Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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Vicino al capo del suo letto qualcosa colpì l’anta.

Sentiva aria fredda sul viso. Aria che le faceva male.

— Aaaah — esclamò senza sapere cosa diceva.

— Qui — disse qualcuno. — È legata. Per tutto ciò che è sacro per questi bastardi… — Accesero un luce contro il suo volto, una luce molto tenue, come proveniente da una lanterna. Anche la luce le faceva male. Quando la pressione sulle sue spalle cessò e le braccia di qualcuno la sollevarono, provò ancora più male e cominciò a gridare… o almeno ci provò. C’erano delle cose soffici sulla sua bocca che le impedivano di urlare. Dita. Morse quelle dita e qualcuno imprecò.

— Stavia — disse una voce al suo orecchio. — Sono Joshua. Sta calma, piccola. Ti portiamo a casa — sentì una puntura sul suo braccio, qualcosa di affilato che l’avrebbe aiutata a lottare contro l’agonia che le provocava ogni movimento — Per il dolore — disse la voce di Joshua. — Stai calma.

— Via — disse la sua mente. — Stai calma o non riusciranno a portarti via. — Smise di lottare contro il dolore e si lasciò andare. Le tenebre tornarono ad avvolgerla mentre pensava: “Va bene così. Non devo preoccuparmi”.

— Prendete tutte le corde che trovate — disse la voce di Joshua. Rifate il letto ordinatamente. Mettete le piume attorno al letto. Ricordate di lasciare quelle impronte ai piedi del muro sotto la finestra… — La portarono fuori dalla porta, attraverso la casa, fuori dalla soglia e poi tra gli alberi. Se ne stava rannicchiata nelle braccia di Joshua. C’era qualcun altro che sussurrava. Ne conosceva la voce.

— Sono Corrig, Stavia — sussurrò qualcuno. — Va tutto bene. Sta’ calma.

Poi tutto scomparve, persino il dolore se ne andò lasciandola avviluppata in un’oscurità confortevole e piena d’amore.

Il fienile del Vecchio Jepson bruciò sino alle fondamenta; la Casa degli Scapoli del Vecchio Brome bruciò solo in parte, sebbene tutta la facciata frontale avrebbe dovuto essere ricostruita prima che qualcuno potesse tornare ad abitarci. Non poterono vedere di più alla luce della lanterna. Alla stessa luce riuscirono a leggere le parole che qualcuno aveva inciso col coltello sulla schiena di Capacità. “È una santa donna.” Non fu che quando Cappy si volse che poterono chiedergli chi era “quella” donna di cui parlava la scritta e fu solo allora che cominciarono a cercare Stavia.

La stanza era intatta come se non vi fosse stato nessuno. Non c’erano segni della presenza della donna o delle corde che l’avevano tenuta legata al letto. C’erano delle impronte che conducevano verticalmente fino al muro dalla finestra; c’erano anche alcune grandi penne bianche sul letto, penne più larghe di quanto non avessero mai visto.

— Quella cosa ha detto che un angelo era venuto a salvarla — disse Diligenza. — Lo ha detto. E Susannah ha detto che non avremmo dovuto farle del male. Susannah ha detto che era un errore.

Il Vecchio Brome colpì suo figlio sulla bocca senza cambiare espressione. Non gli piaceva che gli si ricordasse Susannah. E anche il fatto che qualche donna avrebbe potuto essere stata così sensibile da dire qualcosa in proposito sembrava un’eresia. Tuttavia, le penne e le impronte e quello che il ragazzo aveva detto gli fecero salire la bile in bocca costringendolo a sputare più volte. Era spaventato. Qualcosa era andato storto. Qualcosa su cui doveva meditare.

Il Vecchio Jepson portò diversi dei suoi figli più grandi per parlare e Diligenza ripeté anche a loro cosa aveva visto e sentito. — Il diavolo ha detto che Chernon era il loro amico — proclamò più volte, e questa informazione fu sostenuta da altri fatti. Diversi tra i giovani avevano visto e sentito il demone o meglio i demoni. Avevano dato la caccia a Chernon durante la notte, ma lo avevano perduto. Erano stati inviati per trovarne le tracce se riuscivano trovarle e riportarlo indietro.

— Ho sentito che Susannah si è uccisa — osservò il Vecchio Jepson — perché l’ha fatto?

Il Vecchio Brome finse di non aver udito; senza pensarci Vendetta disse: — Ha lasciato un biglietto; era stanca di essere picchiata.

