Robert Jordan - Il Drago Rinato

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«Forse» rispose lentamente Moiraine. «Sono venuta per impedire a Be’lal di uccidere Rand. Non m’aspettavo di veder cadere la Pietra di Tear. Forse siamo davvero il Popolo del Drago. Le Profezie si avverano come devono avverarsi, non come pensiamo che dovrebbero avverarsi.»

Be’lal. Mat rabbrividì. Aveva udito quel nome, durante la notte, e non gli piaceva neppure di giorno. Se avesse saputo che un Reietto era in libertà e dentro la Pietra, non si sarebbe mai avvicinato. Diede un’occhiata a Egwene, a Nynaeve, a Elayne. Be’, sarebbe venuto di soppiatto come un topo, senza bastonare gente a destra e a manca! All’alba Sandar era uscito di nascosto dalla Pietra, per portare la notizia a Mamma Guenna, aveva detto; ma, secondo Mat, solo per evitare lo sguardo fisso di quelle tre, che pareva non avessero ancora deciso che cosa fare di lui.

Rhuarc si schiarì la voce. «Se un uomo vuole diventare capoclan, deve andare a Rhuidean, nelle terre degli Aiel Jenn, il clan che non esiste» disse. Parlò lentamente e spesso guardò con una ruga in fronte il tappeto di seta dalla frangia rossa, sotto i propri stivali. Aveva l’aria di chi cerchi di spiegare cose che in realtà non vuole spiegare. «Le donne che vogliono diventare Sapienti fanno anche loro il viaggio, ma il loro marchio, se sono davvero marchiate, è tenuto segreto fra di loro. Gli uomini scelti a Rhuidean, quelli che sopravvivono, ritornano marchiati sul braccio sinistro. Così.»

Si rimboccò la manica della giubba e della camicia insieme ed espose il braccio sinistro, la cui pelle era molto più chiara di quella delle mani e del viso. Incisa nella pelle, come se ne facesse parte, c’era la stessa figura scarlatta e oro riprodotta nel vessillo che garriva sopra la Pietra.

Con un sospiro, l’Aiel lasciò ricadere la manica. «È un nome che non viene pronunciato se non fra i capi dei clan e le Sapienti. Noi siamo...» Si schiarì di nuovo la voce, incapace di dirlo.

«Sono gli Aiel, il Popolo del Drago» disse quietamente Moiraine, ma parve più stupita di quanto Mat non l’avesse mai vista. «Ecco una cosa che non sapevo.»

«Allora è davvero tutto finito» disse Mat. «Proprio com’è scritto nelle Profezie. Possiamo andarcene per la nostra strada, senza altre preoccupazioni.» E pensò che ormai l’Amyrlin non aveva più bisogno che lui sonasse il maledetto corno.

«Come puoi dire una cosa simile?» obbiettò Egwene. «Non capisci che i Reietti sono liberi?»

«Per non parlare dell’Ajah Nera» aggiunse Nynaeve, torva. «Qui abbiamo preso solo Joiya e Amiqa. Undici ci sono sfuggite... mi piacerebbe sapere come! E solo la Luce sa quante altre ce ne sono, di cui non sappiamo niente.»

«Sì» disse Elayne, in tono altrettanto duro. «Non sarò in grado d’affrontare un Reietto, ma intendo strappare la pelle a Liandrin!»

«Certo, certo» disse quietamente Mat. Erano matte? Volevano dare la caccia all’Ajah Nera e anche ai Reietti? «Volevo dire soltanto che la parte più difficile è fatta. La Pietra è caduta nelle mani del Popolo del Drago, Rand ha Callandor e Shai’tan è morto.» Lo sguardo di Moiraine era così duro che Mat pensò per un momento che la Pietra stessa vibrasse.

«Taci, stupido!» disse l’Aes Sedai, con voce tagliente come lama. «Vuoi richiamare su di te l’attenzione del Tenebroso?»

«Ma è morto!» protestò Mat. «Rand l’ha ucciso. Ho visto il cadavere!» E che puzzo, mandava! Non credeva che un corpo potesse decomporsi così in fretta.

«Hai visto “il cadavere"» disse Moiraine, con una smorfia. «Un corpo umano. Non il Tenebroso.»

Egwene e le altre due parevano confuse quanto Mat. Rhuarc pareva pensare a una battaglia che credeva vinta e che, scopriva ora, non era stata nemmeno combattuta.

«Allora chi era?» domandò Mat. «Moiraine, la mia memoria ha buchi sufficienti per un carro con tutti i cavalli, ma ricordo d’avere sognato Ba’alzamon. Lo ricordo! Maledizione, non vedo come potrei dimenticarlo! E ho riconosciuto cosa restava di quella faccia.»

