— Tu — disse la mandriana rivolgendosi a Lisandro con un sorriso — va’ a prendere i cuccioli. No, non ti preoccupare — aggiunse con gentilezza. — Le madri non ti faranno niente. Basta che lasci che ti annusino.
Da’ loro qualche carezza magari, e non farle innervosire. Poi portami qui i cuccioli uno per volta.
Lisandro scrutò all’interno della stalla più prossima. Si era già occupato di quel compito in passato, ma non si sentiva ancora del tutto sicuro di ciò che lui doveva fare.
La femmina hoo’hik non mostrò alcun timore quando lo vide entrare nella stalla, limitandosi a rivolgergli uno sguardo incuriosito mentre stringeva a sé con fare protettivo due dei suoi cuccioli con le zampe anteriori. I due succhiavano dalle mammelle con estremo vigore.
— Non metterci un dodicesimo di giorno intero — disse la mandriana con tono irritato.
— Quale prendo per primo? — domandò Lisandro.
— Uno qualunque! E sbrigati, per favore. Ne abbiamo 40 da fare, e poi c’è l’allattamento…
Lisandro inspirò profondamente e infilò una mano sotto il petto della femmina hoo’hik, dove si agitavano ciecamente una mezza dozzina di cuccioli in attesa del loro turno. Ne prese uno a caso, un cosino miagolante delle dimensioni della sua testa che si agitava emettendo preoccupati guaiti fra le sue mani. Trasportò l’animaletto dalla mandriana. — Giralo — ordinò questa mentre prendeva in mano una siringa con un lungo ago. Il manico della siringa era anatomico, e sopra il manico vi erano un quadrante e un pulsante. La mandriana controllò il quadrante, quindi attese pazientemente che Lisandro immobilizzasse la piccola bestia. A quel punto afferrò la testa dell’animale con una mano, tenendola con forza ma senza stringere troppo, e cercò con l’ago il punto giusto alla base del cranio, proprio dove iniziava il collo.
— Avete visto il film terrestre che hanno proiettato ieri sera? — domandò, chiacchierando mentre continuava a lavorare. Sandy scosse il capo, sperando che la mandriana la facesse finita alla svelta. — Si chiamava Quell’ultimo ponte, e parlava di persone in guerra e non in pace. Oh, Lisandro, mi raccomando, sii molto cauto quando vai su quel pianeta…
La mandriana emise un grugnito di soddisfazione. — Ecco fatto — disse. Quando premette finalmente il pulsante della siringa, si udì un bip quasi impercettibile. Il cucciolo si irrigidì tutto emettendo un piccolo guaito, poi si rilassò.
— Va’ a prenderne un altro ora — ordinò la mandriana.
Lisandro era di pessimo umore, e il fatto che Obie, che si alternava con lui a prendere i cuccioli, fosse a sua volta depresso non aiutava di certo a migliorare il suo stato d’animo. Naturalmente, i due avevano motivi completamente diversi per essere abbattuti. Obie non faceva altro che pensare a quanto stava avvenendo in quel momento nella loro sezione dormitorio, mentre Lisandro non faceva altro che pensare a MyThara-tok.
Malgrado ciò, Lisandro non poté fare a meno di trovare molto carini i cuccioli, che fra l’altro non sembravano soffrire assolutamente delle iniezioni praticate nel loro midollo spinale dalla mandriana. Quando li riportava dalla madre dopo l’iniezione, erano molto affettuosi con lui, e venivano accettati apparentemente di buon grado dalla stessa madre. Questi hoo’hik in particolare, notò Sandy, erano decisamente più piccoli e chiari di manto rispetto agli altri hoo’hik con i quali aveva avuto modo di lavorare in passato. Quelli del Laboratorio di Genetica si preoccupavano sempre di cambiare un poco la stirpe, introducendo variazioni di sapore e di consistenza della carne in continuazione, ma le bestie mantenevano sempre il loro atteggiamento fiducioso e sottomesso, fino al giorno in cui arrivavano a leccare le dita dei loro stessi carnefici.
