Fred Hoyle - La voce della cometa
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- Название:La voce della cometa
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- Издательство:Longanesi & C.,
- Жанр:
- Год:1986
- Город:Milano
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«Che cos’è sbalorditivo?» brontolò Isaac Newton.
«Che l’oggetto riesca a superare una distanza uguale a quella che ci separa dalla Luna in sole due o tre ore.»
«Se arriverà qui alle tre del mattino, l’ora più probabile secondo me, dev’essere ancora una volta e mezzo più distante della Luna.»
«Immagino di sì. Il che fa scendere la sua luminosità di una grandezza rispetto a quella indicata da me. Una stella di quinta grandezza, e questo è pressappoco il limite della visibilità con un cielo come questo. Bisogna trovarsi in un deserto o avere una notte molto fredda per riuscire a vedere stelle ancora meno luminose. E’ buffo che la distruzione debba piombarci addosso dal Cigno — dal Lago dei Cigni. Ma Ciajkovskij faceva solo finta. E’ strano come la gente riesca a scrivere della musica tanto penetrante quando fa solo finta. Immagino che debba autoconvincersi in qualche maniera che tutto è proprio vero, strano come…»
Frances Margaret continuò come una bambina finché non si rese conto che Isaac Newton, a furia di starla a sentire, s’era addormentato. Allora smise di parlare e cominciò a esaminare con più attenzione le stelle, aguzzando gli occhi mentre i tratti di sereno tra le nubi si allargavano per rivelare tutto il cielo.
Isaac Newton si svegliò improvvisamente. Del resto non avrebbe potuto fare altro con Frances Margaret che gli urlava nell’orecchio: «Credo di averlo individuato».
«Che ore sono?»
«Le due e venti circa.»
«Dio buono, ho dormito tutto questo tempo?»
«Non badarci adesso. Parti dal vertice del Cigno, Deneb. Risali per circa un grado da Deneb e spostati poi per quattro o cinque gradi a est. E’ la stella più luminosa in quella zona.»
«E’ davvero molto luminosa. Sei sicura?»
«Sì, l’ho osservata per un pezzo. Non ho voluto svegliarti finché non ho avuto la certezza che si stava muovendo.»
«Vuoi dire rispetto alle altre stelle?»
«Sì. Ed è una bella cosa, non ti pare?» rispose Frances Margaret cercando di dominare l’eccitazione nella voce. «Voglio dire, se stesse per piombarci addosso, il movimento rispetto alle altre stelle non lo vedremmo affatto, non ti pare?»
«No, non lo vedremmo. Come chiamano gli astronomi questo tipo di cambiamento di posizione?»
«Il parallasse. Il parallasse cambia mentre l’oggetto si avvicina alla Terra. Per cui dà l’impressione di muoversi rispetto alle stelle vere.»
«Lasciami vedere se riesco a scoprire qualche spostamento.» Isaac Newton rimase a osservare per un po’ e poi disse: «Sai che sta diventando effettivamente più luminoso? E penso che stia scendendo verso est. In maniera pressappoco costante, direi».
«Esattamente. Il che significa che siamo al sicuro, non ti pare? Voglio dire che ci dev’essere uno spostamento laterale, il che significa che non può colpire noi.»
I capelli di Frances Margaret ricoprirono improvvisamente gli occhi, e Isaac Newton si rese conto che lei stava piangendo silenziosamente. Uscendo dal sacco a pelo, affondò le mani nei suoi capelli e disse: «E’ una vera fortuna che tu sia capace di risolvere quelle equazioni di secondo grado».
Dopo che si fu ripresa Frances si soffiò il naso e disse: «Devi avere i nervi d’acciaio». Poi, entrambi si sdraiarono sulla schiena, con le teste una accanto all’altra sullo stesso cuscino, per continuare l’osservazione.
«Dove credi che atterrerà?» chiese Frances Margaret.
«Le mie nozioni di geometria non sono all’altezza della situazione, tuttavia direi che scenderà a nord rispetto a noi, da qualche parte. Se fosse risalito, ci sarebbe passato sopra la testa, penso, per atterrare verso sud.»
«L’Inghilterra è a nord.»
«Quasi direttamente a nord. Ma l’oggetto viaggia ancora con un angolo di circa trenta gradi a ovest del meridiano.»
