Barlennan rivolse un’occhiata a Guzmeen e agli scienziati. Nessuno disse nulla, ma tutti pensavano la stessa cosa: gli umani avevano tralasciato di osservare lo schermo e si erano dimenticati di registrare le immagini. Non si poteva certo definire un momento felice per loro. Benj stava ancora parlando.
— L’audio non era attivato perché nessuno stava parlando con Reffel in quel momento. Nessuno ha idea di cosa possa essere successo. Comunque, è successo poco prima che mia madre vi chiamasse. Tra le due sparizioni saranno passate circa due ore e mezzo. Per l’altra domanda bisognerà attendere perché il signor Cavanaugh non è ancora tornato.
Barlennan si sentì un po’ confuso dai calcoli, perché il ragazzo aveva parlato in mesclinita definendo però le ore in termini umani. Dopo qualche ponderazione, riuscì comunque a dare un senso al resoconto di Benj.
— Non vorrei dover protestare — rispose — ma mi pare di capire dal suo racconto che tra il momento in cui la Kwembly è rimasta bloccata e la scomparsa di Kervenser sono passate due delle vostre ore. Nessuno ci ha detto nulla. Conosce il motivo di questa mancanza? Certo non potevo fare niente nell’immediato, ma mi pare di ricordare che ci fosse un accordo tra noi proprio sull’aggiornamento tempestivo delle informazioni che provengono dai ricognitori. Non so quale sia il suo compito alla stazione spaziale, e forse lei non può rispondermi, ma ho sentito dal mio addetto alle comunicazioni che lei ha parlato molto con la Kwembly e quindi che potrebbe aiutarci. Attendo la risposta.
Barlennan aveva diversi motivi per parlare in quel modo. Il primo era abbastanza ovvio: voleva saperne quanto più possibile su Benj Hoffman, soprattutto perché si dimostrava notevolmente capace nella loro lingua e, se Guzmeen aveva ragione, sembrava felice di parlare con dei mescliniti. Forse poteva diventare un altro elemento affidabile alla stazione e in tal caso era utile sapere in anticipo quanto pesava la sua opinione.
Voleva anche sapere se era vero che il ragazzo aveva parlato a lungo con i marinai della Kwembly. A Barlennan non sfuggì certo che Benj Hoffman era troppo giovane per ricoprire incarichi di responsabilità: la selezione di parole e lo stile espositivo rappresentavano semplicemente una forma di cortesia, che comunque poteva tornare utile se si fosse stabilita una relazione amichevole.
La risposta del ragazzo fu inconclusiva per un verso ma molto promettente per l’altro.
— Non ho idea del perché non vi hanno detto di Kervenser e dell’incidente alla Kwembly — disse. — Credevo che avessero provveduto subito. Della Kwembly conosco Beetchermarlf, con cui ho parlato spesso ultimamente. Non so se lo conosce, ma è uno dei timonieri di Dondragmer. Con lui si può parlare e non solo ascoltare. Quando ho sentito che era rimasto bloccato sotto il ghiaccio ho subito cercato il modo migliore di liberarlo, tralasciando il resto. Non sono rimasto sempre qui al salone delle comunicazioni, perché non sono in servizio come operatore radio. Vengo qui solo per parlare con Beetchermarlf. Ammetto comunque che il messaggio sarebbe dovuto arrivarvi subito: se volete sapere chi doveva ritrasmetterlo e non lo ha fatto, posso andare a chiamare mia madre o il signor Mersereau.
“Non so bene come spiegare il mio lavoro alla stazione e i miei trascorsi prima di venire qui. Sulla Terra quando qualcuno termina il corso di educazione di base, che tutti debbono seguire e che comprende materie quali lo studio della nostra lingua, le scienze e la sociologia, deve far pratica con il lavoro per cui ha studiato per tre o quattro dei nostri anni per avere accesso alla specializzazione o a ulteriori corsi di studi. Nessuno lo dice chiaramente, ma è cosa risaputa che la gente per cui lavori ha sempre l’ultima parola su di te. E così, ufficialmente sarei assegnato al laboratorio di aerologia col compito di sistema di allarme per i miei superiori, ma in realtà chiunque abbia bisogno di me non deve far altro che passare dal laboratorio e domandare al superiore di turno. Comunque, debbo ammettere che nessuno mi rende la vita difficile e quindi ho potuto parlare spesso con Beetchermarlf in questi ultimi giorni.”
