— Scusami, — disse impacciato Roger. Avrebbe voluto avvicinarsi, ma il buon senso lo trattenne. Dorrie appariva molto indifesa e attraente, con quel giubbino trasparente e quelle mutandine da bikini.
— Scusami , — ansimò lei; lo guardò, distolse gli occhi e, brancolando, si avviò verso il bagno, sbattendosi la porta alle spalle.
Bene, pensò Roger, non aveva torto: si rendeva conto di quanto doveva essere sembrato grottesco, quando era entrato dalla finestra così all’improvviso. — Avevi detto che sapevi com’ero, — le gridò.
Dal bagno non giunse nessuna risposta: solo, un attimo dopo, lo scorrere dell’acqua. Roger si guardò intorno. La stanza era esattamente com’era sempre stata. Gli armadi erano pieni dei suoi abiti e degli abiti di Dorrie, come sempre. Negli spazi dietro ai divani, come sempre, non c’erano amanti nascosti. Roger non era molto orgoglioso di frugare l’appartamento come un cornuto medievale, ma non smise fino a quando fu certo che Dorrie era sola.
Il telefono squillò.
I riflessi fulminei spinsero Roger a staccare il microfono dalla nicchia quasi prima che risuonasse il primo ronzio, con tanta rapidità e brutalità che gli si deformò nella mano. Lo schermo scintillò e poi si spense di nuovo, poiché i circuiti erano collegati al sonoro. — Pronto? — fece Roger. Ma nessuno rispose: lui stesso aveva fatto in modo che nessuno potesse più servirsi di quell’apparecchio.
— Cristo, — disse. Non aveva avuto un’idea chiara di come sarebbe andato quell’incontro, ma era evidente che era incominciato molto male.
Quando Dorrie uscì dal bagno non piangeva: ma non parlò neppure. Andò in cucina senza guardarlo. — Voglio una tazza di tè, — disse, girando appena la testa.
— Non preferisci che ti prepari qualcosa da bere? — offrì Roger, speranzoso.
— No.
Roger sentì i suoni del bricco elettrico che veniva riempito, il fievole sussurro quando cominciò a sobbollire e, molte volte, un colpo di tosse. Ascoltò più intensamente e udì il respiro di sua moglie diventare più lento e regolare.
Sedette sulla poltrona che era sempre stata la sua preferita e attese. Le ali gli davano fastidio. Sebbene si innalzassero automaticamente sopra la sua testa, non poteva appoggiarsi alla spalliera. Si aggirò irrequieto nel soggiorno. La voce di sua moglie gli arrivò oltre la porta: — Vuoi un po’ di tè?
— No, — disse Roger. Poi aggiunse: — No, grazie. — In realtà gli sarebbe piaciuto moltissimo, non perché sentisse il bisogno di liquidi o sostanze nutrienti, ma per avere la sensazione di partecipare insieme a Dorrie ad un evento normale, compiuto tante volte in passato. Ma non ci teneva a rovesciarselo addosso proprio davanti a lei, e non aveva fatto molti esercizi con tazza e piattini e liquidi.
— Dove sei? — Dorrie esitò sulla porta, con la tazza in mano, e poi lo vide. — Oh. Perché non accendi una lampada?
— Non voglio. Tesoro, siedi e chiudi gli occhi per un momento. — Gli era venuta un’idea.
— Perché? — Tuttavia ella obbedì, sedette su una poltrona a fianco del falso caminetto. Roger sollevò la poltrona, con lei sopra, e la girò in modo che Dorrie fosse rivolta verso il muro. Si guardò intorno, cercando dove poteva sedersi: non c’era niente, o almeno niente che si accordasse con la sua nuova geometria, cuscini sul pavimento e divani, tutti scomodi per il suo corpo e le sue ali. Ma d’altra parte, sapeva che non aveva particolarmente bisogno di sedersi. Alla sua muscolatura artificiale non occorreva quel genere di distensione.
Perciò rimase in piedi dietro a Dorrie e disse: — Mi sentirei meglio se tu non mi guardassi.
— Lo capisco, Roger. Mi avevi spaventata, ecco tutto. Se non avessi fatto irruzione in quel modo dalla finestra! D’altra parte, io non avrei dovuto sentirmi così sicura di poterti vedere, voglio dire così , senza… senza farmi prendere da una crisi isterica, ecco quel che voglio dire.
