Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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— Sono convinte che, poiché sei stata costretta a concepire il figlio di un guerriero, dovresti avere il diritto di sapere la verità per scegliere se abortire o meno. È successo un mese fa, tuttavia, e noi abbiamo timore di farlo ora anche se tu volessi. E c’è quell’infezione… non siamo ancora sicure di averla fermata. Mi piacerebbe sapere con cosa ti hanno picchiato. Qualcosa di avvelenato di sicuro…

— Perché ha importanza sapere che è il figlio di un guerriero?

— C’è una possibilità su venti che un figlio ritorni se è stato generato da un guerriero; una su cinque se suo padre è un servitore; data l’eredità di Chernon è difficile che ritorni.

La sensazione di intorpidimento tornò e con essa comprese la verità. Sì. Lei lo sapeva. Lo aveva saputo da molto, molto tempo senza neppure rendersene conto. Nei sogni, quando aveva visto le renne, aveva trasformato la verità in un simbolo. — Noi stiamo facendo una selezione, vero? — disse. — Lo stiamo facendo da anni e alla fine tutti i nostri figli torneranno a casa, vero? Non ci saranno più adoratori del pene? Non più tamburi, fanfare e giochi. Cosa succederà allora, Morgot?

— Non avremo più guerre — disse Morgot, stringendola a sé. — Almeno in teoria. Non più guerre.

— Morgot?

— Sì, Stavvy?

— Non mi è ancora permesso di chiedere… di quel tempo?

— Non finché o a meno che non ti sia chiesto di servire nel Concilio, Stavvy. Malgrado tutto quello che hai passato, tu non sai nulla. Ricordatelo. Nulla. Non hai parlato con Chernon? Non gli hai raccontato di quella volta?

— Hai avuto la mia parola — disse lei assonnata. — Non gli ho detto nulla. Lui mi ha detto delle cose invece…

— Be’, non ti crucciare di questo. Ce ne occuperemo noi.

— Beneda vuol vederti — disse Joshua. — C’è anche Sylvia con lei.

La risposta di Stavia fu un gemito angoscioso privo di parole.

— Lo so — disse Joshua — ma credo che dovresti riceverle.

— Devo parlare con la madre di Chernon? Con sua sorella? — gemette lei cercando di protestare. — Cosa gli avete detto?

— Solo che Chernon è scappato dalla guarnigione per andare a sud a incontrarti ed è là che poi ti ha lasciato. In seguito sei stata ferita. In un incidente. Una caduta, gli abbiamo detto, lungo una scarpata rocciosa. Pensano che sia stato il servitore che era con te a salvarti. Non ho fornito ulteriori particolari.

— Vorranno parlare di Chernon. Lo sai che vorranno sapere!

— Oh, sì, Stavvy. Sì che vorranno. E tu puoi dir loro che il colpo che hai preso in testa ti ha causato una forma di amnesia. Non ricordi nulla della tua esplorazione.

— Non ricordo niente?

— No. Non ricordi, per esempio, che Chernon ha parlato di una cospirazione. Non ricordi di averne parlato con Septemius. Visto che non ricordi, nessuno si preoccuperà di quello che hai saputo…

— Ah, capisco. — Ci meditò sopra un po’ e comprese. Nessuno doveva sapere che lei era a conoscenza della cospirazione, nessuno doveva sapere che loro tutte sapevano. Non doveva trovare nessuna scusa. Avrebbe detto semplicemente che non ricordava, non ricordava. Avrebbe dovuto semplicemente mentire a Beneda, la sua amica. Mentirle.

— Va bene — disse l’attrice Stavia. — Falle entrare.

Beneda e Sylvia vennero a trovarla molte volte; parlarono, tra le altre cose, del figlio che Stavia stava aspettando. Il figlio di Chernon. Che cosa magnifica che Stavia stesse aspettando un bambino! Beneda era raggiante, gongolava, come se lei stessa avesse pianificato che ciò avvenisse, come se avesse addirittura pregato che accadesse. Stavia sorrise, quando fu in grado di farlo, continuando a ripetere che non ricordava nulla.

