Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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— Oh, nostra Signora misericordiosa.

— A te può sembrare grave, Stavia, ma ne abbiamo viste di peggio. Ora infilati gli stivali.

L’incontro fu di breve durata, le domande vertevano soprattutto sulla Terrasanta e i costumi dei suoi abitanti. Verso la fine, le chiesero di unirsi al Concilio non tanto perché lei era diventata responsabile quanto perché era utile che lei ne fosse una componente. Era ancora troppo giovane, almeno di una decina d’anni, ma le sue spiacevoli esperienze le avevano fornito una conoscenza e una consapevolezza che potevano rivelarsi utili. Del resto la volevano sottoposta al giuramento del Concilio per tutta una serie di informazioni. Lei, troppo provata per opporsi, acconsentì.

Un uomo arrivò alla guarnigione di Marthatown e bussò alla porta di Michael a notte tarda, scivolando all’interno come un’ombra quando la soglia fu aperta. Veniva, disse, dalla guarnigione di Peggytown. La guarnigione di questa città era in agitazione. Il suo comandante voleva che Michael, Stephon e Patroclo lo incontrassero e lo aiutassero a risolvere un problema.

— Cosa diavolo succede? — domandò Stephon.

— Shh — lo zittì Michael. — Cosa vuol dire che la guarnigione è agitata?

— Alcuni degli uomini dicono che quello che stiamo preparando è disonorevole. Potrebbero mandare tutto in fumo. Il nostro comandante vuol parlarvi.

— Non abbiamo tempo di… — cominciò Stephon.

— Shh — lo zittì nuovamente Michael. — Abbiamo bisogno di stare uniti. Non vogliamo creare fratture.

— È quello che mi ha detto il mio comandante. Non crede che sia un problema veramente serio, ma vuole sapere come avete intenzione di agire. Pensa che tutto sia nelle sue mani, signore; ha detto di dirle che “Michael ha l’intera situazione in pugno. I suoi uomini, Stephon e Patroclo, sanno esattamente come parlare ai miei. Lui saprà cosa fare.”

— Dove vuole che c’incontriamo?

— Ho portato con me una mappa; se andate diritti verso sud, vi verrà incontro in questo punto qui. Al massimo sono due giorni di viaggio.

Stavia stava osservando le mappe con un’espressione di stupore: — Queste sono le mappe che hanno dato a Michael? Ma su questa carta non ci sono le Devastazioni. Voglio dire, ci sono ma nel punto sbagliato.

— Sì — disse Morgot.

— Se seguiranno il sentiero segnato qui sopra ci finiranno direttamente dentro.

— Sì — rispose Morgot. — Ci finiranno dentro se decideranno di andare.

Non arrivarono sino a quel punto. Alla fine del primo giorno di viaggio, ancora a nord della Devastazione, e molto lontano dalla strada che li avrebbe portati a Emmaburg, in un luogo poco frequentato da viaggiatori o stanziali, i tre uomini disposero un campo spartano e stabilirono i turni di guardia. Stephon fece il primo turno. Michael prese una pietra dal mulo e cominciò ad affilare la spada. Patroclo si dedicò a intagliare un pezzo di legno. Stava scolpendo un’impugnatura d’osso per la sua daga. Stephon bevve la sua ultima tazza di tè e cercò un buon posto per sedersi e montare la guardia.

— Quanto tempo credi che ci vorrà?

— Un paio di giorni. Abbiamo tempo.

— Vorrei che avessimo scoperto cosa era quell’arma di cui parlava Besset.

— Penso di essere d’accordo con Chernon. Besset era ubriaco; vedeva delle cose. Stavia non sapeva nulla di quell’arma. — Secondo Chernon, Stavia gli aveva rivelato tutto quello che sapeva e nessuna delle cose che gli aveva confidato era importante.

— Altri ne hanno sentito parlare…

— Lo so. Ma se chiedi loro se l’hanno vista, nessuno di loro può dire di averla vista realmente.

— Pensi che sia solo un mito?

— Oh, forse non completamente. Probabilmente c’è qualcosa di vero.

— Ho sentito una volta che parlavano di un’arma chiamata fucile. Poteva scagliare pugnali a lunga distanza — sbadigliò Stephon.

