Hal Clement - Strisciava sulla sabbia
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Norman guardò l’amico. «Se pensi davvero che non ci sia pericolo, vengo con te.»
Questo frenò l’entusiasmo di Bob. Il ragazzo si era automaticamente considerato al sicuro da qualsiasi minaccia dovuta a germi, ma Norman non aveva la protezione di un simbionte!
Questo pensiero gliene fece venire un altro, opposto. E se invece Norman avesse ospitato anche lui un extraterrestre? Non era un’idea da trascurare, per il momento però il problema era un altro: doveva mantenere buona l’offerta di entrare nell’acqua misteriosa e accettare che l’amico lo seguisse?
Decise di sì. Dopo tutto sull’isola c’era un medico.
«Va bene» disse, cominciando a spogliarsi.
«Ehi, aspettate un momento! Siete diventati matti?» Malmstrom e Rice gridarono quasi contemporaneamente. «Quest’acqua ha ucciso i pesci! Siete pazzi a entrare.»
«Noi non siamo pesci» ribatté Bob. Sapeva anche lui di aver fornito una ragione fiacca, ma lì per lì non gli era venuto in mente nient’altro. Kenny Rice e Kenneth Malmstrom discutevano ancora quando lui scivolò cautamente nell’acqua seguito da Norman. Colby, il quale non aveva dato alcun contributo alla discussione, andò alla barca, prese un remo, e tornò accanto alla pozza, mettendosi a guardare. Il mistero di quell’acqua venne risolto abbastanza in fretta. Bob arrivò sino al centro dell’acquario e poi fece una capriola, manovra che avrebbe dovuto farlo scendere con facilità fino in fondo, due metri e mezzo più giù. Invece non andò così. Lo slancio lo fece arrivare con i piedi appena sotto il pelo dell’acqua. Il ragazzo allora si aiutò con un paio di movimenti delle gambe, toccò il fondo, strappò un ciuffo d’alghe e tornò su velocemente. Com’era sua abitudine mandò fuori il fiato prima di emergere, cosa che gli fece entrare un po’ d’acqua in bocca. Fu sufficiente.
«Norman! Assaggia l’acqua!» gridò. «Per forza i pesci muoiono!»
L’altro ragazzo, per quanto a malincuore, fece come gli veniva detto, e commentò con una smorfia: «E da dove arriva tutto questo sale?»
Bob arrivò al bordo della pozza, ne uscì e cominciò a vestirsi prima di rispondere.
«Avremmo dovuto pensarci subito» disse infine. «Le onde portano acqua qui dentro, ma quest’acqua se ne va solo per effetto dell’evaporazione. Il sale rimane depositato sul fondo. Non avresti dovuto tappare tutti i buchi. Bisognerà aprirne uno e poi proteggerlo con una rete metallica per non lasciar uscire i pesci, se vuoi fare ancora fotografie.»
«Maledizione, che stupido!» esclamò Norman. «E sì che solo l’anno scorso ho fatto un esame proprio sul Gran Lago Salato!» Si rivestì anche lui senza preoccuparsi, come Bob del resto, di essere ancora bagnato. «Adesso cosa facciamo? Andiamo a prendere un piccone, o giriamo un po’ per la scogliera, già che siamo qui?»
Dopo breve discussione venne accettata la seconda proposta, e i cinque ragazzi risalirono in barca. L’ultimo fu Norman, che si era fermato a prendere da un cespuglio un secchio tutto acciaccato. «Lo adoperavo per mettere acqua nella pozza quando mi pareva che il livello fosse troppo basso» spiegò. «Adesso gli troveremo qualche altro uso.» Mise il secchio a poppa, montò a sua volta, e con una spinta allontanò la barca dall’isolotto.
Per un’ora circa girarono su e giù all’interno della scogliera, sbarcando ogni tanto sulle rocce più grosse e servendosi di ramponi per tenersi lontani dagli scogli più pericolosi. Poi raggiunsero uno degli isolotti più grandi, sul quale crescevano sei o sette palme. Sbarcarono lì e tirarono la barca in secco.
Il Cacciatore era alquanto infastidito per la mancanza di scoperte interessanti, almeno fino a quel momento, dato che l’idea di esplorare da vicino la scogliera in cerca di tracce era stata sua. Ora si trovavano a circa un chilometro e mezzo dall’estremo limite nord della spiaggia, e questo significava che circa un quarto dello spazio entro il quale lui aveva sperato di trovare qualche segno del fuggitivo era già stato coperto, e senza risultati. Però c’era ancora parecchio da vedere e il Cacciatore usò gli occhi di Bob nel migliore dei modi. Su un lato dell’isolotto le onde si frangevano rumorose, l’altro era lambito dall’acqua relativamente calma della baia. A un centinaio di metri si vedeva un serbatoio. Accanto al serbatoio c’era la chiatta per la raccolta dei rifiuti, e gli uomini dell’esiguo equipaggio si muovevano agilmente sul passaggio che sovrastava il tetto di vetro del cassone. Dietro, a circa quattro chilometri, c’erano le case dei bianchi che abitavano l’isola, appena visibili.