«Hai riconosciuto Ba’alzamon» disse Moiraine. «O meglio, l’uomo che si definiva Ba’alzamon. Il Tenebroso vive ancora, imprigionato a Shayol Ghul, e l’Ombra cade ancora sul Disegno.»

«La Luce ci illumini e ci protegga» mormorò Elayne, con un filo di voce. «Pensavo... pensavo che ormai i Reietti fossero la cosa peggiore di cui preoccuparci.»

«Sei sicura, Moiraine?» disse Nynaeve. «Rand era sicuro... è sicuro... d’avere ucciso il Tenebroso. Non capisco! Come fai a essere così certa? Se quello non era il Tenebroso, chi era?»

«Sono così certa per la più semplice delle ragioni, Nynaeve. Anche se la decomposizione è stata repentina, si trattava di un cadavere umano. Credi che il Tenebroso lascerebbe un cadavere umano? Quello ucciso da Rand era davvero un uomo! Forse era il primo Reietto liberato, forse un Reietto mai imprigionato. Forse non sapremo mai qual è l’ipotesi giusta.»

«Forse so chi era» disse Egwene. Esitò, con una ruga d’incertezza. «Almeno, potrei avere un indizio. Verin mi mostrò una pagina d’un antico libro che menzionava Ba’alzamon e Ishamael insieme. Era scritta quasi in Tono Aulico e risultava pressoché incomprensibile, ma ricordo qualcosa circa “un nome nascosto dietro un nome". Forse Ba’alzamon era Ishamael.»

«Forse» disse Moiraine. «Forse era Ishamael. In questo caso, almeno nove dei tredici sono ancora vivi. Lanfear e Sammael e Ravhin e... Puah! Anche sapere che alcuni di questi nove sono liberi non è la cosa più importante.» Posò la mano sul disco bianco e nero. «Tre sigilli sono spezzati. Ne rimangono intatti quattro. Solo questi quattro sigilli si frappongono fra il Tenebroso e il mondo come lo conosciamo noi. Quale che sia la battaglia che qui abbiamo vinto... battaglia o scaramuccia... è ben lontano dall’essere l’ultima.»

Mat le fissò e scosse la testa. “Maledette donne!" pensò. “Sono pronte a continuare con questa storia, a continuare la caccia all’Ajah Nera, a tentare di combattere i Reietti e il maledetto Tenebroso. Bene, non pensino che verrò di nuovo a tirarle fuori dalla bagna. Si arrangino, ecco tutto!"

Mentre cercava qualcosa da dire, un battente si aprì e lasciò entrare nella stanza una donna alta e giovane, di portamento regale, che aveva sulla fronte un diadema con un falco d’oro il volo. I capelli neri sfioravano le spalle chiare, lasciate scoperte dalla veste della più fine seta rossa, insieme con una considerevole porzione di quello che Mat ritenne un petto ammirevole. Per un momento la donna esaminò Rhuarc, con occhi neri, grandi; poi rivolse lo sguardo alle donne intorno al tavolo, uno sguardo gelido e imperioso. Parve ignorare del tutto Mat.

«Non sono avvezza a portare messaggi» annunciò, agitando nella mano sottile una pergamena ripiegata.

«E tu chi sei, bambina?» domandò Moiraine.

La giovane donna si raddrizzò ancora, cosa che Mat avrebbe ritenuto impossibile. «Sono Berelain, Prima di Mayene» rispose. Con gesto altezzoso gettò sul tavolo, davanti a Moiraine, la pergamena e si girò verso la porta.

«Un momento, bambina» disse Moiraine, aprendo la pergamena. «Da chi l’hai avuta? E perché l’hai portata, se sei così poco avvezza a portare messaggi?»

«Non... non lo so» rispose Berelain, sempre guardando la porta. Pareva perplessa. «Era una donna... impressionante.» Si scosse e parve ricuperare l’alta opinione di sé. Per un momento, con un lieve sorriso, squadrò Rhuarc. «Sei il capo di questi Aiel? Lo scontro ha disturbato il mio sonno. Forse ti chiederò di pranzare con me. Uno di questi giorni, abbastanza presto.» Girando solo la testa, guardò Moiraine. «Mi dicono che il Drago Rinato ha preso la Pietra. Informa il Drago che la Prima di Mayene cenerà con lui stasera.» E uscì a passo di marcia: Mat non riuscì a trovare altro modo per descrivere l’incedere di quel corteo formato da una donna sola.

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