Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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Tutte le città possedevano una sala del Concilio dove gli ufficiali medici lavoravano e dove venivano conservati i pochi generi di comodità: medicine e vetro, metallo grezzo o lavorato. Avevano tutte una piazza con i cancelli che si affacciavano sul campo della guarnigione. Avevano tutte strade dove lavoravano coloro che provvedevano alla guarnigione, e naturalmente in tutte si festeggiava il carnevale, anche se ciò non avveniva sempre nello stesso momento.

— Siamo stati bene a Mollyburg — disse lui tanto per fare conversazione. — Potremmo vivere per tutto l’inverno con quello che abbiamo guadagnato laggiù. Penso che qui ci potrebbero concedere una licenza di residenza temporanea.

— Il nonno Bowough probabilmente ne sarebbe contento — disse Kostia mordicchiandosi il pollice. — Ultimamente l’ho visto molto stanco.

— Vuoi che veda se possiamo affittare una casetta alla Città degli Itineranti? A Hoboville? O a Journeybourg?

— Lascia che ci pensi — rispose Tonia — per un paio di giorni.

Conversare con Tonia e Kostia era come parlare con una persona sola. Si rubavano l’un l’altra la parola, interrompendo la frase a metà perché l’altra potesse terminarla. Una chiedeva e l’altra commentava. Se si chiudevano gli occhi era impossibile rendersi conto che si trattava di due persone. Così ora Septemius Bird annuì a entrambe, deciso ad aspettare qualche giorno prima di prendere una decisione. Le cose avrebbero seguito il loro corso, decisione o meno. Anche le città erano d’accordo su questo. Qualcuno aveva detto “le Donne propongono, la Signora decide” e un altro detto recitava: “L’unica cosa sicura di un piano è che andrà sempre in maniera diversa da come è stato concepito”.

— L’ultima volta che siamo venuti qui non ci hai detto — domandò Kostia — che Marthatown è stata la prima delle città delle donne?

Septemius assentì, cercando di ricordare quando erano venuti in quella città per l’ultima volta. Quattro anni prima, almeno; era una cosa tipica di Septemius non dire: “Sì” ma “Così si crede nel Paese delle Donne”.

— Marthatown ha generato Susantown che ha generato Melissaville e così via. Tuttavia io credo, personalmente, che Annville esistesse anche prima delle Convulsioni con la sua planimetria e molte delle sue fabbriche.

— Perché si sono divise? Credo che la vita sarebbe più facile se le città fossero più grandi.

Septemius scosse il capo, facendo un ampio gesto come per voler comprendere tutti i campi circonstanti e il mare. — Cibo, carburante, e merci di scambio, nipoti mie. Sono tutte cose che possono essere trovate a poche ore di distanza dalla città. Per andare a tagliare il legname ci mettono un giorno. Tutte le donne possono tornare a dormire dietro le mura di notte, per paura dei banditi. Sebbene i guerrieri abbiano pattugliato la zona più volte tra una guerra e l’altra sono rimasti ancora dei banditi — o forse ce ne sono dei nuovi — pronti a uccidere. Alcuni preferiscono rimanere all’esterno ma per quel che mi riguarda preferisco stare dietro le mura di notte. E immagino che le donne non siano pazze quanto me.

— Quante ce ne sono, zio? A Marthatown? — chiese Tonia.

— Quattordici o quindicimila, forse; molti di loro sono bambini e devono esserci due o tremila servitori.

— E nella guarnigione?

— Quattromila, direi, compresi i ragazzi; ce ne erano di più quando ci sono stato l’ultima volta, ma durante la loro ultima guerra ne sono morti sei o settecento. Quasi tutte le guarnigioni sono così.

— E quando i loro campi saranno così estesi che non ce la faranno a tornare dietro le mura prima di notte, fonderanno un’altra città? — chiese Tonia.

Kostia scosse il capo. — Direi che il confine dei boschi le limita più di quanto non lo facciano i campi. I raccolti crescono ogni anno, ma ci vuole più tempo per far crescere degli alberi, e hanno bisogno di legna per riscaldare le case.

