«Un po’ prima dell’alba un branco di grossi carnivori penetrò in silenzio nel campo. Erano scuri come la notte e velocissimi e la sentinella non sembra essersi accorta di nulla fino a quando non li ebbe addosso, e anche allora probabilmente li avvertì solo grazie al suo sesto senso. Non lo sappiamo, ebbe appena il tempo di lanciare un grido prima di venire dilaniato. Gli invasori correvano da tutte le parti, resi ebbri dal sangue. Uldor e un paio di altri avevano tenuto vicino le armi da fuoco cariche e spararono diversi colpi, due con esito fatale, ma le zanne li dilaniarono ugualmente. Dopo un’orribile battaglia al buio, i predatori si ritirarono e i nostri hanno chiamato la base. Noi li abbiamo fatti evacuare… e il resto lo sa anche lei.»
— No, non lo so — disse Kristan. — Che tipo di predatori? Dice che ce n’erano alcuni morti da osservare.
— Lycosauroidi. Ho chiesto dati a Forholt e dalla mia descrizione li hanno identificati, rimanendo assai stupiti. Nessuno li aveva mai visti così a nord. Perché Uldor avrebbe dovuto prendere precauzioni contro di loro? In fondo era più probabile venire colpiti da un fulmine.
— Uhm. — L’espressione di Kristan divenne pensierosa. L’uomo si strofinò il mento. — Possibile che ci sia stato un cumolo di circostanze tali da spingere un unico branco a centinaia di chilometri dai tradizionali terreni di caccia? O si tratta di un segno che indica l’inizio di una fluttuazione ecologica? I branchi di certodonti in effetti sembrano in declino nelle praterie meridionali e quelli costituiscono la principale preda dei lycosauroidi…
Laurice sospirò. — La sua scienza può aspettare. No, ritiro quanto detto. Potrebbe essere l’osservazione giusta. Un altro trucco mortale messo in atto da un mondo che non è stato fatto per noi.
Ma abbastanza simile a quello di casa da attirarci nelle sue trappole, pensò la donna. Se le forme di vita naxiane, venaferiane ed erthuma non fossero state così simili dal punto di vista biologico, in grado di fornire nutrimento indifferentemente a ognuna di quelle tre razze, nessuno di noi si sarebbe sognato di compiere un’impresa come la nostra.
Il volto di Kristan si indurì. — Avrebbero potuto lasciarlo stare, in pace.
Laurice scosse la testa. — Lei sa come i credenti della Vecchia Verità avessero bisogno di un luogo loro. Discriminati sui mondi naxiani, perfino perseguitati per secoli, anche se il loro livello di onestà, laboriosità e buon senso era più che sufficiente a far vergognare la maggior parte dei membri della nostra razza…
— Non ho niente contro il fatto di concedergli un’isola — ribatté Kristan. — Non molto almeno. Venafer può farne anche a meno, se non ci importa di perdere qualche specie affascinante. Ma adesso si propongono di spostarsi sui continenti. E non solo su terre reclamate dal suo Casato. Ho controllato una mappa prima di partire. Questo nuovo territorio che stavano esplorando appartiene ai Seaholm. Che patto segreto hanno stretto col Capo dei Seaholm? E con le altre Casate?
— Niente di importante, ritengo. Devo ricordare quanto fossero nominali quelle pretese? Ogni società atheriana che ha tentato di esplorare qualcosa è finita in fallimento, fatta eccezione per la Evenstar Minerals and Exotic Animai Products; e sono una società microscopica che tira appena fuori le spese.
— E così dovrebbe essere. No, non è necessario che mi tenga una lezione di economia elementare relativa a un ambiente inospitale sul fondo di un pozzo gravitazionale abbastanza profondo. Dopo trent’anni in questo settore ho una certa familiarità con la situazione.
Laurice cercò di soffocare l’irritazione ammettendo dentro di sé che Kristan poteva anche aver preso le sue parole come indice di presunzione, un insulto… trent’anni? Quanti processi di ringiovanimento aveva subito? Di cosa si era occupato prima di dedicarsi a quella carriera? Matrimonio, figli, nipoti? Aveva una moglie? O forse, almeno in quegli ultimi decenni, era sposato a Venafer? Certo era necessario amare non solo la scienza per dedicarvisi così totalmente, ma anche il pianeta stesso, i suoi disagi, i suoi pericoli, i suoi inganni, i suoi predatori e la straripante ricchezza delle forme vitali che generava.
