Robert Heinlein - La Luna è una severa maestra

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— Certamente, il rumore prodotto da un velivolo supersonico che…

— Lascia perdere la definizione. Subito dopo aver interrotto gli effetti più gravi, scuoti i condotti dell’aria ogni cinque o sei minuti, causando quanto di più simile a un bang sonico. E infine, diamogli una lezione che gli rimanga ben impressa in testa. Dunque… Mike, puoi far funzionare all’indietro il sifone dei gabinetti?

— Certamente! Tutti?

— Quanti ne ha?

— Sei.

— Bene… programma una bella spinta per tutti e sei, quanto basta per inondargli i tappeti. Ma se ce n’è uno vicino alla sua camera da letto, fai una fontana fino al soffitto. Puoi?

— Programma inserito!

— Molto bene. E adesso, al lavoro. — Nella scatola di ricezione del vocalizzatore di Mike c’era spazio per inserire e nascondere il nuovo apparecchio. Ci impiegai quaranta minuti con il braccio numero tre. Feci prima una prova interna poi gli chiesi di chiamare Wyoh e di controllare ogni circuito.

Per dieci minuti ci fu tranquillità. Ne approfittai per lasciare tracce del lavoro che non avevo fatto, per rimettere a posto gli attrezzi, cambiarmi il braccio, riporre la lista di mille barzellette che Mike aveva stampato in precedenza.

Non c’era bisogno di eliminare la voce di Mike. Ci aveva già pensato lui prima di me e aveva tolto il sonoro ogni volta che aveva sentito qualcuno avvicinarsi alla porta. Dato che i suoi riflessi erano mille volte più rapidi di quelli umani, non mi preoccupai più della questione.

Alla fine Mike disse: — Tutti i circuiti a posto. Posso inserirli e staccarli a metà di una parola nel corso di una conversazione e Wyoh non nota alcuna interruzione. Inoltre ho chiamato Prof e ho chiacchierato con Mum al suo telefono di casa, tre telefonate contemporaneamente.

— Benissimo! Che scusa hai inventato per chiamare Mum?

— Le ho detto di farmi telefonare da te appena rientravi, di chiamare Adam Selene, cioè. Poi abbiamo parlato del più e del meno. Ha una conversazione affascinante. Abbiamo discusso la predica che ha fatto Greg martedì scorso.

— Eh? Come?

— Le ho detto che l’avevo sentita anch’io, Man, e le ho citato anche una frase poetica.

— Oh, Mike!

— Nessun rischio, Man. Le ho lasciato credere che io fossi seduto nell’ultima fila, e che me ne fossi andato durante l’inno finale, senza farmi notare. Lei sa che non desidero essere visto.

Mum è la donna più curiosa che ci sia sulla Luna. — Immagino che non sia un grave rischio. Ma non farlo più. Però, no… fallo ancora. Intervieni pure a riunioni, concerti e roba del genere.

— Sì, Man, purché qualche impiccione non mi tagli il collegamento mettendo le mani dove non deve. Non posso controllare quelle derivazioni come posso fare con il centralino telefonico.

— Cerchiamo di evitarlo, in avvenire. Intanto dimmi, quante probabilità abbiamo di successo, attualmente?

— Approssimativamente una su nove, Man.

— Le cose si mettono al peggio?

— Man, continueranno a peggiorare per mesi. Non siamo ancora arrivati al punto crisi.

— Torniamo al discorso di prima. D’ora in poi, quando parli al telefono con chiunque, se il tuo interlocutore è stato a una conferenza o una qualsiasi manifestazione pubblica, fagli sapere, prove alla mano, che c’eri anche tu.

— Va bene, Man, ma perché?

— Hai letto la Primula Rossa ? Dovrebbe essere nella biblioteca pubblica.

— L’ho letto. Vuoi che te lo rilegga?

— No, no! Volevo dire che tu sei la nostra Primula Rossa, il nostro uomo del mistero. Tu vai dappertutto, sai tutto, entri ed esci dalla città senza passaporto. Sei dovunque, eppure nessuno riesce mai a vederti.

Le sue luci lampeggiarono in una specie di risata sommessa. — È molto divertente, Man. Divertente una volta, due volte, forse divertente per sempre.

