Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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— Ce l’hai ancora? — chiese Septemius, incuriosito.

— Oh, sì che ce l’ho con me. Racconta tutto sugli animali e sui popoli che vivevano prima delle Convulsioni. Ho letto di elefanti e coccodrilli, di lapponi, e abitanti di isole tropicali, di gente che viveva su grandi barche sopra i fiumi. Una volta la vita era varia, mago. Non come adesso.

— Potrebbe esserlo ancora — replicò il vecchio — oltre le Desolazioni chissà cosa c’è?

— E a chi importa se non possiamo raggiungerli? Qui è sempre lo stesso. Il Paese delle Donne dentro le mura, le guarnigioni fuori. Zingari e banditi che si muovono tra noi come gli sciacalli dei quali ho letto nei libri. E naturalmente ci sono gli itineranti come te. Gente di spettacolo. Maghi. Attori e acrobati. Scavaterra che traggono il metallo dalle rovine delle vecchie città e vagabondi che sembrano passare la maggior parte del loro tempo trasportando roba da un posto all’altro. — Aizzò nuovamente i muli e sorrise cinicamente. — Ci ho pensato. Il mondo sembra tutto uguale in superficie, ma c’è molto più di quello che si vede, mago, sebbene non abbiamo modo di impossessarcene.

Septemius rabbrividì, senza lasciarsene avvedere. Quando Chernon diceva “noi” si riferiva ai guerrieri? — Non capisco ciò che dici.

Chernon tornò a sorridere in maniera spiacevole, pensò Septemius. — Be’, c’è una cosa che ti spiegherò, per esempio. Le donne dipendono da noi per la difesa, vero?

Il vecchio si limitò ad assentire, temendo che la voce potesse tradirlo.

— Così dovrebbero essere interessate a mantenere in forza le guarnigioni, vero? Voglio dire, noi siamo il loro scudo; senza di noi, sarebbero travolte dalle guarnigioni di altre città o rapite dai banditi. — Si rivolse a Septemius in attesa di un cenno di assenso prima di continuare.

— Be’, dovrebbero essere preoccupate di mantenerci forti, ma di questo non sembrano interessate. Tutto quello che vogliono è tenerci a casa. Comunque tu possa pensarla, io le considero come due ruote che girano in senso opposto. Queste grandi, grandi ruote una dentro l’altra, che ruotano e producono una specie di ronzio profondò, martellante. A volte posso sentirlo.

Septemius si schiarì la gola. — Non si tratta forse dell’inevitabile conflitto tra le necessità personali e sociali e i desideri personali? La società delle donne ha bisogno di voi per difendersi, sì. Ma le singole madri e le sorelle in questa società vogliono che i loro figli e i loro fratelli rimangano a casa, dove sono al sicuro. Così fanno del loro meglio per soddisfare entrambe le necessità. Onorano i guerrieri, ma fanno tutto ciò che possono per spingere i loro cari a tornare a casa; a me sembra perfettamente comprensibile. Come sistema non funziona male, vero?

— Elimina quelli che non sarebbero di grande utilità sul campo di battaglia — convenne il ragazzo — o la maggior parte di loro almeno. E ciò fornisce alle donne delle città alcuni uomini che lavorino con loro. Immagino che ne abbiano bisogno. Ricordo Minsining, il servitore di mia madre, da quando ero bambino. Mi faceva dei dolci e giocava a cavalluccio con me; non riuscivo a pensare che avrebbe potuto dimostrarsi utile in qualche modo in guerra. Ma non è questo ciò che voglio dire. Intendo, c’è più del sistema che conosciamo — singhiozzò silenziosamente, ignaro che il vino gli stava facendo dire di più di quello che voleva. — Tutta la guarnigione lo pensa. Michael… Stephon… dicono che alle volte le donne s’incontrano segretamente. Gli incontri del Concilio.

Septemius rise, in maniera sincera e convincente. — Mi sembra di aver sentito che anche nelle guarnigioni si svolgono degli incontri segreti. Non si tratta di una specie di società segreta, di qualche gruppo di iniziati la Fratellanza dell’Ariete? Non ho forse sentito parlare di un giuramento che viene prestato ai piedi del monumento che sta in fondo al campo della parata?

Chernon arrossì. — È differente. È come quando le donne vanno al tempio. È una cosa… religiosa.

