Robert Heinlein - La Luna è una severa maestra

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Prof ci mise sulla strada giusta: era più facile suscitare l’odio della gente che il loro amore.

Per fortuna, ci diede un aiuto il Capo della Sicurezza, Alvarez. Quei nove piedipiatti uccisi furono sostituiti con novanta giubbe gialle: l’Ente era stato trascinato, sia pure con riluttanza, a fare una cosa che non avrebbe dovuto mai fare, cioè a spendere soldi per combatterci. E una follia tira l’altra.

Il corpo di guardia del Governatore non era mai stato numeroso, nemmeno nei primi tempi. Guardiani di prigione e secondini, nel termine classico della parola, erano inutili sulla Luna. Era stato proprio questo il motivo per cui era stata fondata una colonia penale quassù: costava poco. Il Governatore e il suo Vice, nonché i pezzi grossi che venivano in visita dalla Terra, dovevano essere adeguatamente protetti, ma la prigione non aveva bisogno di guardie. Fu sospeso perfino il servizio di guardia alle astronavi quando risultò evidente che non era necessario. Nel maggio 2075 il corpo di guardia era ridotto all’osso, e le giubbe gialle erano tutti nuovi venuti dalla Terra.

La perdita di nove uomini in una sola notte fece venire a qualcuno una paura terribile.

Di certo si spaventò Alvarez. Depositò copie delle sue lettere di richiesta di rinforzi nell’ Archivio Zebra e Mike le lesse. Alvarez, un delinquente che aveva fatto il poliziotto sulla Terra per tutta la sua vita prima di venire condannato, poi la guardia del corpo sulla Luna dal giorno della sua deportazione, era probabilmente l’uomo più solo e spaventato che vivesse sulla Luna. Chiese che gli fossero inviati nuovi poliziotti, molti, e spietati, minacciando le dimissioni se non lo avessero accontentato… Era solo una minaccia per modo di dire e l’Ente avrebbe capito che barava se avesse conosciuto davvero la situazione sulla Luna. Se Alvarez avesse messo il naso in qualsiasi grotta in abiti civili e disarmato, sarebbe rimasto vivo fino all’istante in cui fosse stato riconosciuto.

Ottenne i rinforzi. Non riuscimmo mai a scoprire chi avesse preso quella decisione. Mort il Carceriere non aveva mai mostrato tendenze energiche. Sin dall’inizio aveva fatto la parte del Re Travicello. Forse Alvarez, che aveva da poco assunto il posto di Capo della Sicurezza, voleva mettersi in vista, o magari nutriva addirittura l’ambizione di diventare Governatore. Ma la teoria più verosimile è che il rapporto del Governatore sulle attività sovversive avesse convinto la direzione dell’Ente, sulla Terra, a fare un po’ di pulizia.

L’errore d’impostazione determinò un secondo errore: le nuove guardie del corpo, invece che essere scelte fra i nuovi deportati, erano soldati prelevati dalle prigioni militari, Arditi delle forze di pace delle Nazioni Federate. Era gente dura e pronta a tutto, non avevano nessuna voglia di venire sulla Luna e, appena arrivati, si resero conto che il servizio temporaneo di polizia era in realtà un viaggio senza ritorno. Cominciarono a odiare la Luna e i Lunari, cause della loro malasorte.

Appena Alvarez li prese in forza, organizzò un servizio di guardia di 24 ore su 24 a ogni stazione della Metropolitana che collegava le grotte e istituì i passaporti e il controllo dei passaporti.

Il provvedimento fu annunciato dai giornali e i Lunari ebbero una settimana di tempo per procurarsi i passaporti. La misura entrò in vigore una mattina alle otto. Molti Lunari non viaggiavano quasi mai, alcuni viaggiavano per affari, altri si recavano tutti i giorni al lavoro dalle grotte circostanti nei centri di Luna City e di Novylen e viceversa. Alcuni bravi ragazzi obbedienti compilarono le loro domande, pagarono la tassa, si fecero fotografare e ottennero il passaporto. Su consiglio di Prof, feci anch’io il bravo ragazzo, mi procurai il passaporto e lo unii al lasciapassare che già avevo per lavorare negli uffici dell’Ente.

