Fred Hoyle - La Nuvola nera
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- Название:La Nuvola nera
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- Год:1969
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«Ah, comincio a capire,» intervenne McNeil. «Se le comunicazioni avvengono in questo modo, allora non si può più nemmeno parlare di individui distinti.»
«Ci sei, John.»
«Ma non ci sono io,» disse Parkinson.
«In parole povere,» rispose McNeil, «Chris vuol dir questo: se nella Nuvola ci sono degli individui, essi devono avere un’alta capacità telepatica, al punto che non significa più nulla considerarli separati l’uno dall’altro.»
«E allora perchè non lo ha detto subito?» fece Ann Halsey.
«Perchè come tutte le , il termine non significa niente.»
«Ma per me significa molto.»
«E cosa significa per te, Ann?»
«Significa comunicare i propri pensieri senza parlare, anzi senza nemmeno scrivere o fare un cenno o… niente, insomma.»
«In altre parole significa — ammesso che significhi qualcosa — comunicazione con mezzi non acustici.»
«E ciò si chiama propagazione radiante,» intervenne Leicester.
«E propagazione radiante significa usare correnti alternate, e non le correnti continue e i voltaggi che usa il nostro cervello.»
«Ma io pensavo che in qualche misura noi fossimo capaci di comunicare per telepatia,» disse Parkinson.
«Ah! Il nostro cervello non ha la possibilità di comunicare per telepatia. Si basa tutto su voltaggi C.C., e in quel modo è impossibile la trasmissione radiante.»
«Forse dico una sciocchezza, ma credevo che tutti questi tipi di poteri extrasensoriali fossero riusciti a stabilire comunicazioni tra di loro,» insistè Parkinson.
«Cattiva scienza, accidenti,» brontolò Alexandrov. «Comunicazioni dopo esperimento molto male. Solo predizione in scienza.»
«Non capisco.»
«Alexis vuol dire che nella scienza contano soltanto le predizioni,» spiegò Weichart. «È proprio in questo modo che Kingsley mi ha messo alle corde. Non serve far prima un sacco di esperimenti e poi scoprire un sacco di rapporti, a meno che questi rapporti non possano essere utilizzati per avere nuove predizioni. Altrimenti è come puntare su un cavallo dopo che la corsa è finita.»
«Le idee di Kingsley sono molto interessanti anche
per ciò che implicano da un punto di vista neurologico,» osservò McNeil. «Per noi la comunicazione è un problema di enorme difficoltà. Anche in noi avviene un passaggio di energia elettrica — essenzialmente energia C.C. -; avviene nei nostri cervelli. Per far questo buona parte del cervello è occupata a controllare i muscoli delle labbra, e le corde vocali. Ma anche così questo processo è assai difficile. Ce la caviamo meglio con le idee semplici, ma la comunicazione dei sentimenti è molto difficile. Invece le bestioline di Kingsley dovrebbero essere in grado di comunicare anche i sentimenti, ed ecco un’altra ragione per cui non ha senso parlare di individui distinti. Fa spavento pensare che tutte le cose di cui abbiamo parlato stasera, e che ci siamo in tal modo scambiate, in maniera tanto approssimativa, quelle stesse cose le bestioline di Kingsley, in un centesimo di secondo, se le potrebbero comunicare con precisione enormemente maggiore.»
«Vorrei che si parlasse ancora di questi individui distinti,» disse Barnett, volgendosi a Kingsley. «Tu ritieni che ciascun individuo, all’interno della Nuvola, sia in grado di costruire un qualche tipo di trasmettitore radiante?»
«Non di costruirlo. Ecco come vedo l’evoluzione biologica all’interno della Nuvola. Agli inizi io ritengo che debba esserci stata una quantità di individui singoli, senza alcun rapporto fra l’uno e l’altro. Poi è cominciata la comunicazione, non per creazione inorganica dei mezzi per la trasmissione radiante, ma attraverso un lento sviluppo biologico. Gli individui si sono creati un mezzo di trasmissione radiante a mo’ di organo biologico, allo stesso modo che l’uomo si è creato la bocca, la lingua, le labbra, le corde vocali. Poi tale comunicazione si è sviluppata in un a misura che noi non riusciremmo nemmeno a immaginare. Basta pensare, ed il pensiero, immediatamente, è trasmesso. Basta provare un sentimento, e subito tutti gli altri ne partecipano. In questo modo l’individuo scompare, e si evolve un complesso coerente. La bestia, così la vedo io, non ha bisogno di collocarsi in un punto qualsiasi della Nuvola. Può darsi che le sue parti costitutive siano sparse per tutta la Nuvola, ma dal punto di vista neurologico abbiamo sempre unità, tenuta insieme da un sistema di comunicazione, nel quale i segnali son trasmessi avanti e indietro alla velocità di 300.000 km al secondo.»
