Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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La loro determinazione nascondeva un non piccolo senso di colpa. Erano stati loro che avevano preso i cani durante una scorreria precedente che aveva avuto come scopo tener d’occhio un grosso gregge con la possibilità di impadronirsi di qualche agnello non ancora svezzato. Avrebbero munto una delle pecore del gregge della loro madre per il piccolo finché non fosse stato in grado di mangiare da solo. Per quanto fosse difficile da accettare per gli Anziani, le pecore generate dagli arieti provenienti dal Paese del Demonio erano più sane di quelle generate secondo la legge sacra della Terrasanta. Tutti dovevano ammetterlo perché era vero. Negli ultimi cinque o dieci anni c’erano stati molti casi di pecore sterili o che mettevano al mondo agnelli morti. Poi Punizione aveva trovato un giovane ariete che girovagava nei pascoli delle terre desolate. Lo aveva portato con sé, in seguito c’era stata una grande discussione piena di urla tra gli Anziani sull’opportunità o meno di usarlo. Lo avevano finalmente messo in un recinto con alcune delle pecore del Vecchio Brome per vedere cosa accadeva. Le pecore avevano partorito una serie di agnelli sanissimi. A ciò era seguita un’altra accesa discussione per decidere se il demonio stava cercando di trarre in inganno gli abitanti di Terrasanta o no.

Be’, il Vecchio Brome aveva vinto quella volta. Fino a quel momento aveva ottenuto che gli Anziani non protestassero più per l’uso di arieti provenienti dall’esterno. Chiunque portava un ariete doveva essere ricompensato, gli Anziani praticavano una cerimonia sull’ariete per renderlo puro e devoto al Padre di Tutti. Evidentemente gli arieti che venivano dal Paese del Demonio non avevano preso nessuna malattia demoniaca giacché assolvevano benissimo al loro compito. L’opinione generale tra gli Anziani era che tutti gli animali fossero stati creati immuni dal male perché non potevano peccare.

Il che non avrebbe aiutato i ragazzi se gli Anziani avessero scoperto che i tre cani erano spariti.

I cani potevano essere immuni dalla cattiveria ma i ragazzi no. Le cicatrici che portavano sulla schiena ne erano testimonianza.

Il problema era che non si erano nemmeno accorti della mancanza dei cani finché non erano tornati indietro. Cappy pensava che li avesse Affi. Affi pensava che li avesse Ope. Ope non ci aveva neanche pensato e nessuno di loro sapeva dove si trovassero.

— Scommetto che sono tornati al gregge — aveva ammesso Cappy alla fine, dopo che avevano trascorso un’intera serata a negare ciò che era avvenuto. — Ci scommetto.

— Non dovevamo portarli — disse Ope. — Non dovevamo neanche venire e di certo non dovevamo portare i cani. Papà ci frusterà a morte.

— Be’, non è che andremo a dire a papà esattamente quello che è successo — disse Cappy. — Posso essere colpevole ma non stupido.

— Tutti sono colpevoli — annunciò Affi. — Ognuno di noi ha il diavolo dentro di sé. Soprattutto le donne. Non siamo più malvagi di qualsiasi altro. Specialmente se li riportiamo indietro.

Ora stavano distesi dietro una lunga cresta di pietra spazzata dal vento al confine nord delle terre desolate, osservando le pecore che si muovevano nel pascolo sotto di loro. C’erano tre greggi ciascuno dei quali era sorvegliato da tre o quattro donne, ognuna munita di un corno appeso al collo per inviare dei segnali acustici. Le greggi erano serrate come il posto del dovere di una vergine. I cani potevano trovarsi proprio in mezzo alle pecore, ma da quella posizione era impossibile vederli. Tutto quello che riuscivano a vedere dal loro punto di osservazione erano degli ammassi di pelo bianco in movimento e le figure scure delle guardiane con gli abiti lunghi sino ai piedi e i cappucci calati in testa che nascondevano i loro volti. Dovevano essere le donne-demonio. Potevano anche essere i loro prigionieri, uomini maledetti costretti a diventare servi del demonio per sempre. Se per caso capitava di incontrarne qualcuno non restava molto da fare che ucciderlo. Le donne-demonio, tuttavia, le si poteva catturare e addomesticare dopo un poco. Scacciare il diavolo con punizioni è dovere, come dicevano gli Anziani.