— Non ci servirebbe a molto. Non abbiamo bisogno di scagliare spade a lunga distanza per prender possesso della città — borbottò Patroclo.

— In ogni caso, la daga che ho in mente io colpisce a distanza molto più ravvicinata. — sogghignò Stephon. — E ho in programma di usarla molto.

— Su cosa? — disse una voce.

— Su tutte quelle su cui riuscirò a metter sopra le mani — rispose Stephon ridendo.

— Compresa la nostra Morgot, Michael, quando te ne sarai stancato.

Cadde il silenzio. Tutti e tre si resero conto immediatamente che la voce che aveva chiesto “Su cosa?” non era una delle loro. Si alzarono ponendosi schiena a schiena vicino al fuoco. Spade e daghe uscirono dai foderi con un suono metallico, le spade impugnate nella mano destra e le daghe nella sinistra.

— Chi è? — chiese Michael.

— Sono io — disse nuovamente la voce. — Non mi riconosci, Michael? — Uscì dall’oscurità tutta vestita di nero. Morgot. Aveva un cappuccio sulla testa che le nascondeva i capelli. — Dopo tutto quello che abbiamo significato l’uno per l’altra, pensavo che avresti riconosciuto la mia voce — disse con gentilezza.

— Cosa fai qui?

— Sono venuta io a chiederti cosa stai facendo qui, Comandante della guarnigione. — C’era un masso vicino al fuoco e lei andò a sedervisi, incrociando le gambe, protendendosi leggermente in avanti, come aveva fatto di tanto in tanto nelle taverne quando ascoltava le canzoni e le storie di battaglia. — Dimmi.

— Affari della guarnigione — sbottò lui. — Non sono affari da donne.

Stephon e Patrolco si resero conto della loro posizione marziale, di come tenevano le armi in pugno. Quasi con vergogna riposero le armi e si scostarono un poco. Qualunque cosa stesse accadendo riguardava la donna e Michael.

— Oh, Michael — disse lei. — Il disonore è sempre nostra preoccupazione.

— Disonore — soggiunse lui. — Cosa mai ne sapete voi? Cosa può saperne una donna?

— Molto. Avete giurato di proteggerci, Michael. Perché cospirate contro di noi?

Quella sfida lo colse di sorpresa. Ci volle un attimo perché riuscisse a trovare lo sdegno necessario. — Di quali stupidaggini stai parlando, donna?

— Lascia che ti racconti una storia, Michael.

— Non abbiamo tempo di starcene qui a sentire le tue storie — disse Stephon, con acredine. — Tornatene a Marthatown, Morgot. Non hai nulla da fare qui.

— Oh, lo avete il tempo di ascoltare questa storia — disse lei con gentilezza. — Siediti o rimani in piedi, fa’ come vuoi, ma io ve la racconterò.

— Lasciala parlare — disse Michael, riguadagnando il suo contegno. Con la sua voce sonnacchiosa quasi svogliata aggiunse: — Be’, racconta pure, Morgot.

— Trecento anni fa quasi tutti gli abitanti del mondo morirono a causa di una devastazione provocata dagli uomini. Erano gli uomini che costruivano le armi ed erano gli uomini che ricoprivano le posizioni diplomatiche, gli uomini che parlavano di orgoglio razziale e difesa; e, alla fine, furono gli uomini che fecero quello che ritenevano il loro dovere, spinsero i bottoni e tirarono i fili che provocarono le orribili cose che accaddero. E noi morimmo, Michael. Quasi tutti. Donne, bambini.

“Solo pochi rimasero. Alcune erano donne e tra loro ce n’era una che si chiamava Martha Evasdaughter. Martha spiegò che la devastazione era stata causata dalla volontà, dalla brama si sarebbe potuto dire, degli uomini di combattere e decise che questa brama di distruzione doveva essere bandita dall’umanità anche se ci fossero voluti centinaia di anni. Lei e altre donne si riunirono e fondarono una città con una guarnigione accampata all’esterno. C’erano pochi uomini con loro, tutti dovevano fare la loro parte, così alcune delle donne indossarono abiti maschili e occuparono la guarnigione fuori dalla città, Michael. E quando i bambini avevano cinque anni, venivano affidati alla guarnigione.

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