«Sì, ma si sta avvicinando continuamente al meridiano.»
«Non possiamo ancora dirlo», disse Isaac Newton tentando di parlare con la massima calma possibile, consapevole che il missile in arrivo ora brillava in modo sempre più allarmante. «Ciò che possiamo dire», continuò, «è che scenderà sotto l’orizzonte da qualche parte verso nord. Secondo me, se attraverserà il meridiano prima che tramonti, l’impatto avverrà nella Scandinavia settentrionale.»
«Povero Eriksson, lo svedese pazzo», bisbigliò Frances Margaret, «e se dovesse tramontare verso Occidente, atterrerà in Islanda o nella Groenlandia o in un posto simile.»
«Proprio così. Noi non possiamo fare altro che guardare e aspettare.»
L’attesa non durò a lungo. Dopo il lento aumento della luminosità, protrattosi quasi impercettibilmente con il passare delle ore, delle mezz’ore e dei quarti d’ora, i cambiamenti si verificavano ora di minuto in minuto. Il missile in arrivo divenne rapidamente altrettanto luminoso quanto la stella Sirio. Dopo venti secondi la sua luminosità uguagliava quella del pianeta Venere. Eppure, il brillante punto di luce bianca aveva cambiato posizione solo di pochi gradi.
«Dio mio, dove andrà a finire?» esclamò Frances Margaret. Sempre più paurosamente luminoso, il missile in arrivo cominciò a brillare ben presto come mille stelle di prima grandezza. Poi, simile a Lucifero in caduta libera, scese dolcemente, senza cambiare direzione, quasi languidamente, per scomparire dietro l’orizzonte a nord.
«E’ caduto «esattamente» in corrispondenza del nord!» gridò Frances Margaret, per mettersi subito dopo a singhiozzare senza freni. Isaac Newton la prese tra le braccia e disse con la voce più ferma e più sonora di cui fu capace: «Questo non significa necessariamente che sia stata colpita la Gran Bretagna; potrebbe essere sceso ovunque, tra la Gran Bretagna e le regioni artiche. Tra un paio di minuti lo sapremo».
«Come?» chiese Frances Margaret tra i singulti.
«Se è stata colpita veramente l’Inghilterra, l’onda d’urto arriverà qui tra un paio di minuti al massimo. Se è sceso più lontano a nord, l’onda d’urto ci metterà più tempo per arrivare qui. A questo punto ci conviene salire in macchina per essere protetti. Non ha senso restare qui fuori, esposti in pieno.»
Dapprima lentamente e poi con fretta sempre maggiore, si liberarono dei sacchi a pelo e si avvicinarono rapidamente alla macchina. Quando furono sistemati all’interno, Isaac Newton disse: «Avrei dovuto pensarci prima, ma se l’impatto fosse avvenuto in un punto così vicino come la Gran Bretagna avremmo sicuramente intravisto un lampo di luce generato dall’urto; tramite la dispersione atmosferica, voglio dire».
Attesero in silenzio, contando i secondi e i minuti del silenzio, pensando che il passar dei secondi allontanava vieppiù verso nord la zona dell’impatto.
Passati quindici minuti, Frances Margaret disse: «Che abbia mancato il colpo, dopo tutto? Forse gli astronomi avevano sbagliato i loro calcoli».
«Oppure l’oggetto potrebbe aver cambiato rotta ancora una volta.»
«Forse è stato fatto di proposito, per darci un avvertimento.»
«Penserei di sì», convenne Isaac Newton.
Questa riflessione allentò la tensione che si era impadronita di entrambi fino a diventare un fenomeno isterico. L’euforia si protrasse per vari minuti finché Frances Margaret non disse: «Il cielo si sta coprendo».
Scesero di nuovo dalla macchina e guardarono verso nord dove un’ampia striscia orizzontale aveva cancellato le stelle. Mentre stavano ancora guardando, la striscia diventò ancora più ampia, sempre più ampia fino ad essere non più una striscia bensì un intero emisfero. Tutto il cielo a nord rispetto a loro era piombato nel buio mentre a sud le stelle brillavano ancora.
«Buon Dio, i detriti dell’esplosione. Devono essere molto alti.»
«Come fai a saperlo?»
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