Un movimento verso ovest, verso il campo fortificato, attirò l’attenzione dei tre ragazzi. Videro una donna che si dirigeva verso le greggi trascinandosi dietro un mulo. Non c’erano dubbi che fosse una donna. I capelli le scendevano sino a metà della schiena, scoperti, e una gonna leggermente chiara mostrava le sue forme senza alcuna decenza. Le donne oneste non fanno nulla che permetta a un uomo di eccitarsi e sicuramente non lo fanno di proposito. Le donne oneste si nascondono, si rasano il capo, camminando incurvate. Ma quella no. Si fermò presso il gregge che si trovava più ad ovest e parlò per qualche tempo con uno dei pastori poi si diresse a est per fermarsi presso ciascuno degli altri greggi prima di condurre il suo animale da carico verso nord, est.

— Santo Padre! — sospirò Cappy. — Non vorreste punire quella svergognata?

— Faresti meglio a tenerla nascosta — sussurrò Ope. — Papà la porterebbe nella Casa delle Mogli prima ancora che tu abbia tirato fuori l’uccello.

— Non credo proprio — ribatté Cappy — ce l’ho già duro solo a guardarla.

— C’è della malvagità che emerge dentro di te — commentò Affi, aggiungendo speranzoso — pensi che tornerà indietro?

— Probablimente; penso che se è andata in giro, sta cercando qualcosa. Probabilmente lo farà domani. O il giorno dopo. O forse tra diversi giorni. Dovremmo spostarci di qui, verso di lei.

Ope si mosse a disagio. — Dovremmo tenerla nascosta.

— Be’, sicuro — convenne Cappy a fior di labbra — magari sono malvagio ma non stupido.

24

Stavia sentiva di essere spiata. Era come una sensazione di prurito, fastidiosa. Desiderava volgersi e controllare la cresta rocciosa a sud della sua posizione per vedere chi poteva spiarla da là. Tuttavia, se lo avesse fatto, particolarmente se si fosse servita del binocolo — che doveva essere usato solo per le esplorazioni e il cielo aiutasse la donna che ne rompeva uno! — chiunque la spiasse avrebbe saputo che lei lo aveva scoperto. Meglio far finta di non essersene avveduta, esplorare una zona più distante, fare un giro a nord e rientrare al campo prima di sera. Procedette con quel proposito, tenendo gli occhi sul terreno, fermandosi qui e là per raccogliere cose che le sembravano degne di essere catalogate o totalmente sconosciute; c’era una particolare erba che i pastori avevano raccomandato come possibile insetticida e un’altra che le pecore malate sembravano cercare. Forse era in grado di distruggere i vermi? Ne raccolse diversi campioni con molta terra, avvolgendo l’intera pianta con carta oleata per non disperdere l’umidità. Le avrebbe trapiantate in un vaso quando fosse tornata al campo e avrebbe inviato i campioni con un carro all’ufficiale botanico di Emmaburg, se ce n’era uno. Se non fosse stato possibile avrebbero potuto essere portati a Marthatown.

Morgot le aveva detto di stare attenta e cercare qualcosa chiamata “costimia”. Foglie triangolari, bocciolo giallo a cinque petali, rampicante, un rimedio eccellente per le congestioni polmonari. Era anche, da quello che sino a questo momento era stata capace di scoprire, invisibile e forse inesistente; o forse sbocciava all’inizio di primavera o in tardo autunno quando non c’era nessuno in giro.

Sentiva ancora gli occhi su di sé. Risolutamente, senza guardarsi alle spalle, si diresse a nord. Lontano da loro, chiunque fossero. Aveva percorso circa un chilometro e mezzo quando cessò di avvertire quel pizzicore sulla pelle. Si volse allora con aria indifferente, controllando l’orizzonte. Non c’era nulla. Si nascose dietro una macchia di arbusti e puntò il binocolo. Niente, nessun movimento. Avrebbe potuto nascondersi un esercito dietro quei pinnacoli, completamente inosservato. Canyon, torri, massi che il vento aveva plasmato in forme fantastiche. Ripose il binocolo e tornò al mulo.

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