Sheri Tepper - Cronache del dopoguerra

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Cronache del dopoguerra: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono passati duecento anni dall’ultimo olocausto ma il dopoguerra dura ancora. Una parte del genere umano (le donne di Marthatown e di altri centri abitati pacifisti) hanno imparato la lezione e giurato di non riprendere più le armi, ma altri la pensano diversamente. Per molti fare la guerra è sinonimo di onore, di uno stile di vita eroico e irrinunciabile. Così, in alcuni avamposti militari disseminati sul pianeta attecchisce una civiltà aggressiva che si identifica con uomini non disposti a fare ammenda del passato. Per Stavia, una giovane dottoressa, non è facile convincere il compagno Chernon a rinunciare alla via della violenza, tanto più che i due devono compiere insieme una missione che non si prospetta facile. Presto dovranno misurarsi entrambi con mille difficoltà e pericoli, e allora non sarà Chernon il solo a dover fare una scelta radicale: anche Stavia si renderà conto che l’utopia potrebbe avere i giorni contati.

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Stavia non voleva dei vestiti nuovi; i suoi confortevoli pantaloni e la lunga camicia erano soffici dopo tanti lavaggi e vi si sentiva a suo agio come in una seconda pelle. Le camicie, di lino per l’estate, di lana o di pelle in inverno, erano confortevoli e ancora larghe. Non voleva essere diversa o indossare abiti differenti. Niente doveva cambiare o essere cambiato; Chernon stava per tornare a casa e se davvero lei gli piaceva gli sarebbe andata bene anche così.

Ma il Chernon che venne a casa per quel carnevale era un ragazzo stranamente timido e solitario. Era un Chernon con una voce più profonda, con la barba ancora rada sul volto, un Chernon che osservava Stavia con una nuova intensità, come se lei possedesse qualcosa che lui desiderava. Lo sentiva. Confidò a Beneda che l’insistenza dei suoi sguardi la faceva sentire a disagio.

— È perché presto avrà quindici anni — disse Beneda. — Mamma ha calcolato il tempo che gli manca.

Oh, Chernon. Quindici anni! Era il momento in cui avrebbe dovuto scegliere se diventare un guerriero o tornare nel Paese delle Donne. Cosa avrebbe scelto? Non ci aveva neppure pensato che stava per compiere quindici anni. Ora tutte le complicate giustificazioni che aveva fatto dentro di sé per aver infranto i comandamenti, tutte quelle complesse scuse erano diventate inutili. Come avrebbe potuto pensare di fornire dei libri a un guerriero? Quale giustificazione avrebbe trovato?

Ma il giovane non era ancora un guerriero. Non ancora. Aveva ancora tempo a disposizione per decidere se tornare a casa e lei doveva sfruttare quel tempo, per poco che fosse.

Avrebbe chiesto. Era Chernon, certo che avrebbe avuto delle richieste da porle. Doveva essere pronta per quel momento.

Avvenne solo al secondo giorno. — Nell’ultimo dei libri che mi hai dato c’è qualcosa che vorrei che tu mi spiegassi, Stavvy. Me lo sono scritto. — La sua voce era fredda e perentoria.

Lei deglutì, stringendo le mascelle sin quasi a farsi male. Non ci sarebbero stati rinvii, doveva accadere adesso. Il discorso che si era preparata fluì come una marea; se avesse aspettato un solo attimo, non sarebbe stata capace di pronunciare neppure una parola. — Non posso più darti i libri, Chernon.

Sul viso del giovane comparve un’espressione sorpresa, turbata quasi. In seguito pensò che si era trattato di un vero shock. Come se il giovane non l’avesse ritenuta capace di dire una cosa del genere. — Nessun… nessun libro?

— Stai per compiere i quindici anni. A quell’età si deve scegliere. Se scegli… se scegli una soluzione, scegli di rinunciare a tutti i libri. Se scegli l’altra, be’, potrai avere tutti i libri che desideri. Non voglio renderti difficile la decisione. — Si era preparata quel discorso, ripetendolo più volte; l’aveva pronunciato in maniera chiara e semplice, proprio come aveva avuto intenzione di fare.

E allora perché si sentiva così male?

Il suo volto. Era pallido. Poi divenne rosa, rosso e infine ancora bianco. Volse il capo. E infine disse: — Non sei gentile.

Lei rabbrividì. Come poteva dire che non era gentile? Sì, lei aveva infranto le regole per lui. Non era stato “gentile” da parte di Chernon pensare che avrebbe continuato a farlo. Doveva fare la sua scelta. — Chernon?

— Lasciami in pace. — Duro e offeso.

— Chernon. — Ferita e piena di orrore.

