«E la lunghezza di un centimetro sarebbe di questo tipo?»
«All’incirca.»
«Ma allora perchè non c’è stata alcuna risposta alla nostra trasmissione sulla lunghezza di un centimetro?» chiese Parkinson.
«Forse perchè non abbiamo inviato alcun messaggio. Che risposta potevamo aspettarci da una trasmissione assolutamente a vuoto?»
«Ma allora noi dovremmo cominciare a spedire messaggi sulla lunghezza di un centimetro,» esclamò Leicester. «Ma la Nuvola come può decifrarci?»
«Non è un problema urgente. Sarà palese che le nostre trasmissioni contengono una notizia — palese perchè noi ripeteremo frequentemente lo stesso messaggio. Appena la Nuvola si accorge che dietro le nostre trasmissioni c’è un controllo intelligente, credo che potremo attenderci una qualche risposta. Quanto tempo ci vorrà per cominciare, Harry? Tu non sei ancora in condizione di modulare la lunghezza di un centimetro, vero?»
«No, ma lavorando anche di notte possiamo esser pronti in un paio di giorni. Ho avuto una specie di presentimento, che stanotte non sarei andato a letto. Avanti, ragazzi, si attacca.»
Leicester si alzò stiracchiandosi e uscì. La riunione si sciolse Kingsley tirò Parkinson da un lato.
«Guardi, Parkinson,» disse, «non c’è bisogno di andare in giro a spargere la voce; ne sappiamo ancora troppo poco.»
«Certo. Oltretutto il Primo ministro crede già che io sia impazzito.»
«Però c’è una cosa che si potrebbe lasciar trapelare. Se Londra, Washington, e il resto del circolo politico mettono in azione i trasmettitori sui 10 centimetri, è possibile evitare l’inconveniente del fading.»
Più tardi, quando furono soli, Ann osservò.
«Come hai fatto a trovare quell’idea, Chris?»
«Be’, mi sembrava abbastanza ovvia. C’è un solo guaio: noi tutti abbiamo una sorta di inibizione verso questo modo di pensare. Nonostante tutti i libri di fantascienza c’è radicata in noi l’idea che la vita sia possibile solo sulla Terra. Se avessimo guardato le cose con occhio imparziale, ce ne saremmo accorti molto prima. Le cose sono cominciate a andar male fìn dall’inizio, sistematicamente. Ma una volta superato questo blocco psicologico, mi sono accorto che era facile superare ogni difficoltà con un primo passo semplice e assolutamente plausibile. Uno alla volta i pezzi del rompicapo sono andati al loro posto. Credo che anche Alexandrov abbia avuto la stessa idea; purtroppo il suo inglese non è eccellente.»
«Non è eccellente, accidenti. Scusa, ritieni che questo affare della trasmissione funzionerà?»
«Lo spero moltissimo. Ha un’importanza capitale.»
«Perchè?»
«Pensa alle sciagure che si sono scatenate sulla Terra senza che la Nuvola facesse niente di proposito contro di noi. È bastato un po’ di riflessione sulla superficie esterna per arrostirci quasi. È bastato un breve oscuramento del Sole per congelarci quasi. Se la Nuvola dovesse dirigere su di noi la più piccola frazione della sua energia, ci farebbe fuori tutti, piante e animali.»
«Ma perchè dovrebbe accadere questo?»
«Chi lo sa? Ti preoccupi tu delle formiche, delle bestioline che schiacci sotto il piede quando vai a passeggio? Basterebbe una di quelle pallottole di gas che hanno colpito la Luna tre mesi fa per distruggerci. Prima o poi la Nuvola se ne andrà, scagliando ancora del gas. Eppure basterebbe una scarica elettrica per distruggerci.»
«Può davvero far questo la Nuvola?»
«Con molta facilità. Essa possiede un’energia semplicemente mostruosa. Ma se noi possiamo inviare qualche messaggio, allora forse la Nuvola avrà la premura di guardare dove mette i piedi.»
«E perchè dovrebbe avere premura di noi?»