Naturalmente, il bimbo di Stavia avrebbe potuto essere una bambina. Una figlia che avrebbe potuto possedere alcune delle qualità che avevano anche lei e Beneda, forse. Qualcuno che sarebbe stato di compagnia; mentre riguadagnava lentamente le forze durante le successive settimane che non sembravano passare mai, Stavia si cullò con quel pensiero. Corrig era molto gentile con lei, le portava fiori e libri, frizionava le cicatrici sulla sua schiena con l’unguento medicamentoso, tentandola con cibi prelibati quando lei sembrava non aver fame. Una notte si ritrovò ad abbracciarlo, piangendo come non aveva fatto sin da quando era bambina e lui l’aveva cullata come aveva fatto Morgot.

— Shh, piccola mia — le sussurrò. — Uccellino, pesciolino mio, shh — le disse trattandola come una bimba.

— Non sono un uccellino — singhiozzzò la ragazza cercando di sentirsi indignata.

— Il mio piccolo uccellino — la cullò il servitore. — Il mio piccolo uccellino, il mio pesciolino, un esserino piccolo da amare e da cullare.

— Sono grossa come una vecchia matrona — pianse lei. — Come se avessi ingoiato un melone.

— O la luna, il sole o una balla di fieno — la cullò Corrig appoggiandosi sulla sedia a dondolo che scricchiolava andando avanti e indietro come un pendolo. — O uno di quei vecchi elefanti, o una balena. Un leviatano, ecco sei così grossa. Grande come la luna. Un mostro enorme…

Lei non riusciva a smettere di ridacchiare; le lacrime si asciugarono e una sensazione di conforto venne a sostituirle.

— Corrig?

— Mmm?

— Quando tutto ciò sarà finito, sarai ancora qui con me?

— Questa è la mia intenzione — rispose lui. — Sono molto ansioso di restare con te, Stavia. Forse è a causa di tutte le cose che Habby era solito raccontarmi di te.

— Cosa? — domandò lei incuriosita. — Cosa diceva?

— Oh — lui riprese a cullarla ridendo tra sé — una sacco di cose interessanti…

— Riesci a indovinare che sarà di noi?

— Oh, sì — disse — Ci sarà una bambina. Tua e mia. E la chiameremo Susannah.

— Poveretta. Ha cercato di aiutarmi meglio che poteva.

— Andremo a sud. Joshua, io e gli altri, e porteremo qui le ragazze.

— Bene — sospirò lei.

— E avremo un’altra figlia. Il suo nome sarà… Primavera.

— E cosa mi dici di questo bambino, Corrig?

— Questo sarà un maschietto, Stavia.

La cullò gentilmente mentre piangeva.

Fu la sera successiva che Corrig le disse — titubante come quando si offre un boccone a un animale pericoloso — che Chernon era tornato alla guarnigione.

— Dove è stato? — chiese lei con un sospiro sofferente. — Pensavo fosse morto.

— Non c’era necessità di turbarti parlandoti di lui. In realtà ha viaggiato con un gruppo di zingari, ma è rimasto in contatto con gli ufficiali della guarnigione di tanto in tanto.

— Perché è tornato?

— Tu lo sai perché.

— Perché sarebbe stato disonorato se avesse fatto diversamente? — soggiunse.

— E anche perché sa che porti in grembo suo figlio, forse.

Chiaramente non era solo per quello.

Morgot venne nella stanza di Stavia la stessa sera e le chiese di vestirsi. — Il Concilio vuol vederti — disse. — Vogliono farti alcune domande.

— Su cosa?

— Il tuo breve soggiorno in Terrasanta. Gli è stato già detto tutto. È solo che stanno per prendere una grave decisone e vogliono essere sicure dei fatti.

— È a causa di Chernon, vero? È tornato con un sacco di informazioni su come possono essere tenute schiave le donne. Come viene loro rasato il capo e possono essere picchiate. Lo sta raccontando a tutti alla guarnigione.

— È lui, sì. Ha saputo che tu non ricordi nulla, così può raccontare tutto quello che crede; declama come un pazzo ma la gente sta ad ascoltarlo. Gli è stato permesso di rientrare nella sua centuria, la venticinquesima. I servitori mi riferiscono che quello che dice viene preso per vero dalla maggior parte dei guerrieri.

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