Mangiarono insieme, nel più completo silenzio sebbene Chernon facesse uno o due commenti sul suo viaggio insieme a Septemius. Stavia pensò che quelle osservazioni fossero inutilmente critiche ma non disse nulla. Forse lui cercava solo di essere divertente.
Finalmente lui riuscì a capire la ragione del suo disagio e osservò: — Era la prima volta che tu… vero?
— Sì.
— Pensavo che iniziaste da giovanissime. Beneda stessa ha iniziato presto.
— Beneda deve averti preso in giro. So per certo che non aveva avuto nessuna relazione quando ho lasciato la città per andare ad Abbyville.
— Ma sono passati nove anni — disse lui con voce ostile, come se, restando vergine, l’avesse offeso in qualche modo.
— Lo so.
— Diciotto carnevali — asserì. — Io…
— Sono certa che hai preso parte ai carnevali, Chernon; non mi aspettavo che non lo facessi; ma, salvo il fatto di aver danzato e ballato un poco all’ultimo, io non ho fatto niente. Non avevo tempo. — Gli lanciò uno sguardo che lui non le restituì. Cos’era che lo rodeva? Non riusciva a trovare una spiegazione a quell’ostilità priva di ragioni. — Guarda, noi non siamo mai stati “amanti”. Io ti amavo, penso; nel modo in cui amano le ragazzine. Infatuazione direi. Per quanto ti riguarda… be’, ero l’amica di tua sorella e ti davo dei libri. Poi mi sono resa conto di quello che stavo facendo e ho smesso. Allora ti sei arrabbiato con me. E poi me ne sono andata. Ecco cosa c’è stato veramente tra noi. Non far finta che ci sia stato di più.
Non gli disse nulla di tutto il tempo che aveva trascorso ad Abbyville, dei carnevali che aveva disertato, sempre pensando a lui, a Chernon, al ragazzo con i capelli color del grano e lo sguardo triste. Aveva desiderato che lui l’ascoltasse, comprendesse le sue parole. Aveva desiderato che lui le dicesse qualcosa, che le dimostrasse che per lui aveva qualche importanza. — Questa avventura… è il mio modo di dirti: “Mi spiace di averti fatto soffrire quando eravamo bambini”.
“Il mio modo di dirti che ti amo, Chernon.”
— Ma non posso continuare a meno che non sia soddisfacente per entrambi… — Non lo stava realmente guardando, davanti a lei c’era il corpo di un uomo, il viso di un uomo. Lei vedeva ancora il ragazzo, ed era proprio il ragazzo che voleva. Il ragazzo non era là. Se n’era andato; in qualche modo Chernon si era trasformato in qualcosa di differente; non era semplicemente cresciuto ma era cambiato radicalmente. — A meno che entrambi non lo troviamo divertente — continuò la sua voce.
Una frase trita. Cosa significava divertente? Tutto quel discorso era un luogo comune. E lui non le stava rispondendo.
Dentro di lei, pianse. Era stata tutta una stupida idea, Septemius aveva tentato di dirglielo. Kostia lo aveva compreso. E anche Tonia. La sua stessa identità di bambina di dieci anni lo avrebbe compreso. Cosa aveva detto lei stessa riguardo all’infatuazione di Myra per Barten? “Non dimostra nessun buon senso.”
“No” aveva sbadigliato Morgot. “Nessuna di loro ne ha. E neppure io ne avevo alla loro età.”
“Rifiuto di avere quell’età” aveva affermato Stavia.
“Ti auguro buona fortuna” aveva risposto Morgot.
Voleva dire che tutte loro attraversavano quella fase, prima o poi. Tutte. Sappiamo cosa è la cosa giusta da fare eppure ci comportiamo stupidamente.
Ed eccola qui. Stavia l’attrice, che cercava di recitare al meglio la sua parte mentre dentro di lei la parte innamorata e stupida piangeva la perdita della propria infanzia.
E poi lui le sorrise, come il sole che spunta, improvvisamente, senza avvisaglie. Lei lo vide sul suo volto: capitolazione, la decisione di non essere furioso. Ciò che vide non fu la necessità emotiva di riconciliarsi con lei, ma una decisione conscia che la rabbia non lo avrebbe aiutato. Non poteva intuire quali fossero le ragioni della sua decisione, tuttavia vide che stava ragionandovi sopra. — Hai ragione, Stavia. Io mi sono comportato come… come un appartenente a uno dei popoli antichi del libro di Beneda. Come un barbaro. Ricominciamo da capo — e le sorrise ancora.
