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Jack Williamson: Il figlio della notte

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Jack Williamson Il figlio della notte

Il figlio della notte: краткое содержание, описание и аннотация

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Il ritorno dalla Mongolia della spedizione del celebre professor Mondrick segnerà forse l’inizio di un’era nuova nella storia dell’umanità. Perchè in una certa cassa che gli esploratori portano dal deserto di Gobi sono contenute le prove di una guerra spietata e segreta, che si combatte da innumeri millenni. E il campo di battaglie è il subcosciente stesso della razza umana, dove il Maligno sembra sferrare i suoi colpi più mortali e insidiosi. Perchè il genere umano, ha scoperto Mondrick, è un ibrido: il sangue dell’Homo sapiens è, ormai, contaminato da quello dell’Homo lycanthropus, l’antichissima razza caina… Ma la scoperta di Mondrick esige le sue vittime e un orrendo pericolo minaccia di nuovo l’umanità. Le forze del male sono scatenate e gli angeli ribelli tentano ancora una volta di rialzare il capo. Metapsichica e psicocinesi sono le strane scienze a cui questo romanzo senza precedenti nella letteratura del “soprannaturale” sembra ispirarsi. E’ un romanzo che non si dimentica!

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«Mondrick aveva un piano», disse Sam a bassa voce. «Voleva cogliere il clan dei licantropi di sorpresa, con una dichiarazione alla radio, provvedendo poi a istituire un equivalente scientifico dell’Inquisizione per paralizzare il Figlio della Notte. Ma è stato assassinato, con Nick e Rex... e noi ora dobbia­mo tentare qualcosa di diverso. È una campagna in sordina quella che dob­biamo iniziare. Intendo raccogliere un piccolo gruppo, segreto, un solo uomo alla volta. Questo non esige che io debba identificare gli ibridi, perché dovrò soltanto trovare poche persone che non facciano parte di quel clan tenebro­so. Ogni licantropo che sa della nostra conoscenza dovrà essere eliminato.»

Barbee assentì energicamente.

«Ora tu dovrai tornare a Clarendon. Desidero che tu stabilisca i primi con­tatti in mia vece con quelli che noi sceglieremo per la nostra legione segreta. Io devo restare qui.»

E lanciò un’altra occhiata alla sua preziosa cassa mentre Barbee diceva:

«Per esempio, chi penseresti che valga la pena di cominciare a saggiare? Che ne diresti del dottor Archer Glenn, per esempio? È uno scienziato di valore, un razionalista...».

Sam Quain scosse il capo, cocciutamente. «È proprio il tipo di cui dobbia­mo diffidare. Il tipo che si ride delle streghe come d’una sciocca superstizio­ne, forse è proprio lui il figlio di una strega. No, Glenn ci chiuderebbe nel suo reparto agitati, insieme con la povera signora Mondrick.»

Barbee fu lieto di constatare che Sam non aveva saputo della morte della povera cieca.

«Dobbiamo scegliere un tipo d’uomo diverso», stava dicendo Quain. «Il pri­mo uomo della lista è per me il tuo principale.»

«Preston Troy?», ribatté Barbee, ammiccando dallo stupore. «È un uomo influente, certo, e ha un sacco di milioni, ma non è precisamente un idealista. È stato lui a ideare quasi tutte le ruberie di Walraven e a trarne il maggior profitto. Quando ha divorziato, la moglie gli aveva chiuso in faccia la porta della sua camera da dieci anni. Mantiene quasi tutte le belle ragazze di Clarendon...»

«Compresa una certa tale?» E Sam sorrise brevemente. «A ogni modo, non importa. Secondo Mondrick, la maggior parte dei santi doveva avere almeno un ottavo di sangue licantropico. La loro santità è una specie di compensa­zione mistica della tara inumana. Può anche darsi che un tipo come Troy sia un umano quasi puro. Te la senti di iniziare gli approcci stasera?»

Barbee stava per scuotere il capo. La rete della polizia a cui era riuscito a sfuggire la mattina doveva essere tesa un po’ da per tutto, ora. Lo stesso Preston non avrebbe esitato a trattenerlo, per poi far pubblicare dal giornale un titolo enorme:

LO STAR CATTURA UN CRIMINALE DEL VOLANTE

«Non sei convinto?», disse Sam.

«No, no, convintissimo», s’affrettò a rispondere Barbee. Non era più il mo­mento di confessare che la polizia lo cercava per avere investito Rowena Mondrick. E con la macchina dell’Istituto, lui poteva sempre raggiungere in­disturbato Preston Troy. Era forse possibile conquistare quel capitano d’in­dustria brutalmente realistico alla strana causa di Quain. Cercò di nasconde­re la sua apprensione con un sorriso. Chinandosi sotto il basso tetto della caverna, già pronto ad andarsene, tese la mano a Sam.

«Siamo in due», sussurrò, «contro il Figlio della Notte.»

