— Una scusa per cosa?
— Per fare esattamente quello che credo Barlennan abbia cercato di farci fare tutto il tempo: far salire un pilota mesclinita sulla navetta. Immagino che voglia assistere ai varo di un’astronave interstellare mesclinita prima di invecchiare, in modo che possa condurre tra le stelle la stessa vita che era abituato a condurre sugli oceani. Forse non sa ancora che può utilizzare solo un balzo quantistico alla volta.
— Tu pensi davvero che Barlennan punti a questo? Ma perché dovrebbe importargli di avere i suoi propri piloti spaziali? E adesso che ci penso, perché non è stato già fatto se i mescliniti possono imparare?
— Perché è andata così. Ma non ci sono dubbi sul fatto che i mescliniti siano in grado di condurre un’astronave.
— Ma perché è andata così? Mi sembra assurdo.
— Preferirei non approfondire troppo l’argomento adesso. Sono un tipo a cui piace cercare quanto di positivo esiste nella gente, e in questa faccenda i miei sentimenti non riflettono molto credito sia sull’intelligenza che sulla razionalità della razza umana.
— Posso solo indovinare, allora — replicò Benj. — Ma cosa ti fa pensare che questa impostazione possa cambiare adesso?
— Perché adesso, al costo insignificante di discendere tutti allo stesso livello di ragionamento emozionale abbiamo un argomento per far leva sui sentimenti dell’uomo, siano essi nobili o meno nobili. Adesso scenderò di sotto al laboratorio di planetologia e mi metterò a protestare. Ho intenzione di chiedere ai chimici perché ancora non sanno come mai la Kwembly è stata risucchiata nel torrente in quel modo e quando mi risponderanno che non potranno mai saperlo fino a quando non hanno per le mani un campione di quel fango domanderò loro come mai non ce l’hanno. Ho intenzione di chiedere come mai perdono tempo con dati sulla sismicità e rifrazione neutrinica quando potrebbero benissimo analizzare campioni di minerali inviati qui ogni volta che un ricognitore si ferma per dieci minuti. Se invece non vogliamo scendere a questo livello e preferiamo lavorare sui sentimenti più nobili, farò appello a quel minimo di sensibilità che dovrebbe esistere in tutti noi per raccontare dell’ingiustizia e della crudeltà insita nella sorte dei due timonieri, condannati a soffocare lentamente su un mondo alieno ad anni luce di distanza da casa. Questo potrebbe funzionare se dobbiamo portare il caso davanti a un’alta autorità o renderlo di dominio pubblico. Mi auguro che non sia il caso, ma non rifiuterei adesso di combattere con tutte le armi per far valere le mie ragioni.
“Se Alan si oppone per gli alti costi di esercizio della navetta (la parsimonia è il suo motto, ma a volte esagera) ribatterò a ogni argomento fino a travolgerlo. L’energia è praticamente illimitata e gratuita da quando abbiamo scoperto i generatori a fusione; quello che costa è il personale. Ma comunque dovrà utilizzare un equipaggio mesclinita, evitando quindi di sobbarcarsi i costi per istruirli eventualmente in futuro. Inoltre, lasciare la navetta inutilizzata significa sprecare comunque una risorsa. So benissimo che esiste un piccolo controsenso in questa logica, ma se tu la farai notare a qualcuno ti sculaccerò per la prima volta da quando avevi sette anni anche se non hai più l’età per queste cose.”
— Non c’è bisogno che te la prenda con me, papà.
— Non me la sto prendendo con te. In effetti, non sono tanto arrabbiato quanto nervoso.
— Nervoso? E per cosa?
— Per quello che può succedere a Barlennan e ai suoi su quello che tua madre chiama “quell’orribile pianeta”.
— Ma perché? Perché adesso più di prima?
— Perché sto lentamente realizzando che Barlennan è una creatura intrepida e intelligente, capace di profondi sentimenti, ambiziosa e ragionevolmente ben educata, proprio come il mio solo figlio sei anni fa: ricordo benissimo la tua abilità alla scuola di volo spaziale. Vieni. Dobbiamo aprire la nostra scuola di astronautica e cominciare a radunare gli studenti.
