«Si, certo. Dovremmo riuscire a trasmettere un quadro eccellente.»
«Ma la Nuvola non ha un ricevitore.»
«Certo no. Sta alla Nuvola decidere in che modo analizzare i nostri segnali. Noi dobbiamo preoccuparci solo di trasmettere informazioni importanti. Finora abbiamo fatto un lavoro scadente e la Nuvola ha ragione di lamentarsi.»
«In che modo possiamo usare la macchina da presa televisiva?»
«Prima di tutto faremo una lista di parole, nomi e verbi. È indispensabile, e va fatto con cura. Non ci dovrebbe volere più di una settimana per trasmettere circa cinquemila parole. Quindi potremo trasmettere il contenuto di libri sfogliando per così dire le pagine con la macchina da presa. Con questo metodo dovremmo poter trasmettere tutta l’Enciclopedia Britannica in pochi giorni.»
«In questo modo dovremmo saziare la sete di conoscenza di quella bestiaccia. Be’, è meglio che torni alle mie letture! Mi tenga avvisato quando la macchina da presa è pronta. Non s’immagina quanto sia contento di liberarmi di questo fastidio.»
Qualche tempo dopo Kingsley andò a trovare Leicester. «Scusa, Harry,» disse, «ma c’è qualche altro problema.»
«Spero che te lo terrai per te.»
«Scusa ancora: è questione tua, e temo che richiederà altro lavoro.»
«Senti, Chris, perchè non ti levi la giacca e cominci a far qualcosa invece di infastidire il proletariato? Be’, che c’è? Sentiamo.»
«Mi sembra che non diamo troppa importanza al problema della ricezione. Quando avremo cominciato a trasmettere con la televisione, probabilmente avremo le risposte nella stessa forma. Cioè un messaggio che appaia sotto forma di parole sul televisore.»
«Ebbene? Che difficoltà c’è? Sarà facile a leggersi?»
«Si, fin qui tutto va bene. Ma ricorda che noi possiamo leggere solo 20 parole al minuto, mentre speriamo di trasmettere a una velocità almeno cento volte superiore.»
«Be’, diremo a quel tipo lassù di diminuire la velocità delle risposte. Gli diremo che non possiamo ricevere più di 10 parole al minuto, invece delle decine di migliaia che a quanto pare, lui riesce a raccogliere.»
«Benissimo, Harry, tutto quello che dici è giusto.»
«Però vuoi che lavori di più, eh?»
«Preciso. Come hai fatto a indovinare? Pensavo che sarebbe bello sentire i messaggi della Nuvola, invece che leggerli sul televisore. Ci si stanca meno ad ascoltare che a leggere.»
«Idea terribile, accidenti, direbbe Alexis. Ti rendi conto di cosa significa?»
«Significa che bisogna tenere alla pari video e suono. Ci può servire il calcolatore elettronico. Si tratta solo di ficcarci dentro cinquemila parole.»
«Solo!»
«Non mi pare che significhi molto lavoro. Dovremo trasmettere le singole parole lentamente alla Nuvola. Prevedo che ci vorrà una settimana circa. Man mano che trasmettiamo una parole, registreremo le parti chiave del nostro segnale TV sul nastro perforato. Non dovrebbe esser difficile. Si può incidere anche il suono delle parole, usando un microfono, naturalmente che traduca il suono in forma elettrica. Una volta che tutto è stato inciso, lo possiamo inserire nel calcolatore, a nostro piacimento Con questo doppio inserimento — l’attrezzatura magnetica ci servirà, data la mole delle notizie, e la velocità richiesta — che noi potremo, a piacimento, leggere i messaggi della Nuvola sul televisore o sentirli dall’altoparlante.»
«Senti una cosa, Chris. Non ho mai conosciuto una persona capace quanto te di trovar lavoro al prossimo. Tocca a te, però, preparare tutto il programma.»
«Certo.»
«Bel lavoro, eh? E intanto noi poveracci ci dobbiamo massacrare con quei ferri da saldatura, bruciarci i pantaloni e Dio sa cos’altro. Per il suono, che voce debbo usare?»