— Vattene a casa e lasciami solo! — In quel momento non osava neppure pensare a cosa avrebbe potuto dire Michael. In quel momento, non gli importava. Ciò che era accaduto non sarebbe mai dovuto accadere. Non gli piaceva.

La ragazzina era così paralizzata dallo stupore da non poter neppure discutere. Se ne andò. Le strade dei quartieri residenziali erano silenziose, separate dalle zone dove si svolgeva il carnevale da barricate e gruppi di donne anziane che sorvegliavano, ma la ragazzina udiva i rumori della musica e delle risa provenienti dalla collina. Era Chernon che non era “gentile”! Aveva forse pensato che, dato che aveva contravvenuto i comandamenti una volta per lui, lo avrebbe fatto per sempre? Non gli importava di ciò che sarebbe stato di lei?

Si trovava in cucina, raggomitolata su se stessa, quando arrivò Myra.

— Dov’è Morgot? — chiese la sorella.

— Di sopra — borbottò Stavia.

— Stavia, Barten dice che potrebbe scoppiare una guerra!

Stavia sussultò, versando il tè sul tavolo. Quella terribile parola per lei era priva di senso. — Guerra? Cosa vuoi dire con “guerra”?

— Con Susantown. La guarnigione di Susantown sta meditando di attaccarci.

— È ridicolo. Abbiamo un accordo di pace con Susantown.

— Ma la guarnigione pensa che quell’accordo sia un insulto o qualcosa del genere; la nostra guarnigione ha delle spie che hanno riferito queste notizie al comandante di Barten.

— Michael? Il Vicecomandante Michael? Il padre di Jerby?

— Stavia. Mi stai prestando attenzione? Sto dicendoti che potrebbe scoppiare una guerra.

Dal corridoio arrivò la voce di Morgot, calma e tranquillizzante. — Sì, anch’io ho sentito dire qualcosa del genere.

— Ma abbiamo un accordo con loro — ripeté Stavia, spiegando quanto le sembrasse priva di senso la notizia. — Un trattato!

— A volte succedono queste cose — disse Morgot con voce irritata. — Facciamo dei trattati, accordi, facciamo del nostro meglio ma per qualche motivo le cose vanno per il verso sbagliato. Immagino che il comandante abbia delle spie a Susantown?

— Barten ha detto che il suo centurione, Stephon, ne ha alcune.

— La maggior parte delle guarnigioni possiede un sistema di spionaggio. Be’, siamo contente di avere degli uomini valorosi che ci difendono. E noi siamo grate di ciò, vero Stavia?

Stavia assentì, accorgendosi a malapena di essersi mossa. Oh, sì, era grata del fatto che ci fossero dei guerrieri a difenderla. Davanti a lei, sul tavolo, dalla tazza di tè fumante, si era rovesciata una scia lunga e ricurva come una spada di liquido. Chernon. Guerra. Chernon era troppo giovane. Non lo avrebbero costretto a combattere. Non ancora. Mancavano dieci anni al momento in cui avrebbe dovuto combattere; o forse avrebbe scelto di tornare a casa…

— Quando pensano — stava chiedendo Morgot — che avverrà l’attacco?

— Nessuno lo sa con precisione. Nei prossimi mesi. Quando lo scopriranno marceranno direttamente contro Susantown. Prima che i guerrieri di Susantown possano venire qui a minacciarci.

— Molto saggio. I comandanti della guarnigione sono dei tattici eccellenti; in particolare Michael e Stephon. Be’, immagino che Barten non vedrà l’ora di entrare in azione.

— Perché…? Barten non andrà a combattere — disse incerta Myra. — Non è… non ha ancora venticinque anni.

Morgot ebbe un brusco cenno di assenso. — Oh, sì. Li ha compiuti il mese scorso; lo so perché abbiamo esaminato alcuni dei registri della guarnigione un paio di settimane fa e l’ho notato. C’erano più di cento ragazzi nati nell’anno in cui è nato Barten, troppi per una centuria sola, così alcuni di loro sono stati inseriti in quella dell’anno successivo. Alcuni dei ventiquattrenni ne hanno in realtà venticinque e possono partecipare alla battaglia. Nessuno presta molta attenzione a questi dati anagrafici, salvo che in caso di una guerra perché in quel caso, naturalmente, il Comandante richiama ogni uomo disponibile.

— Ma è troppo giovane — gemette Myra con voce spaventata.

— Myra, non mi stai a sentire. Di certo sai che non nascono esattamente cento nuovi ragazzi ogni anno. Una volta, ai tempi di mia madre, ci furono duecento bambini nello stesso anno così formarono due centurie. Barten ha venticinque anni anche se è inserito in una centuria di ventiquattrenni. Andiamo, adesso. Non vorrai rovinare la sua felicità con questi ragionamenti negativi. Devi scoprire da lui quale stemma dovrai tessergli da indossare in battaglia.

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