Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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— Davvero?

— Non farlo. Qualsiasi sia il tuo piano, non fare quello che hai pianificato. Ci saranno problemi, pericolo e sofferenza. Io li ho visti.

— Sembri Kostia e Tonia, Corrig. Hai visto forse la Regina d’Inverno nel mio futuro? O il Mago di Primavera o magari anche il Guerriero d’Autunno?

— Ho visto il dolore.

— Te lo chiedo ancora, ti sembra che sia questo il dovere di un servitore? — Era abbastanza sveglia da essere vagamente arrabbiata, sebbene si sentisse più interessata che irritata.

— È… è dovere dei servitori vedere le cose, Stavia. Ho visto delle cose e ora te le dico. — Non farlo. — Si volse e lasciò la stanza.

La ragazza si lasciò cadere sul cuscino, pensando di aver sognato quel colloquio. Non gli credeva, non più di quanto avesse creduto alle gemelle. Forse era meglio non credere.

— Forse è meglio non sapere, se tutto quello che vedi sono sangue e corpi massacrati — citò tra sé, mentre il suo cervello ripeteva più volte le battute della vecchia commedia.

Che strano da parte di Corrig venire da lei a quel modo. Evidentemente condivideva con Joshua il suo strano dono. — È compito dei servitori vedere le cose. — Vedere quali cose, in ogni modo? Stava vantandosi di possedere delle qualità extrasensoriali? Forse chiaroveggenza?

Fece una smofia. Era una cosa da favole. Comunque le era sembrato molto sicuro.

Improvvisamente ricordò il viaggio che aveva compiuto molti anni prima con Joshua e Morgot. Anche Joshua era sembrato molto sicuro di sé. Dopo quella volta, Stavia si era domandata chi e cosa fosse.

Ora si rivolgeva lo stesso interrogativo su Corrig, rammentando nuovamente una battuta della rappresentazione per rispondersi: — Ma se loro non lo ascoltano quando parla… allora chi è?

20

Dal Pozzo Profondo che stava in fondo alla valle, Terzamoglie Susannah Brome poteva vedere sia a sud, verso la scarpata dove il Vecchio Jepson aveva costruito il suo castello di famiglia, che a nordest, verso le colline dove la Case delle Mogli del Vecchio Brome circondavano la Casa del Padre in un raggruppamento di abitazioni di legno illividite dal sole. Anche la casa di Susannah si trovava là, era un piccolo cottage con il tetto spiovente quasi nascosto dal granaio. Una dozzina di altri Anziani si era stabilita più a sud o al di là dei passi nelle valli vicine di Terrasanta, e, salvo quando il Padre di Tutti puniva i suoi figli con la siccità, le loro donne non andavano spesso al Pozzo Profondo. I pozzi meno profondi che si trovavano nella valle superiore erano sufficienti il più delle volte, e i celibi si servivano delle acque che cadevano a intermittenza in primavera nei pozzi dietro le loro case all’imbocco della valle, verso nord. Così Susannah non aveva molte scuse per attardarsi al Pozzo Profondo, comunque la cosa migliore che potesse augurarsi era di scambiare brevemente qualche parola con una delle mogli del Vecchio Jepson, e queste erano così spaventate che si azzardavano difficilmente a dire “bah”.

— Mamma? — sussurrò Castità, tirandola per la manica — non dovremmo tornare indietro? Papà si arrabbierà con noi se non saremo diligenti.

— Penso che potremmo vedere Carità e Speranza — disse Susannah con una certa sincerità. — Carità non si sentiva bene l’ultima volta che l’ho vista e volevo sapere della sua salute. — Era una scusa perfetta per attardarsi, senza essere accusate di mancanza di diligenza. Le donne dovevano prendersi cura le une delle altre, visto che gli uomini non si abbassavano a farlo. Ed era ben noto che alcune donne, tra le quali Susannah, erano più brave a curare le malattie di altre.

— Del resto — continuò Susannah — sai che papà presta poca attenzione a noi nei periodi in cui siamo sporche.

— Ci guarda sempre — disse la ragazzina con la voce un poco scossa. — Oggi potrebbe non dir nulla ma di certo lo farà in un’altra occasione.

