Hal Clement - Strisciava sulla sabbia

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Strisciava sulla sabbia: краткое содержание, описание и аннотация

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Bob guardò il cielo in attesa del parere dello straniero. Ma questi non si fece vivo, e il ragazzo dovette decidere da solo. «Non ho voglia di camminare» disse all’amico, e seguì con lo sguardo Charles che scomparve presto fra le baracche.

«Questa era la nostra unica probabilità di farci prestare una barca» disse poi al Cacciatore. «Adesso bisognerà aspettare finché finiscono le lezioni, a meno che non si riesca ad aggiustare da soli la nostra. Ieri non ho guardato molto bene quella tavola.»

Quel tuo amico intendeva usarla lui la sua barca?

«Sì. Ha detto che andava al quattro, l’hai sentito, no? Voleva dire che andava al quarto serbatoio. La persona che ha nominato, quel Ray, lavora sulla chiatta che gli uomini usano per portare via i rifiuti. Charlie va a prendere una cosa che ha prestato a Ray, prima di lasciare l’isola.»

L’attenzione del Cacciatore si risvegliò di colpo. Lasciare l’isola? ripeté. Chi va via, quello della chiatta?

«No, il mio amico Charlie. Non hai sentito quello che ha detto?»

L’ho sentito parlare di un lavoro. Per accettare questo lavoro deve partire?

«Naturalmente! Charlie è il figlio di quel marinaio che c’era sul mercantile. Non ti ricordi quello che ha detto a proposito di suo figlio?»

Ricordo che appena saliti hai parlato con un tale , rispose il Cacciatore, ma non ho capito quello che avete detto. Non avete parlato in inglese.

Bob si fermò di colpo. «È vero! Me n’ero dimenticato.» Bob cercò di ricordare tutto il colloquio avuto con Teroa, e lo riferì al Cacciatore.

Dunque questo Charles Teroa ha lasciato l’isola già una volta all’epoca del mio arrivo, e adesso sta per andarsene ancora. E anche Norman Hay è andato via una volta! Per amor del cielo, se hai sentito qualcosa del genere anche di altri, dimmelo!

«Non ce ne sono stati altri, a meno che tu voglia tener conto anche del padre di Charlie, il quale però non è stato molto tempo a terra, qui. Ma perché ti preoccupi di quel viaggio di Charlie e Norman? Il signor Teroa mi ha detto che non sono mai sbarcati, perciò se il tuo amico era con uno di loro, c’è ancora.»

Forse hai ragione. Ma questo Charlie, adesso, se ne va ancora. Sarà meglio esaminarlo prima che parta. Comincia a pensare come si può fare, per favore!

Per la prima volta dalla sera prima, Bob dimenticò le sue scottature.

10

La signora Kinnaird aveva pensato tutta mattina a come persuadere il figlio a farsi visitare dal medico dell’isola. Infine aveva pensato che le scottature le avrebbero fornito un ottimo pretesto. La signora Kinnaird non ebbe l’occasione di parlarne con il marito, perché Bob arrivò a casa prima di suo padre, quindi non le restò che affrontare l’argomento dopo mangiato. Si era aspettata di dover discutere, perché sapeva che Bob si vergognava di essersi bruciato come un novellino e non ci teneva a farlo sapere a più persone di quanto fosse indispensabile, perciò rimase molto sorpresa quando il ragazzo approvò la sua idea senza battere ciglio.

Bob però non aveva accettato per docilità. C’erano alcune domande alle quali il Cacciatore non aveva risposto, e Bob era preoccupato specialmente per quelle che riguardavano il sistema che lo straniero avrebbe usato per aver partita vinta del suo avversario, una volta individuato in quale ospite si nascondeva. Se il Cacciatore sapeva come fare, tanto meglio, ma il ragazzo temeva che il suo compagno non lo sapesse affatto, e si era messo in testa di scoprire qualcosa per conto suo. Ma per avere qualche buona idea bisognava sapere qualcosa di più di biologia. Lo straniero aveva detto che la sua razza era nata da un virus. Benissimo. Bisognava quindi imparare tutto o quasi tutto sui virus, e il posto più adatto era lo studio del medico. Essere lui stesso a proporre di consultare il dottore sarebbe sembrato strano e non conforme al suo carattere, ma non appena sua madre aveva dato il consiglio, il ragazzo aveva accettato senza protestare, e l’aveva preso come un autentico colpo di fortuna.

