— Diciamo che sono un uomo di spettacolo; un po’ di questo, un po’ di quello — ammise. — È il mio mestiere.
— Sei solo?
— Chi vorrebbe esserlo? — disse con un gesto drammatico. — Solitario, sì, signora, come lo siamo tutti in questi ultimi tempi in cui la desolazione ci riunisce come tanti brufoli sul viso della natura, ma solo no. Ho con me una specie di troupe. Un’assistente, in realtà, o due.
— La tua prima fermata… — cominciò la guardiana.
— Sarà alla casa di quarantena — l’interruppe Septemius. — Lo capiamo. Credimi, signora, non abbiamo desiderio di diffondere malattie in questi ammirevoli dintorni. Senza il Paese delle Donne non avremmo clienti, e noi vogliamo che voi siate nostre clienti, vero? — fece nuovamente una smorfia, sebbene le sue labbra si atteggiassero a una risata solo apparente.
Dal carro variopinto emerse una testa scarmigliata. — Bird, ci siamo? Siamo arrivati? — Era un uomo anziano con il viso sporco nascosto dietro una barba lunga di dieci giorni, che tossiva mentre parlava.
Apparvero altre due teste sopra e sotto di lui, identiche, con ciocche color rame che cadevano davanti alle orecchie deliberatamente in disordine. Le voci di queste due ragazze suonavano come fossero state una sola accompagnata dalla propria eco. — Septemius. — Si udì una vibrazione, simile a quella di una forchetta che raschiava sul piatto, che interruppe il silenzio; dalla gabbia sopra il carro venne un ringhio sommesso, come se uno dei cani danzatori si fosse svegliato.
— Il vecchio signore si chiama Bowough Bird. Le giovani donne sono le mie nipoti. — Mostrò i loro libretti di viaggio e la guardiana si concesse un po’ di tempo per sfogliarne le pagine, cercando di ricostruire i loro viaggi. Avevano percorso tutto il Paese delle Donne. Il libretto di viaggio di Bird recava il numero diciotto ed era quasi completo. Diciotto libretti già pieni! E il vecchio ne aveva completati ventisette!
— Bene, signora — Bird eseguì uno stravangante inchino tenendo un piede ben indietro, un braccio davanti al petto, con la mano stretta sul cappello a larga tesa ornato di piume, mentre l’altro braccio faceva volteggiare una cappa di lino rosso come una grande ala. — Allora?
— Passate pure voi quattro. Considerando quanto siete educati, non vi costringerò a usare l’entrata esterna; la casa di quarantena si trova in fondo alla strada sulla sinistra. Troverete una dottoressa ad aspettarvi.
Il carro si avviò lungo la Strada delle Mura sotto gli occhi della guardiana che scuoteva il capo. Il carnevale portava sempre gente strana al Paese delle Donne. Maghi, mangiatori di fuoco, ballerini, addestratori di animali. E quelli come Septemius Bird. Lanciò uno sguardo allo specchio appeso alle sue spalle sulla porta, considerando che aveva decisamente un bell’aspetto malgrado l’orribile tunica che era tenuta a indossare per identificare il suo ruolo.
Alla casa di quarantena trovarono in servizio una dottoressa giovane, una donna con una folta chioma di capelli biondi, occhi verdi come erba, sebbene pieni di sonno, e una bocca grande e tumida.
— I cartellini della salute — domandò loro con un’occhiata diretta e luminosa, come se li sospettasse tutti o stesse cercando di nascondere il fatto che, quando erano entrati, stava dormendo. Consultò le carte che le erano state consegnate con dei borbottii per far capire che sapeva qual era il significato degli scarabocchi simili a impronte di gallina che vi erano tracciati sopra. — Sette giorni fa a Mollyburg avete ricevuto un sigillo di sanità, nessun altro contatto da allora?
— Se con questa domanda, o mia signora, vuoi chiederci se abbiamo tenuto una condotta lasciva, un comportamento lussorioso o abbiamo fatto delle pause priapiche o lubriche nel nostro viaggio, la risposta è no. Non sono propenso a tali cose per inclinazione. Bowough, questo qui che annuisce con la testa canuta, è incapacitato dall’età. Le mie nipoti invece, per quanto possano apparire precoci, si astengono per preferenza estetica, un difetto che il tempo senza dubbio correggerà.
