Robert Heinlein - La Luna è una severa maestra
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- Название:La Luna è una severa maestra
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:1966
- Город:Milano
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Alcune delle nostre donne erano estremamente belle e cominciarono a farsi vedere nelle stazioni con indosso abiti più succinti del solito, cioè quasi nude, e profumate all’inverosimile, con essenze a lunga portata. Non parlavano con le giubbe gialle né le degnavano di uno sguardo, semplicemente passavano e ripassavano davanti a loro, ancheggiando come solo le ragazze della Luna sanno fare. Le donne sulla Terra non possono camminare così: sono incollate al suolo da una gravità sei volte superiore.
Ciò causava naturalmente assembramenti di uomini, vecchi, adulti e ragazzi, e c’erano fischi e applausi per la bellezza delle donne e risate di scherno all’indirizzo dei soldati in giallo. Le prime a dedicarsi a quest’attività furono ragazze da strada assoldate da noi, ma il fenomeno del volontariato si estese tanto in fretta che il Professore ben presto decise che era inutile spendere quattrini. Aveva ragione. Perfino Ludmilla, che era timida come un gattino, voleva provare, e non lo fece soltanto perché Mum le disse di non farlo. Ma Lenore, che aveva dieci anni di più ed era la bellezza di famiglia, ci provò e Mum non le rivolse alcun rimprovero. La prima volta tornò a casa rossa d’eccitazione, fiera di sé e ben decisa a prendere di nuovo in giro il nemico. Fu un’idea tutta sua: Lenore non sapeva che la rivoluzione stava covando.
Durante questo primo periodo vidi il Professore molto di rado e mai in pubblico; ci tenevamo in contatto per telefono. Una difficoltà iniziale era rappresentata dal fatto che la nostra casa aveva solo un telefono per venticinque individui, molti dei quali erano ragazzi che sarebbero rimasti incollati per ore all’apparecchio se non venivano costretti a smettere. Mum impose una regola molto rigida. Ai ragazzi fu permesso di fare una sola telefonata al giorno, per un massimo di novanta secondi, e fu stabilito un sistema di punizione progressivo, temperato solo dalla bontà di Mum nel concedere eccezioni. Ogni concessione era accompagnata dalla predica di Mum. "Ai miei tempi non c’erano telefoni privati, sulla Luna. Voi ragazzi non sapete nemmeno quanto sia dolce la vita, ora che…"
Eravamo stati fra gli ultimi a mettere il telefono. Quando fui optato io, l’apparecchio era una novità in famiglia. Ed eravamo una famiglia prospera, dato che non compravamo mai prodotti che potessero essere coltivati nella fattoria. Mum odiava il telefono perché una grossa fetta del canone versata alla Cooperativa Comunicazioni di Luna City finiva nelle tasche dell’Ente. Non riuscì mai a capire perché non fossi in grado di rubare il servizio telefonico con la stessa facilità con cui sottraevo l’elettricità. Che il telefono facesse parte di una rete controllata da un centralino, era un argomento che non la interessava né la convinceva.
Alla fine riuscii a rubare anche il servizio telefonico. Il problema dei telefoni clandestini è come fare a ricevere le chiamate. Dato che l’apparecchio pirata non è nell’elenco, anche se si informano le persone da cui si vogliono ricevere telefonate, il centralino non sa che il clandestino esiste e pertanto non ha nessun modo di collegare la linea.
Ma con Mike nella cospirazione, anche il problema del centralino fu risolto.
Nella mia officina avevo quasi tutto l’occorrente e comprai quel poco che mi mancava. Perforai la parete che separava l’officina dall’attacco con la rete telefonica e feci un secondo foro nella parete della stanza di Wyoh. Era di roccia vergine, spessa un metro, ma la perforatrice a raggi laser fece in breve un lavoro perfetto. Isolai bene il telefono ufficiale e feci una derivazione che nascosi nella parete. Poi fu sufficiente installare microfono e ricevitore nella stanza di Wyoh e nella mia, e inserire un circuito per innalzare la frequenza sopra il livello audio, in modo da non avere interferenze con il telefono normale. La sola difficoltà fu di lavorare senza essere visti, e di questo si occupò Mum con molta abilità.