— C’era un tempo in cui la gente si riscaldava con l’elettricità — disse Septemius. — Me lo disse mia nonna. Ora c’è solo un posto nel Paese delle Donne che produce elettricità, e la usano tutta per fabbricare vetro e medicine; bisogna scegliere una cosa o l’altra. — Sospirò, pensando alle cose meravigliose che un tempo si facevano con l’elettricità. Septemius era specialista in cose meravigliose. — Sono prolifiche nel Paese delle Donne — continuò. — Poche sono le donne tra di loro che hanno meno di tre o quattro bambini. Quando si saranno espanse il più possibile dovranno fondare un’altra città. Ho visto farlo una volta, molto a nordest di qui, nel Paese delle Foreste. Donne e guerrieri si mettono in marcia per stabilire nuove mura e una nuova guarnigione.

— Rimangono ancora degli spazi liberi?

— Si stanno spingendo verso le desolazioni. Alcune delle nuove città si trovano vicino al limite. Rimane ancora molta terra vuota, è vero, ma non molta di essa è disponibile per la coltivazione.

— Ci siamo andati vicini — annuì Kostia. — Quando andammo a nord sulla strada per Susantown. Tutto brullo e alberi secchi e il terreno aveva il colore della schiena di un mulo.

— Direi che presto avranno dei problemi a trovare del nuovo spazio. — Tornò alla sua stanza, sedendosi davanti al tavolo per aprire il suo diario e le note giornaliere preparandosi a iniziare sia l’uno che le altre. Alle sue spalle sentì un sospiro.

— Septemius?

— Padre?

— È stata gentile quella giovane donna alla quarantena.

— Certamente lo sembrava.

— Ha detto che dovrei mangiare qualche uovo.

— Mi sembra di ricordare che abbia detto una cosa del genere.

— E latte. Vorrei uno zabaione. Pensi che potrei avere uno zabaione?

— E cosa è uno zabaione, papà?

— Oh, una cosa molto comune prima che tu nascessi, Septemius. Si prepara con il tuorlo e il bianco dell’uovo mescolati, ma montati separatamente, capisci? Il tuorlo viene mescolato con lo zucchero e il latte e condito con il brandy. Penso, Septemius, che poi vi versassero il bianco per renderlo più cremoso e soffice come una coperta.

— Ti ingorgherebbe il gozzo, vecchio.

— Molto gentilmente, Septemius, molto gentilmente.

Non parlarono più, da un angolo provenne solo un silenzioso russare, con un ansito, come se qualcosa di affilato stesse raschiando i polmoni del vecchio. Septemius prese uno dei libri e lo aprì cercando la parola zabaione, che lo portò a zabaione di uova e questo lo portò a cercare le parole brandy e rum. Era un’arte perduta, di qualunque cosa si fosse trattato. Come perdute erano la noce moscata e i chiodi di garofano. Come il pepe. Le spezie non erano altro che parole oggi. Il cioccolato era solo una parola e anche il caffè.

Septemius avrebbe dato i suoi denti posteriori per poterne assaggiare ancora il gusto. Ora, come faceva il vecchio a sapere del brandy? Forse lo aveva saputo dal padre o dal nonno? Il brandy doveva essere stillato e poi lasciato decantare. Osservò con interesse l’immagine del marchingegno che serviva allo scopo. Se riuscivano a fare il vino, perché non avrebbero dovuto poter fabbricare il brandy?

Probabilmente perché il Concilio delle Donne lo aveva proibito e Septemius Bird era troppo vecchio per mettersi arbitrariamente a discutere le decisioni del Concilio. Forse avevano anche ragione. Septemius aveva visto uomini ubriacarsi con la birra leggera, se il brandy era più forte…

Cominciò a stilare le note giornaliere del suo diario, segnando un’annotazione marginale riguardo allo zabaione. Il vecchio dizionario, una delle sue proprietà più preziose, diceva che doveva essere aromatizzato con il vino. Il vino era disponibile. Se veramente avesse avuto a disposizione uova e latte, il giorno dopo avrebbe preparato uno zabaione per il vecchio Bowough.

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