— Non oserai! — Myra era pallida di rabbia. — Non oserai!
— Perché sei mia figlia? È precisamente perché sei mia figlia che lo farò. Se non riesci ad accettare un’ammonizione da me, allora è il momento che l’accetti da altri. Le giovani donne spesso non vanno d’accordo con le madri. L’adolescenza è un periodo della vita in cui si stabiliscono distacchi e indipendenza. A volte le figlie hanno bisogno di cambiare casa. È accettabile far ciò e nessuno se ne meraviglia. Ma è necessaria una nota del Concilio. — La voce di Morgot suonava come se avesse recitato un discorso preparato in precedenza e Stavia si rese conto con stupore che era esattamente quello che era avvenuto. Quelle erano le parole che Morgot aveva pianificato di pronunciare, un discorso che probabilmente l’aveva tenuta sveglia a letto mentre ci pensava.
— Mi cacci via! — disse Myra con un lamento.
— Oh, per carità, Myra. Non ha assolutamente detto di volerti cacciare — esplose Stavia. — Ha semplicemente detto che se non accetti le sue correzioni forse saresti più felice altrove.
— Ti prego di non immischiarti, piccola puttana!
Stavia stava per esplodere ancora una volta; ma la mano di sua madre posata sulla sua spalla la fermò. — No, Stavia, non degnarla di una risposta.
La conversazione cadde. Ora Morgot aveva ripreso nuovamente il controllo di sé, era molto arrabbiata ma anche molto calma. — Myra, se sei così innamorata di Barten, cosa che mi sembra evidente, pensa a questo. Stai attirando su di lui una spiacevole attenzione con la tua costante mancanza di cortesia; qualcuno potrebbe rimproverarlo per quello che fai o dici. È questo che vuoi?
— Non m’importa. Non puoi castigarlo come stai cercando di fare con me. È un guerriero e non vive nel Paese delle Donne e vorrei proprio non viverci neppure io!
— Lo immagino — il viso di Morgot era perfettamente calmo, privo di espressione. Osservandolo Stavia ebbe voglia di urlare. Myra aveva appena detto qualcosa di imperdonabile e Stavia non sapeva neppure di cosa si trattasse. Si strinse nelle spalle mentre Morgot continuava il suo discorso: — Bene, lo terrò in considerazione, Myra. Ne riparleremo quando tornerò — si volse e lasciò la stanza.
Myra si volse furiosa verso Stavia, cercando chiaramente una cattiveria da dire.
Stavia non gliene diede la possibilità, versò due tazze di tè e se ne andò. Joshua doveva essere nella sua stanza riscaldata in un angolo del cortile e Stavia voleva andarci, là o da qualche altra parte, pur di non rimanere nella stessa stanza con Myra.
— Non la capisco — borbottò a Joshua che si stava facendo la barba con un vecchio rasoio che maneggiava con abilità. Solo i guerrieri potevano potare la barba. I servitori dovevano essere glabri. I rasoi, come ogni altro oggetto di acciaio, erano una proprietà preziosa. La maggior parte della produzione dell’acciaio del Paese delle Donne serviva per fabbricare rasoi, scalpelli e strumenti medici. I guerrieri lavoravano con abilità il bronzo nella fornace della guarnigione.
— Ho sentito molte delle cose che ha detto — disse Joshua, bevendo un sorso dalla tazza che Stavia gli aveva portato. Nello specchio i suoi grandi occhi chiari le rivolsero uno sguardo amichevole; il suo viso aveva zigomi alti e pronunciati e una mascella squadrata. I lunghi capelli scuri ricaddero sulla veste da servitore mentre si volse verso lo specchio alla ricerca dei punti dove doveva completare la rasatura. — Ha appena avuto un bambino. Probabilmente soffre di depressione postparto. Poi bisogna tenere a mente che razza di persona è quel piccolo bastardo di Barten. Una delle sue peggiori caratteristiche è il gusto che ci mette a sconvolgere emotivamente le persone. Si comporta così con Myra ogni volta che la vede. Per lui è una manifestazione di potere, penso. O forse c’è qualcosa o qualcuno che lo spinge a comportarsi così… è un pensiero che ha cominciato a frullarmi in mente. Myra sta allevando il bambino e studiando contemporaneamente. Si deve alzare due o tre volte a notte; e noi sappiamo che non è mai stata molto brava a scuola. Dalle sei mesi e penso che si calmerà.