Grazie ai suoi cinquant’anni di esperienza, Barlennan non trovò molte difficoltà a comprendere il concetto che stava dietro la definizione umana di “giorno”. — Naturalmente — continuò il ragazzo — parlare la vostra lingua aiuta molto. Mia madre è bravissima con le lingue, e io ho imparato da lei. Ha cominciato a parlare la vostra circa dieci anni fa, quando papà è stato chiamato a lavorare al “progetto Dhrawn”. Immagino che da oggi in poi sarò semi-ufficialmente impiegato come addetto alle comunicazioni. Ah, ecco il signor Cavanaugh con uno degli astronomi il cui nome credo sia Tebbetts. Mentre loro risponderanno alla sua domanda sulle luci, io cercherò di saperne di più sull’altra faccenda.
Il volto di Benj fu sostituito sullo schermo da quello dell’astronomo, un uomo dalle caratteristiche così insolite da sorprendere Barlennan. Non aveva mai visto un uomo con la barba prima di allora, anche se si era abituato a tutte le varianti di colore della pelle e di lunghezza dei capelli. Tebbetts tra l’altro sembrava un Van Dyke in miniatura, con la barba aggiustata in modo da rendere possibile indossare l’elmetto spaziale. All’occhio di un mesclinita però la differenza rimaneva ugualmente drastica. Perplesso, Barlennan decise che domandare ragione di quell’anomalia poteva sembrare scortese e decise di lasciar perdere. Poteva sempre chiedere a Benj più tardi. Non c’era nulla da guadagnare dal mettere qualcuno in imbarazzo.
Con gran sollievo del capitano mesclinita l’anomalia facciale dello sconosciuto non interferiva con la sua dizione. Forse Tebbetts conosceva i suoi dubbi, perché cominciò a parlare per primo, usando la lingua umana.
— Possiamo vedere da qui qualsiasi luce artificiale in vostro possesso, incluse le semovibili, anche se abbiamo dei problemi se non sono puntate nella nostra direzione. Questo è possibile con la strumentazione ordinaria: fotomoltiplicatori a mosaico con obbiettivi appropriati e altro ancora. Insomma, qualsiasi informazione vi serva può essere ottenuta nel giro di minuti. Cosa dobbiamo fare per voi?
Questa domanda colse Barlennan impreparato. Nei pochi minuti trascorsi dalla discussione con i suoi scienziati si era convinto sempre più che gli umani avrebbero negato un’eccessiva sensibilità dei loro strumenti verso la luce. Comunque, se il comandante fosse stato un po’ più intuitivo non avrebbe risposto come fece. In effetti si pentì di quelle parole non appena terminò di pronunciarle.
— Non dovreste incontrare difficoltà a vedere la Kwembly, il ricognitore bloccato dal ghiaccio la cui posizione dovrebbe esservi ben nota. Le luci del ponte sono accese. I suoi due volatori sono scomparsi e anche loro normalmente hanno le luci di posizione accese. Vorrei che esploraste un’area di diciamo duecento chilometri attorno alla Kwembly per vedere se scoprite delle luci, riferendo sia a me che a Dondragmer qualsiasi movimento insolito riusciate a osservare. Ci vorrà molto? L’intervallo di trasmissione era abbastanza lungo da consentire a Barlennan di rendersi conto dell’errore; ma ormai, non c’era nulla da fare se non sperare, anche se questa definizione era inadatta a spiegare l’attitudine mesclinita in questi casi. Ma la risposta lo risollevò un poco. Forse l’errore non era affatto irreparabile, sempreché gli umani non si fossero accorti delle due luci non troppo distanti dalla Kwembly.
— Le confesso di aver pensato che si parlasse esclusivamente di scoprire delle luci. Scoprire delle luci in movimento è più difficile, specialmente da qui. Comunque, potremmo provare a risolvere il suo problema se i due elicotteri scomparsi stanno volando con le luci ancora accese, ma in caso di incidente non credo che ci siano molte possibilità di vedere alcunché. In ogni caso vado subito a dare le disposizioni necessarie.
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