— Mi occorre che tu vada in Virginia — disse Broun rigido non appena fummo sulla Rock Creek Parkway. — So che disapprovi questo modo di gettarsi su false piste, ma mi occorre che parli con un medico a Fredericksburg.
Fredericksburg era lontano solo cinquanta miglia. Se Annie avesse chiamato sarei stato di ritorno in un’ora e mezzo, in auto. Se avesse chiamato. — Qual è il nome?
Si frugò nella tasca della giacca. — Barton. Dottor Barton. Qui c’è l’indirizzo. — Aveva pescato un foglietto, che spiegò. Il dottor Stone me l’ha indicato. Questo dottor Barton soffre di acromegalia. Oggi normalmente la si cura prima che gli effetti risultino evidenti, ma lui è vecchio e ai suoi tempi non era così. Voglio che tu scopra che genere di sogni fa abitualmente. — Si fermò e sembrò aspettare le mie obiezioni.
— Quando vuoi che vada? Domani?
— In qualunque momento sia meglio per te — fece.
Guidai oltre il Lincoln Memorial e oltre il ponte. — Ho sbagliato a dire quelle cose sulle false piste — dissi allora. — So quanto sia importante questo libro per te.
— Un’ossessione, mi pare che tu l’abbia definita.
Vedevo Arlington House sulla sua collina coperta di neve. Vidi Richard dire ad Annie che lei era ossessionata dalla guerra e dagli assassinii. — Non avevo diritto di dire nemmeno quello.
Girammo sulla strada che andava a Sud. — Lincoln soffriva di acromegalia — disse Broun, come se si stesse scusando per il modo scortese della sera prima, quando gli avevo chiesto se Lincoln era malato. — Per questo era diventato così alto. È un disordine ormonale. Le ossa crescono troppo. Le mani e il naso diventano larghi e i piedi grandi. Le persone con l’acromegalia soffrono di reumatismi e di diabete e anche di melanconia. Può essere fatale.
— E pensi che sia stato questo a ucciderlo? — dissi, sarcastico, e subito me ne pentii.
— Pensavo che questo potesse spiegare i sogni — fece lui, e si voltò a guardare l’oscurità e la nebbia fuori dal finestrino.
Mi chiesi se gli fosse mai venuto in mente, attraverso tutte queste teorie di sensi di colpa e impulsi neurologici, che forse i sogni non avevano bisogno di nessuna spiegazione. Lincoln aveva sognato di essere ucciso da un attentatore, e due settimane più tardi giaceva morto nella Sala Orientale. Aveva perso il figlio, e il viso del ragazzino veniva a confortarlo in sogno. E in tutto ciò che parte poteva avere un disordine ormonale?
Non glielo chiesi. Volevo stabilire una tregua prima che Broun partisse per la California. Mentre stavamo entrando in aeroporto dissi: — Domani andrò a parlare con questo dottor Barton.
Lui si voltò a guardarmi, e capii che a sua volta non desiderava litigare. — Ricordati solo di affidare il gatto alla signora Betts e di dirle di bagnare le piante. Ho lasciato inserita la segreteria ma non ho precisato dove ti avrebbero trovato, in caso ti voglia prendere una piccola vacanza. Ti ho fatto lavorare troppo. C’è un grazioso alberghetto a Fredericksburg. Potresti scendere là e starci un paio di giorni, per riposarti un po’. O magari starci fino a che non torno dalla California, se ti piace.
— Bisogna controllare le bozze — risposi — e tu non ne avrai il tempo, in California. Ascolta, non preoccuparti per me. Me la prenderò comoda. Andrò a Fredericksburg e poi tornerò a lavorare sulle bozze.
— Allora prenditi almeno qualcuno che ti aiuti. Altrimenti la faccenda diventa troppo lunga. Perché non chiedi a quella ragazza di aiutarti, quella biondina graziosa che c’era al ricevimento l’altra sera, come si chiamava?
— Annie — dissi. — Dubito che abbia voglia di sedere per ore a leggere un libro ad alta voce cercando gli errori.
Si grattò il mento ispido. — Vi ho guardati, l’altra sera. E ho avuto la sensazione che farebbe qualsiasi cosa per te. E viceversa.
— È la ragazza di Richard.
