— Stemma?
— Non ti ha chiesto di cucirgli qualche indumento da indossare sulla corazza? Pensavo che tutti gli amanti lo facessero? Ah, bene, forse sono cambiate le cose da quando ero ragazza. Ricordo di averne cucito uno per Michael. Aveva uno stemma: tre vespe in campo d’oro. Per la velocità, capisci. E la resistenza — scosse il apo aggirandosi per la cucina.
— Devi chiedergli quale stemma vuole — disse Stavia, infrangendo il silenzio, interrompendo così la concentrazione dell’espressione di Myra, e ponendo fine al suo stesso dolore e alla sua preoccupazione.
— Non credo che si sia reso conto di dover andare con loro — disse Myra. — Naturalmente mi ha detto quanto lo desidera.
— Naturalmente! — Naturalmente.
— Devo trovare Barten. Dobbiamo incontrarci più tardi ma lo devo vedere adesso. Ora… — Se n’era già andata, quasi di corsa, con le mani che si agitavano davanti al viso come banderuole.
Stavia andò a cercare la madre. — Veramente hai cucito una camicia per Michael? — Non era questa la domanda che aveva avuto intenzione di porle. Non era neppure l’argomento di cui voleva parlare, ma ciò di cui voleva discutere era troppo personale, troppo pericoloso anche per essere semplicemente menzionato.
— Sì. Avevo diciassette anni e lui era il più bel giovane che avessi mai visto in vita mia. Aveva appena compiuto venticinque anni. Mi disse che mi amava e che io ero la delizia del suo cuore.
— Michael ha detto veramente così? — chiese Stavia incredula.
Morgot rise. — Certo. Naturalmente, era più giovane allora. Più portato agli eccessi di romanticismo.
— È lui il padre di Myra?
— Oh no, cara, no. Non concepii Myra che un paio d’anni più tardi e non fu Michael suo padre.
— Chi era allora?
— Stavia!
— Scusami.
— Sei curiosa, lo so. Comunque, non consideriamo buona educazione discutere l’identità dei padri, Stavvy. Non ha rilevanza nel Paese delle Donne. Lo sai. Non chiediamo. È stato deciso molto, molto tempo fa che per il Paese delle Donne sarebbe stato molto più opportuno non parlarne. Chi è il padre biologico di Myra non ha importanza, a meno che lei non abbia una relazione con un guerriero che è troppo strettamente imparentato con lei. Se accadesse, naturalmente glielo direi. — Le parole di Morgot sembravano a loro volta quelle di una donna che aveva preparato e pianificato il discorso e Stavia si rese conto che era proprio così, che quello era un discorso che si era preparata a dire se non a Stavia almeno a Myra. — O, se non lo facessi io, lo farebbe la donna che si occupa degli appuntamenti. Teniamo dei registri.
— Myra è andata a cercare Barten. — Ma lei, Stavia, non avrebbe potuto andare a cercare Chernon perché il ragazzo le aveva detto di lasciarlo da solo… Non lo avrebbe detto se avesse fatto quello che le aveva chiesto, se gli avesse portato dei nuovi libri. Sarebbe stato carino se lei avesse fatto tutto quello che lui le aveva chiesto.
— Be’, naturalmente Myra è andata a cercare Barten. Vorrà passare ogni attimo disponibile con lui. — Improvvisamente la voce di Morgot era diventata strana, poi tacque come se fosse calato un muro tra di loro.
Myra impiegò le ultime due notti del carnevale per cucire una camicia per Barten. Vi aveva ricamato uno stemma con due alberi verdi in cima a una montagna; simboleggiavano la foresta, asserì Myra. Dove non esisteva il Paese delle Donne, sebbene, con un tatto che le era inusuale, non lo dicesse.
Quattro giorni dopo il carnevale, Stavia andò al muro sperando di vedere Chernon; sperando di sentire da lui che non aveva avuto intenzione di dirle quelle parole, ma non riuscì a trovarlo.
Chernon trascorreva molto tempo al campo degli Zingari con Michael e Stephon, bighellonando con loro quando sedevano attorno al fuoco di un bivacco, pronto a correre da Jik per prendere un’altra pinta di birra o ad accendere la pipa di salice, ascoltandoli mentre facevano piani per la possibile battaglia contro Susantown e ascoltando la loro opinione sulle donne.
