— Anche io ho lo stesso aspetto — si disse Stavia. — I miei occhi sono simili ai suoi.
Chernon le aveva detto che gli piacevano i suoi occhi, ma Stavia non era certa che a lei piacesse quel tipo di occhi. — Gli occhi di Cassandra — le aveva detto la sua insegnante di recitazione quando le aveva chiesto se volesse interpretare la parte della sfortunata profetessa.
— È una piccola parte, ma ti consentirà di fare un’esperienza di recitazione; l’anno prossimo forse potrai ricoprire il ruolo di Ifigenia.
— A causa dei miei occhi? — aveva detto Stavia.
— No, non solo per i tuoi occhi; tu sembri capire il significato della commedia.
Era stata una sorpresa per Stavia, sebbene non avesse risposto nulla per non contraddirla. Non c’erano dubbi sul significato della rappresentazione; parlava… be’ parlava di quello che parlava. Troia. Le donne.
— Farò Cassandra se vuoi.
— Come tu vuoi, Stavia — la sua insegnante era sembrata un poco contrariata, come se si fosse aspettata un’altra risposta. — Non ci sono mai molte parti disponibili.
Morgot aveva detto che recitare era un’esperienza importante.
— Quando sarai grande potrai chiedere di servire nel Concilio — aveva detto a Stavia. — Metà dei compiti di una consigliera consistono nel recitare. Rituali. Comandamenti. Se la gente ci vede padrone di noi stesse si calma e la vita scorre senza difficoltà. Niente sconvolge la popolazione più che rendersi conto che i governanti sono incerti e agitati. Non far nulla mostrando di essere tranquilli può essere più importante che fare la cosa giusta in maniera frenetica. Impara a recitare, Stavia. Io l’ho fatto.
Così in quel momento, nella piazza, Morgot si mosse con calma. Sembrava avvertire gli occhi di Stavia su di sé perché si volse cercando tra le colonne, alzando la mano con un gesto come se la riconoscesse. Stavia rispose al saluto poi abbassò la mano e il tamburo risuonò un’altra volta e l’araldo avanzò per riferire il messaggio. Le due armate si erano incontrate a metà strada tra le due città. Le due guarnigioni si erano accampate, fronteggiandosi. Erano state lanciate delle sfide. E avevano avuto luogo i combattimenti singoli. Quel taluomo di Marthatown era stato ferito. Quel tale di Susantown era morto. I combattimenti singoli non avevano soddisfatto Susantown. I rituali che precedevano il combattimento erano continuati.
Presto sarebbe avvenuto lo scontro frontale. La salvezza delle donne di Marthatown era assicurata. La guarnigione di Susantown non avrebbe avuto la possibilità di attaccare la città.
Il capo del Concilio rispose con voce stentorea, seppure fosse una donna anziana, che riecheggiò tra le mura della città. — L’onore della città… la protezione delle donne… la protezione dei bambini… la gloria ci aspetta — Morgot fece un passo avanti per porgere i nastri d’onore che le donne della città avevano preparato. Oh, come scintillavano quelle onorificenze. Nastri color porpora per i combattimenti singoli. Nastri cremisi per le ferite riportate. Nastri d’oro per il comportamento valoroso davanti al nemico. L’araldo s’inchinò. Le donne del Concilio si inchinarono. La Porta della Battaglia si aprì e l’araldo partì con la sua guardia d’onore e dietro di loro, i musicanti, che intonarono le loro marce.
Morgot si volse e scrutò nuovamente tra il pubblico trovando Stavia tra le osservatrici che si stavano ritirando. Vediamoci, sembrava dirle. Stavia scese la scala facendosi largo tra la confusione della folla. Donne, ragazze, ragazzini, ma nessun servitore. I servitori non erano mai presenti quando si trattava di faccende che coinvolgevano la guarnigione; mai quando erano presenti i guerrieri, per mostrare a essi il rispetto dovuto. Tuttavia l’araldo non era, strettamente parlando, un guerriero. C’erano diversi uomini oltre le mura che non lo erano, strettamente parlando.
— Morgot, cosa dici dei musicanti? E dei cuochi?