Povera piccola, pensò Susannah, allungando la mano per accarezzare il viso della figlia dopo essersi assicurata con una rapida occhiata che nessuno stesse osservando quell’inusuale espressione di affetto. Castità prendeva tutto così sul serio, tutto così a cuore, come se i suoi sforzi di dimostrarsi diligente potessero impedire al Padre di rimproverarla se ne aveva voglia.

— Andremo a casa, poi — disse, alzando il giogo e appoggiandolo sulle spalle. Castità sollevò il suo e i mastelli che erano solo appena più piccoli di quelli che trasportava la madre. A tredici anni aveva appena scoperto la propria sporcizia e tuttavia non era ancora cresciuta. Non avrebbe avuto senso pregare il Padre di Tutti di lasciarle ancora un paio d’anni prima di destinarla alla riproduzione; prima dell’autunno qualcuno sarebbe venuto a reclamare Castità, anche se era molto difficile che sarebbe stato uno dei giovani. Per quello che le sarebbe accaduto non c’era altra scusa che la più turpe lussuria, poco importava cosa dicessero gli Anziani. Ricordava quando lei stessa era stata iniziata a quattordici anni, e nessuno era riuscito a convincerla che tutti quei grugniti e palpeggiamenti facessero parte del dovere divino. Non aveva mai visto un uomo che facesse il suo dovere così compiaciuto di se stesso e così ansioso di farlo nuovamente.

Susannah prese la via che conduceva alle colline, compiendo ogni curva con sforzo poi fermandosi prima di affrontare la successiva. Anche se andava a suo onore aver messo al mondo tre figli maschi prima di concepire una femmina, a volte desiderava avere l’aiuto di una figlia più grande o forse anche di due. Preferibilmente senza seno, con i denti storti e gli occhi strabici, come Perseveranza, la sorella di Carità. Forse avrebbero lasciato in pace Perseveranza e lei avrebbe aiutato sua madre finché non fossero morte entrambe per l’età. Nessuno degli Anziani aveva fatto un’offerta per averla sino a quel momento.

Tuttavia, Castità… be’, Castità non avrebbe resistito a lungo. Quei capelli biondo pallido, la pelle soffice come il sederino di un bambino, attiravano gli uomini come le api sul miele. Se il Vecchio Jepson non ne avesse fatto la sua sesta moglie, allora il Vecchio Demoin, dell’altra valle, ne avrebbe fatto la sua quarta. E nel frattempo tutti i ragazzi nella Casa dei Celibi si sarebbero nascosti dietro gli arbusti per spiarla, ogni volta che andava al bagno.

La cosa peggiore, se Castità fosse diventata la sesta moglie del Vecchio Jepson, era che sarebbe diventata vedova prima di invecchiare. Lui aveva solo settanta anni ma era infermo. Se tuttavia Castità avesse avuto un bambino alla morte di lui o poco dopo, l’avrebbero rimandata da Susannah a vivere da sola, e c’erano cose peggiori di questa. Se non fosse rimasta incinta o avesse perso il bambino, però, avrebbero detto che non c’era stato veramente matrimonio e l’avrebbero data a qualche ragazzo che l’avrebbe sfruttata a morte prima dei trent’anni. Nessuno degli Anziani l’avrebbe presa dopo che era stata con un altro uomo. Sembrava che, più vecchio era un uomo, più volesse essere sicuro che sua moglie non potesse fare confronti tra lui e un altro.

— C’è il Vecchio Jepson — sussurrò Castità alle spalle di Susannah che la precedeva sul sentiero. — Viene da casa di papà.

— Fai finta di non vederlo — mormorò Susannah. — Ricorda che siamo sporche e tienti al tuo posto sulla destra. — Compì i pochi passi sul sentiero che conduceva alla Casa delle Mogli, con il piccolo portico inondato dal sole che si affacciava sulla casa di Papà Brome, alla cui facciata era appeso il nastro rosso che stava a indicare che nell’abitazione c’era una ragazza mestruata. Posarono i mastelli sul pavimento sconnesso del portico, asciugarono i piedi sulla ruvida stuoia intrecciata. Poi portarono i mastelli in cucina per riempire il serbatoio. Quella mattina, Susannah aveva compiuto il giro giornaliero extra richiesto per portare l’acqua alla casa di papà per lui e i ragazzi che studiavano.

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