Fred Hoyle - La voce della cometa

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Fred Hoyle, nato nel 1915 nello Yorkshire, astronomo e matematico, è autore di romanzi di fantascienza basati su ipotesi rigorose. Tra essi «La nuvola nera» (1957), «A per Andromeda» (1962), «Inferno» (1974).

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La cerimonia stessa fu breve. Frances Margaret e Isaac Newton si accorsero veramente della presenza della congregazione solo mentre superavano la breve distanza dall’altare alla porta della chiesa. Oltre alle rispettive famiglie erano presenti il Comitato per il Progetto Halley e vari appartenenti al personale del Cavendish Laboratory. Ma c’erano anche altre persone che gli sposi non si aspettavano. Frances Margaret intravide la donna americana dai capelli scuri e con le fossette sulle guance che non poteva fare a meno di ridere tutte le volte che vedeva Frances Margaret. C’erano Dave Eckstein, che aveva recitato una parte significativa in un momento critico, e sua moglie. C’era anche lo stesso russo che aveva capeggiato la delegazione sovietica al castello di Versailles, un uomo dalle risate grasse che era risalito nei ranghi del Politburo, a quanto sembrava, al Numero Sette.

Isaac Newton intravide John Jocelyn Scuby. Un’altra sorpresa fu la presenza di Alan Bristow della rivista «Nature». C’era pure Eriksson. Del resto sarebbe stato difficile non vederlo a causa della sua alta statura, una cosa che invece avrebbe potuto accadere con John Jocelyn Scuby. Isaac Newton scambiò un’occhiata con Eriksson mentre gli passava accanto nella corsia e così gli ritornò alla mente il ricordo di quando gli aveva restituito il cifrario.

Quando uscirono dalla chiesa, trovarono un distaccamento della Marina in perfetta ordinanza fino all’ultimo particolare. Isaac Newton ricordò il momento in cui vi era stato grande bisogno di una guardia al laboratorio, solo che la guardia era stata fornita in quell’occasione dall’Esercito, non dalla Marina. In fondo era la stessa cosa, decise, fino a quando esisteva uno spirito di corpo.

Mentre poco prima il tempo non sembrava passare mai, ora gli avvenimenti incalzavano. Improvvisamente, Isaac Newton si accorse che stava tenendo il discorsetto di prammatica al termine del rinfresco nuziale. Era un’incombenza che aveva più o mena temuto, ma che riuscì ad assolvere quasi senza sforzo. Il Primo Ministro rispose a nome degli ospiti. Come al solito, non una sola parola del suo discorsetto fu fuori posto.

Un grande fienile era stato sgombrato per il ballo della sera. Eriksson aveva portato dalla Svezia una piccola comitiva. Le ragazze assomigliavano molto nell’aspetto a Frances Margaret, proprio come aveva detto Eriksson. La comitiva era composta da esperti in danze campestri, gente che arrivava su fino alle travi. Questo fu lo spunto per i danzatori russi di «trepak» che erano stati mandati per fare sfoggio della loro forza di gambe, piegandosi però sulle ginocchia invece di volare verso il soffitto. E così pure la burocrazia russa trovò lo spunto per dare una prova della sua cronica incapacità di far funzionare qualsiasi cosa come si deve. Nella preparazione dei documenti di viaggio erano stati trascurati inavvertitamente i musicisti che dovevano accompagnare le esibizioni dei danzatori di «trepak». In questa impasse, nessuno si meravigliò che intervenisse il rettore del Trinity College con la sua fisarmonica, in qualità di esperto. Era una delle tante piccole cose utili che aveva imparato nei tempi passati quando faceva teatro, raccontò alla folla quando i danzatori di «trepak» furono completamente esausti. A differenza dei soliti musicisti afflitti da modestia che rimangono sullo sfondo, infatti, il rettore del Trinity si era piazzato davanti ai danzatori, sbaragliandoli con il suo vocione. In realtà furono sbaragliati tutti quanti, una cosa nella quale la Reale Marina Britannica si rivelò insuperabile.