— Castigata — lo corresse il Vecchio Jepson.

— Lei ha detto picchiata — insisté Vendetta — ha detto che preferiva morire così lui non avrebbe potuto fare più nulla alla sua testa. Ha detto che preferiva morire piuttosto che permettere a papà di fare ancora il suo dovere con lei.

Questa volta Risoluzione Brome colpì suo figlio sbattendolo a terra.

Cappy, nel frattempo, stava covando il profondo e terribile sospetto che quando aveva colpito la donna-demonio… la santa, con la pala avesse fatto qualcosa di molto, molto brutto, qualcosa di peggio di quanto papà non avrebbe mai ammesso. Alzò lo sguardo e vide l’occhio gonfio del fratellastro, Vendetta Brome, trovando in quello sguardo un luccichio duro e implacabile. Vendetta, comprese Cappy, odiava papà.

Era una rivelazione sulla quale Cappy avrebbe riflettuto a lungo, una rivelazione che alla fine avrebbe diviso con altri e si sarebbe diffusa come un cancro in tutta Terrasanta. Diede a tutti loro qualcuno al quale attribuire il definitivo Armageddon.

La volta successiva in cui Stavia si svegliò il vago grigiore nel quale era sommersa comprendeva anche un movimento. Qualcuno stava facendole qualcosa alla testa.

— Va tutto bene — disse Joshua. — Sto pulendoti quel taglio sulla testa, piccina. Mi spiace se ti faccio male.

— Non fa male — cercò di dire attraverso le labbra gonfie.

— Per fortuna — continuò lui con voce dolce — che la tua testa è quasi rasata. Vuol dire che non dovrò farlo io. Hai un brutto taglio.

— Mi ha colpito — spiegò lei. — Quando ho cercato di fuggire qualcuno di loro mi ha colpito con qualcosa — pronunciava male le consonanti. Evidentemente non riusciva quasi a muovere le labbra.

— Ah — disse lui. — Questo spiega tutto.

— Dov’è Chernon? — gli chiese. Sembrava importante sapere che non era là.

— Cosa ha detto? — chiese qualcuno.

— Vuole sapere dov’è Chernon.

— L’ultima volta che l’ho visto stava correndo per salvarsi da sei uomini della Terrasanta che lo inseguivano per ucciderlo — una voce sconosciuta. — …un angelo è venuto a salvarla.

— Un angelo? — chiese lei cadendo nelle tenebre ancora una volta.

— Un angelo — affermò Joshua. — Abbiamo lasciato delle penne d’angelo nella camera dove ti tenevano, per provarlo.

Non ci fu più nulla dopo queste parole per parecchio tempo, poi cessò il movimento. Vide la luce del fuoco e qualcuno che le faceva ingerire una minestra calda. Quattro o cinque ombre, gente che si muoveva.

— Ci troveranno — disse lei, con voce chiara questa volta.

Corrig si chinò su di lei asciugandole la fronte. — Non è possibile, piccola. Non stanno neanche cercandoci. Sono tutti rinchiusi nelle loro case nella speranza che i demoni non tornino a finire il lavoro.

— I demoni?

Lui cominciò a spiegarle ma la ragazza svenne di nuovo.

Quando tornò la luce chiese: — Angelo… penne?

— Septemius ci ha dato tutto il materiale di scena…

— Perché lo avete fatto? — chiese.

Diverse voci, tra le quali riconobbe quella di Septemius, le fornirono una spiegazione: — …sono creduloni e superstiziosi… sono così imparentati tra di loro che dureranno ancora per poche generazioni… volevamo diffondere confusione e terrore tra tutti.

Non riuscì a sentire il resto.

Continuò a svenire. Fu solo lentamente, solo dopo un lungo periodo di tempo, che cominciò a comprendere e a ricordare ogni cosa che le avevano detto. C’era qualcosa che riguardava i suoi occhi che preoccupava Joshua. Si trovava nel carro di Septemius. Erano quasi tornati a Marthatown. Lei era nel carro, viva, perché Joshua e Corrig avevano sentito la sua cattura, l’avevano sentita quando Chernon l’aveva colpita. A quella distanza lo avevano semplicemente saputo. Avevano sentito quando Cappy l’aveva ferita, cosa che li aveva indotti a sbrigarsi; nel suo delirio tutto ciò non le sembrava possibile. Non le sembrava neppure probabile. Avevano saputo e questo era tutto. Da buoni servitori quali erano, erano venuti a prenderla.

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