Quain lo fissava con una tale intensità, che Barbee ebbe un guizzo di disagio sulla sua pietra.
«Il Figlio della Notte?», mormorò. «Ricordo la frase del povero Mondrick. Ma come possono sperare streghe e negromanti di riavere l’antico dominio sull’uomo, quando il ritorno dei caratteri ereditari ha luogo solo attraverso il gioco delle probabilità?»
«Non è più così!», rispose Quain con uno scoppio rabbioso di voce. «È questa l’ultima e più preoccupante scoperta di Mondrick, quella che voleva annunciare al mondo, quando la razza malefica lo assassinò. I recessivi hanno ripreso a congregarsi in clan segreti. Accoppiandosi tra loro hanno capovolto le probabilità sfavorevoli, accrescendo enormemente quelle di recessione.»
Barbee annuì. Il controllo mentale delle probabilità poteva avere un ruolo molto preoccupante in quel rimescolare i geni per giungere alla nascita di un licantropo puro...
«Il complotto deve avere avuto inizio parecchie generazioni fa», riprese Sam Quain. «Secondo Mondrick, qualche clan segreto deve avere sempre tramandato il ricordo dell’antica supremazia e la decisione di riconquistarla. Lavorano sott’acqua, cauti e spietati. Disponendo dei loro segreti poteri, è facile per loro fare quello che le prove di Mondrick non poterono: scoprire la tara nascosta in uomini che possono non sapere di averla. Trovati i veicoli di questa tara, ricorrendo alla moderna scienza della selezione biologica, filtrano i geni ed eliminando quelli dominanti dell’ Homo sapiens per giungere alla nascita del capo potentissimo che attendono, del mostruoso messia che chiamano il Figlio della Notte.»
Sempre sotto lo strano sguardo fisso di Sam, Barbee dette un altro guizzo e abbassò gli occhi, volgendoli verso la cassa.
«Posso vedere quello che c’è dentro?», domandò.
La mano di Quain fu pronta ad afferrare la rivoltella.
«No, Barbee.» Dai suoi occhi era scomparsa ora ogni traccia di amicizia. «Può darsi benissimo che tu non sia pericoloso, ma non posso correre il rischio di fidarmi ora, proprio come non lo poté Mondrick quando vide i risultati della sua analisi. Quanto ti ho detto non pregiudica nulla, perché sono stato attento a non rivelarti nulla che i capi dei clan malefici già non sappiano delle nostre scoperte. Ma non puoi assolutamente guardare entro quella cassa.» Sul volto di Barbee dovette apparire un’ombra di quella che era la sua intima mortificazione, perché la voce di Quain si raddolcì. «Abbi pazienza, Will. Posso dirti, comunque, una parte di ciò che essa contiene. Si tratta di armi d’argento, che gli uomini usarono nella loro lunga guerra contro le streghe. Ci sono poi ossa calcinate, spaccate... di uomini che persero le loro battaglie. E lo scheletro completo di un Homo lycanthropus ,trovato in uno di quei tumuli... con l’arma lasciatagli accanto, affinché non si muovesse di là.»
La sua voce si fece di nuovo piena di un odio selvaggio.
«Quella stessa arma sconfisse le streghe una volta e le sconfiggerà ancora... quando gli uomini impareranno a servirsene. Questo è tutto quello che posso dirti, Barbee.»
«Ma chi è il Figlio della Notte?», domandò il giornalista. «Lo sai?»
«Potresti anche essere tu. Intendo dire che può essere chiunque. Noi conosciamo l’aspetto fisico dell’ Homo lycantrophys ,le ossa delicate, le orecchie aguzze e lunghe, i crani rotondi e allungati, i denti aguzzi, particolarissimi. Ma le caratteristiche fisiche e mentali non sono molto collegate nei caratteri ereditari, come ha scoperto Mondrick, e perfino il Figlio della Notte potrebbe non essere di sangue totalmente puro.»
Un’espressione di orrore si diffuse lentamente sulla faccia di Sam.
«Ecco perché sono venuto a rifugiarmi qui, Barbee, invece di difendermi in tribunale. Non posso fidarmi di nessuno. Non posso stare a contatto della gente. In maggioranza sono prevalentemente umani, ma non dispongo di un modo sicuro per distinguere i mostri dagli uomini. Non ho mai potuto essere del tutto certo che Nick o Rex non fossero spie delle streghe. Sembrerà odioso, ma mi sono perfino chiesto se Nora...»