Persino Obie sembrava incantato dai cuccioli. Mentre ne riportava uno da sua madre, gli infilò un pollice in bocca ed emise una risatina quando questi prese a succhiarlo con convinzione. Quando ebbero finito con i 40 cuccioli, era già passato il primo dodicesimo di giorno. Quando Sandy si unì a Obie per il latte con biscotti, il suo compagno di coorte stava lacrimando per la felicita, canticchiando con l’onnipresente musica, i suoi guai completamente dimenticati.
Lisandro invece era ancora piuttosto preoccupato, tanto che rifiutò i wafer che gli vennero offerti. — Mangia, Sandy — gli disse Obie con gentilezza. — Non sarai ancora triste per MyThara?
— No, è solo che non ho fame.
— Non è vero, sei ancora triste — diagnosticò Obie. — E dire che il nostro Tutore Primario ti ha spiegato tutto stamattina.
— Lo so.
Obie annuì in silenzio, ascoltando con aria assente la musica di sottofondo. Si trattava di musica hakh’hli, decisamente diversa dai motivi terrestri diffusi nel loro settore. La musica terrestre era ritmica e ballabile; che si trattasse di un valzer, di una polka o di una marcia, era sempre musica legata a dei precisi movimenti dei piedi. Gli hakh’hli invece non avevano nulla di simile ai piedi umani, e quindi la loro musica era completamente diversa, proprio per una questione anatomica. A quel punto a Obie venne di nuovo in mente il motivo della sua precedente afflizione. — E in ogni modo, come credi che mi senta io? — sbottò improvvisamente. — Nella nostra sezione dormitorio sono tutti occupati con la loro anfilassi, e io invece sono qui con te in questo buco!
— Tu l’hai fatta ieri — osservò Sandy. — Ah, scusami se sono così, Obie. È solo che non mi piace molto questo lavoro di siringare il midollo dei cuccioli.
— Perché, cosa c’è che non va? Tanto più che lo hai già fatto altre volte.
— Non mi è piaciuto molto nemmeno allora — confessò Lisandro.
— Ma dobbiamo siringarli — disse Obie con tono ragionevole. — È per il loro bene, lo sai no? Così non diventano troppo furbi.
Lisandro sbatté le palpebre. — Cosa intendi con “troppo furbi”?
— Oh, troppo furbi — fu la risposta vaga di Obie. — Riesci a immaginarti come sarebbe terribile per loro se crescessero con… sai, con una specie di intelligenza rudimentale? Voglio dire, se si rendessero conto di essere vivi solo per essere uccisi e mangiati?
— Non possono essere così furbi!
— Dopo la siringata, no di sicuro — disse Obie convinto.
— Ma… Ma… Uccidere delle creature intelligenti è sbagliato, non è così?
— Ma loro non sono intelligenti. È proprio per questo che siringhiamo il loro midollo spinale.
— Però lo sarebbero, se non li siringassimo. Deve pur esserci un modo migliore! Quelli del Laboratorio di Genetica non possono semplicemente fare in modo che non siano intelligenti punto e basta?
— Oh, Lisandro — disse Obie con un sospiro. — Credi forse che non ci abbiano già pensato? Ci provano in continuazione, ma rovina inevitabilmente il sapore della carne!
Quando, ormai esausti, fecero ritorno alla loro sezione, era quasi l’ora del pasto di mezzogiorno. Gli altri membri della coorte erano impegnati in una partita apparentemente durissima di ciò che secondo loro doveva essere football americano. — Com’è andata? — domandò subito Obie con evidente invidia.
— Oof — disse Tania mentre Polly le piombava violentemente addosso, facendole cadere la “palla” di stracci. — Oh, è andata benissimo, Obie. Immagina, mi sono accoppiata con ChinTekki-tho! Non avevo mai visto così tante uova in vita mia!
— Scommetto che quelle che ho visto io ieri erano molte di più — ribatté Obie. Ma era inutile serbare rancore per una cosa del genere. Obie si accucciò sulle sue possenti zampe posteriori per caricarsi, quindi si lanciò con un lungo balzo in direzione di Polly, che stava cercando di scappare con la palla stretta fra le braccia.
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