— Lasciala marcire un poco nel suo brodo — gli raccomandò Michael. — Tornerà sulla sua decisione. Comportati come se fossi ferito od offeso e nessuna donna potrà resisterti. Tutte le donne sono pronte a credere che è stata colpa loro se glielo fai credere. Dovrà tornare da te, vedrai…
Era tardi e il fuoco era ridotto a poche braci e i visi degli uomini sfavillavano rossi, illuminati da una luce tenue; la birra aveva sciolto loro la lingua ed erano poco propensi a muoversi. Mentre tornavano lentamente alla guarnigione, Michael fu salutato da qualcuno all’ingresso del campo, un uomo dal viso cadaverico con una cicatrice prodotta da un colpo di spada che scendeva dallo zigomo alla mascella. Chernon non lo aveva mai visto prima ma l’uomo salutò Michael e Stephon come se li conoscesse molto bene.
— Besset — borbottò Stephon — ci stavamo domandando dove fossi finito.
— Per poco non ci rimanevo — si lamentò l’uomo, sedendosi accanto a loro mentre lanciava a Chernon un’occhiata interrogativa.
— Lui è Chernon — gli spiegò Michael — un ragazzo molto in gamba, Chernon. Sa che i Comandanti devono ottenere informazioni, puoi dire quello che sai; è un ragazzo a posto. Perché dici che per poco non ci rimanevi? — Gli offrì una pinta di birra quasi vuota e un boccale.
L’uomo che avevano chiamato Besset bevve a lungo, sospirò, si asciugò la bocca con l’avambraccio. — Dopo la morte che mi hai organizzato mi sono unito al gruppo di zingari come avevamo deciso.
— Diavolo, Besset, sono passati due anni da quando abbiamo messo in giro la voce che eri morto.
— Be’, non sono stato lontano da qui. La banda cui mi ero unita ha girato parecchio. Siamo andati a Tabithatown e da là fino alla costa da dove abbiamo tagliato per Annville. Abbiamo reclutato un uomo qui e uno là. Più della metà dei vagabondi che si sono uniti al gruppo venivano dalle guarnigioni, sai? Alcuni di loro avevano disertato e altri erano come me, rimanevano in contatto con i loro comandanti per far saper loro cosa succede in giro, cercavano di sapere cosa sapessi io e io facevo altrettanto con loro.
— E cosa hai scoperto? — domandò Stephon annoiato. — Non molto, a quanto sembra.
— Non molto — asserì Besset — ma abbastanza. Quasi tutti gli uomini con cui ho parlato dicevano le stesse cose. Tutti sono convinti che le donne abbiano un segreto e non vogliano rivelarlo. Molti pensano che si tratti di qualcosa di religioso. Come la Fratellanza dell’Ariete, sai? Una congrega di donne.
— Non parliamo della Fratellanza dell’ Ariete, Besset. Chernon può essere in gamba ma non è ancora un guerriero.
— Stavo facendo solo un paragone.
— Non farlo.
— Molto bene. È solo quello che ho sentito da alcuni di loro, comunque. Qualcuno parla di prendere possesso del Paese delle Donne ma nessuno lo fa veramente. A Nord, verso Abbyville, non ne parlano neppure per colpa di quello che è successo l’altra volta.
— Davvero? Dove sei stato?
— Be’, ci siamo mossi verso est per un poco ma era quasi la stessa cosa.
— Non mi sembra che tu abbia mangiato molto bene negli ultimi anni — osservò Michael.
— Non eravamo proprio i benvenuti nelle città degli itineranti, sai? Sulla strada prendevamo quello che potevamo, non quello che ci davano. Abbiamo messo a segno un paio di buoni colpi, impadronendoci della famiglia di un carrettiere. Poi lui cercò di scappare e lei morì, e una notte i ragazzi sono scappati con gli animali.
— E poi? — disse Michael con impazienza.
— Adesso te lo racconto. Ci trovavamo a est di qui. È stato un po’ di tempo fa, prima del carnevale di Marthatown. Vedemmo un carro diretto alla città. Pensammo che fosse una famiglia di carrettieri. Un uomo, una donna e una ragazzina.
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