Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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Stavia lo guardò a bocca aperta. — Sapevo delle associazioni di servitori, ma questa notiza mi è nuova.

— Nessuno ne parla sui gradini delle Camere del Concilio. Stavvy. Non sembrerebbe una bella cosa ai guerrieri, vero? Non credi che sia ragionevole? Dopo tutto, nessuna di voi donne ha mai dovuto fare la scelta che noi siamo stati costretti a compiere. Molte di voi accettano il loro ruolo senza esprimere giudizi. Donal e io abbiamo scelto liberamente la nostra vita. Non lo troveresti interessante se facessi parte del Concilio?

— Non riesco a immaginare che… oh, diciamo Minisining che pensa a qualcosa.

— Minisining è il servitore di Silvya, un ragazzo debole — spiegò Joshua a Donal con parole semplici. — Non ha un solo osso in tutto il corpo, è dolce come un cioccolatino ed è un eccellente cuoco. Non riesco a immaginare nessuno che chieda qualcosa a Minisining, salvo forse la ricetta di una salsa.

— Così ci sono servitori e servitori — borbottò Stavia. Quella distinzione era importante, terribilmente importante, sebbene non riuscisse ad afferrare a quali implicazioni poteva condurre.

Joshua le sorrise, mostrando la sua dentatura forte e giallastra con un ampio sorriso. — E ci sono donne e donne, vero? Come Morgot e Myra per esempio…

— Be’, devo accompagnare Donal. Deve andare alla scuola dei servitori e devo mostragli la strada…

Mentre si avviava alla soglia Joshua si girò e rivolse a Stavia una strana, intensa occhiata. — Quando torni c’è una cosa di cui dobbiamo parlare.

Joshua venne a parlarle in cortile, vicino alla fontana, grattandosi con le mani la fronte aggrottata. — Stavia, ho una forte e molto spiacevole sensazione che ci sia qualcosa di sconveniente tra te e Chernon.

La ragazzina fece per negare, pensando che Joshua alludesse a un legame di carattere sessuale, poi si rese conto che, sebbene il loro segreto non avesse nulla a che fare con il sesso, era effettivamente qualcosa di sconveniente. Per qualche attimo non riuscì a parlare, ma gli occhi dell’uomo erano fissi su di lei, costringendola a proseguire.

— Gli ho dato dei libri — sussurrò. — I comandamenti dicono che non si possono dare dei libri ai guerrieri, ma lui non era ancora un guerriero. — Teneva gli occhi bassi sulle mani che strofinava sul grembo, senza osare alzare lo sguardo su di lui.

— È un ragionamento specioso — rispose l’uomo. — Capisci benissimo che è solo una razionalizzazione, la tua, Stavvy. Guerriero o no, sai cosa significano i comandamenti. — Joshua aveva il suo usuale sguardo ferito sul volto, cominciò a grattarsi la testa come se gli facesse male. — Io non… non posso — borbottò tra sé. — È così sicuro… li ha ancora questi libri?

— Un libro. Non gliene ho mai dato più di uno alla volta. Ha ancora l’ultimo che gli ho dato prima di dirgli che non lo avrei più fatto.

— Lo incontri? Parli con lui regolarmente?

Lei scosse il capo. — A volte lo vedo quando Beneda e io andiamo sulle mura. A volte viene anche lui. Non mi ha mai veramente parlato, non dall’ultima volta, quando mi ha detto che stava per scegliere di rimanere con la guarnigione.

— A differenza di Habby…

— Habby ha scelto di tornare a casa?

— Sceglierà di tornare. Sono circa cinque nella sua centuria che faranno così.

Stavia scoppiò a piangere, le lacrime le scesero silenziosamente sulle guance. Non poteva dire se si trattava di lacrime di felicità per Habby o di rabbioso dispiacere per Chernon. — Morgot si domandava se era stato influenzato quanto Chernon…

— No, Morgot dovrebbe averlo saputo.

— Dove andrà Habby?

— Ha acconsentito ad andare Tabhitatown. In cambio di Donal. La situazione deve rimanere equilibrata tra le varie città, capisci? Il che non ci aiuta comunque con il nostro problema. — Chiuse gli occhi come se stesse cercando qualcosa nell’oscurità. — Cosa significano quei libri per lui, Stavia? Secondo te voleva veramente dei libri, oppure cercava qualcos’altro?