«La tua, Harry. Te lo concedo come compenso a tutti quei buchi nei pantaloni.»
Col passar del tempo Harry Leicester parve sempre più propenso ad accettare l’idea di tradurre in suono i messaggi della Nuvola. Dopo qualche giorno se ne andava in giro con uno strano ghigno sul volto, ma nessuno ne comprese il motivo.
Il sistema della televisione si dimostrò ottimo. Dopo quattro giorni fu ricevuto un messaggio che diceva:
«Congratulazioni per il miglioramento tecnico.»
Questo messaggio comparve sullo schermo televisivo, perchè non funzionava ancora il sistema di conclusione sonora.
La trasmissione delle parole singole si dimostrò alquanto più difficile del previsto, ma finalmente ci riuscirono. La trasmissione di opere matematiche e scientifiche invece fu più semplice. Fu presto chiaro che queste trasmissioni servivano soltanto a mettere la Nuvola al corrente delle condizioni del progresso umano: come quando un bambino fa vedere i compiti a un grande. Poi si cominciarono a trasmettere libri sui problemi sociali. Difficile fu scegliere il migliore: decisero alla fine di trasmetterne diversi, scelti a caso. Fu subito chiaro che la Nuvola trovava più difficile assorbire questo materiale. Alla fine venne la risposta, sempre sullo schermo televisivo. -
«Le ultime trasmissioni paiono assai confuse e strane. Ho molte domande da porre: ma preferisco rimandarle a dopo. Sia detto tra parentesi, le vostre trasmissioni interferiscono molto seriamente, essendo vicino il vostro trasmettitore, con vari messaggi esterni che desidero ricevere. Per questo motivo vi mando la cifra che segue. In seguito userete sempre questa. Voglio creare uno schermo elettronico contro il vostro trasmettitore. La cifra servirà a segnalare che volete passare oltre lo schermo. Se è opportuno vi sarà concesso di farlo. Attendetevi un’ulteriore trasmissione tra circa 48 ore.»
Sul televisore si disegnò un complicato gioco di luci. Poi seguì un altro messaggio:
«Prego confermare che avete ricevuto la cifra e che potete usarla.»
Leicester tentò questa risposta:
«Abbiamo registrato la vostra cifra. Crediamo di poterla usare, ma non ne siamo certi. Ve ne daremo conferma con la prossima trasmissione.»
Ci fu una pausa di circa 10 minuti poi giunse la replica:
«Benissimo. Addio.»
Kingsley spiegò ad Ann Halsey:
«La pausa dipende dal tempo necessario perchè la trasmissione raggiunga la Nuvola e perchè la risposta torni fino a noi. Per questo motivo sarà bene evitare i messaggi brevi.»
Ma ad Ann Halsey non interessavano tanto le pause quanto il tono dei messaggi della Nuvola.
«Pareva proprio un essere umano,» disse con gli occhi spalancati dallo stupore.
«Certo. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Usa il nostro linguaggio, il nostro frasario, per questo pare un essere umano.»
«Ma era tanto carino quell’.»
«Che sciocchezza! Per la Nuvola, forse, è solo un termine convenzionale per significare che la trasmissione è finita. Ricorda che la Nuvola ha imparato la nostra lingua a pezzi e bocconi, e in una quindicina di giorni. Non mi sembra una cosa tanto umana.»
«Oh, Chris, quanto sei tetro; sei proprio — come si suol dire — un funerale. È vero, Geoff?»
«Funerale? Direi di si, signora, il più grosso e possente funerale della cristianità. Signor sì! Ma senti, Chris, cosa ne pensi?»
«Pensavo che è buon segno che la Nuvola ci abbia mandato la cifra.»
«Anch’io. Ci tira su il morale, e Dio sa se ne abbiamo bisogno. Non è stata un’annata facile. Mi par di sentirmi meglio, se penso al giorno che ti venni a prendere all’aeroporto di Los Angeles: quanto tempo è passato!»
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