Lei percepì che quelle parole erano frutto di una decisione presa a freddo, una gelida manipolazione, ma decise di ignorarlo. Erano estranei l’uno all’altra dopotutto; lasciò che dentro di lei la rabbia svanisse per dar forma a un sentimento nuovo e più dolce.
L’attrice Stavia era volata via.
— Oh, Chernon — disse lei, aprendo le braccia.
Stavia non aveva mai avuto un amante prima di allora, non aveva quindi nessun termine di paragone. Tuttavia metteva Chernon a confronto con altri uomini di sua conoscenza. Con Joshua. Con Corrig. Con il suo istruttore chirurgico ad Abbyville.
Chernon sembrava ansioso, piuttosto che avido, di darle piacere e a volte ci riusciva, sebbene ciò accadesse il più delle volte per caso piuttosto che per una reale comprensione da parte sua di quello che stava facendo. Era così concentrato nell’analisi delle sue sensazioni che non era capace di porre molta attenzione a lei. Stavia invece imparò in fretta a compiacerlo, compito non molto complesso. Aveva bisogno di pochi preliminari e non aveva voglia di aspettare molto. Le ricordava un poco gli arieti che aveva visto accoppiarsi con le pecore nei dintorni del campo, o gli agnelli improvvisamente affamati che si avventavano sulle tettarelle delle madri per saziarsi in fretta. Tutto subito. Niente attesa. Ricordò ciò che le aveva detto Beneda a proposito del fratello anni prima: “Quando viene a casa, mangia continuamente, tutto, ingoia tutto senza preoccuparsi molto di sentierne il gusto…”.
Il che era, come le avevano confermato i suoi studi in materia di sessualità, un atteggiamento molto comune nei giovani maschi. Chernon aveva ventiquattro anni ma era ancora molto giovane nel contesto della guarnigione dove un uomo contava molto poco prima di aver superato la prova della battaglia, persino quando aveva messo al mondo dei figli. Nel Paese delle Donne una ragazza diventava adulta a sedici o diciassette anni. Stavia ci pensava, di tanto in tanto, insoddisfatta e un po’ triste per quegli accoppiamenti maldestri, sebbene Chernon non li definisse così. Nel Paese delle Donne si pensava generalmente che gli amanti migliori erano gli uomini più maturi, che avevano vissuto molti carnevali e che si dedicavano a corteggiamenti tra una ricorrenza e l’altra — lettere, versi poetici, regali — per alimentare la loro stessa passione e l’affetto delle loro compagne. Stavia pensava che quel genere di corteggiamento tra un accoppiamento e l’altro fosse piuttosto carino, ma non lo suggerì. Era arrivata alla conclusione che accondiscendere alle richieste di Chernon le avrebbe fatto sprecare meno energia di quello che si era aspettata. Gliene sarebbe rimasta a sufficienza per portare a termine il compito, se tutto fosse proceduto nella maniera più semplice possibile. Il sentimento richiede anch’esso un impiego di energie; e lei non disponeva di energie supplementari. Il sentimento avrebbe dovuto aspettare; prese questa decisione a freddo, quasi per ripicca per quello che aveva letto sul suo volto, senza riconoscere che l’emozione dominante che provavano l’uno per l’altra era ostilità.
Si avviarono verso est, poi a sud, stabilendo il campo per la notte nel tardo pomeriggio e lasciandolo a metà mattina. La raccolta di erbe aumentava, e le annotazioni che Stavia tracciava sulle mappe diventavano più consistenti. Chernon era solo tiepidamente interessato a quello che la ragazza faceva, e altrettando tiepidamente era interessato alla raccolta dei campioni.
— Avrei detto che eri molto ansioso di fare questo viaggio — gli disse lei stancamente, al termine di un lungo giorno di trasferimento. — Una volta mi hai detto che pensavi che i guerrieri feriti necessitassero di cure migliori. Alcune di queste erbe offrono degli eccellenti rimedi per le ferite.
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