Neanche cinque minuti dopo che entrambi ebbero masticato la gomma, l’uomo aveva strangolato la moglie gettandone il corpo nel fiume; poi si era preso tra le braccia un’altra donna ed era corso via con lei nell’oscurità del bosco.
Un altro uomo era balzato su uno dei funghi di pietra e aveva pronunciato un discorso durato tutta la notte, anche sotto la pioggia. A quei pochi che potevano udire, e ai pochissimi che lo ascoltavano, costui aveva dimostrato i princìpi di una società perfetta e il modo in cui potevano essere messi in pratica. All’alba era così roco che poteva soltanto gracchiare qualche parola. Sulla Terra non si era mai preso neppure la briga di andare a votare.
Un uomo e una donna, indignati per l’esibizione pubblica di lascivia, avevano cercato con tutte le forze di separare le coppie. Risultato: contusioni, sangue dal naso, labbra spaccate, commozione cerebrale, il tutto a danno solo di loro due. Altri, uomini e donne, avevano passato la notte in ginocchio, pregando e confessando i propri peccati.
Alcuni bambini erano stati brutalmente picchiati, o violentati, o uccisi, o tutt’e tre le cose insieme. Ma non tutti erano caduti in preda alla follia. Alcuni adulti avevano protetto i bambini, o cercato di farlo.
Ruach descrisse la disperazione e il disgusto di un mussulmano croato e di un ebreo austriaco nel constatare che il loro graal conteneva del maiale. Un indù si era messo a urlare delle oscenità perché aveva trovato nel graal della carne bovina.
Un altro uomo, gridando che tutti loro erano nelle mani dei diavoli, aveva gettato le sue sigarette nel fiume.
Molti gli avevano detto: — Perché non ha dato a noi le sigarette se non le voleva?
— Il tabacco è un’invenzione del diavolo: è la malerba creata dal demonio nel Giardino dell’Eden!
Un uomo disse: — Però poteva dividere tra noi le sigarette. Non sarebbe stato di alcun danno per lei.
— Preferisco gettare nel fiume tutto ciò che c’è di malvagio! — gridò il primo.
— Sei un insopportabile bigotto, e pazzo per di più — disse un uomo, e lo colpì sulla bocca. Prima che il nemico del tabacco potesse rialzarsi da terra fu pestato e preso a calci da altri quattro.
Più tardi il nemico del tabacco si rimise in piedi barcollando, e piangendo di rabbia si lamentò così: — Cos’ho fatto per meritarmi questo, o Signore, mio Dio? Sono sempre stato un uomo onesto. Ho dato in elemosina migliaia di sterline, andavo nel Tuo tempio tre volte alla settimana, ho mosso guerra per tutta la vita al peccato e alla corruzione, ho…
— Ti conosco! — gridò una donna. Era una ragazza alta, con occhi azzurri, un bel viso, e un corpo pieno di curve. — Ti conosco! Sir Robert Smithson!
L’uomo smise di parlare e guardò la ragazza sbattendo le palpebre. — Ma io non conosco lei !
— Non puoi conoscermi! Ma dovresti! Io sono una delle migliaia di ragazze che dovevano lavorare sedici ore al giorno, per sei giorni e mezzo alla settimana, affinché tu potessi vivere nella tua grande casa sulla collina e indossare dei begli abiti, affinché i tuoi cavalli e i tuoi cani potessero mangiare molto ma molto meglio di come mangiavo io! Io ero una delle ragazze della tua fabbrica! Mio padre lavorò come uno schiavo per te, mia madre lavorò come una schiava per te, e anche i miei fratelli e le mie sorelle lavorarono come schiavi per te, o almeno quelli di loro che non erano troppo malati o che non morirono a causa del cibo troppo scarso o troppo cattivo, o dei giacigli sudici, o delle correnti d’aria che entravano dalle finestre, o dei morsi dei topi. Mio padre perse una mano in una delle tue macchine, e tu lo cacciasti a pedate senza dargli neppure un penny. Mia madre morì di tubercolosi. Anche la mia vita se ne stava andando tra un colpo di tosse e uno sputo, mio bel baronetto, mentre tu t’ingozzavi di cibi prelibati e sedevi in soffici poltrone e ti appisolavi in chiesa nel tuo banco grande e lussuoso e davi in elemosina migliaia di sterline per nutrire i poveri infelici dell’Asia e mandare dei missionari in Africa per convertire i poveri pagani. Io sputavo pezzi di polmone, e dovetti prostituirmi per trovare abbastanza denaro da sfamare i miei fratellini. E mi presi la sifilide, maledetto bastardo d’un devoto, perché tu volevi spremere ogni goccia di sudore e di sangue da me e da quei poveri diavoli come me! E morii in prigione perché tu dicesti alla polizia di trattare le prostitute col massimo rigore. Tu… Tu…
Smithson dapprima era diventato rosso, poi pallido. Poi si alzò tutto impettito, guardò biecamente la donna e disse: — Voi prostitute dovete sempre gettare su qualcuno la colpa della vostra sfrenata concupiscenza e del vostro sporco mestiere. Dio sa che io ho seguito la Sua via.
