Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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Ripensò ai tempi di quel pazzo di Vinsas. Vinsas aveva ordinato a Chernon di andare a casa e riferire a sua madre certe cose, cose non propriamente piacevoli in verità, ma che avevano un certo interesse. “L’ho tagliata sulla punta del capezzolo con il mio coltello” aveva detto Vinsas. Quando diceva quelle parole le labbra gli si contorcevano e la saliva gli scendeva lungo il mento. “Le ho lasciato una cicatrice. L’ho morsa in un certo posto. Le ho lasciato il marchio dei miei denti. Fattelo mostrare…” Chernon aveva pensato che fosse interessante vedere la reazione della madre quando avrebbe riportato le parole di Vinsas. Quella prima volta sua madre avrebbe potuto dirgli di non parlare di quelle cose, invece aveva voluto spiegargli di Vinsas. Se non voleva parlare di lui, avrebbe dovuto dirlo la prima volta. Ma lei aveva detto alcune cose. Cose che riguardavano le donne e come gli uomini le guardavano e quali erano i loro desideri. Chernon non aveva avuto intenzione di farla piangere, ma era interessante che fosse accaduto. Il fatto che lei gli parlasse in quel modo lo aveva fatto sentire più grande e forte. Ne aveva voluto parlare ancora ma dopo la seconda volta lei si era rifiutata di discutere l’argomento; invece lo aveva scacciato, a casa della zia Erica.

E Stavia. Era successo lo stesso con Stavia. — Devi costringerla a contravvenire alle regole, ragazzo — aveva detto Michael. — Pensano di essere al sicuro finché rispettano le regole. È come se i loro stupidi comandamenti fossero una protezione per loro. Se le costringi a infrangere le regole, non avranno più protezione; e l’unica protezione di cui potranno disporre sarai tu; e così saranno costrette a compiacerti, giusto?

Così aveva indotto Stavia a infrangere le regole, ma lei gli si era rivoltata contro. Aveva minacciato di andare al Concilio.

— Ridalle il libro — aveva detto Stephon. — Tienila calma. Aspetta qualche mese, poi ricomincia.

Ma non ci sarebbe stata la possibilità di riprovarci. Se ne era andata. Andata. Per anni.

Non ci si può fidare delle donne. Ecco cosa aveva detto Michael. Non ci si può fidare delle donne. Aveva ragione. Persino di Beneda. A volte, quando andava a casa durante il carnevale lei gli aveva chiesto cosa voleva da mangiare per prepararglielo, ma l’ultima volta era stata troppo occupata. Le donne non dovrebbero avere il diritto di fare una cosa e poi smettere di farla. Di dire sì e poi no. Accadeva a volte che a un guerriero una donna promettesse di stare con lui durante il carnevale, ma al momento opportuno si sottraeva dicendo che non sarebbe andata con lui ma con qualcun altro. Persino Barten aveva raccontato una cosa del genere riguardo a una ragazza. Lei aveva promesso che sarebbe rimasta al campo degli zingari a sua disposizione e poi se n’era andata. Le donne non avevano il diritto di agire a quel modo. Una volta che una donna aveva acconsentito a fare qualcosa, doveva mantenere la sua parola. Non poteva rinunciare o sottrarsi all’impegno.

La cosa peggiore del fatto che Stavia se ne fosse andata era che Chernon provava la sensazione di non essere più di alcuna utilità per Michael. Ora poteva solo aspettare! Aspettare fino al ritorno di Stavia, se mai avesse fatto ritorno… Cosa che comunque non sarebbe avvenuta presto. Michael aveva deciso che, per il momento, non ci si poteva far nulla.

— Ho sviluppato questa filosofia — aveva detto Michael con la sua voce pacata, sonnacchiosa. — Si può pianificare tutto e, tuttavia, le cose forse si realizzano e forse no. La vita è come la città. C’è un muro intorno con un cancello. La Porta dei Guerrieri. Una volta ogni tanto la porta si apre e, se sei pronto, puoi entrare prima che si richiuda. Bisogna sempre essere pronti. Un giorno o l’altro la porta si aprirà, anche per te, Chernon. Se sarai pronto quando accadrà, potrai entrarvi e otterrai ogni genere di gloria dall’altra parte. Spingere una porta già pronta ad aprirsi è… stupido. Spingere la porta prima del tempo può farti venire solo l’ernia — aveva riso, portando la testa all’indietro e mostrando la sua forte dentatura bianca. — Entrerò ma non voglio farmi male.

