Meirelles aveva un posto in fabbrica, e per tutto il giorno vuotava solventi all’interno di grossi catini antiruggine. Lavorava con un uomo che si chiamava Ribeiro, un patriota che difendeva le fabbriche tutte le volte che Meirelles osava dire che erano antiquate e pericolose. — Sono necessarie per l’economia del Brasile — affermava categorico.
— No — replicava Meirelles. — La vera ricchezza del Brasile sono le pietre esotiche.
— Le pietre — ribatteva Ribeiro — finiscono nelle mani degli stranieri.
— In cambio di denaro — insisteva Meirelles. — E non si potrebbe usare il denaro per modernizzare le fabbriche?
— Sciocchezze! Il denaro serve a pagare il debito nazionale. Non rimane niente per le fabbriche.
— Allora il Brasile non ha ricchezza.
— Senza le fabbriche non l’avrà mai! — riconcludeva Ribeiro con orgoglio. — Le fabbriche sono necessarie per l’economia del Brasile.
Era una sicurezza che Meirelles avrebbe voluto condividere. Ma era sposato. Aveva una moglie e una figlia. Nel corso dell’ultimo anno Pia si era ammalata due volte di bronchi, e lui sapeva che non sarebbe arrivata a compiere dieci anni se non fosse andata a vivere in un ambiente più sano. La maggior parte della gente che Meirelles conosceva era rassegnata come Ribeiro. È la volontà di Dio, dicevano. Ma lui aveva una diversa considerazione di se stesso, e sapeva che era giunto il momento di fare qualcosa.
Naturalmente, non aveva denaro. Avrebbe potuto raccogliere le sue misere cose e andarsene, semplicemente, ma aveva sentito raccontare storie terribili sui campi per profughi di Rio e di San Paolo. Dunque, aveva bisogno di soldi. E c’era un unico modo per fare soldi in fretta, secondo quanto si diceva in giro.
Pau Seco.
Era la leggenda dei bassifondi. Sembrava che laggiù la ricchezza si trovasse sottoterra. Dicevano che proveniva dallo spazio e che era lì perché la gente la trovasse. Tutti ci credevano, anche se erano in pochi a crederci abbastanza da tentare l’avventura. Inoltre, quelli che erano partiti non erano più tornati. Una mattina Meirelles si svegliò e trovò Pia ancora una volta con la difterite. Respirava a fatica ed era cianotica. Quel pomeriggio spese gli ultimi risparmi per comperarle le medicine, poi raggiunse la strada maestra, con la speranza che un autocarro gli desse un passaggio. Date le circostanze, non poteva più esitare.
Nell’arco della giornata, Meirelles fece parecchi viaggi su e giù per le ripide pareti della miniera, trasportando nelle borse il materiale incoerente, dal luogo degli scavi fino alle grosse macchine di legno sulla cima. Le macchine avrebbero separato l’argilla dalle eventuali pietre, per poi scaricare i residui in un burrone. Meirelles lavorò fino allo stremo, quando i crampi alle gambe lo costrinsero a fermarsi. Aveva il respiro sibilante. I suoi polmoni non erano più quelli di un ragazzo. Non era una formiga efficiente come altre, e questo lo preoccupava. C’era il rischio che Claudio decidesse di liberarsi di lui. L’avrebbe semplicemente licenziato o l’avrebbe consegnato all’autorità militare? Meirelles non lo sapeva, e non aveva nessuno a cui chiederlo. Le persone, lì, arrivavano e sparivano come fantasmi. La competitività era estrema, e l’amicizia un bene raro.
L’unico amico di Meirelles a Pau Seco era Ng. Se di amico di poteva parlare. Era uno straniero, e aveva vissuto una vita molto diversa dalla sua. Meirelles aveva saputo che Ng cercava una pietra di profondità, così lo aveva avvicinato in un bar della città vecchia. Non avevano parlato della pietra. Entrambi ci pensavano, si capisce, altrimenti non avrebbero perso tempo l’uno con l’altro. Ma era necessario preparare il terreno, pensava Meirelles, e Ng sembrava capirlo. Parlarono della miniera, si scambiarono vecchi ricordi.
