Hal Clement - Luce di stelle

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Chi non ricorda il pianeta Mesklin e i suoi straordinari abitanti, costretti a vivere in condizioni di gravità proibitive per gli esseri umani? Gli eroi meskliniti di Hal Clement tornano in questo romanzo, in sé pefettamente autonomo, che è di fatto il secondo capitolo della saga iniziata con
(
), tenuto a battesimo in Italia proprio sulle pagine di URANIA. Ancora una volta la pazienza, il coraggio e le straordinarie caratteristiche fisiche dei meskliniti permetteranno loro di avere ragione di un mondo in cui la forza di gravità è così schiacciante da rappresentare da sola il più terribile e immediato dei pericoli. Senza contare le numerose incognite di questa nuova e inedita missione nello spazio, scritta da un maestro della tecnologica…

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Il comandante rispose con un gesto di impazienza.

— Queste sono paure insensate. Per mancanza di tempo non ho potuto imparare tutto ciò che gli alieni volevano insegnarmi, ma una cosa l’ho capita: le regole essenziali delle cose sono semplici. Una volta che gli umani iniziarono a scoprire queste regole essenziali passarono dal veliero all’astronave nel giro di duecento anni. I palloni aerostatici sono invenzioni molto semplici, tanto che riesco a capirli persino io. Dotarli di motore non cambia molto le cose: valgono le stesse regole.

Il tecnico osservò pensieroso il comandante e la sua mente divagò per un attimo tra microchip, circuiti televisivi e fasci di elettroni. — Immagino — disse poi — che una tenda soffiata via dal vento o un galeone spinto fuori rotta da una bufera costituiscano altrettanti esempi di queste regole.

Barlennan non voleva dare subito una risposta affermativa, ma non poté fare altro.

Stava ancora cercando di allontanare i dubbi instillati nella sua mente dall’osservazione del tecnico, ottenendo però solo il risultato di alimentare ancor di più tutte le sue paure, quando un messaggero gli portò notizia di una chiamata degli umani. Erano trascorse circa venti ore dall’ultimo contatto con loro. Non appena entrò in sala radio, Guzmeen parlò brevemente in un microfono e un minuto più tardi il volto di un uomo che nessuno dei due conosceva comparve sullo schermo.

— Sono Ib Hoffmann, il marito di Easy e il padre di Benj — disse lo sconosciuto senza preamboli. — Sto parlando solo con voi due, Barlennan e Dondragmer; tutto il personale è adesso impegnato con la nuova emergenza. Voglio rivolgermi a voi nella vostra lingua, facendo del mio meglio per sbagliare il meno possibile. In ogni caso mia moglie si trova qui di fianco a me; conosce benissimo quello che voglio dirvi e pertanto mi correggerà in caso si renda necessario. Vi ho chiamati in questo modo perché credo sia arrivato il momento di chiarire alcuni malintesi, ma non ho intenzione di parlarne con nessun altro che con voi due. Capirete il perché man mano che il discorso andrà avanti. Mi viene un po’ difficile perché odio dover definire qualcuno un bugiardo in qualsiasi lingua.

“Innanzitutto, Barlennan, volevo farle le mie congratulazioni. Sono praticamente sicuro che consentendo a un mesclinita di pilotare la navetta abbiamo esaudito uno dei suoi più profondi desideri; scommetterei tra l’altro che questo è avvenuto molto prima di quanto i suoi piani più ottimistici lasciassero sperare. Oh, non posso dire che mi dispiaccia, anzi: speravo che succedesse. Immagino che si sia posto l’obbiettivo di costruire un’astronave interstellare per conto suo e la capisco benissimo. Per me va bene: se vuole l’aiuterò.

“Mi sembra però che lei si sia convinto che gli umani farebbero di tutto per impedirglielo e in effetti debbo ammettere che molti ci proverebbero, anche se le dirò che ormai l’unico in grado di ostacolarla veramente si trova sotto il nostro controllo. Le posso assicurare la mia sincerità per quanto riguarda questa faccenda, ma immagino che non mi crederà: lei conosce troppo la doppiezza per fidarsi ancora degli altri. Peccato. Quanto lei creda sincero quello che sto dicendo non è affar mio: io debbo comunque dirlo.