Tutto il resto fu un gioco per Mike. Non fece passare la nostra linea clandestina per il centralino, da quel momento in poi dovetti usare la chiamata Microft-xxx solo per telefonare da fuori casa. Mike era continuamente in ascolto nella mia officina e nella camera di Wyoh, se udiva la voce mia o di Wyoh chiamare Mike, rispondeva. Ad altre voci, mai. La trama di ogni voce gli giungeva distinta come il disegno di un’impronta digitale. Mike non sbagliò mai.
Curai anche i particolari minori: l’isolamento acustico nella stanza di Wyoh (l’officina era già isolata), un interruttore per staccare il suo telefono o il mio, un segnalatore per avvertire che lei era sola nella stanza con la porta chiusa e viceversa. Tutti dispositivi di sicurezza per fare in modo che Wyoh e io potessimo parlare in piena tranquillità con Mike, oppure fare tavole rotonde telefoniche fra Mike, Wyoh, Prof e me. Mike chiamava Prof dovunque si trovasse, Prof rispondeva o richiamava da un telefono più sicuro. Oppure, se eravamo Wyoh e io fuori casa, ci facevamo sempre premura di informare Mike dei nostri spostamenti.
Il mio telefono clandestino, benché privo del dispositivo per formare numeri, poteva essere utilizzato per chiamare qualsiasi utente sulla Luna. Bastava chiamare Mike, chiedergli un collegamento Sherlock con chiunque. Non c’era nemmeno bisogno di dirgli il numero desiderato, dato che Mike aveva tutti gli elenchi telefonici e poteva controllare un numero molto più rapidamente di me.
Cominciammo a intravedere possibilità illimitate di creare una rete telefonica clandestina. Mi feci dare per Mum un altro numero per chiamare Mike ogni volta che aveva bisogno di mettersi in contatto con me. Anche Mum fece amicizia con Mike, pur continuando a pensare che fosse un uomo. Il segreto si sparse in famiglia. Un giorno, rincasando, trovai Sidris che mi disse: — Caro Mannie, il tuo amico con la bella voce ha chiamato. Mike Holmes. Vuole che lo richiami.
— Grazie, tesoro. Subito.
— Quando lo inviterai a pranzo, Man? Credo che sia una persona simpatica.
Le dissi che Gospodin Holmes aveva l’alito cattivo, perdeva i capelli e odiava le donne.
Mi rispose con una battuta pesante, approfittando del fatto che Mum non era nei pressi. — Tu hai paura di farmelo conoscere. Hai paura che possa optare per lui. — Le feci una carezza e le dissi che era proprio così. Riferii l’accaduto a Mike e a Prof.
Da allora, Mike raddoppiò la galanteria con le mie donne di casa.
14
Incominciai a imparare la tattica della cospirazione e ad apprezzare la teoria del Professore che la rivoluzione fosse un’arte. Non mi dimenticavo, e nemmeno lo dubitavo, la predizione di Mike che la Luna era a solo sette anni dal disastro. Però non ci pensavo. Pensavo solo ai dettagli più minuziosi e affascinanti della nostra lotta.
Prof aveva messo in chiaro che i due problemi fondamentali per una cospirazione sono le comunicazioni e la sicurezza, e che le due esigenze sono in contrasto. Più facili sono le comunicazioni, più grave il rischio per la sicurezza. Se i dispositivi di sicurezza sono troppo rigidi, l’organizzazione può esserne paralizzata. La struttura a cellule è un compromesso.
Accettai il sistema delle cellule, dato che era necessario per limitare i guai che le spie potevano procurare. Perfino Wyoh, dopo aver appreso quanto fosse marcia di spie la vecchia organizzazione clandestina, ammise che un’organizzazione senza un’adeguata struttura capillare non poteva funzionare.
Però non mi piacevano le comunicazioni complicate e nemmeno la struttura a cellule. Come nei dinosauri dell’antica Terra, ci voleva troppo tempo per mandare un messaggio dalla testa alla coda e viceversa. Così, ne parlai con Mike. Scartammo la soluzione dei canali a più contatti che avevo proposto al Professore. Mantenemmo le cellule, ma ci affidammo interamente alle meravigliose capacità del nostro super-cervello per quanto riguardava sicurezza e comunicazioni.
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