Osservati dagli umani sulla veranda e nella casa, gli amanti inumani si appoggiarono al cavo portante e si abbracciarono.
— Quali sono i loro nomi? — sussurrò Stella.
— Lo sai benissimo — rispose Rillibee.
— Dimmelo!
— Quello che probabilmente è un ragazzo si chiama Ssanther, e quella che probabilmente è una ragazza si chiama Usswees.
— Nomi arbai.
— Certo, nomi arbai.
In silenzio, Marjorie ripeté i nomi che ben conosceva. Studiosi di Semling e Shafne avevano registrato le parole trasmesse dagli altoparlanti della città per compararle con quelle contenute nei libri, e avevano dichiarato che i proiettori nascosti fra gli alberi avrebbero continuato a funzionare per almeno un secolo. Altri proiettori erano stati trovati sepolti fra le rovine, perciò era stato possibile spiegare le misteriose «allucinazioni». Decifrata la lingua degli Arbai, gli studiosi non avevano faticato a svelare gli altri enigmi della loro civiltà, mentre gli scienziati erano riusciti persino a riattivare gli apparecchi di teletrasporto che si trovavano su Grass, benché non li avessero ancora sperimentati.
Marjorie riprese a scrivere:
Su Grass, le volpi hanno deciso di assumersi nuovamente tutte le responsabilità della loro esistenza. Hanno costruito alcuni villaggi, dotati di recinti ad energia solare che impediscono l’uscita alle rane e l’ingresso agli Hippae. In essi, le volpi che ne sono ancora capaci hanno ripreso a deporre uova. Allevano le rane che nascono dalle loro uova e mangiano quelle che nascono dalle uova deposte dagli Hippae. Così, la malvagità degli Hippae scomparirà col tempo.
I Frati Verdi hanno cominciato a creare giardini intorno a questi villaggi. Dove un tempo prosperavano i giardini di Collina d’Opale, ho potuto visitare una nuova prima superficie che un giorno diventerà così bella da sbalordire persino il grande Snipopean. Le volpi concordano sul fatto che, a prescindere da qualunque altra attività, la bellezza non deve scomparire, anzi, deve essere conservata e tramandata, affinché i nostri destini non siano immiseriti. Anche Klive rinascerà.
Deposto lo stilo, Marjorie si massaggiò le dita intorpidite, guardando fuori dalla finestra e rammentando Klive, Collina d’Opale, e i loro giardini magnifici, che non avrebbero potuto essere descritti adeguatamente neppure da Snipopean, poiché questi non aveva mai danzato con le volpi.
D’un tratto, Marjorie tornò al presente.
Scriveva soltanto per mantenersi occupata in quelle ultime ore. Aveva già compiuto tutti i preparativi: lo zaino dal contenuto accuratamente selezionato era accanto alla porta. Chi avrebbe pensato che una promessa l’avrebbe condotta tanto lontano?
Intanto, nella veranda, Stella prese Rillibee per un braccio: — Vieni! — Insieme, i due ragazzi percorsero il ponte per scendere poi al verde prato pianeggiante alla base di un alto albero da frutta, dove l’erba sulla tomba di Mainoa era sempre cosparsa di frutta, semi e frammenti di corteccia.
Alzandosi, Marjorie osservò i pannelli intagliati da Persun Pollut con la mano sinistra. Il primo esprimeva grande vitalità, benché fosse piuttosto rozzo, mentre gli ultimi erano assai più raffinati. Persun era davvero un grande artista: troppo grande per restare su Grass. Altrove, i medici avrebbero potuto clonargli una mano destra nuova. Ma presto il legame che lo avvinceva al pianeta sarebbe stato reciso, e allora, forse, sarebbe partito.
Chiuso lo scrittoio, Marjorie lo prese per la maniglia e uscì per seguire i due ragazzi. Intorno a lei si muovevano e parlavano gli ologrammi degli Arbai, la cui lingua era stata tradotta, i cui misteri erano stati svelati: di fronte al male, avevano scelto di morire. Marjorie era addolorata dalla loro sorte, ma non li rimpiangeva, perché erano stati troppo buoni per fare del bene, come aveva detto qualcuno una volta: Rillibee , pensò. Rillibee, che ama Stella.
— Come sta oggi frate Mainoa? — chiese Marjorie, avvicinandosi ai due ragazzi seduti accanto alla tomba.
