Malgrado ciò, Don si alzò in piedi, e cercò a tentoni l’interruttore della luce; ma quando lo trovò, scoprì, con una certa meraviglia, che apparentemente mancava la corrente. Sempre a tentoni, cercò i suoi vestiti, infilò la gamba destra nella gamba sinistra dei pantaloni, e incespicò. Malgrado questo incidente, era già quasi del tutto vestito quando una piccola luce tremolante venne verso di lui. Era Charlie, che in una mano teneva una candela, e nell’altra il suo coltello da macellaio preferito, quello che il cinese usava sia per lavoro che per scopi sociali.
Il ciclico lamento delle sirene continuava.
«Che cos’è, Charlie?» domandò Don. «Lei pensa che si tratti veramente di un attacco?»
«È più probabile che qualche stupido si sia addormentato sul pulsante.»
«Può darsi. Sa cosa le dico?… io vado in centro, e cerco di sapere cosa sta accadendo.»
«Faresti meglio a restare qui.»
«Non starò via per molto.»
Andandosene, fu costretto ad aprirsi la strada attraverso una folla di vieni-sopra, che belavano tutti, terrorizzati, e cercavano di entrare tutti dentro, per stare vicini al loro amico Charlie. Riuscì finalmente a passare, e a tentoni raggiunse la strada, scortato molto da vicino da due vieni-sopra che parevano desiderare di arrampicarsi sulle sue tasche.
Le notti di Venere fanno sembrare le notti più buie della Terra dei crepuscoli chiari di primavera. Apparentemente, la corrente mancava in tutta la città; fino a quando non entrò in Strada Buchanan, Don avrebbe dovuto contare le sue dita toccandosele, perché era impossibile distinguere qualsiasi particolare. Lungo Strada Buchanan c’era qualche tremolio di luce, qua e là, e una finestra o due erano illuminate fievolmente dall’interno. Candele e accendisigari. Lontano, in fondo alla strada, c’era qualcuno con una torcia elettrica in mano; Don cercò di abituare gli occhi a quella penombra, e guardò intorno.
Le strade erano affollate. Nel buio, continuò a urtare delle persone, e a udire dei frammenti di discorsi.
«…completamente distrutte.»
«È un’esercitazione normale; io sono un avvistatore spaziale; lo so. »
«Perché togliere la corrente? Le loro sonde possono raccogliere le radiazioni della pila atomica, in ogni caso.»
«Ehi… togliti dai miei piedi!»
Lungo la strada, in un punto che non avrebbe saputo precisare, Don perse la sua scorta. Senza dubbio, i due gregari avevano scoperto qualcuno più caldo di lui, da ricoprire di affetto.
Si fermò dove la folla era più fitta, intorno all’ufficio del TIMES di Nuova Londra. C’erano delle luci di emergenza, all’interno, grazie alle quali era possibile leggere i bollettini speciali che venivano affissi alla finestra. Il primo era: Bollettino straordinario (non ufficiale). Incrociatore Adonis riferisce che incrociatore Valchiria è esploso 00.30 stanotte. Causa esplosione non menzionata. Autorità locali smentiscono possibilità di attacco, suggeriscono possibilità di sabotaggio. Si attendono ulteriori rapporti da ufficiale comandante Adonis.
Bermuda (intercettato). Disordini in Africa Occidentale definiti «Incidenti minori» causati da agitatori religiosi. Polizia locale assistita da squadre della Federazione tiene la situazione sotto pieno controllo (così si afferma).
Bermuda (intercettato). Una fonte d’informazione vicina al Ministro degli Affari Esteri afferma che una rapida soluzione dell’incidente di Venere è attesa dal Governo. Rappresentanti dei coloni insorti sarebbero in conferenza con plenipotenziari della Federazione in qualche punto della Luna in un’atmosfera di buona volontà e di comprensione reciproca. (Nota: questo rapporto è stato ufficiosamente smentito dall’Isola del Governatore).