Il dottor Seever conosceva bene Robert Kinnaird, come conosceva tutti quelli che erano nati sull’isola. Dopo aver letto la lettera che il preside della scuola aveva scritto al signor Kinnaird aveva espresso il desiderio di visitare personalmente il ragazzo.

Quando lo vide, rimase stupito dal colore della sua pelle:

«Santo cielo, Bob!» disse. «Hai proprio festeggiato bene il tuo ritorno!»

«Già. Se potete, dottore, toccatemi con delicatezza!» ribatté Bob sorridendo.

«Stai tranquillo. Su, vieni qui. Guarda che roba! Una volta stavi più attento a queste cose…» Il medico cominciò a esaminare le scottature senza smettere di parlare. «Sei stato per caso malato, a scuola, negli ultimi tempi?»

Bob non si aspettava una domanda così presto, né formulata in quel modo, ma ormai aveva deciso di portare il discorso sull’argomento che gli stava a cuore.

«No, dottore» rispose. «Potete esaminarmi per un giorno intero, ma non troverete tracce di germi.»

«Possibilissimo, ma non significa che tutto vada bene. Non sono stati i germi a farti queste scottature, ad esempio» ribatté il medico.

«Se è per questo, mi sono anche slogato una caviglia e mi sono fatto un paio di tagli, ma non mi sembrano malattie. Mi avete chiesto se ero stato malato, no? Non potete scoprirlo con il vostro microscopio?»

Il dottore sorrise, convinto di sapere a cosa mirasse il ragazzo. «Fa piacere trovare qualcuno con una simile fiducia nella scienza medica» disse, «purtroppo devo deluderti. Se hai pazienza un attimo ti dimostro il perché.» Finì di applicare sulle scottature l’unguento apposito, mise via il barattolo, e tolse dall’armadietto il microscopio. Frugando, trovò anche i vetrini che cercava, e cominciò a infilarne uno sotto la lente.

«Questo germe è facilmente riconoscibile» cominciò a spiegare. «È un protozoo o un’ameba del tipo che provoca la dissenteria.»

«Sì, ne ho visti a scuola durante le lezioni di biologia» disse il ragazzo. «Ma non sapevo che provocassero malattie.»

«Non tutti, infatti. Adesso, guarda questo…» Il dottor Seever mise a posto un secondo vetrino. «È molto più piccolo. L’altro, per la verità, non era un germe. Questo invece causa la febbre tifoidea quando si trova in ambiente favorevole. Quello che ti farò vedere adesso, è ancora più piccolo, e genera il colera.»

«Pare una salsiccia ancora legata con la corda!» commentò Bob.

«Poi ci sono batteri infinitamente più piccoli di questi, alcuni innocui, e altri no» continuò il medico, sistemandosi nella sua poltrona, mentre Bob osservava attentamente attraverso lo strumento ottico. «E infine abbiamo i virus.»

Bob alzò la testa cercando di dimostrarsi interessato, senza però lasciar capire che la conversazione era finalmente arrivata al punto desiderato.

«Potete farmi vedere un virus?» chiese.

«No, Bob. Alcuni sono stati fotografati con l’aiuto di un microscopio elettronico, e più o meno assomigliano al germe del colera che hai appena visto, ma anche ammesso che ne avessi una coltura, questo microscopio non servirebbe neppure se regolato al massimo ingrandimento. Per lungo tempo la stessa definizione virus è stata fra i medici un’implicita confessione di ignoranza. Poi gli studi progredirono, ma passò ancora molto tempo prima che si potesse vedere un virus. Qualche scienziato pensava, e pensa tuttora, che siano singole molecole. Esistono libri molto interessanti sugli studi effettuati sui virus. Dovresti leggerne qualcuno.»

«Mi piacerebbe» disse Bob, cercando di non sembrare soddisfatto. «Voi ne avete, qui?»

Il medico si alzò e prese a frugare in un altro armadietto, dal quale tolse un grosso volume.

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