«Dovremmo considerare più da vicino la natura di quei segnali. Ritengo che debbano avere una lunghezza d’onda piuttosto rilevante. Non credo che possa servire la luce ordinaria, perchè la Nuvola è opaca,» disse Leicester.
«Secondo me i segnali sono onde radio,» continuò Kingsley. «E c’è un buon motivo per crederlo. Perchè il sistema funzioni, occorre controllare alla perfezione la fase, e questo è possibile con le onde radio, ma non con quelle corte.»
McNeil sobbalzò.
«Le nostre trasmissioni!» esclamò. «Può darsi che abbiano interferito con il controllo neurologico della bestia.»
«Certo, se la bestia lo avesse consentito.»
«Cosa vuoi dire, Chris?»
«Bene, la bestia ha a che fare non con la trasmissione nostra soltanto, ma con tutto il complesso delle onde radio dell’universo. Da ogni angolo del cosmo ci sono onde radio che interferiscono con la sua attività neurologica, a meno che essa non abbia creato una qualche forma di protezione.»
«Che genere di protezione?»
«Scariche elettriche nelle parti esterne della Nuvola, che provocano la jonizzazione necessaria a impedire l’ingresso delle onde radio esterne. Per la Nuvola una protezione simile dev’essere indispensabile, come il cranio per il cervello dell’uomo.»
La stanza era piena di fumo, odoroso d’anice. All’improvviso Marlowe si accorse che la pipa era troppo calda e la depose.
«Dio mio, crede che questo spieghi l’aumento di jonizzazione nell’atmosfera quando agiscono i nostri trasmettitori?»
«All’ingrosso sì. Abbiamo già parlato di un meccanismo di alimentazione. Proprio questo, credo, ha fatto la bestia. Se un’onda estranea penetra troppo a fondo, allora aumenta il voltaggio e si formano le scariche, fino a che le onde non possono più avanzare.»
«Ma la jonizzazione avviene nella nostra atmosfera.»
«Ai nostri fini possiamo considerare l’atmosfera nostra come parte della Nuvola. Sappiamo dal tremolio del cielo notturno che il gas si estende dalla Terra fino alle parti più dense della Nuvola, cioè le parti a forma di disco. Insomma, elettronicamente parlando, noi siamo all’interno della Nuvola. Si spiegano in questo modo, credo, i disturbi che abbiamo sperimentato durante le trasmissioni. Prima, cioè quando eravamo fuori della Nuvola, la bestia non si proteggeva jonizzando la nostra atmosfera, ma faceva uso del suo scudo elettronico esterno. Una volta che siamo entrati dentro lo scudo, le scariche son cominciate ad avvenire nella nostra atmosfera. Insomma la bestia ha iscatolato la nostra trasmissione.»
«Ottimo ragionamento, Chris,» disse Marlowe.
«Ottimo, accidenti,» annuì Alexandrov.
«E le trasmissioni sulla lunghezza di un centimetro. Quelle son passate benissimo,» obbiettò Weichart.
«Avrei una risposta che fa al caso nostro, ma implica un ragionamento piuttosto lungo. Credo che valga la pena di tentarlo, perchè ci può suggerire qualcosa sul da farsi. A me sembra assai improbabile che questa Nuvola sia unica. La Natura non fa mai esemplari unici. Supponiamo perciò che vi siano molte bestie ad abitare la Galassia. Perciò io ritengo che ci sia un sistema di comunicazione fra una nuvola e l’altra. Questo implicherebbe che certe lunghezze d’onda occorrano per le comunicazioni esterne, lunghezze d’onda che perciò entrano nella Nuvola senza farle alcun danno neurologico.»
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