Stephon aveva borbottato d’impazienza, ansioso di fare qualcosa ma Michael gli aveva riso dietro.

— Hai troppi pruriti, Stephon. Vai al campo delle zingare e calmati. Stai solo pronto, questo è tutto. Non ha importanza se l’opportunità si verificherà adesso o più avanti. Bada solo di essere pronto.

Così avevano deciso di aspettare.

Anche se in quel momento non stava facendo nulla di utile, Chernon era deciso: nel momento in cui il cancello si fosse aperto, quando avrebbe avuto l’opportunità, lui ne avrebbe approfittato. Avrebbe appreso i segreti che rendevano potenti le donne.

Perché c’erano dei segreti. Più Chernon ci pensava più ne era sicuro. Del resto perché avevano mandato via Stavia? Perché avevano paura che lei gliene parlasse, ecco perché. Per un certo periodo aveva pensato di poter scoprire quei segreti nei libri che Stavia gli aveva dato, ma non c’erano misteri là dentro. Solo numeri e nomi concernenti cose e storie che riguardavano il modo in cui la gente aveva vissuto molto tempo prima… non si trattava neppure di persone potenti, solo comuni pastori e tessitori e gente che coltivava il raccolto. Avevano avuto renne invece di pecore e cotone invece di lana, ma non vi era nulla di utile in tutto ciò. Nessuna conoscenza misteriosa. Nulla che riguardasse armi meravigliose. Nulla di quella roba che lui era convinto dovesse trovarsi nascosta da qualche parte. Stavia non gli aveva dato i libri giusti, quelli che contenevano il potere, quelli segreti. Forse neppure la stessa Stavia li aveva mai visti, quei libri. Forse solo le donne più anziane li conoscevano. Ma che li avesse visti o meno, Stavia doveva aver appreso qualcosa da essi. Anche Michael lo pensava, Chernon ne era convinto.

— Tornerà alla fine — diceva Michael a Chernon. — Forse non ha importanza. Tutto può essere stato inutile, forse non avremo bisogno di scoprire quello che sa, ma se fosse così, tu lo scoprirai. Quando tornerà, Chernon, dovrai pensare a un modo per convincerla a rinunciare alle sue convinzioni. Finché rimarrà legata a Morgot e al suo gruppo non riuscirai a far nulla con lei.

Così sognava di convincere Stavia ad andarsene. Un viaggio di esplorazione, magari. Era una cosa che un guerriero poteva fare senza disonorarsi. Le saghe erano piene di viaggi emozionanti, di ricerche pericolose. Nella saga di Odisseo si parlava di un lungo viaggio durante il quale l’eroe lottava per tornare alla sua vecchia guarnigione dopo la guerra di Troia. In uno dei suoi sogni favoriti, Chernon si immaginava nei panni di Odisseo che lasciava il campo di battaglia dopo la vittoria. Era ferito, solo quel tanto che bastava perché, vedendo le tracce di sangue sulla sua fasciatura, si capisse che era stato in battaglia. Poi cominciava il suo viaggio verso la guarnigione e allora scoppiava una violenta tempesta. Il gruppo veniva separato e quando la tempesta cessava, lui si ritrovava solo, a viaggiare e a scoprire nuovi paesi.

Sulle prime questa idea della ricerca, un viaggio, era stata solo una fantasia ricorrente, qualcosa che lo aiutava a sfuggire lontano dalla guarnigione mentre gli altri giocavano o intagliavano nuove insegne o scritte per le baracche, attività che inducevano Chernon nella sonnolenza. In seguito era diventata una ossessione. Avrebbe voluto portare con sé Stavia come testimone, come scriba. Qualcuno che avrebbe registrato le sue avventure, qualcuno al quale far vedere che la vita doveva essere non abitudinaria ma onorevole. Stavia avrebbe rimpianto di non avergli voluto dare i libri. Si sarebbe accorta che lui non era un guerriero come gli altri. E allora Chernon avrebbe scoperto quello che lei sapeva, davvero.

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