Si incontrarono molte volte, e Meirelles giunse alla conclusione che il piccolo vivace vietnamita era in qualche modo simile a lui. Si era staccato dalla famiglia, come Meirelles. Avrebbe potuto tornare in patria dopo la guerra, e intraprendere la carriera militare, ma aveva scelto di rimanere in Brasile. Quando lui gli chiese perché, Ng si strinse nelle spalle. Era una cosa che non si poteva spiegare a parole. Meirelles lo capì.
— Siete un contrabbandiere — gli disse alla fine.
Ng socchiuse gli occhi sottili. — Sì, tra le altre cose.
— Dicono che volete comperare una pietra.
— A patto che sia quella giusta.
— Dicono che l’offerta è interessante.
— Sì — confermò Ng. — Molto interessante.
Meirelles abbassò la voce, in modo da renderla appena udibile sopra il tintinnio dei bicchieri e il brusio di altre conversazioni. — Come faccio a sapere che posso fidarmi?
— Non potete — rispose Ng. — Dovete fidarvi oppure no. Io non posso garantire nulla.
— Capisco — disse Meirelles.
Ma alla fine s’accordarono. Ora il giorno era giunto e lui si sentiva sopraffatto da un nervosismo che minacciava di tradirlo. La polizia militare aveva occhi dappertutto.
Quando risuonò l’ultimo fischio, Meirelles sollevò lo sguardo, quasi con costernazione. I canali più profondi della miniera erano già invasi dalle ombre. La parete occidentale era buia e il cielo si tingeva di blu di china. All’interno delle tende dei garimpeiros brillavano già le lampade. Lui scrollò la testa: il tempo l’aveva giocato.
Presto dovrai decidere , pensò.
Si arrampicò a fatica su per le rampe di scale e si sottopose ancora una volta alla perquisizione, prima di uscire dalla zona recintata. La paura, questa volta, non poteva difenderlo. Una guardia dall’aria bovina lo scrutò negli occhi e gli ficcò le mani nei vestiti mentre i colleghi guardavano e facevano commenti osceni. — Va bene — gli disse infine la guardia, con disprezzo. — Vai pure.
Lui si diresse subito alla baracca, salendo a gambe rigide su per la collina. Con mano tremante tolse il foglio di lamiera ondulata che gli serviva da porta.
La pietra era ancora là, dentro il materasso.
Meirelles la tirò fuori e la fissò con aria irritata. Era stata la pietra a metterlo in quella situazione impossibile. Doveva incontrare Ng in un bar della città vecchia: l’avrebbe trovato? Oppure avrebbe incontrato, al suo posto, la polizia?
Era disposto a rischiare la sua vita per quella di Pia. Senza pensarci due volte. Ma se la polizia lo prendeva, che cosa ne sarebbe stato di lei?
Quel dannato pezzo di roccia, pensò. E proprio allora, tenendolo in mano, avvertì parte del suo mistero arrivare fino a lui. Per un attimo fu sopraffatto dal ricordo della bambina che gli correva incontro dalla porta della loro casa di Cubatao… e gli venne in mente che era stata la pietra a mantenerlo onesto per tutta la durata degli ultimi tre anni trascorsi a Pau Seco. Un altro uomo, o meglio un uomo senza pietra, avrebbe finito per dimenticare il passato e costruirsi una nuova vita. Si sarebbe crogiolato nel lusso di poter dimenticare. Meirelles non aveva avuto tale privilegio.
Confuso, avvolse la pietra in un pezzo di tela cerata e se la nascose nei pantaloni.
Fuori era buio. Le colline erano punteggiate di fuochi, e dalla città vecchia cominciava a giungere un crescendo di voci e di suoni.
Era ora di andare all’appuntamento con Ng.
Il bar non aveva nome. Del resto, anche tutti gli altri bar della città vecchia di Pau Seco non l’avevano. Erano intercambiabili, svolgevano la medesima funzione, dunque non c’era ragione di distinguerli con un nome o con altro. Meirelles riconobbe quello che cercava perché si trovava all’incrocio tra la strada della miniera e il lurido sentiero che costeggiava i barrios. Esitò ancora per un attimo sulla porta. Ora la sua paura era ancora più profonda.
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