— Te l’ha detto l’oracolo, oppure Richard in persona?
— Finirai per perdere l’aereo — dissi. — Non preoccuparti per le bozze. Ce la farò da solo leggendole prima al registratore e poi controllando.
Afferrò la valigetta che stava sul sedile posteriore e poi mi tese il foglietto ripiegato. — Abbi cura di te, ragazzo — disse.
— Anche tu — risposi. — Se scopri che cosa provocava i sogni di Lincoln, fammelo sapere.
Tornai a casa e cominciai con le bozze, un lungo capitolo sul fratello di Ben che era nel Dodicesimo Battaglione di Mansfield, la divisione condannata, e poi un altro, ancora più lungo, sul colonnello Fitzhugh, chiamato dai suoi uomini Vecchio Mutandone, che andava avanti pagine e pagine a parlare del dovere dei gentiluomini e del glorioso Sud.
— Pensavo che il libro fosse sull’Antietam — avevo detto a Broun leggendo quei capitoli la prima volta. — Questo è il capitolo due e siamo ancora alla primavera del 1862. La battaglia di Antietam avvenne solo a metà settembre.
— Non è sull’Antietam — aveva tuonato Broun, e per la prima volta l’avevo visto arrabbiarsi a una mia critica. — È sul dovere, dannazione. — Aveva rifiutato di togliere anche solo una riga e ora vedevo che, sebbene avesse fatto così tanti cambiamenti da rendere il libro quasi irriconoscibile, tutti i passaggi sul dovere erano rimasti. Si doveva arrivare al capitolo nove per ritrovarsi alla mattina del diciassette novembre con Malachi e Toby e Ben.
Era ancora buio quando Ben si svegliò. — Mi pare di aver sentito qualcosa — disse, tirandosi a sedere.
— Non ancora — fece la voce di Malachi. Era troppo buio per vederlo.
— Che ore sono? — chiese Ben. — Mi sembrava di aver sentito dei colpi di fucile. — Aveva smesso di piovere e a est appariva un leggero chiarore, ma ancora indefinito.
— Solo le tre — rispose Malachi, e poi Ben dovette riaddormentarsi perché, quando aprì gli occhi di nuovo, c’era luce abbastanza per scorgere Malachi. Questi era accoccolato presso il piccolo focolare, movendo le ceneri fredde, tentando di scovare una brace, ma il fuoco era completamente spento. Una nebbia fredda si alzava dal campo di granturco presso il quale si erano accampati, così densa da non poterne distinguere le pannocchie.
— Come faremo a combattere se ci sarà nebbia? — fece Ben, stringendosi la coperta attorno alle spalle. Stava battendo i denti.
— La nebbia sparirà con il sorgere del sole e poi farà fin troppo caldo — disse Malachi, e la sua voce era calma e sicura come se si fosse trovato ancora alla fattoria, in piedi alle tre del mattino per una intensa giornata di semina.
— E se ce la squagliassimo prima? — fece Ben. I suoi denti sbattevano così forte che non avrebbe sentito neppure gli spari.
— Pensavo che fossi tu quello partito volontario. È questo che sei venuto a fare.
— Lo so — disse lui. — Solo che non avevo preso in considerazione di farmi ammazzare.
— Come può un disgraziato pensare di dormire con vuoi due che starnazzate come galline? — fece Toby. Sbadigliò. — Meglio scappare? O farsi ammazzare? Per quel che mi riguarda io non posso venire ammazzato. Non Toby Banks. Nossignori, ho promesso alla mia mamma di no. — Si tirò la coperta sui piedi e si rotolò dentro, invece Ben si distese a guardare la nebbia che avvolgeva nelle sue spirali Malachi e il focolare spento.
Toby lo svegliò con un calcio. — Sei stato sveglio a preoccuparti tutta la notte e poi ti addormenti prima della battaglia — disse. — Guai se il Vecchio Mutandone ti pesca a dormire.
Ben si tirò a sedere. Il sole era alto e la nebbia era sparita. Il vapore saliva come fumo dal campo di granturco. Malachi aveva acceso un altro fuoco. Stava arrostendo pannocchie fra le braci. — Guarda me, che è più di un’ora che mi esercito nel mio urlo da ribelle — aggiunse Toby.
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