— Ma vi sono una dozzina di santi all’astroporto — obiettò un soldato dalla bocca arida. — Potrebbero tentare di raggiungere il cancello.
— Stanno sparando dalla cima di quella torre, cherubino — rispose torvo il serafino, indicando la torre di servizio come se l’altro fosse cieco. — Se coloro che vi si trovano hanno un briciolo d’intelligenza, non si muoveranno: sono più al sicuro là che qui. Se qualcosa si avvicina al cancello, sparate per uccidere. Sospendete tutte le comunicazioni, se non per annunciare che quei mostri sono riusciti a sfondare le difese. Devo chiamare rinforzi. — Sapeva che per questo sarebbero occorse parecchie ore, se non giorni, poiché la Israfel non era equipaggiata con navette d’assalto. Chi avrebbe potuto prevedere una simile necessità? Le uniche navette a disposizione erano in grado di trasportare soltanto dieci uomini alla volta e disponevano di scarsa potenza di fuoco.
— Signore — riprese il cherubino — cosa ne sarà della gente che si trova nell’albergo?
— Quale gente? — domandò James Jellico, sorpreso.
— Gli scienziati inviati dal Prelato — rispose il cherubino — e l’ambasciatore, con la moglie.
Nell’appartamento all’Albergo dell’Astroporto, Marjorie fu destata dai primi ululati degli Hippae. Poiché le sue finestre erano interne, si recò nella stanza dove Rigo dormiva, spossato, e guardò fuori: alcuni fari spazzavano selvaggiamente la rampa, mentre molti Hippae entravano e sbucavano dall’ombra. Senza svegliare il marito, con gli abiti spiegazzati e la chioma sciolta e scarmigliata, andò ad aprire la porta dell’appartamento: — Guardia, venite a guardare dalla finestra — disse alla sentinella notturna che aveva sostituito quella diurna. — Parecchi mostri hanno invaso l’astroporto.
Con un gesto, il soldato ordinò a Marjorie di arretrare, come se la considerasse pericolosa, quantunque fosse disarmata; poi andò a guardar fuori e parve indeciso sul da farsi.
— Se resteremo qui dovremo organizzare la miglior difesa possibile contro quei mostri — dichiarò Marjorie. — Naturalmente dobbiamo presumere che prima o poi arriveranno qui.
— Come? Cosa intendete dire?
— Non possono usare scale a pioli, ma non sono affatto stupidi: capiranno senz’altro a cosa servono i pozzi ascensionali, se già non lo sanno, perciò dobbiamo disattivarli. Ci troviamo al quarto piano: senza pozzi ascensionali non riusciranno ad arrivare quassù.
— Ma la centralina sarà nel sottosuolo!
— Dobbiamo andarci comunque.
In silenzio, il soldato si avviò al pozzo discensionale, poi tornò indietro.
— Forza, ragazzo! — scattò Marjorie. — Sono abbastanza vecchia per essere tua madre, quindi posso anche sgridarti. Prendi una decisione!
Il giovane fece per deporre l’arma.
— Tienila — ordinò Marjorie. — I mostri potrebbero entrare nell’albergo mentre siamo dabbasso.
Insieme alla sentinella, Marjorie si lasciò cadere nel pozzo discensionale, lamentandosi mentalmente della lentezza della discesa: purtroppo, negli edifici sfarzosi come l’Albergo dell’Astroporto, i pozzi lenti erano considerati un lusso. Come granelli di polvere, il soldato e l’ambasciatrice scesero fino a cinque piani nel sottosuolo, mentre dall’indicatore risultava che il pozzo proseguiva per altri cinque piani.
— Ci sono gli alloggi invernali, laggiù — osservò Marjorie. — Avevo dimenticato i sotterranei.
— Qua, in inverno, dev’essere proprio un gran freddo, eh? — chiese la sentinella, guardando cautamente attorno.
— Ho l’impressione che il freddo non sia il peggior disagio — rispose Marjorie. — E adesso dove dobbiamo andare?
Il ragazzo indicò, di fronte al pozzo, la solida porta metallica della centralina.
Nella cabina piena di consolle e di contatori, Marjorie disse: — Dobbiamo spegnere tutto.
— Tutto? Come faremo con la luce e l’acqua? E poi, come risaliremo?