— Non se Barten continua a stuzzicarla così.
Johsua assunse una particolare espressione poi cominciò a insaponare le sopracciglia. — C’è qualcosa di particolare che la turba?
— Barten vuole che accetti gli ideali dei guerrieri. Vuole che lasci il Paese delle Donne.
— Per diventare una puttana? — Joshua posò il rasoio e si volse a guardarla con le due virgole di sapone sopra gli occhi, un sopracciglio ancora non rasato.
— Le dice che può tenerla con sé, lei e il bambino. Da qualche parte nella foresta.
La bocca di Joshua si contorse per la rabbia. — Lo hai detto a Morgot?
— Ho promesso a Myra di non farlo.
— Ma lo stai dicendo a me…
— Non ho promesso che non lo avrei detto a te.
— Lo sai che lo dirò a Morgot.
— Quello che fai tu è una tua scelta — disse lei incerta. Perché sentiva di aver lanciato una specie di maleficio su Barten, o comunque di averlo maledetto come Ifigenia aveva maledetto suo padre? — Io ho mantenuto la mia promessa.
— Oh, Stavia — sorrise lui. — Davvero. — Si asciugò il volto con un asciugamano, poi infilò le lunghe braccia nelle maniche della giacca di pecora con uno stemma lucente appuntato sul petto. — Andiamo a vedere cosa offre il mercato.
Lasciarono la casa, Joshua con una grande sacca per la spesa su una spalla e Stavia con un cestello piatto per le cose che non potevano essere piegate.
Era tardo aprile, un giorno di sole raffreddato dai venti del mare dell’Artico, che di tanto in tanto soffiavano gelati. Stavia conficcò i pantaloni negli stivali e abbottonò la giacca imbottita fino al collo.
— È freddo — si lamentò infilando le orecchie sotto il cappello che allacciò sotto il mento. — Non abbiamo altra legna da bruciare nella stufa e dovrebbe essere primavera.
— È solo un poco in ritardo, questo è tutto. Abbiamo ancora molta legna nei magazzini.
— Per un altro mese, forse — osservò lei con un tono di disappunto.
— Sarà sufficiente — le disse lui per confortarla. — Rilassati, Stavia.
S’incamminarono lungo una strada sulla quale si allineavano case di pietra, interrotte solo dalle alte finestre delle cucine — le cui candele servivano per illuminare le vie nelle ore notturne — e da doppie porte di legno. Non c’erano finestre nelle case di pietra, nessuna apertura da cui potesse sfuggire il calore. All’interno delle case c’erano botole grigliate che lasciavano passare il calore proveniente dalle stanze più basse. Tutte le finestre avevano un doppio vetro. C’erano degli scuri isolanti da chiudere quando la temperatura si faceva più fredda. Le case a due a due avevano un muro in comune per ridurre ulteriormente la perdita di calore e così anche i cortili avevano un muro in comune.
Alcune delle porte rimanevano aperte e si potevano scorgere i giardini dove d’estate le fontane riflettevano le piante che crescevano e i fiori che sbocciavano ricchi di nuovi colori. Ora sembravano desolate, spazzate dal vento invernale.
— Pensavo ci potessimo fermare dal fiorista — le disse Joshua. — Non abbiamo ancora provveduto al nostro cortile, per questa estate. Potremmo cominciare ad acquistare qualcosa per la cucina. Abbiamo bisogno di semi e fiori; il negozio di Wella ha sempre dei mazzi di fiori.
— Mi piacerebbero delle lobelie — disse Stavia — e dei nasturzi, di quelli che si appendono ai cestelli sul muro.
— Morgot ha detto che voleva un vasetto di gerani rosa. Ha detto che Jemina Borddaughter ne avrebbe procurati un po’.
— Mettiamoli dall’altra parte dove non potranno essere sciupati dal resto della spesa — sospirò Stavia. La zona riservata ai fiori era sempre stata una spesa superflua rispetto a ciò che si poteva mangiare o conservare e tendeva a diventare sempre più bella di anno in anno. Morgot e Stavia di solito cercavano di posizionare le piante fiorite in modo che il giardino avesse un aspetto allegro e interessante. Ma quell’anno Morgot era preoccupata dal bambino di Myra e da altre questioni.
Читать дальше