«Ecco, se una formica ti dicesse: , tu non saresti disposta a mettere il piede un po’ più in là?»
1 °Contatto!
Di lì a quattro giorni, dopo 33 ore di trasmissione da Nortonstowe, giunse la prima comunicazione dalla Nuvola. Impossibile descrivere l’agitazione che si diffuse nel gruppo: basti dire che si fece subito qualche frenetico tentativo di decifrare il messaggio, perchè di messaggio si trattava, evidentemente, giudicando dai moduli ricorrenti fra i rapidi impulsi dei segnali radio. Quei tentativi andarono falliti. Non c’era da meravigliarsi perchè, come già aveva osservato Kingsley, è difficile scoprire la cifra anche quando il messaggio è stato pensato in una lingua conosciuta; ora poi il messaggio veniva in una lingua ignota, nella lingua della Nuvola.
«Capisco,» osservò Leicester. «Il problema per noi non è più facile che per la Nuvola; nemmeno la Nuvola capirà i nostri messaggi fino a che non avrà scoperto la lingua inglese.»
«No, il problema è anche più complesso,» disse Kingsley. «Abbiamo tutti i motivi per credere che la Nuvola sia più intelligente di noi, perciò la sua lingua — qualunque essa sia — sarà probabilmente più complessa della nostra. Propongo quindi di non cercar più di decifrare i messaggi che riceviamo. Meglio aspettare che la Nuvola riesca a decifrare i nostri.»
«Buona idea, accidenti. Sempre obbligare straniero imparare inglese,» disse Alexandrov ad Yvette Hedelfort.
«Tanto per cominciare, noi dovremmo attenerci, per quanto è possibile, alle scienze e alla matematica: questo probabilmente è il miglior denominatore comune. Poi tenteremo di parlare anche di sociologia. Sarà un grosso lavoro registrare tutte le notizie che vogliamo trasmettere.»
«Vuoi dire che dovremmo trasmettere una specie di corso elementare di matematica e scienze, servendoci di un inglese elementare?» chiese Weichart.
«Esatto. E credo che dovremmo cominciare subito.»
L’idea di Kingsley ebbe successo, anche troppo. Due giorni dopo giunse la prima risposta comprensibile. Diceva:
«Messaggio ricevuto, informazioni scarse. Mandatene altre.»
Per una settimana intera tutti si misero a leggere libri scelti apposta. Le letture venivano registrate e trasmesse. E ogni volta veniva una risposta breve che chiedeva altre notizie e altre ancora.
Marlowe disse a Kingsley:
«Non funziona, Chris, dobbiamo pensare qualcosa di nuovo. Questa bestiaccia ci farà morire di esaurimento. A forza di leggere la voce mi è diventata rauca, come quella di un vecchio corvo.»
«Harry Leicester sta lavorando a un’idea nuova.»
«Ne sono contento. Di che si tratta?»
«Di prendere due piccioni con una fava. L’unico inconveniente, ora, non è soltanto la lentezza del nostro sistema. C’è un’altra difficoltà: molte delle notizie che trasmettiamo paiono incomprensibili, assolutamente. Ci sono nella nostra lingua un mucchio di parole che si riferiscono a oggetti sensibili, oggetti che noi vediamo e tocchiamo. Se la Nuvola non conosce questi oggetti, non vedo come possa intendere buona parte di quel che le raccontiamo. Chi non ha mai visto un arancio, o non ha fatto in qualche modo l’esperienza di un arancio, non vedo come possa sapere cosa significa la parole , per quanto sia intelligente.»
«Capisco, cosa propone di fare?»
«È stata un’idea di Harry. Pensa che possiamo servirci della televisione. Per fortuna son riuscito a convincere Parkinson, e ce ne hanno mandato qualche apparecchio. Harry ritiene di poterne collegare uno al nostro trasmettitore, e spera anche di poterlo modificare, fino ad avere qualcosa come 10.000 linee, invece delle miserande 450 o giù di lì della televisione normale.»
«E questo perchè la lunghezza d’onda è molto più bassa, vero?»
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