Ma i bravi ragazzi non erano molti. I Lunari non credevano a quella storia. Passaporti? Chi ne aveva mai sentito parlare?

C’era uno dei nuovi soldati di Alvarez quella mattina alla Stazione Sud. Indossava l’uniforme gialla di guardia del corpo, invece che la sua divisa militare kaki, e si vedeva che odiava i panni che aveva indosso e odiava tutti noi. Io non stavo andando da nessuna parte, ero là a guardare la scena.

Fu annunciata la capsula per Novylen. Una trentina di viaggiatori si diressero al cancello d’ingresso. Giubba gialla chiese il passaporto al primo che gli si parò davanti. Quello cominciò a discutere. Il secondo viaggiatore superò a passo deciso il cancello. La guardia si volse e lanciò un grido. Altri tre o quattro passarono. A questo punto, la guardia fece per imbracciare il fucile. Glielo strapparono di mano e partì un colpo. Non era a raggi laser, ma un fucile a cartucce.

Il colpo finì sul pavimento. Io mi misi al riparo. Ci fu un ferito… la guardia. Quando il primo gruppo di passeggeri fu salito a bordo della capsula, il poliziotto giaceva a terra, immobile. Nessuno gli badava. Gli camminavano intorno o lo scavalcavano. Solo una donna, con un bambino in braccio, gli si fermò accanto, lo colpì deliberatamente con un calcio in faccia, poi salì a bordo. Forse era già morto. Non attesi di scoprirlo. Seppi poi che il corpo era rimasto là fino al secondo turno di guardia.

Il giorno successivo c’era una squadra di poliziotti alla Stazione Sud. Ma la capsula per Novylen partì vuota.

La situazione si appianò da sé. Quelli che dovevano viaggiare per lavoro ottennero il passaporto, gli irriducibili rinunciarono a viaggiare. Il servizio di guardia alle stazioni fu portato a due uomini, uno per il controllo dei passaporti, l’altro, a qualche passo di distanza, con il fucile imbracciato. La guardia che controllava i passaporti non era troppo meticolosa. Fu un bene, dato che la maggior parte erano falsi. Dopo qualche tempo venne rubata la carta con la quale si fabbricavano i passaporti autentici e quelli falsi erano in tutto e per tutto uguali a quelli ufficiali. Costavano di più, ma i Lunari preferivano i prodotti della libera iniziativa.

La nostra organizzazione non si mise a fabbricare passaporti falsi; ci limitavamo a incoraggiare l’attività dei falsari. Sapevamo con esattezza chi li aveva falsi, dato che Mike aveva l’elenco dei passaporti emessi regolarmente dall’Ente. La cosa ci serviva per dividere i nostri concittadini in liste bianche e nere, anche queste archiviate da Mike sotto il codice Bastiglia , dato che pensavamo che un uomo con un passaporto falso era già per metà dalla nostra parte. Impartimmo a tutte le cellule l’ordine di non reclutare mai nessuno che avesse il passaporto autentico. Se il compagno che doveva reclutare il nuovo membro della cellula non era sicuro, bastava che chiedesse, e dall’alto gli sarebbe venuta la risposta.

Ma i guai delle guardie non venivano solo dai passaporti. Non giova alla dignità di un poliziotto, né alla sua serenità, avere davanti agli occhi o, peggio ancora, alle spalle, una squadra di ragazzini che scimmiottano ogni suo gesto… o che corrono avanti e indietro urlando insulti e oscenità e facendo con le braccia gesti di significato universale. Per lo meno, le guardie prendevano quei gesti come insulti.

Una volta un poliziotto diede uno schiaffo a un bambino e l’intemperanza gli costò una mezza dozzina di denti. Risultato: due guardie e un cittadino morti. Dopo quell’episodio, i poliziotti ignorarono i bambini.

La nostra organizzazione non era la causa nemmeno di questo: ci limitavamo a incoraggiare i bambini. Chi avrebbe pensato che una signora distinta e amorosa come mia moglie Mum suggerisse ai bambini di comportarsi da mascalzoni? Eppure lo faceva.

Poi c’era un’altra cosa che rendeva nervosi questi uomini così soli e così lontani da casa: gli Arditi delle forze di pace erano stati inviati sulla Luna senza un’adeguata organizzazione di conforto.

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