Laurice soffocò il proprio orgoglio. — Mi spiace. Se l’ho di nuovo irritata, mi creda, non l’ho fatto di proposito. Nel corso di una visita a casa, ho dovuto cercare di spiegare e rispiegare le cose a gente che ignorava praticamente tutto e che non aveva alcun interesse per l’argomento fin quando non hanno sentito che avrebbero avuto dei vicini non Erthumoi. Immagino che sia diventata un’abitudine.
Il sorriso di lui sembrò forzato. Kristan tenne gli occhi fissi sulle alture che si profilavano davanti a loro, ma parlò in tono normale: — Perché non torniamo al problema principale? Che ne è stato di questo Copperhue?
Strano, ma pensarci fu quasi un sollievo. — I Naxiani si tolgono i transricevitori quando si trovano al sicuro alla base o in un campo. Come può immaginare, un collare attorno al corpo è fastidioso, non è come avere un bracciale al polso. La maggior parte di loro era disarmata e quando i predatori hanno attaccato si sono dispersi da tutte le parti. Gli alberi nelle immediate vicinanze non potevano essere scalati, perché o spinor dalla corteccia spinosa o flexor dal fusto troppo flessibile. Quando l’attacco è stato respinto ed è arrivata la prima luce, coloro che erano in grado di farlo tornarono indietro. Le squadre di ricerca trovarono subito i feriti e altri tre morti e li riportarono indietro. Copperhue no. Era scomparso. Alcuni suoi compagni hanno frugato la foresta, entro un raggio limitato, però, viste le difficoltà, e quando siamo arrivati col nostro velivolo abbiamo fatto una ricerca dall’alto prima di ritornare. Nessuna traccia.
«Io volevo rimanere e cominciare la ricerca a terra, ma sarebbe stata una follia farlo da sola. Poi c’erano anche Uldor e un paio di Naxiani che avevano bisogno di cure urgenti che solo io potevo dare come si deve. Così ho chiamato Forholt e… lei è stato così gentile da venire in aiuto.»
Kristan sorrise di nuovo, ma il sorriso era un po’ acido. Aveva giudicato la risposta sarcastica, forse? si chiese la donna. Accidenti! Era come fare il giocoliere con una cassa di fulgorite.
Il sorriso svanì. — Può darsi che Copperhue non sia ricomparso semplicemente perché era morto? — chiese Kristan a bassa voce.
Laurice deglutì. — È quello che dovremo scoprire.
— Ce la faremo?
— Potremo almeno provarci. — Laurice studiò bene le parole prima di parlare: — Immagino che lei la consideri una gran perdita di tempo. Non è che lei sia poco comprensivo, ma perché trascinarla in questa faccenda? Be’, io ho bisogno di un compagno e deve trattarsi di qualcuno che conosca bene questo tipo di regione. Io ho una certa familiarità con le pianure — queste pianure voglio dire — ma non con le colline. Uldor un po’ le conosceva, ed è per questo che guidava la spedizione, ma adesso Uldor è fuori combattimento. Perciò non resta che lei.
— Se la zona le è così sconosciuta, che cosa può sperare di fare?
— Ho alcune idee. Vedrà. Kristan rimase in silenzio per un po’ prima di dire: — Senta, neanch’io sono mai stato da queste parti. I lycosauroidi avrebbero preso anche me alla sprovvista. Non posso garantire che non si verifichi qualcosa del genere.
Maledizione, pensò Laurice. Mi fa infuriare, poi cambia atteggiamento ed è tutto fascino. Vorrei che si decidesse. — Un’altra ragione è di non andare in giro da sola. Uh, dovevo controllare il suo equipaggiamento.
— Credevo che volesse prestare ascolto alla voce dell’esperienza.
L’ho punto di nuovo. Al diavolo. — Questa missione è speciale. A lei non è mai capitato di perdere qualcuno, vero? Non certo coi loro bracciali.
Читать дальше