— Risaliremo il pozzo. — Leggendo le etichette delle consolle, Marjorie scoprì che l’impianto idrico sembrava indipendente da quello energetico e spense quest’ultimo: — Dannazione! — ringhiò, nell’istante in cui la cabina rimase al buio. Ma subito dopo fu accecata da un raggio luminoso.
— Avrei dovuto accenderla prima — ammise il soldato, regolando l’intensità della lampada dell’elmetto. — Da dove risaliamo?
— Dalla scala di emergenza del pozzo.
Ritornati al pozzo gelido e buio, cominciarono a salire i freddi gradini metallici, alla luce della lampada: — È molto comodo — commentò Marjorie, che precedeva il ragazzo, ansimando. — Il tuo elemetto, voglio dire. La lampada funziona anche all’infrarosso?
— Certo — rispose il giovane. — L’elemetto è fornito anche di altri sei dispositivi, che consentono fra l’altro di distinguere creature vive da creature morte, individuare movimenti, e attivare il fuoco automatico, mediante il collegamento ai comandi dell’armamento installati nell’armatura.
Marjorie fu lieta che la sua voce esprimesse fierezza e fiducia, perché il ragazzo ne avrebbe avuto bisogno: forse proprio da esse sarebbe dipesa la loro salvezza. — Adesso tanto vale che entri nell’appartamento con noi — disse, quando furono al quarto piano. — Per precauzione, chiuderemo a chiave la porta: non si sa mai. — Nell’appartamento, osservò Rigo, il quale dormiva ancora, angosciato ed esausto: — Avrà fame, quando si sveglierà. Purtroppo, non abbiamo cibo.
— Razioni di emergenza — disse il ragazzo, picchiettandosi una lunga tasca del cosciale. — Bastano per dieci giorni a una sola persona. A noi tre dureranno almeno per un po’. Non sono molto gustose, ma il cherubino ci ha garantito che sono nutrienti. — Quindi accennò all’ambasciatore addormentato: — Era malato?
Marjorie annuì, pensando: Sì, Rigo era malato. Tutti coloro che partecipavano alla Caccia erano malati. Poi chiese: — Qual’è il tuo nome? Sei un santificato?
Il soldato sorrise orgogliosamente: — Favel Cobham, signora. E sono un santificato, signora, come tutti i miei famigliari. Sono stato registrato alla nascita, perciò sono salvo per l’eternità.
— Sei fortunato. — Marjorie si volse a riguardare il marito: Qua all’albergo Rigo ed io non saremo salvi neppure per questa vita, se gli Hippae riusciranno a salire , pensò. Forse Tony si salverà, se sarà trovata una cura. E forse anche Stella. Rammentò il modo in cui Rillibee la guardava: Sì, forse Stella è salva, se non per l’eternità, almeno per la breve esistenza di un microrganismo, che è tutto quello che ci si può aspettare. Ritornò alla finestra, e vide le stalle, che erano solide, ma non inespugnabili : I cavalli! Non posso abbandonarli. Le stalle comunicano con l’albergo mediante i sotterranei che collegano tutti gli edifici della città. Ma riuscirò ad arrivarci? E si frugò nelle tasche della giacca per cercare il registratore di rotta che frate Mainoa le aveva restituito.
— Il serafino è in città con una pattuglia — disse Favel.
— Cosa credi che farà? — domandò Marjorie.
Il ragazzo scosse la testa: — Be’, signora, come ha detto il cherubino varie volte, il serafino è un comandante molto prudente. Aspetterà fino a domani mattina, chiamando intanto rinforzi dalla cosmonave, poi aprirà probabilmente il fuoco automatico dalla Mug, con tutte le truppe a sua disposizione.
— Esiste almeno una galleria da cui gli Hippae possono entrare — osservò Marjorie. — È necessario farla saltare, inondarla, o qualcosa del genere.
— I cittadini ne sono al corrente?
Marjorie annuì.
— In tal caso, hanno senz’altro avvertito il serafino, che provvederà forse questa notte stessa, se riuscirà a far giungere dalla Israfel l’equipaggiamento adatto. Dovunque vada, è sempre accompagnato da un reparto d’assalto, e questi reparti sono sempre forniti con ogni genere di esplosivo.
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