Il Cacciatore concentrò l’attenzione sull’isolotto. La sua conformazione era simile a quella dell’altra roccia emersa dove c’era l’acquario di Norman, con eguali rive frastagliate e a picco, nelle quali si aprivano piccole grotte tappezzate di corallo dove l’acqua spariva gorgogliando per spruzzare poi alta sino a lambire le facce dei ragazzi quando un’ondata si schiantava sulla barriera. In alcune insenature dall’imboccatura molto stretta l’acqua era quasi immobile per quanto si alzasse e si abbassasse continuamente seguendo l’altalenare delle onde. Fu nella più grande di queste insenature che i ragazzi, sempre alla ricerca di tesori marini, compirono le loro ricerche. Del resto, nelle altre sarebbe stato impossibile per la stessa natura turbolenta e irriflessiva tipica dei giovanissimi. Rice fu il primo a scendere dalla barca, e mentre gli altri pensavano a issare l’imbarcazione sulla riva, lui corse all’insenatura e, buttandosi per terra, guardò in giù nell’acqua. Quando arrivarono i compagni lui era già pronto a tuffarsi.
«Quello è mio!» gridò mentre gli altri quattro sbirciavano sul fondo dell’insenatura per vedere che cosa aveva attirato l’attenzione dell’amico, e prima che qualcuno avesse visto qualcosa lui era già in acqua. Rimase sotto parecchio, poi ricomparve per chiedere una delle pertiche che avevano caricato sulla barca.
«Non riesco a liberarlo» disse. «Pare piantato sul fondo.»
«Che cos’è?» chiese uno dei ragazzi.
«Non lo so ancora. Certo che non ho mai visto niente di simile. È per questo che non ci voglio rinunciare!» Prese il palo teso da Colby e tornò sott’acqua. L’oggetto che aveva attirato il suo interesse si trovava a una profondità di un metro e mezzo, e lì nell’insenatura l’acqua arrivava da un metro e trenta a un metro e ottanta a seconda dell’importanza delle onde attorno.
Kenny Rice riaffiorò parecchie volte per respirare, e alla fine Bob si tuffò per aiutarlo. Bob aveva un vantaggio sui compagni: grazie alla capacità del Cacciatore che poteva modificare la curvatura delle sue retine, intervenendo con pellicole del proprio corpo, riusciva a vedere sott’acqua molto meglio degli altri. Il ragazzo distinse subito la forma dell’oggetto sul quale si accaniva Rice, ma non lo riconobbe. Era una specie di mezzo cilindro cavo, in metallo, del diametro di nove o dieci centimetri e spesso un centimetro e mezzo, con una piastra dello stesso materiale stesa sulla parte piatta, per metà dell’area. Stava appeso come un cappello a un ramo di corallo, sospeso a qualche centimetro dal fondo. L’altra estremità dell’oggetto era infilata nel fango come un cuneo. Rice stava cercando di staccarlo dal corallo, aiutandosi con la pertica. Dopo alcuni minuti di sforzi inutili, i due amici si fermarono, risalirono per respirare e concertarono un nuovo sistema d’attacco. Bob sarebbe andato sul fondo per tentare di smuovere l’oggetto di dietro con il bastone. Rice, al suo segnale, avrebbe puntato un piede contro la parete dell’insenatura (i ragazzi calzavano le scarpe perché solo un pazzo sarebbe entrato a piedi nudi in un’insenatura tappezzata di rocce corallifere), e avrebbe tirato forte in avanti per staccare lo strano cilindro dal pesante ramo di corallo che lo teneva agganciato. Il primo tentativo fallì. Bob non aveva impugnato bene la pertica che gli scivolò dalle mani. Il secondo invece riuscì anche troppo bene. Il pezzo di metallo si staccò di colpo, e rotolò via finendo in acque più profonde. Subito Bob risalì per prendere fiato. Si riempì i polmoni e si voltò per parlare a Rice, ma non vide la testa rossa del ragazzo. Per un attimo pensò che l’amico fosse già emerso e tornato sotto, all’inseguimento del suo tesoro, ma nell’attimo in cui il livello dell’acqua si abbassò, la testa rossa apparve.
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