— Lo so, che aspetto ho, — disse lui.
— Comunque sei sempre tu, non è vero? — chiese Dorrie al muro. — Anche se non ricordo che tu abbia mai scalato un edificio per infilarti nel mio letto.
— È facile, — disse Roger, approfittando di quello che era quasi un tentativo di scherzare.
— Bene, — disse lei, interrompendosi per sorseggiare il tè, — dimmi. Cos’è successo?
— Volevo vederti, Dorrie.
— Mi avevi vista. Al telefono.
— Non volevo vederti al telefono. Volevo stare nella stessa stanza con te. — Lo desiderava, e più ancora toccarla, sfiorarle la nuca e premere e accarezzare i tendini perché si rilassassero, ma non osava. Invece si chinò e accese la fiamma a gas nel caminetto, non tanto per il calore, quando per avere un po’ di luce, per aiutare Dorrie. E perché facesse un po’ di allegria.
— Non dobbiamo farlo, Roger. C’è una multa di mille dollari…
Egli rise. — Non per te e per me, Dorrie. Se qualcuno ti dà noia, chiama Dash e digli che io ho detto che mi stava bene.
Sua moglie prese una sigaretta da una scatola sul tavolino e l’accese. — Roger, caro, — disse lentamente. — Non sono abituata a tutto questo. Non mi riferisco solo al tuo aspetto. Questo lo capisco. È difficile, ma almeno sapevo come sarebbe andata, prima ancora che accadesse. Anche se non pensavo che toccasse a te. Ma non sono abituata al fatto che tu sia così… non so, importante.
— Non ci sono abituato neppure io, Dorrie. — Roger ripensò ai telecronisti e alle folle acclamanti quando era tornato sulla Terra dopo aver salvato i russi. — Adesso è diverso. Ho l’impressione di portare qualcosa sulle spalle… il mondo, forse.
— Dash dice che è proprio ciò che stai facendo. Metà di quel che dice è retorica, ma non penso che questo lo sia. Sei un uomo veramente importante, Roger. Sei sempre stato famoso. Forse è per questo che ti ho sposato. Ma era un po’ come se tu fossi stato un divo del rock, capisci? Era emozionante, però tu potevi sempre piantarla, se te ne stancavi. Ma questa volta, non credo che tu possa smettere.
Dorrie spense la sigaretta. — Comunque, — disse, — tu sei qui, e al progetto probabilmente saranno impazziti.
— Posso sistemare tutto.
— Sì, — disse lei, pensierosa. — Credo di sì. Di cosa dobbiamo parlare?
— Brad, — disse Roger. Non ne aveva avuto l’intenzione. La parola gli uscì dalla laringe artificiale, modellata dalle labbra ristrutturate, senza interventi da parte della sua mente conscia.
Sentì Dorrie irrigidirsi. — Che c’entra Brad? — domandò lei.
— C’entra che vai a letto con lui, ecco che c’entra Brad, — disse Roger. La parte posteriore del collo di Dorrie luceva cupamente, adesso, ed egli sapeva che se avesse potuto vederle la faccia avrebbe scorto l’intrico rivelatore delle vene. Le fiamme a gas che danzavano nel caminetto gettavano un piacevole arcobaleno di colori sui suoi capelli scuri: Roger osservò quel gioco, attentamente, come se non avesse importanza ciò che diceva a sua moglie, o che lei gli diceva.
Dorrie fece: — Roger, davvero, non so che fare. Sei arrabbiato con me?
Lui guardò in silenzio la danza dei colori.
— Dopotutto, Roger, ne avevamo già parlato anni fa. Tu hai avuto delle relazioni, e le ho avute anch’io. Avevamo detto che non erano importanti.
— Sono importanti, quando fanno male. — Roger ordinò alla vista di bloccarsi, e accolse l’oscurità come un aiuto al suo pensiero. — Gli altri erano diversi, — disse.
— Diversi come? — Dorrie era indignata, adesso.
— Diversi perché ne parlavamo, — continuò lui, ostinato. — Quando io ero ad Algeri e tu non sopportavi quel clima, era una cosa. Quello che hai fatto quando sei tornata a Tonka e quello che io ho fatto ad Algeri non ha influito sui nostri rapporti. Quando io ero in orbita…
Читать дальше