La voce di Quain si spense, portata via da una raffica di vento.
Barbee aveva bisogno di sapere molte cose. Ma sapeva che Sam lo avrebbe ucciso se gli avesse domandato tutte le cose che aveva in mente. Scosse il capo, e disse: «Mi lascerai almeno aiutarti, Sam? Ne ho bisogno, sai. Devo farlo... per non impazzire del tutto, dopo quello che mi hai detto».
Scrutò con disperata tenacia la faccia cupa di Sam: «Non possiamo in qualche modo identificare il Figlio della Notte e denunciare al mondo la razza delle streghe?».
«Era anche l’idea di Mondrick.» Sam scosse il capo. «Avrebbe potuto giovare quattro secoli fa, prima che i clan riuscissero a screditare gli ultimi nemici che loro restavano con l’Inquisizione. Oggi i licantropi nelle università e nei laboratori possono dimostrare che non esiste il popolo dei licantropi. I licantropi che hanno giornali possono ridere e far ridere di chiunque affermi l’esistenza di creature così assurde come le streghe; e altrettanto si dica dei licantropi che siedono nei governi del mondo.»
Barbee vide che il crepuscolo s’addensava sul cielo già oscuro per il temporale. Tra poco sarebbero scese le tenebre e le radiazioni mentali sarebbero state libere di tessere la loro ragnatela. Barbee sapeva che April avrebbe chiamato, e lui avrebbe avuto un’altra trasformazione; sapeva soprattutto che il prossimo a morire sarebbe stato Sam Quain.
«Sam!» E la sua voce aveva una disperazione spasmodica. «Che cosa possiamo fare?»
Sam Quain alzò lievemente la rivoltella, come in un gesto inconscio, e il suo volto era contratto da una profonda riflessività. Gli stanchi occhi incassati dell’esploratore scrutarono Barbee e alla fine Quain annuì.
«Non posso dimenticare l’analisi che Mondrick condusse nei tuoi riguardi», disse. «Non mi piace l’espressione della tua faccia, Barbee, e nemmeno mi piace che tu sia venuto qui. Scusami, se le mie parole possono sembrarti offensive, ma devo proteggermi. Ho bisogno di aiuto, tuttavia, e tu puoi vedere quanto disperatamente.» I suoi occhi si volsero a guardare di scorcio la cassa alle sue spalle. «E perciò ti darò il modo di aiutarmi.»
«Grazie, Sam!», sussurrò Barbee con fervore. «Dimmi quello che devo fare.»
«Innanzi tutto, c’è una condizione che tu devi capire.» Barbee attese, gli occhi sulla rivoltella puntata. «Al primo sintomo di tradimento da parte tua, dovrò ucciderti.»
«Capisco», mormorò Barbee, inghiottendo convulsamente. «Ma tu credi... credi proprio che io possa essere un... ibrido?» E gli mancò il fiato, quando vide Quain annuire.
«Probabilmente lo sei, Barbee. Sebbene i geni umani predominino nella misura di mille a uno, quasi ogni essere umano porta una lieve traccia del licantropo... sufficiente a provocare qualche inconscio conflitto tra i normali istinti umani e quell’eredità straniera. È questo che gli psichiatri hanno trascurato in tutte le loro teorie di psicopatologia.»
Barbee attese, respirando un po’ meglio.
«L’analisi di Mondrick rivelò che tu porti più geni di licantropo della maggioranza degli esseri umani», continuò Quain. «Io posso vedere benissimo i segni del conflitto entro di te... ma non mi sembra che la parte umana si sia già arresa.»
«Grazie, Sam!» Un nodo di calda dolcezza strinse la gola di Barbee. «Farò qualunque cosa per te.»
Sam Quain rifletté. Il temporale era cessato e s’udiva solo il lento gocciare dell’acqua nel silenzio della caverna. Battendo quasi i denti dal freddo, Barbee attendeva. Una luce spietata aveva finalmente disperso le tenebrose incertezze della sua vita da sveglio e spiegato gli orrori ossessionanti dei suoi sogni. Riteneva ora di comprendere il feroce conflitto che lo dilaniava, la guerra fra l’umano e il diabolico. L’umano doveva vincere! Strinse i pugni e trattenne il respiro per sentire meglio.
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