«Ne troveremo altri... dobbiamo trovarli.» Quain si alzò a sua volta, stanca­mente. «Perché tutte le leggende che parlano di un’umanità degradata e tor­mentata da creature malefiche, non sono che ricordi ancestrali del dominio spaventevole delle streghe.» Quain vide poi la mano che Barbee gli porgeva, e la allontanò gestendo con la pistola.

«Scusami, Barbee, ma dovrò prima vederti alla prova. Meglio che tu ti af­fretti, ora!»

19.

Una nebbia gelida aveva preso il posto della pioggia, ma torrenti di acqua giallastra precipitavano lungo i fianchi del dirupo, e quando Barbee arrivò tutto fradicio all’automobile dell’Istituto, il crepuscolo e la nebbia bagnata s’erano alleati a immergere il mondo circostante nelle tenebre.

Barbee fu costretto ad accendere i fari, ma nessuna lupa bianca balzò in mezzo alla strada per fermarlo, né la sirena della polizia fece sentire il suo lungo ululato. Erano le otto, quando Barbee fermò l’auto sul viale della gran villa del milionario, a Trojan Hills.

Il giornalista conosceva bene la casa per esservi stato altre volte, in occasio­ne di altri servizi speciali voluti dal Presidente. E lo sollevò notevolmente il notare che la sala da pranzo era al buio. Salì le scale, fino al primo piano, dove Troy aveva lo studio, e picchiò alla porta. La voce aggressiva del milio­nario chiese chi diavolo d’un accidente fosse.

«Presidente, sono Barbee», mormorò il giornalista in tono angosciato. «Ho bisogno di vederla subito... perché non sono stato io a investire la signora Mondrick.»

«No, eh?» Dal tono non si sarebbe detto che Troy gli credesse molto. E dopo una breve pausa: «Avanti».

Lo studio era in realtà un enorme salone, con un gran bar luccicante a un’estremità e le pareti decorate da trofei di caccia e nudi dipinti a olio. L’aria sapeva di sigaro e di cuoio, vi si respirava importanza e denaro, e Preston diceva spesso infatti che s’era fatta più storia in quella stanza che nello stesso palazzo del Governatore.

La prima cosa che Barbee vide fu un cappotto di pelo bianco gettato sulla spalliera d’una sedia, dal quale un minuscolo occhio di giada sembrava guar­darlo maliziosamente sopra una spilla. Barbee ne fu colpito come da una mazzata.

«Dunque, Barbee?» In maniche di camicia, con un sigaro nuovissimo in bocca, Troy stava ritto presso un’enorme scrivania di mogano ingombra di carte, portacenere e bicchieri. Sul volto massiccio, roseo del milionario si vedeva un’espressione di cauta aspettazione. «Non è stata allora la sua mac­china a investire la signora Mondrick?»

«No. Presidente.» Barbee riuscì a distogliere lo sguardo dalla pelliccia di April Bell. «Hanno cercato di invischiarmi in un pasticcio... esattamente come hanno fatto con Sam Quain!»

«Hanno cercato... chi sono questi signori?»

«È tutta una storia tremenda, Presidente... Se lei avesse la pazienza di ascoltarmi...»

Gli occhi di Troy erano pallidi e freddi.

«Lo sceriffo la troverebbe indubbiamente interessante», disse il milionario. «E anche i medici di Glennhaven.»

«Ma io non sono... pazzo!» Barbee stava quasi per singhiozzare. «La prego, Presidente, mi ascolti, prima.»

«E va bene», disse l’altro, la faccia impassibile. «Un momento.» Si diresse con passo deciso al bar, preparò due whisky con soda e li portò sulla scriva­nia. «Sentiamo.»

«Vede, io credevo di stare impazzendo», cominciò Barbee, «fino a quando non ho parlato con Sam Quain. Ora so di essere stato stregato...»

Cercò disperatamente di essere convincente, e intanto cercava di capire che cosa passasse per la testa dell’uomo. Vide, mentre raccontava tutto quello che Sam gli aveva detto, il grosso sigaro spegnersi e il bicchiere col liquore attendere dimenticato sulla scrivania. Ma gli occhi socchiusi di Troy erano impenetrabili.

«E così Mondrick e gli altri scienziati della sua Fondazione sarebbero stati assassinati da queste streghe o stregoni che siano?», disse Troy, succhiando il sigaro con aria riflessiva. «E ora lei vorrebbe che io l’aiutassi a combattere questo Figlio della Notte?»

Barbee, inghiottendo, annuì disperatamente.

Troy lo osservò per un lungo istante con quei suoi occhi neutri e duri.

«No, non credo che lei sia pazzo!» Una specie d’interesse velato si diffuse sul duro tessuto della sua faccia, e Barbee cominciò a sperare. «Forse queste streghe stanno veramente tramando per mettere nei guai lei e Quain... per­ché questa teoria di Mondrick spiega molte cose. Anche il motivo per cui uno sente improvvisamente simpatia per qualcuno e non si fida per niente di un altro... perché ci senti il sangue nero in quelle vene!»

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