Stella era curva a pulire l’erba fragrante: — Si sentirà solo, quando ce ne saremo andati.
— Non credo. — Marjorie si volse lentamente ad abbracciare con lo sguardo tutto il prato: entro il recinto che lo proteggeva, l’apparecchio di teletrasporto splendeva di luce opalescente; i giunchi frusciavano ai margini della palude; gli alberi frondosi svettavano come torri di oro struggente. Poi sorrise ai giovani: — No, non credo che frate Mainoa si sentirà solo. Era troppo interessato a quello che accade durante l’inverno. Inoltre le volpi verranno a parlargli: loro possono salire in superficie, in inverno.
— Cosa stai facendo? — chiese Rillibee, indicando lo scrittoio. — Scrivi un libro?
Con riluttanza, Marjorie scosse la testa: — Rigo ha chiesto di nuovo spiegazioni.
— Padre James dice che forse sta cercando di accumulare prove per poter sciogliere il vostro matrimonio.
Dopo breve riflessione, Marjorie rise: — Non ci avevo pensato, ma è probabile! Senza dubbio è sobillato da padre Sandoval. Può darsi che le leggi siano cambiate, sulla Terra, e che ora gli sia concesso di formare una nuova famiglia. Be’, comunque questa è forse la mia ultima occasione per cercare di parlargli della sua vecchia famiglia. — E scrollò le spalle, scrutando con calma il ragazzo.
— Sei sempre decisa a…
— Non si tratta di una decisione, Rillibee: ho fatto una promessa. E ho sempre cercato di mantenere le mie promesse, quando ho potuto.
— Di’ a papà che Rillibee ed io avremo un figlio — annunciò Stella. — Diglielo. Lo chiameremo Joshua, se sarà maschio, o Miriam, se sarà femmina.
Erano due dei nomi magici che Rillibee avrebbe difeso come sacri anche contro tutti i demoni dell’inferno. Avrebbe dato uno di quei nomi al figlio, come se avesse affidato una farfalla alle tenebre: in futuro, col tempo, i suoi discendenti avrebbero illuminato il nulla con la luce di quei nomi, simili agli ardenti nomi delle stelle.
Risolvendo di non dir nulla a Rigo, perché non avrebbe capito, Marjorie sorrise.
In quel momento, giunsero dall’alto un trillo e un brontolamento: volpi.
Con un trillo, Marjorie rispose. Dal prato vicino, un cavallo replicò con un nitrito.
D’un tratto, Stella domandò: — Hai visto il nuovo puledro?
Marjorie annuì: — Sì, stamane. Madre e figlio stanno bene. Per la verità, tutti e sedici i cavalli stanno bene. Le volpi hanno parlato nuovamente ai puledri: continuano a guardarmi in un modo così perspicace! L’ultimo puledrino di Stella Azzurra è identico a Don Chisciotte: il sindaco Bee sarà terribilmente entusiasta.
— Darai il puledro al sindaco? — chiese Rillibee.
— Be’, gliel’ho promesso. Alcuni Hippae sono comparsi al villaggio proibito nei pressi di Klive, e il sindaco vuol guidare la spedizione.
— Secondo il piano — commentò il ragazzo.
— Secondo il piano — fece eco Stella.
Secondo il piano , pensò Marjorie. Quindi sedette, si pose lo scrittoio in grembo e lo guardò con rassegnazione. Probabilmente padre James aveva ragione: Rigo voleva prove di abbandono del tetto coniugale e apostasia.
— Vado a dare il cambio a Tony — disse Rillibee. — Sta istruendo Dimity e Janetta, anche se ormai è chiaro a tutti che non si riprenderanno mai. Non capisco proprio perché insista.
— Perché è ostinato come me — rispose Marjorie. — Ha detto niente? — chiese, con una certa ansia. — Cosa farà quando…?
Aggrondato, Rillibee annuì: — Ha meditato a lungo sulla richiesta di suo padre, e dato che lui e Stella sono gli unici figli che gli è stato consentito di avere, ha deciso di tornare sulla Terra, almeno per qualche tempo. Gli sembra che sia giusto. — Strinse la mano a Marjorie, condividendo la sua delusione, poi si allontanò insieme a Stella, per tornare su, alla Città Arborica.
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