— Sì, Mike, per sempre. A proposito, da quando hai interrotto gli scherzetti nella residenza del Governatore?

— Da quarantatré minuti. Ora sono nella fase dei bang periodici.

— Scommetto che la testa gli sta per scoppiare! Continua, per un quarto d’ora. Poi riferirò che la riparazione è terminata.

— Programmato. Wyoh ti ha inviato un messaggio, Man. Dice di ricordarti del compleanno di Billy.

— Ah, già, devo andare alla sua festa. Interrompi tutto. Me ne vado, ciao! — Mi precipitai fuori. Billy è il figlio di Anna, probabilmente il suo ultimo. Anna ha fatto molto nella nostra famiglia: otto figli, tre ancora a casa. Cerco di mantenermi equilibrato come Mum e di non mostrare preferenze per i nostri ragazzi… ma Billy è molto in gamba e gli ho insegnato io a leggere e scrivere. Mi sembra che mi assomigli molto.

Mi fermai nell’ufficio dell’Ingegnere Capo per lasciare la fattura e chiesi di vederlo. Mi fecero entrare, e lo trovai di umore bellicoso. Il Governatore doveva averlo tartassato molto. — Solo un istante — gli dissi. — Oggi è il compleanno di mio figlio e non voglio arrivare in ritardo alla festa. Ma devo prima mostrarvi una cosa.

Presi una busta dalla cassetta degli arnesi e la rovesciai sul suo tavolo: c’era dentro una mosca morta che avevo preso e carbonizzato con il saldatore. Non tolleriamo mosche nella Fattoria Davis, ma talvolta una riesce a infiltrarsi dalla città quando si apre la porta stagna. Quella mosca era finita nella mia officina proprio quando ne avevo bisogno. — Vedete? Indovinate dove l’ho trovata.

Su quella prova falsa improvvisai una conferenza sulla cura delle macchine delicate, parlai di porte chiuse e aperte, mi lamentai dei tecnici che stavano di guardia. — La polvere può mettere fuori uso un calcolatore, ma gli insetti sono addirittura una catastrofe. È imperdonabile! Eppure i vostri tecnici di guardia entrano ed escono da quella sala come se si trattasse della stazione della Metropolitana. Oggi, tutt’e due le porte aperte e quell’idiota che berciava sulla soglia. Se trovo un’altra prova che i pannelli i protezione sono stati rimossi da qualche sciocco inesperto che lascia entrare le mosche… insomma, l’impianto è vostro, ingegnere. Ho già più lavoro di quello che posso fare, e mi sono occupato dei vostri calcolatori solo perché le macchine mi piacciono molto. Ma non posso sopportare di vederle trattare con tanta incuria. Per ora, arrivederci.

— Aspettate, voglio dirvi una cosa.

— Mi dispiace, devo andarmene. Prendere o lasciare. Io non sono un cacciatore di mosche, sono un esperto di calcolatori.

Non c’è niente che possa rendere un uomo più nervoso che non dargli la possibilità di dire la sua. Con un po’ di fortuna e il Governatore che mi dava una mano, l’Ingegnere Capo avrebbe avuto una bella ulcera prima di Natale.

Ero comunque in ritardo e mi scusai umilmente con Billy. Ma la colpa era di Alvarez che ne aveva pensata un’altra delle sue: perquisizione all’uscita di tutti gli uffici e impianti dell’Ente. La subii senza reagire contro gli Arditi che mi frugavano dappertutto, volevo arrivare a casa al più presto. La cosa che li preoccupò fu il rotolo di carta con le mille barzellette stampate. — Che roba è? — chiese uno.

— Carta di calcolatore — risposi. — Una prova che ho fatto oggi.

Si avvicinò un altro poliziotto. Non credo che sapessero leggere. Volevano confiscarmi il rotolo e allora chiesi di parlare con l’Ingegnere Capo. Mi lasciarono andare.

Quando me ne andai non ero affatto seccato. Più andava avanti quella storia e più le guardie sarebbero state odiate.

15

La decisione di personalizzare Mike sempre di più sorse dalla necessità che ogni compagno potesse telefonargli nelle più svariate occasioni. Il mio consiglio a proposito di conferenze e pubbliche manifestazioni era soltanto una trovata marginale.

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