A duecentocinquanta chilometri la navetta appariva come una piccola stella che rifletteva la pallida luce di Lalande 21185. Benj osservò l’astronave salire oltre quella quota e sistemarsi in un’orbita considerata sicura dal suo pilota, che di tutto discuteva con l’umano tranne che dei dettagli tecnici. Poter mantenere una vera conversazione senza dover aspettare il solito minuto era un’emozione così nuova da spingere Benj e Beetchermarlf a chiacchierare dimentichi di ogni cosa.
Queste conversazioni comunque dovettero, dopo un po’, diradarsi. Benj era molto occupato col lavoro e, sospettava, McDevitt voleva fargli recuperare il tempo perduto. Beetchermarlf veniva inviato spesso troppo lontano per fare pratica con la navetta per poter rispondere alle chiamate e molto frequentemente era troppo impegnato per poter conversare con chiunque non fosse il suo istruttore.
— Ora di andare, Beetchermarlf — disse il ragazzo sentendo Tebbets fischiettare mentre scendeva le scale. — Il professore di astronomia sta per arrivare.
— Sono pronto in ogni momento — replicò il mesclinita. — Stavolta vuole usare la mia lingua o la vostra?
— Te lo dirà lui. A me non ha detto nulla. Eccolo qui — fece Benj.
L’astronomo invece si rivolse a Benj guardandosi intorno prima di parlare. I due fluttuavano in assenza di peso nella sezione di osservazione diretta che equivaleva al perno centrale della grande stazione circolare e Tebbets aveva pensato che la navetta e il suo studente si trovassero nelle vicinanze. Ma tutto ciò che riuscì a vedere fu la cupa tinta rossastra del sole su un lato e la massa scura di Dhrawn, grande poco più della luna vista dalla Terra, sull’altro.
— Dov’è il mesclinita, Benj? Credevo di avervi sentito parlare e quindi pensavo si trovasse vicino. Spero non arrivi in ritardo. Ormai dovrebbe riuscire a risolvere le orbite d’intercettazione, anche se con l’abaco piuttosto che col computer.
— Infatti si trova vicino — rispose Benj indicando lo spazio vuoto — ad appena duecentocinquanta chilometri su un’orbita di diciassette virgola otto minuti attorno alla stazione.
Tebbets sgranò gli occhi. — Ridicolo. Non credo proprio che questo ammasso di ferraglia riesca a proiettare un oggetto attorno a sé in quel periodo neanche se si trovasse a cinquanta metri. I motori debbono senz’altro essere accesi e probabilmente in accelerazione.
— Infatti, signore. Un’accelerazione di circa duecento G. Il periodo equivale a una rotazione completa di Mesklin e l’accelerazione alla gravità presente sul pianeta. Beetchermarlf dice che non si è sentito così rilassato da quando ha firmato con Barlennan. Peccato solo che la luce sia tanto scarsa.
L’astronomo abbozzò lentamente un sorriso.
— Capisco. Questo sì che ha un senso. Avrei dovuto pensarci subito. Bene, ho qui degli esercizi per lui ma credo proprio che quello che sta facendo vada bene ugualmente. Immagino che possiamo cominciare. Preparerò per lui qualcos’altro sullo stesso genere. Può assistere anche lei, Benj? Non vorrei avere dei problemi per farmi capire… ho provato a tradurre in stennita la maggior parte della lezione per fare in modo che non possano sorgere malintesi importanti, ma è meglio non rischiare.
— Peccato che la Kwembly sia andata persa in quel modo — disse Aucoin — ma Dondragmer e il suo equipaggio stanno compiendo uno studio molto utile su quell’area in attesa dei soccorsi. Rimango convinto che sia stata una buona idea inviare il Kalliff dalla colonia con un equipaggio ridotto all’osso e farli lavorare mentre aspettano piuttosto che riportarli alla colonia con la navetta. Questo avrebbe tra l’altro comportato dei pericoli… almeno fino a quando il corso d’istruzione dei piloti mescliniti non sarà terminato. Atterrare una sola volta vicino alla Kwembly e tornare subito nello spazio si è dimostrato il modo più sicuro di agire.
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