, per quanto fosse prezioso il cuendillar , però... «Chiedo scusa» disse.

Si girarono a fissarlo come se avesse interrotto un discorso molto importante. “Maledizione” pensò Mat. “Le tolgo di cella, salvo loro la vita almeno sei volte solo stanotte, e mi guardano in cagnesco come la maledetta Aes Sedai! Non mi hanno neppure ringraziato! Come se anche allora avessi cacciato il naso in cose che non mi riguardavano, anziché impedire a qualche maledetto Difensore d’infilzarle sulla spada." In tono tranquillo, disse:«Non vi dispiace se faccio una domanda, vero? Non fate che parlare di queste... ah... faccende di Aes Sedai e nessuna di voi si è presa la briga di dirmi niente.»

«Mat?» replicò Nynaeve in tono d’avvertimento, tirandosi la treccia; ma Moiraine intervenne, con appena una punta d’impazienza nel tono. «Cosa vuoi sapere?»

«Voglio sapere com’è possibile tutto questo.» Intendeva mantenere un tono calmo, ma suo malgrado alzò la voce. «La Pietra di Tear è caduta! Secondo le Profezie, non sarebbe mai caduta, finché non fosse giunto il Popolo del Drago. Significa che siamo noi, il maledetto Popolo del Drago? Voi, io, Lan e qualche centinaio di maledetti Aiel?» Durante la notte aveva visto il Custode: pareva che non ci fosse molta differenza, in quanto a pericolosità, fra lui e gli Aiel. Mentre Rhuarc si raddrizzava a fissarlo, Mat si affrettò a soggiungere: «Ah, scusa, Rhuarc. M’è scappato.»

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