— Non capisco quello che dici.

— Sento… sento che vuole qualche cosa d’altro da te, ma non è un libro. Libri. Niente sesso. Un legame. Prova una certa attrazione nei tuoi confronti ma non si tratta delle solite romanticherie dei giovani.

— Siamo amici — suggerì lei con dignità.

Lui smise di tormentarsi la fronte. — Potreste esserlo, Stavvy. Salvo che… o forse, a causa di questo, è importante che tu ritorni a obbedire ai comandamenti. Il libro forse non è molto importante; ma dobbiamo fare qualcosa per riaverlo. Ora ti dirò cosa credo tu debba fare. Chernon ha quindici anni; è abbastanza cresciuto per avere un appuntamento d’amore. Potresti fare in modo di incontrarlo nella casa d’appuntamento per il carnevale di mezz’inverno.

— Io non sono abbastanza grande — esclamò lei, sconvolta.

Joshua scosse il capo. — Non voglio dire che tu debba provare a fare del sesso con lui, bambina. Voglio dire che dovresti parlare tranquillamente con lui, e questa è l’unica cosa che devi fare; probabilmente lui non tornerà a casa, non lo farà se ha deciso di rimanere nella guarnigione. Visto che il rito della scelta non è ancora avvenuto realmente, potrebbe tornare a casa, per un’ultima volta, ma scommetterei che non lo farà. Le taverne e i ristoranti saranno pieni di soldati ubriachi e donne schiamazzanti. Il mercato ne è pieno, lo sai.

— E cosa dovrei dirgli, Joshua?

— Stavia, non lo so. Non riesco a percepire chiaramente…

— Non capisco cosa vuoi dire quando sostieni di non riuscire a percepire chiaramente.

— Non riesco a capire cosa vuole; o perché si comporta così.

La ragazza guardò Joshua, cercando di immaginare cosa stesse pensando.

— Se lo sapessimo non dovrei parlargli.

— Naturalmente. Hai ragione; be’, se fossi in te, gli direi che la tua coscienza ti turba. Cioè che è come se non sapessi se è giusto o meno, che io ho capito che c’è qualcosa che non va. Digli che devi riportare indietro quel libro altrimenti dovrai presentarti davanti al Concilio per rispondere di quello che hai fatto.

— Cosa mi faranno?

— Lo scopriranno — si chinò su di lei. Joshua non l’aveva mai abbracciata sino ad allora, ma lo fece in quella occasione, stringendola a sé contro il suo petto possente. Per un momento lei rimase spaventata, vecchie storie di servitori impazziti passarono a tratti nella sua mente come ombre, poi sentì la sua mano sulla schiena che le dava delle piccole pacche consolatorie, come se fosse stata uno dei muli, e sentì l’odore di cuoio che veniva dai suoi vestiti, il suo dolce respiro sul viso mentre le voltava il capo verso di sé. — Oh, Stavia, Stavia. Se il Concilio lo scoprisse si farebbe un punto d’onore di punirti in qualche modo. Ma non lo scopriranno da me. Penso che tu sia stata punita già a sufficienza. Non credo che violerai qualche comandamento troppo presto. Ma non è di te che mi preoccupo. È qualcosa che riguarda Chernon. Se i guerrieri lo sorprendessero con un libro femminile lo punirebbero severamente; perché non se ne cura, Stavia, mmm? Vuoi pensarci? Perché non se ne cura?

La ragazza andò alle mura, giorno dopo giorno, riuscendo infine a predisporre un incontro del quale non si doveva sapere nulla. Lui le sussurrò di portare dei libri al buco segreto ma lei scosse il capo. — Ci vedremo alla casa di appuntamento, Chernon. A metà inverno. Porta l’ultimo libro che ti ho dato; ne parleremo allora…

Lui era cocciuto e testardo, la ragazzina si rese conto che aveva già dato troppo. Non gli avrebbe concesso di più.

— Bambina, non sei abbastanza grande — disse la donna addetta agli appuntamenti con una smorfia sulle labbra che parlava più chiaramente delle sue parole. — Oh, guarda qui, questa precoce signorina, che pensa di essere innamorata di un guerriero.

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