Morgot volse verso di lei il viso stanco con le rughe sotto gli occhi che sembravano più profondi del solito. Aveva le orbite sporgenti e macchiate di rosso, per l’irritazione, come se non avesse dormito bene o avesse pianto. — Quali musicanti, figlia mia?
— Quelli con tamburi e fanfare. Non sono guerrieri, vero?
— Lo sono in un certo senso, perché rimangono fuori dal muro. Si sono resi utili in maniera non violenta, per vivere senza correre rischi. Perché me lo chiedi?
Stavia esitava.
Morgot sospirò. — Stai pensando a Chernon. Cosa ti ha detto?
— Che rimarrà. Che non può lasciare i suoi amici adesso a causa della guerra.
Morgot sembrava stanca. — A causa della… Oh, Signora mia. Povera Sylvia. Oh, Stavia, lo ha detto veramente? Ma ci saranno sempre delle guerre.
— Ha detto che forse dopo cambierà idea; ha ancora del tempo.
— Ma se Chernon… Habby compirà quindici anni, sai, il mese prossimo. Ha la stessa età di Chernon, quasi esattamente. Sylvia e io rimanemmo incinta nello stesso periodo. Per me era il secondo figlio, per lei il primo. Signora, se Chernon è stato influenzato a quel modo forse anche Habby lo è stato.
— Perché ci deve essere una guerra proprio adesso?
Morgot scosse il capo; deglutì più volte come se qualcosa le ostruisse la gola. — Non lo so, Stavia; le cose vanno così. Le popolazioni diventano aggressive. Succede soprattutto quando manca il cibo. Accade sempre più spesso. Immagino che fosse il momento che scoppiasse una guerra…
— Cosa succederà se Chernon… o Habby… scelgono di diventare guerrieri ma in maniera non violenta? Come medici, per esempio?
— Medici? I guerrieri non hanno dottori.
— Lo so, ma…
— No, Stavia, fa parte dei comandamenti; i guerrieri non possono avere dottori. E devono combattere a distanza ravvicinata, non da lontano. Devono vedere il loro sangue e quello dei loro fratelli, devono capire quando stanno morendo e vedere il loro dolore. Fa parte della loro scelta, lo sai.
— Chernon… — cominciò a dire Stavia, poi si volse tossendo.
— Lo so. Lo vedi dentro di te, ferito, sofferente, lo vedi morire. Senti il suo dolore come se fosse il tuo. Lo so Stavia, per amore della Signora, pensi che non lo sappia. Ogni madre lo sa. Ogni amante lo sa!
— Perché deve essere così?
— Così sanno quello che scelgono e quello che rischiano quando hanno scelto. È una loro scelta. Possono far ritorno dalla Porta del Paese delle Donne e rimanere qua, ma devono sapere cosa significa rimanere. Non si può chiedere loro di scegliere se non sanno di cosa si tratta. Non si può ignorarlo o far finta che non sia così. Stavia, lo sai il perché!
— E nessuno insegna loro come curarsi — era stupido. I comandamenti erano semplicemente sbagliati, questo era tutto. Non lo disse, ma il suo tono rivelava il suo pensiero.
— Nessun dottore tra i guerrieri, Stavia.
— Tu li curi quando prendono qualche malattia dalle zingare.
— Li curiamo se sono colpiti da una malattia, sì. Ma sono loro a scegliere la battaglia. Devono abituarsi alle conseguenze della loro scelta.
— Gli date anche l’acqua della fonte della Dolce Fine — disse la ragazzina — e questo non significa vivere sopportando le conseguenze…
— I comandamenti raccomandano la pietà, Stavia. Questo è tutto. Sono duri ma non sono impietosi.
Proseguirono in silenzio; Morgot aveva il viso bagnato di lacrime. Dentro Stavia c’era solo un gran vuoto, uno spazio troppo vuoto e profondo perché il dolore potesse trovarvi spazio. Aveva dato a Chernon dei libri. E non era solo questione di contravvenire alle regole. Aveva infranto i comandamenti e oltre a ciò li aveva contestati. Forse quello era un comandamento che meritava di essere infranto.
Non poteva parlare con Morgot, ma doveva farlo con qualcuno.
Читать дальше