Voltò le spalle e se ne andò, ma la donna gli corse dietro e gli sferrò un colpo col proprio graal. Questo volteggiò rapido, qualcuno gridò; l’uomo girò su se stesso e si buttò a terra. Il graal gli sfiorò appena il capo.
Smithson si allontanò di corsa dalla donna, prima che questa tentasse qualcos’altro, e si perse in fretta in mezzo alla folla. Sfortunatamente, disse Ruach, pochissimi avevano compreso che cosa stava succedendo, perché non capivano l’inglese.
— Sir Robert Smithson — disse Burton. — Se ricordo bene possedeva dei cotonifici e delle acciaierie a Manchester. Era noto per la sua filantropia e per le sue opere pie a favore dei pagani. Morì nel 1870 o giù di lì, all’età di ottant’anni.
— E probabilmente convinto che sarebbe stato ricompensato in paradiso — aggiunse Lev Ruach. — Di certo non gli dev’essere mai venuto in mente di aver commesso tutti quegli assassinii.
— Se non avesse sfruttato lui i poveri, l’avrebbe fatto qualcun altro.
— Non vedo che senso ci sia nel discutere sul passato — disse Frigate. — Penso invece che dovremmo far qualcosa per la nostra situazione attuale.
Burton si alzò in piedi. — Lo yankee ha ragione. Abbiamo bisogno di un tetto sopra il capo, di attrezzi, e di Dio sa cos’altro! Ma per prima cosa penso che dovremmo dare un’occhiata alle città della pianura e vedere cosa stanno facendo gli abitanti.
In quel momento Alice sbucò dagli alberi della soprastante collina. Frigate la vide per primo, e scoppiò a ridere. — L’ultimo grido della moda femminile!
Alice aveva tagliato con le sue forbicine parecchi steli d’erba, intrecciandoli e ricavandone un abito a due pezzi. Uno era una specie di poncho che le copriva il petto, e l’altro una gonna che le scendeva alle caviglie.
L’effetto era singolare, come Alice doveva essersi aspettata. Quando era nuda, la testa priva di capelli non diminuiva troppo la sua femminilità e la sua bellezza. Ma con quegli indumenti verdi, voluminosi, privi di linea, il suo volto diveniva improvvisamente mascolino e sgradevole.
Le altre donne le si pigiarono intorno, esaminando l’intreccio degli steli d’erba e la cintura, d’erba anch’essa, che reggeva la gonna.
— Prude molto ed è scomodo — disse Alice. — Ma è verecondo. Non saprei dire altro, a suo favore.
— A quanto pare non parlava sul serio quando diceva che non le importava di essere nuda in un luogo in cui tutti sono nudi — osservò Burton.
Alice gli gettò un’occhiata gelida e disse: — Suppongo che tutti indosseranno queste cose. Quelli che hanno il senso del pudore, almeno.
— Credo che la signora Grundy, se fosse qui, volterebbe via la sua orribile testa — replicò Burton.
— È stato un colpo trovarsi in mezzo a tutte quelle persone nude — disse Frigate. — Anche se la nudità sulle spiagge e nell’intimità domestica divenne una cosa comune verso la fine degli anni ottanta. Ma non occorse molto perché tutti si abituassero. Tutti tranne i nevrotici incurabili, credo.
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