“Non posso sapere fino a che punto la situazione è stata distorta, ma posso provare a indovinare. Sono praticamente certo che quella della Esket non sia altro che una messinscena; per quanto riguarda la Kwembly provo un’istintiva fiducia per Dondragmer, ma esiste la possibilità che anche là i guai siano fasulli. Credo anche che lei conosca Dhrawn molto più a fondo di quanto ci ha fatto credere. Non le dirò che non mi importa, perché non è vero: siamo qui per imparare e tutto quello che lei ci nasconde è una perdita per il progetto. Non posso minacciarla di qualche penale per inadempienza del contratto perché non posso provare che le inadempienze esistano e quindi non mi trovo in posizione da minacciare alcunché. E in ogni caso non nutro alcun desiderio di minacciare ritorsioni. Quello che voglio è persuaderla a lavorare alla luce del sole. Credo che sia molto meglio per tutti non celare segreti imbarazzanti. Forse siamo giunti al punto in cui continuare così può costar caro a noi ma può costare tutto a voi. Per farvi capire meglio questo rischio ho intenzione di raccontarvi una breve storia.

“Voi sapete che gli umani respirano ossigeno come i mescliniti l’idrogeno, anche se viste le nostre dimensioni il nostro sistema cardiorespiratorio è molto più complesso del vostro. Per via di questa complessità, gli umani soffocano in brevissimo tempo se privati di ossigeno entro una gamma di pressioni alquanto ristretta.

“Circa tre quarti della Terra sono coperti d’acqua. Noi non possiamo respirare sott’acqua senza equipaggiamento apposito e l’uso di questo equipaggiamento costituisce un autentico passatempo per gli umani. Consiste essenzialmente di una bombola di aria compressa e di un sistema di valvole che rilasciano ossigeno in risposta alla sollecitazione dei nostri organi respiratori. Semplice ed efficace.

“Sei anni fa, a undici anni, Benj costruì uno di questi sistemi progettandolo da solo con un poco della mia assistenza. Costruì anche la bombola e il meccanismo di regolazione utilizzando normali utensili di lavoro identici a quelli esistenti in tanti altri laboratori, proprio come aveva costruito meccanismi più complicati quali turbine a gas e altro ancora. Provò le parti con la mia assistenza e tutto funzionò alla perfezione. Poi calcolò quanto sarebbe durata l’aria nella bombola e finalmente decise di provare tutto il sistema sott’acqua. Io mi immersi con lui per sicurezza, usando un normale sistema commerciale.

“Sono certo che entrambi conoscete il principio dell’idrostatica e le leggi che regolano l’azione dei gas, o almeno so che nella vostra lingua avete inventato nuove parole per designarne i principi, ma forse non sapete che a una certa profondità una riserva di gas durerà solo la metà rispetto alla superficie. Benj lo sapeva, ma pensò che sarebbe rimasta comunque una riserva di gas per quanto riguardava l’ossigeno e quindi che una bombola di un’ora sarebbe rimasta tale indipendentemente dalla profondità fino a quando la pressione del gas fosse rimasta al di sopra di quella dell’acqua.

“Per farla breve, non fu così. L’aria terminò in un terzo del tempo che aveva calcolato e io riuscii a salvarlo appena in tempo. A causa del veloce cambiamento di pressione e di alcune caratteristiche del corpo umano che voi sembrate non condividere, Benj quasi morì. L’origine del problema era che il metabolismo della respirazione umana non viene controllato dall’ossigeno nel sangue ma dall’anidride carbonica, uno dei prodotti di scarto. Per mantenere costanti i valori di questo scarto dobbiamo inalare un normale volume d’aria nei nostri polmoni tutto il tempo, indipendentemente dal contenuto di ossigeno e dalla pressione. Pertanto un’ora di riserva d’aria a una pressione normale equivarrà a mezz’ora a dieci metri sott’acqua, a venti minuti a venti metri sott’acqua e così via.

“Non voglio offendere l’intelligenza di nessuno domandando se avete capito la mia storia, ma mi piacerebbe sentire cosa ne pensate.”

Le risposte furono interessanti, sia per il loro contenuto sia per il tempo impiegato a elaborarle. La voce di Barlennan uscì dall’amplificatore con poco ritardo rispetto all’intervallo di trasmissione. Dondragmer invece attese parecchio prima di rispondere e prestò attenzione a non sovrapporsi alle parole del suo comandante.

— Mi sembra naturale che una conoscenza incompleta possa condurre a molti errori — disse Barlennan — ma non vedo cosa c’entri questo con le ultime vicende. Sappiamo benissimo che le nostre conoscenze non potranno mai essere complete in così breve tempo; la nostra esistenza qui è costellata di pericoli proprio per questo motivo. Perché enfatizzare adesso l’argomento? Trovo invece più opportuno discutere delle difficoltà dello Smof. Mi viene il sospetto che tutto questo discorso faccia da preludio alla notizia che un altro ricognitore è andato perso per qualcosa che i progettisti non avevano considerato. Se è così non si preoccupi: capisco benissimo che non si possa sapere tutto in anticipo.

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