75

Quando l’aereo decollò dall’aeroporto di Manchester per puntare a sud in direzione della Grecia, Frances Margaret e Isaac Newton si adagiarono sui sedili con gli occhi chiusi, sulle prime contenti che tutto fosse finito. Nella mente avevano ancora le facce di coloro che li avevano salutati alla partenza con un grande agitare di braccia — i Waldheim, la signora Gunter di Cambridge, il rettore, il Cancelliere, i personaggi stranieri di alto rango, le rispettive famiglie. Dopo essersi ridotto a un fascio di nervi durante gli ultimi giorni, giorni nei quali aveva finito per contare le ore che lo separavano dal momento in cui sarebbe stato finalmente libero, Isaac Newton fu colto improvvisamente da una profonda tristezza. Ora che tutto era davvero passato, si rese troppo tardi conto che nulla al mondo avrebbe potuto far ritornare quelle giornate. Benché gli avvenimenti fossero ancora vicinissimi e perciò più che ben impressi nella memoria, questa sarebbe diventata sempre più indistinta con l’andar del tempo. Alla fine sarebbe rimasto solo il ricordo di poche persone anziane, una vernice grigia su ciò che era stato così vivo e vibrante nel breve corso dell’esistenza.

Similmente, gli avvenimenti degli ultimi due anni sarebbero stati inghiottiti dal tempo, per diventare infine una favola mentre la Terra sarebbe emersa dall’oscurità per diventare il centro di comunicazioni del sistema solare. Dopo gli avvenimenti particolarmente drammatici seguiti al discorso di presentazione di Isaac Newton a Versailles, non potevano esserci più dubbi. La sua idea di un’ampia rete di comunicazioni con le comete avrebbe finito per prevalere. Non che ciò avrebbe posto fine alle rivalità umane. Ci sarebbero state rivalità riguardanti i sistemi elettronici, la dislocazione delle attrezzature, i contratti per la costruzione delle apparecchiature. Tutti avrebbero continuato a spingere senza fine come nel passato, solo in un’altra direzione.

«Quando ero ragazzo», disse Isaac Newton a Frances Margaret, «andavo in vacanza in un posto in Cornovaglia. C’è un punto dove puoi scendere lungo gli scogli fino a una distanza di circa quindici metri dal mare. Se arrivi quando la marea è al livello giusto, troverai una coppia di beccacce di mare sempre appollaiata sullo stesso scoglio, perché quando la marea si trova a quel livello c’è sempre una pozzanghera tra gli scogli dove i crostacei, o ciò che mangiano, finiscono in secca. Osservandole ho potuto fare molte interessanti deduzioni.»

«Come, per esempio?»

«Beh, poiché le mie osservazioni abbracciano un intervallo molto più lungo della vita di un singolo uccello, conclusi che quel particolare punto su quel particolare scoglio dovesse essere trasmesso da una generazione all’altra. Così come gli affari umani vengono trasmessi dal padre al figlio.»

«Questo è sicuramente molto interessante.»

«Forse è stato un lontano avo dell’attuale generazione di beccacce di mare che ha trovato per primo quel posto. Un commercio davvero antico, come si potrebbe dire.»

«Come si potrebbe dire», gli fece eco Frances Margaret.

«Beh, mentre osservavo le pozzanghere in ebollizione tra gli scogli, mi è venuto di pensare quanto simile fosse tutto questo alla vita umana — tanto correre avanti e indietro, tanta frenetica attività, con ogni spruzzo d’acqua tra gli scogli intento a richiamare la tua attenzione. Ma tutto questo non portava ad alcuna conclusione, eccezion fatta naturalmente per le beccacce di mare. Ogni tanto arrivava rombando un’onda particolarmente alta. Al che mi dicevo: ’Eccone una che porterà via tutto’. Ma l’ondata si schiantava semplicemente sugli scogli, scomparendo. Una grande cascata d’acqua per pochi secondi, e nell’attimo successivo non c’era più niente. Senza lasciare alcuna traccia, come accade nel mondo degli uomini. Come Alessandro Magno. Come Napoleone.»

Fu a questo punto del viaggio verso sud che l’aereo venne illuminato in pieno dal sole. Isaac Newton e Frances Margaret si resero conto che il sole sopra la Baia di Morecambe era ancora parzialmente oscurato da nubi alte nella stratosfera. Era solo un simulacro del vero Sole, che apparve infine mentre attraversavano i Carpazi.

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