Stavia, perché di Stavia si trattava, lanciò uno sguardo alle due ragazze. Erano in età prepuberale, certo, sebbene non fosse la prima volta che qualche nomade cercasse di vendere le sue compagne più volte fingendo che si trattasse di vergini. Aveva saputo di tali cose all’Istituto di Abbyville; di tali cose e di un’altra cinquantina di cose che non aveva ancora incontrato. Tuttavia le ragazze non avevano l’aspetto di prostitute. Non vi era in loro la sconcezza che si poteva scorgere negli occhi delle ragazze al campo degli zingari, sebbene vi fosse un’altra specie di luce, l’arguzia della Signora, una certa conoscenza del mondo, forse. Le restituirono il suo sguardo severo con un’occhiata tranquilla, gli occhi azzurri chiari come pozze di montagna che riflettono il cielo infinito.
Lottò per staccare lo sguardo da quelle pozze, tornando a esaminare i loro libretti. No! Quelle ragazze avevano la sua stessa età. Ventiduenni nel corpo di due silfidi? Di certo no. — Sono le tue assistenti?
— Se ci pensi un momento capirai quale valore possono avere due gemelle per un mago, soprattutto se sembrano due bambine. — Le mostrò la sua dentatura con un sorriso da volpe. — Posso presentarti Kostia e Toma? Sono le figlie di mia sorella, verso la quale provo un profondo affetto. — Questa volta non sorrise e Stavia gli credette.
— Per il loro bene, mago, dovresti permettere loro di vivere nel Paese delle Donne.
Lui scosse il capo, abituato evidentamente a quel tipo di suggerimenti, appoggiò le mani sulla scrivania puntando le dita, ciascuna di esse sembrava una creatura di cinque gambe che camminava su è giù. — Ci ho pensato, di tanto in tanto. Tuttavia mia sorella non crede sia un bene. Ci sono dei vantaggi anche nella nostra vita, signora.
— Se vi tenete alla larga dai banditi, senza dubbio — sospirò Stavia. Bird si accorse di quel sospiro. C’era qualcosa che l’attirava nella vita dei nomadi. L’uomo comunque non diede segno di aver udito o compreso quel sospiro.
— Fino a oggi siamo stati fortunati.
Stavia completò gli esami del gruppo, sebbene il suo istinto e la sua esperienza le dicessero che erano a posto. Il vecchio — che rimase seduto durante gli esami quasi immobile, quasi addormentato — aveva più di una piccola congestione al petto, un poco di influenza, forse, che dormire all’aperto sul terreno duro non aveva aiutato a guarire. Era qualcosa di cui tener conto; in quei giorni la polmonite non era una sciocchezza, perché gli antibiotici che si usavano per curarla erano gli stessi impiegati per le malattie veneree. Il Paese delle Donne possedeva solo una fabbrica di medicamenti e la produzione delle medicine avveniva solo su richiesta. Le ragazze scoppiavano di salute e non mostravano segni di malattie sessuali. Tutti e quattro recavano ancora sulla guancia sinistra il marchio di Mollyburg, così lei appose quello della sua città sulla destra. — Alloggerete nell’ostello degli artisti? O nel parcheggio dei carri?
Bird lanciò un rapido sguardo al vecchio Bowough e scosse il capo. — Il mio vecchio amico vorrebbe riposare su un letto soffice, se ne sono rimasti all’ostello.
Stavia provò un moto di simpatia per il vecchio. — Stavo per suggerirtelo anch’io. Vi darò una carta per ottenere razioni supplementari, che gli permetterà di ricevere delle porzioni di cibo più abbondanti per tutto il vostro soggiorno in città. Si sentirà meglio se mangerà qualche uovo e un po’ di latte.
Bird compì ancora una volta il suo stravagante inchino e disse: — È molto generoso da parte tua, dottoressa.
— In realtà no — sorrise lei. — Il Paese delle Donne sembra aver ottenuto un raccolto eccezionale quest’anno. Tutti i magazzini sono pieni e straripano di provviste. Tutte le pecore hanno avuto due agnelli e i pescatori non hanno mai visto tanto pesce colorare d’argento le loro reti. Possiamo dividere un po’di latte e uova con chi ha dedicato la vita a divertirci.
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