Nuova Londra (QGP-Ufficiale). Capo di Stato Maggiore ha confermato danneggiamento Valchiria ma afferma che dimensioni sono state grandemente esagerate. Elenco delle perdite viene tenuto segreto in attesa di notifica ai parenti più stretti. Si aspetta di momento in momento un rapporto completo da comandante Adonis.
Bollettino straordinario (non ufficiale). CuiCui - Astronavi non identificate avvistate da radar in atterraggio a nord e nord ovest del centro abitato. Guarnigione locale colpita. QGP rifiuta commento. Segue bollettino.
Don si avvicinò alla finestra, tra la folla, riuscì a leggere i bollettini, e ascoltò i discorsi. Una voce senza volto disse:
«Non potrebbero mai sbarcare… è una cosa antiquata, fuori dal tempo, come una carica alla baionetta. Se hanno veramente distrutto le nostri astronavi… e ne dubito… semplicemente, rimarrebbero in orbita, e trasmetterebbero un ultimatum per radio.»
«Ma se fossero davvero atterrati?» obiettò qualcuno.
«Andiamo! Siamo seri. Quel bollettino… è semplicemente una mossa della guerra dei nervi. Ecco tutto; ci sono dei traditori, tra noi.»
«Non è una novità.»
Una forma indistinta, all’interno dell’edificio, stava affiggendo un nuovo bollettino. Don si aprì un varco tra la folla a forza di gomiti, e si avvicinò.
Ultimissime — lesse Don. — QGP (ufficiale). Incaricato rapporti pubblica opinione in Stato Maggiore conferma la notizia che un attacco è stato sferrato contro alcune delle nostre astronavi da forze non identificate ma presumibilmente della Federazione. La situazione è fluida ma non critica. Tutti i cittadini sono esortati a rimanere nelle loro case, e ad evitare il panico e la diffusione di voci incontrollate. Tutti i cittadini sono esortati inoltre a dare piena cooperazione alle autorità locali. Maggiori particolari verranno resi noti successivamente. Ripetiamo… restate nelle vostre case, e cooperate.
Un individuo, autonominatosi evidentemente strillone sul momento, cominciò a leggere ad alta voce il bollettino. La folla accolse in silenzio la notizia. Mentre l’uomo stava leggendo, l’ululato delle sirene terminò, e nelle strade le luci si riaccesero. La medesima voce che si era lamentata dell’oscuramento pochi minuti prima, a questo punto cambiò indirizzo di protesta:
«Perché diavolo vogliono accendere le luci? Questo è solo un invito a bombardarci!»
Non apparvero altri bollettini; Don tornò indietro, con l’idea di raggiungere l’edificio dell’I.T. T., non certo nella speranza di trovare Isobel in piedi a quell’ora, ma semplicemente per cercare qualche notizia più fresca. Distava ancora pochi passi dall’edificio, quando s’imbatté in un plotone della polizia militare, che stava sgomberando le strade. I soldati lo mandarono indietro, e dispersero la folla ancora radunata intorno agli uffici del giornale. Quando Don se ne andò, l’unica persona rimasta davanti al giornale era un drago, con i peduncoli degli occhi puntati in tutte le direzioni; apparentemente, la creatura stava leggendo contemporaneamente tutti i bollettini. Don provò la tentazione di fermarsi, per chiedere all’alieno se conosceva «Sir Isaac», e, in caso affermativo, dove avrebbe potuto trovare il suo amico; ma un soldato lo convinse con maniere sbrigative a circolare. Il plotone non fece alcun tentativo per invitare il drago ad andarsene per la sua strada; gli venne lasciata l’indiscussa sovranità della strada.
Il vecchio Charlie era ancora in piedi, seduto davanti a un tavolino, intento a fumare. Aveva il suo coltello da cucina davanti. Don gli raccontò quel che aveva scoperto.
«Charlie, lei pensa che sbarcheranno?»
Charlie si alzò in piedi, aprì un cassetto e tirò fuori una pietra per affilare a umido, e cominciò lentamente a passarvi sopra la lama del suo coltello.
«Può succedere.»
«Cosa pensa che dovremmo fare?»
«Andare a letto.»
«Non ho sonno. Perché sta affilando quell’aggeggio?»
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