— Be’, forse anche le donne del Concilio sono religiose, ma non credo sia per questo che si riuniscono segretamente; la ragione è abbastanza semplice, immagino. È che il Concilio deve decidere la divisione delle razioni e delle scorte, Chernon. Cercano di farlo con equità, da quel che ne so, e ciò probabilmente richiede molte discussioni che è meglio fare in privato in modo che la gente non si agiti. Un poco come le riunioni dei vostri ufficiali. I vostri comandanti prendono le decisioni in privato, vero? Non chiedono alle centurie cosa ne pensano prima di andare in battaglia.

Chernon pensò che l’argomento fosse esaurito, arricciando il naso e il labbro superiore; sembrava plausibile, ma molte delle cose femminili sembravano plausibili. Non aveva intenzione di accettarlo. — Se dici che è così, sarà vero — disse, senza crederci. Se fosse stato così semplice Michael lo avrebbe saputo. C’era una cosa sulla quale tutti i guerrieri si dichiaravano d’accordo e che faceva infuriare la maggior parte di loro: le donne facevano e sapevano cose segrete. Potenti segreti.

Septemius osservò il viso del ragazzo con il cuore che gli si stringeva in petto. Si era aspettato… cosa si era aspettato? Un giovane romantico? Un’infatuazione alimentata dalla separazione e dall’immaginazione di qualcosa di trascendente? Un volo gioioso?

Nulla di tutto ciò. C’era qualcosa di freddo e calcolato in Chernon, sebbene il suo atteggiamento fosse sostenuto dalla lussuria che era probabilmente abbastanza sincera.

Septemius sospirò. Non voleva essere coinvolto in quella storia.

Mancavano tre giorni ancora di viaggio verso sud lungo la costa sino a Emmaburg, nella migliore delle ipotesi. Il campo fortificato indicato da Stavia come la ultima tappa del loro viaggio verso sud si trovava a due giorni e mezzo verso sud est. A quel punto si sarebbero trovati a sud della Desolazione, e viaggiando quattro giorni verso nordest sarebbero arrivati vicino a Peggytown. Fortunatamente a Peggytown ci sarebbe stato il carnevale quando vi fossero arrivati. La strada costiera era solo poco più lunga di quella abituale, a est da Marthatown fino al Riposo del Viaggiatore. Tutte le strade in quella parte del Paese delle Donne facevano un giro intorno alla desolazione, Tabithatown e Abbyville erano a nord, Maliessaville e altre città invece si trovavano a est.

Septemius non era realmente preoccupato per la strada fino al campo fortificato. Quello che non gli piaceva erano i quattro giorni di viaggio da là fino a Peggytown. Era sì una strada ma non molto frequentata; c’erano foreste, colline e crepacci. A nord c’era la desolazione, e a sud viveva gente che ricordava ostile. Così si irritò mentre guidava domandandosi se quello non fosse uno di quei periodi sfortunati, un tempo di pessime scelte. Di tanto in tanto doveva guardare nel retro del carro, alle guance rosate del vecchio Bowough, per convincersi che si era comportato almeno parzialmente secondo etica.

22

Al campo fortificato — dove avrebbe dovuto incontrare il servitore di Tabithatown se non gli avesse inviato un messaggio nel quale lo pregava di non venire — Stavia trascorreva il suo tempo libero curando diverse delle donne e dei servitori affetti da varie malattie causate o esacerbate dalle loro occupazioni quotidiane. Ordinò a una donna che presentava una vasta eruzione di tornare a Emmaburg e di starsene lontana dalle pecore perché era allergica alla lana. Curò tagli e abrasioni provocate da rovi e pietre affilate. Diede anche un’occhiata agli animali — sebbene ci fossero medici più esperti di lei nel trattamento degli animali ma che non erano venuti a sud di recente — e suggerì dei rimedi per le infiammazioni agli occhi e per le punture di insetti. Quando ebbe terminato queste incombenze ispezionò i giardini e le fortificazioni dopo di che scrisse un rapporto generalmente elogiativo da inviare al Concilio di Emmaburg. Il Concilio di Emmaburg aveva fondato il campo fortificato e, se tutto fosse andato bene, la malga si sarebbe espansa diventando una città-figlia.

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